Volo in ritardo? | rimborso e indennizzo fino a 600€ con il Reg. 261: la mossa da fare per avere i soldi immediatamente

ala di aereo

L'aereo (Foto di Ross Parmly su Unsplash) - infoiva.com

Un volo in ritardo può valere fino a 600 euro di indennizzo, oltre al rimborso completo del biglietto. ENAC ricorda che i diritti dei passeggeri sono garantiti dal Regolamento (CE) n. 261/2004, anche quando il ritardo supera le tre ore.

Ogni anno migliaia di viaggiatori rinunciano a chiedere quanto spetta per legge, convinti che le procedure siano complesse o che i ritardi “non contino”. In realtà, la normativa europea tutela in modo chiaro i passeggeri in caso di cancellazioni, overbooking e ritardi prolungati. L’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (ENAC), che vigila sull’applicazione delle regole in Italia, invita a conoscere i propri diritti prima di abbandonare la pratica. Il rimborso e l’indennizzo non sono un favore della compagnia, ma un diritto automatico a determinate condizioni.

Il principio di base è semplice: se il ritardo all’arrivo supera le tre ore rispetto all’orario previsto e la causa non è dovuta a circostanze eccezionali (come condizioni meteo estreme o emergenze di sicurezza), il passeggero ha diritto a un indennizzo economico forfettario. L’importo varia in base alla distanza del volo: 250 euro fino a 1.500 km, 400 euro fino a 3.500 km e 600 euro per tratte più lunghe. Il diritto si applica ai voli in partenza da qualsiasi aeroporto dell’Unione Europea e a quelli operati da vettori UE con arrivo in Europa, anche se partiti da Paesi terzi.

Cosa fare quando il volo è in ritardo

La prima mossa è non allontanarsi dal gate. ENAC raccomanda di conservare la carta d’imbarco, fotografare i tabelloni e chiedere subito al personale della compagnia una dichiarazione scritta sul motivo del ritardo. Se l’attesa supera le due ore (per voli brevi) o le quattro ore (per voli più lunghi), la compagnia deve offrire assistenza: pasti, bevande, telefonate o connessione internet e, se necessario, sistemazione in albergo con trasporto incluso. Questi servizi non sostituiscono l’indennizzo, che resta dovuto se il ritardo è di almeno tre ore all’arrivo.

Quando il ritardo supera le cinque ore, il passeggero può scegliere di rinunciare al viaggio e chiedere il rimborso integrale del biglietto entro sette giorni, anche se la compagnia offre comunque la partenza. In alternativa, può richiedere un volo di riprotezione verso la destinazione finale, senza costi aggiuntivi. In entrambi i casi, la compagnia è obbligata a fornire assistenza fino alla partenza o al rientro. Rinunciare senza fare richiesta scritta significa perdere automaticamente il diritto all’indennizzo, anche se il ritardo è evidente.

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Il viaggio (Foto di Joshua Woroniecki da Pixabay) – infoiva.com

La mossa giusta prima della rinuncia

La mossa decisiva è chiedere subito alla compagnia di formalizzare il motivo del ritardo, specificando se si tratta o meno di “circostanza eccezionale”. Solo in questo caso il vettore può escludere l’obbligo di pagamento dell’indennizzo. Se la causa è generica o non documentata, la richiesta di rimborso o di compensazione economica deve essere accolta. L’istanza va inviata tramite modulo ufficiale (disponibile sul sito ENAC o del vettore) entro due anni dal volo, allegando copia dei biglietti e delle ricevute. In caso di mancata risposta entro sei settimane, è possibile rivolgersi direttamente all’ENAC o a un organismo nazionale di risoluzione alternativa delle controversie (ADR).

Il Regolamento (CE) 261/2004 prevede anche il diritto all’assistenza in aeroporto, che vale per tutti i ritardi significativi, anche inferiori alle tre ore. Se la compagnia non fornisce pasti o hotel, il passeggero può anticipare le spese e richiederne il rimborso presentando scontrini e ricevute. In caso di smarrimento o danneggiamento dei bagagli dovuto al ritardo, si applicano invece le regole della Convenzione di Montreal, con risarcimento aggiuntivo fino a 1.288 DSP (circa 1.600 euro).

ENAC invita i viaggiatori a non rinunciare a far valere i propri diritti. Un modulo compilato, una foto del tabellone e una richiesta scritta bastano per ottenere quanto dovuto. Perché dietro ogni ora di attesa c’è un tempo che vale, e la legge europea riconosce che quel tempo — se perso per colpa del vettore — va rimborsato, fino all’ultimo minuto.