Bonifici, allarme causale | Queste parole non devi mai usarle: rischi il blocco del conto corrente
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Bonifici, occhio alla causale: certe parole sono un tabù, usarle può costarti il blocco del conto corrente in banca
Per molti la causale del bonifico è solo uno spazio vuoto da riempire al volo, magari con un’emoji, una battuta o una frase buttata lì.
In realtà ogni parola che scrivi finisce dentro ai sistemi di controllo di banche e Agenzia delle Entrate, progettati proprio per intercettare movimenti sospetti. A volte basta una singola espressione infelice per ritrovarsi il conto corrente bloccato, con operazioni congelate e richieste di spiegazioni a catena.
Gli esperti ricordano che non esiste una black list ufficiale pubblicata dallo Stato, ma nella pratica ci sono parole che il software antiriciclaggio considera un campanello d’allarme.
Scriverle con superficialità nella causale – magari “per scherzo” – può far scattare verifiche automatiche, segnalazioni e controlli approfonditi sulle tue entrate e uscite. Meglio quindi sapere quali sono i termini più a rischio e come evitarli, senza rinunciare a una causale chiara e pulita.
Perché una sola parola può far scattare i controlli sul tuo conto
Le banche sono obbligate per legge a monitorare i movimenti sospetti e a segnalarli in caso di possibili attività di riciclaggio o evasione. I loro sistemi analizzano importi, frequenza delle operazioni e, sempre più spesso, anche il testo della causale del bonifico. Se lì dentro trovano riferimenti diretti a denaro “in nero”, a prestiti opachi o ad attività vietate, il rischio concreto è che il conto venga bloccato in via cautelativa e che ti venga chiesto di giustificare ogni passaggio.
Tra le parole considerate più delicate ci sono termini apparentemente innocui, come «contanti», che possono far pensare a soldi non dichiarati, o «prestito», se non esiste un contratto scritto a supporto. Anche la dicitura «regalo» o «donazione» può insospettire il fisco, perché certi trasferimenti sono soggetti a regole e imposte precise. Usare queste parole in modo generico nella causale rischia di trasformare un bonifico tra parenti o amici in un’operazione da spiegare nei dettagli, con accertamenti che nessuno vorrebbe.

Le parole tabù da evitare e cosa scrivere al loro posto
Ancora più pericolose sono le espressioni che richiamano direttamente attività illecite. Scrivere nella causale frasi come «pagamento in nero», «lavoro in nero», «scommesse» o addirittura «droga» equivale a infilarsi da soli nel radar dei controlli: i sistemi bancari possono bloccare subito il movimento e scatta la possibile segnalazione alle autorità. Lo stesso vale per parole come «terrorismo», «corruzione» o «fattura falsa», che nei database antiriciclaggio sono associate a reati gravi e indagini approfondite. Anche se usate in tono ironico, restano incise negli archivi e possono complicarti la vita.
La soluzione è semplice: scegliere causali neutrali e precise. Al posto di frasi “creative”, meglio scrivere «pagamento fattura n. X», «affitto mese Y», «rimborso spese» o descrizioni analoghe che spieghino lo scopo del bonifico senza evocare scenari rischiosi. Ricorda che la causale non è formalmente obbligatoria, ma la sua assenza può creare una presunzione sfavorevole in caso di controlli: molto meglio usarla per raccontare in modo pulito e lineare perché stai spostando quei soldi. Così eviti le parole tabù, proteggi il tuo conto corrente e rendi più semplice dimostrare che dietro ai tuoi bonifici non c’è nulla da nascondere.
