Bimbi ipnotizzati dagli schermi: l’OMS fissa un limite | Oltre quest’orario diventa nocivo
Schermi e bambini - Pexels - infoiva.com
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha aggiornato le sue linee guida sull’uso degli schermi digitali nei bambini sotto i 5 anni, stabilendo soglie di esposizione più rigide per proteggerne lo sviluppo.
La diffusione capillare di smartphone, tablet e televisori ha reso gli schermi parte integrante della quotidianità familiare.
Tuttavia, proprio i più piccoli risultano essere la fascia più vulnerabile, poiché ancora impegnata a sviluppare linguaggio, attenzione e capacità motorie. Le nuove indicazioni dell’OMS arrivano in un momento in cui molte famiglie cercano punti di riferimento chiari per orientarsi in un panorama digitale sempre più pervasivo.
Le linee guida pubblicate rappresentano un tentativo di mettere ordine tra abitudini diffuse ma spesso sottovalutate.
L’obiettivo è ridurre l’esposizione e incentivare attività alternative che favoriscano interazioni reali e movimento, elementi considerati fondamentali nei primi anni di crescita. Sono consigli che non puntano a demonizzare la tecnologia, ma a limitarne un uso precoce e prolungato.
Le indicazioni dell’OMS e perché sono state aggiornate
Secondo quanto riportato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, i bambini sotto i 2 anni dovrebbero essere completamente lontani dagli schermi, mentre tra i 2 e i 5 anni il tempo massimo consigliato non dovrebbe superare un’ora al giorno. Le motivazioni alla base di questa scelta risiedono nelle evidenze scientifiche che collegano l’esposizione prolungata a ritardi nello sviluppo cognitivo e difficoltà nella regolazione dell’attenzione. Il limite fissato non è un divieto assoluto, ma un riferimento per guidare le famiglie verso un uso più consapevole.
Per l’OMS, è essenziale che i momenti davanti agli schermi non sostituiscano il gioco attivo, l’esercizio fisico o le interazioni sociali dirette. L’eccesso di stimoli digitali può interferire con il naturale processo di apprendimento, soprattutto in età in cui il cervello è particolarmente plastico e sensibile. Questa revisione, dunque, mira a prevenire abitudini che potrebbero consolidarsi troppo presto e con conseguenze difficili da correggere in seguito.

Quando l’orario diventa davvero nocivo
Il problema principale non è solo la durata, ma anche il momento della giornata in cui gli schermi vengono utilizzati. L’OMS sottolinea che l’esposizione nelle ore serali, oltrepassando la soglia suggerita, rischia di compromettere il sonno dei bambini, con ripercussioni sul loro equilibrio quotidiano. È proprio dopo un certo orario che lo schermo diventa più dannoso, perché la luce emessa ostacola la produzione di melatonina e altera i ritmi fisiologici.
Saltare la soglia consigliata significa aumentare il rischio di agitazione, difficoltà nell’addormentamento e riduzione della qualità del riposo. Limitare l’uso degli schermi nel tardo pomeriggio e nelle ore che precedono la nanna è quindi una scelta decisiva per preservare il benessere dei più piccoli. Le famiglie sono chiamate a trovare un equilibrio, introducendo abitudini sane e rituali che accompagnino i bambini verso una quotidianità più armoniosa e meno dipendente dallo stimolo digitale.
