Immigrazione e Ius Scholae: in classe si costruisce la cittadinanza

Nel settore dell’immigrazione potrebbero esservi importanti novità,  è iniziato l’iter alla Camera per l’approvazione dello Ius Scholae che prevede la possibilità di ottenere la cittadinanza italiana frequentando le scuole in Italia.

Immigrazione: come si ottiene la cittadinanza italiana?

La cittadinanza è alla base di molti benefici e privilegi che sono riconosciuti solo a coloro che vivono in Italia, da tempo si discute in Italia su una nuova base per diventare cittadini a tutti gli effetti e non mancano polemiche. Ora, dopo anni di tentativi, si prova di nuovo e stavolta con lo Ius Scholae, presentato alla Camera e in discussione alla Commissione Affari Costituzionali dal deputato del M5S Brescia, i tempi potrebbero essere maturi.

Attualmente la cittadinanza italiana si ottiene per:

  • nascita, cioè se si nasce da almeno uno dei due genitori con cittadinanza italiana (in questo caso si parla anche di ius sanguinis);
  • nascita su territorio italiano da cittadini stranieri, in questo caso per ottenere la cittadinanza è necessario il compimento del 18° anno di età, ma è necessario che in tale lasso di tempo, cioè dalla nascita al compimento della maggiore età, il soggetto abbia risieduto ininterrottamente e legalmente in Italia;
  • adozione, cioè un cittadino straniero adottato da un cittadino italiano;
  • matrimonio, quindi sposando una persona con cittadinanza italiana;
  • residenza.

Come si ottiene la cittadinanza per residenza?

Per la cittadinanza ottenuta per residenza è necessario fare qualche precisazione. Si può ottenere nel caso in cui il soggetto abbia un reddito nei tre anni antecedenti la proposizione della domanda di cittadinanza italiana di almeno:

  • 8.263,31 per richiedenti senza persone a carico;
  • euro 11.362,05 per richiedenti con coniuge a carico
  • il limite precedente viene aumentato di ulteriori 516 euro per ogni ulteriore persona a carico.

Tali redditi devono essere maturati ogni anno nei tre anni antecedenti alla presentazione della domanda.

Naturalmente questo requisito economico da solo non basta, ci vogliono ulteriori requisiti, le casistiche sono diverse. In particolare il richiedente deve:

  • essere legalmente residente in Italia da almeno 3 anni e deve esservi nato ( nasce in Italia, va all’estero, ritorna ed è residente per almeno 3 anni);
  • figlio o nipote in linea retta di cittadini italiani residente legalmente in Italia da almeno 3 anni (procedura utilizzata da molti calciatori);
  • cittadino straniero maggiorenne adottato da cittadini italiani e residente legalmente in Italia per almeno 5 anni successivi all’adozione;
  • cittadino straniero che ha prestato servizio per lo Stato Italiano per almeno 5 anni. Il servizio può essere stato prestato anche all’estero e la domanda deve essere proposta all’autorità consolare;
  • Cittadino UE residente in Italia da almeno 4 anni;
  • apolide residente legalmente in Italia da almeno 5 anni;
  • immigrato extracomunitario residente in Italia da almeno 10 anni.

Si ribadisce che in tutti questi casi deve coesistere anche il requisito reddituale.

Immigrazione: cosa prevede lo Ius Scholae?

Con la proposta di legge Ius Scholae l’obiettivo è semplificare questa procedura e dare la cittadinanza italiana a tutti quei bambini che frequentano per almeno 5 anni le scuole italiane. Secondo le stime fatte il provvedimento potrebbe interessare circa 800.000 persone, figli di stranieri, che di fatto hanno sempre vissuto in Italia, si sentono italiani e hanno frequentato le scuole italiane. Lo Ius Scholae andrebbe quindi a riguardare quelli che possono essere definiti gli immigrati di seconda generazione.

Il deputato Brescia nella presentazione del disegno di legge ha sottolineato che lo Ius Scholae potrebbe essere un importante fattore di integrazione. Questo anche grazie a un testo semplice che di conseguenza non può essere facilmente manipolato oppure strumentalizzato da chi fino ad ora si è sempre opposto a una riforma che rendesse più semplice l’ottenimento della cittadinanza italiana. Brescia ha sottolineato che il provvedimento pone al centro il sistema scolastico italiano alla base della costruzione della cittadinanza.

Nella proposta di legge si stabilisce che potrà ottenere la cittadinanza italiana il minore nato in Italia, o che vi abbia fatto ingresso entro il 12° anno di età, che abbia risieduto in Italia senza interruzione e frequentato le scuole in Italia per almeno 5 anni in uno o più cicli scolastici (ad esempio un anno di scuole elementari, tre anni di scuole superiore di primo grado, un anno di scuola superiore di secondo grado).

Per questo disegno di legge hanno già espresso soddisfazione Enrico Letta, segretario del Pd che ha sottolineato che si tratta di una questione di civiltà e di un provvedimento in linea con il sentire degli italiani

Congedo di maternità: come funziona per dipendenti e per autonomi

Il congedo di maternità corrisponde al periodo di astensione obbligatoria della gestante/madre, questo viene riconosciuto sia alle lavoratrici dipendenti, sia a quelle autonome. Scopriamo come funziona!

Congedo di maternità: cos’è

Il congedo di maternità 2021 è disciplinato dal Decreto legislativo 26/03/2001 n° 151 (Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità) e ha una durata di 5 mesi. Durante tale lasso di tempo la lavoratrice dipendente ha l’obbligo di astenersi dal lavoro, il periodo inizia 2 mesi prima rispetto alla data prevista per il parto e termina 3 mesi dopo la nascita del bambino.  Per le lavoratrici dipendenti vi è la possibilità di posticipare l’uscita dal lavoro fino al mese precedente rispetto alla data presunta per il parto. Per posticipare l’uscita dal lavoro è necessario presentare un certificato medico in cui si attesti che la permanenza sul lavoro non mette a rischio la salute del nascituro e della madre.  In questo caso sarà possibile fruire del congedo di maternità per i 4 mesi successivi al parto. Il totale del periodo di astensione obbligatoria dal lavoro resta comunque di 5 mesi. Il congedo può essere anticipato nel caso di gravidanza a rischio oppure nel caso in cui le mansioni siano incompatibili con lo stato di gravidanza.

Congedo di maternità dopo il parto

Per il 2021 è stata confermata la possibilità di astenersi dal lavoro esclusivamente dopo il parto. Come chiarito con la circolare INPS 12 dicembre 2019 n 148 , le donne possono decidere di posticipare l’inizio dei 5 mesi di congedo obbligatorio di maternità al momento della nascita del bambino, questa facoltà è ammessa esclusivamente nel caso in cui le condizioni di lavoro non mettano a rischio la salute della donna e del nascituro. Per poter accedere a tale facoltà è necessario il certificato di un medico specialista del Servizio Sanitario Nazionale o convenzionato e del “medico competente ai fini della prevenzione per tutela della salute sui luoghi di lavoro“.

Adozione, affidamento,  affido pre-adottivo

Il congedo di maternità 2021 viene riconosciuto anche per gli affidi e per le adozioni, in questo caso inizia con l’ingresso del bambino nella famiglia, mentre nel caso di adozione internazionale, il periodo del congedo di maternità può iniziare con l’ingresso in Italia del bambino. A tale proposito deve essere sottolineato che l’INPS con la circolare 66 del 2018 ha chiarito che  in caso di affidamento non pre-adottivo è possibile avere il congedo di maternità retribuito, ma solo per 3 mesi.

Chi paga il congedo di maternità

Per le lavoratrici dipendenti il pagamento è a carico dell’INPS, ma viene anticipato dal datore di lavoro. Questa regola non si applica a colf e badanti, in questo caso il pagamento è direttamente in capo all’INPS. L’importo è pari all’80% dell’ultima retribuzione giornaliera.

Lavoratrici autonome

Le lavoratrici autonome cioè commercianti, artigiane, imprenditrici agricole, coltivatrici dirette, coloni e mezzadre hanno diritto al congedo di maternità pari all’80% del reddito giornaliero. Possono usufruire di questa indennità senza obbligo di lasciare il lavoro, quindi possono continuare a lavorare. Per poter ottenere l’indennità devono comunque aver regolarmente versato i contributi.

Il congedo di paternità obbligatorio

Il congedo di paternità obbligatorio è un istituto che può essere definito residuale e non deve essere confuso con il congedo parentale. Trova applicazione esclusivamente nel caso di:

  • morte o grave infermità della madre ( naturalmente tali fatti devono essere certificati);
  • abbandono del figlio da parte della madre  o mancato riconoscimento da parte della stessa;
  • affidamento esclusivo del figlio al padre ( occorre un provvedimento giudiziario).

Come richiedere il congedo di maternità

La domanda per il congedo di maternità 2021 deve essere inoltrata all’INPS prima che inizi il periodo di astensione obbligatoria dal lavoro,  per inoltrare la domanda un medico del Servizio Sanitario Nazionale o convenzionato deve far pervenire all’INPS il certificato di gravidanza. Entro 30 giorni dal parto la lavoratrice deve darne ulteriore comunicazione all’INPS indicando anche le generalità del nato. La domanda può essere presentata tramite i servizi online, telefonicamente tramite il contact center 803 164  da rete fissa e 06 164 164 da rete mobile, oppure attraverso un patronato/CAF.

Faq

Le lavoratrici disoccupate hanno diritto al congedo di maternità 2021? Sì, nel caso in cui il periodo di congedo di maternità inizi entro 60 giorni dall’ultimo giorno di lavoro; nel caso in cui la lavoratrice abbia diritto all’indennità di disoccupazione o alla cassa integrazione, anche in tale periodo viene riconosciuto il diritto al congedo di maternità retribuito.

Le lavoratrici iscritte alla Gestione Separata INPS hanno diritto al congedo di maternità? Sì. Deve però essere sottolineato che dal 2017 le lavoratrici iscritte alla Gestione Separata INPS (parasubordinate e libere professioniste non iscritte ad altre casse di previdenza), non hanno più obbligo di astensione dal lavoro. Per avere  il riconoscimento dell’indennità è necessario che la lavoratrice abbia versato almeno 3 mesi di contributi nei 12 mesi antecedenti l’inizio del congedo di maternità e il versamento deve comprendere l’aliquota maggiorata dello 0,72%.

Cosa succede in caso di aborto? Se l’aborto avviene nel periodo compreso tra il 3° e il 6° mese la donna lavoratrice ha dirittoa un periodo di malattia determinata da gravidanza. In base alle circolari n. 48/1993 e n. 51/2001 questo periodo non si cumula a precedenti o successivi periodi di malattia al fine del calcolo del periodo di comporto. Se invece l’aborto avviene dopo il 6° si ha diritto al congedo di maternità, questo perché viene parificato al parto in applicazione dell’articolo 12, comma 1, del Dpr n. 1026/1976.

Cosa succede se non viene rispettato l’obbligo di astensione per le lavoratrici dipendenti? La norma mira a tutelare la salute di nascituro e madre, quindi in caso di violazione è prevista la reclusione fino a 6 mesi per il datore di lavoro.