Il Made in Italy alla conquista dell’Africa

Nonostante si tratti ancora di cifre contenute, perché in divenire, l’Africa Subsahariana rappresenta un enorme potenziale, anche se ad oggi la classe medio-alta rappresenta una fetta di popolazione molto ridotta. Si tratta, però, di numeri destinati ad aumentare in maniera esponenziale, poiché gli abitanti, 880 milioni in 47 diversi Paesi, sono per il 41% di età inferiore ai 15 anni e la classe borghese è in rapida ascesa.
Per questo, gli investimenti a cui pensare potranno dare i loro frutti a medio-lungo termine.

Attualmente, il mercato dell’arredamento vale 9,6 miliardi di dollari e, considerando gli 11 Paesi più dinamici e interessanti, che sono Sud Africa, Nigeria, Costa d’Avorio, COngo, Kenya, Ghana, Senegal, Etipia, Angola, Camerun e Tanzania, il valore dell’export di mobili italiani è aumentato del 132,2% dal 2009 al 2015, passando da 67 a 158 milioni di euro.

Il presidente di Assarredo, Claudio Feltrin, ha dichiarato in proposito: “Ci vorrà del tempo perché in quest Paesi si consolidino le giuste condizioni economiche e il gusto adatti ai prodotti del design italiano. Ma è opportuno farlo ora, per essere pronti quando, tra 5-10 anni, queste condizioni si presenteranno“.

Per questo occorre investire in modo continuativo, appoggiandosi a partner locali affidabili, con i quali avviare una collaborazione, cominciando da quei Paesi che dimostrano di avere un contesto economico già piuttosto stabile.

In questo senso, Federlegno Arredo ha avviato un anno fa un progetto pilota, con l’apertura di uffici Ice in Paesi strategici come Sud Africa, Angola, Ghana, Etiopia e Mozambico.

Potenzialità enormi derivano sia dalle fasce più economiche, con prodotti destinati ai progetti di Social Housing, sia a quelle medio-alte, soprattutto nel residenziale e nel contract, quest’ultimo già abbastanza sviluppato. In questo ambito, infatti, i prodotti Made in Italy sono utilizzati nei complessi residenziali ma anche negli hotel di categoria più alta o nelle sedi delle multinazionali.

Il retail al contrario sembra ancora ostico, e in futuro da sviluppare solo nelle capitali come punto d’appoggio specialmente per i professionisti.

Considerando i Paesi, ovviamente il Sud Africa è quello che si differenzia da tutti, per la sua situazione culturale, ma anche sociale ed economica, molto simile all’Europa. E infatti, vi sono già presenti le principali aziende di design che rappresentano un punto di riferimento per l’intero continente.

Vera MORETTI

L’export salva la ceramica Made in Italy

La ceramica, una delle eccellenze del Made in Italy, sta risalendo la china, dopo un periodo in cui era stata registrata una pericolosa flessione.
Infatti, dopo che il 2012 si era concluso con un preoccupante segno meno, il 2013 aveva riportato i risultati agli antichi albori, chiudendo a dicembre con un incremento delle esportazioni del 4,76%.

Questo trend, che vede nell’export il vero cardine del successo di questo comparto, sta continuando anche nel 2014, anche se, per avere i dati precisi, si dovrà aspettare Capodanno.

Ad oggi, le aziende attive nel settore sono 156, con un impiego di 20.537 addetti, che nel corso del 2013 hanno prodotto 363,4 milioni di metri quadrati (-1,05%) tali da consentire vendite per 389,3 milioni di metri quadrati (+1,85%).

Per quanto riguarda, comunque, la dinamica dei mercati di destinazione, la flessione è ancora molto forte all’interno dei confini nazionali (-7,18% ), mentre le esportazioni sono in aumento del 4,76%, che contribuiscono al segno positivo definitivo delle vendite.

Considerando, infatti, solo l’export, si nota un aumento di fatturato del 5,66%, che, però, sommato al segno negativo degli scambi a livello nazionale (-6,84%), fa assestare la percentuale a +3,16%.

Importante sottolineare che per l’anno in corso gli investimenti previsti sono pari a oltre 248 milioni di euro (+10% rispetto al 2013).

Le vendite nell’Unione Europea (Italia esclusa), sono ora a 155,8 milioni di metri quadrati e pari a quasi il 52% delle vendite oltreconfine. Le esportazioni verso gli altri paesi europei extra Ue presentano una dinamica positiva sia in quantità (+1,88%) sia in valore (+1,41%).

Per quel che riguarda la situazione extra Europa, da segnalare un rallentamento nel quarto trimestre delle esportazioni verso la Russia, comunque ancora positivo il dato cumulato (+2,52% in quantità e +1,67% in valore).
Si confermano dinamiche fortemente positive negli Stati Uniti (+15,06% in quantità).

Significative crescite per i volumi di vendita verso l’Asia pari a 34,4 milioni di metri quadrati, con l’aggregato Golfo che registra un incremento del 15,5% in quantità. In crescita anche le esportazioni verso l’Africa (+14,77%) e verso Australia e Oceania (+14,28%).

Vera MORETTI

Il legno pregiato come investimento alternativo

Salvaguardare il patrimonio in tempi di crisi non è un’impresa facile. In particolare vorrei attirare l’attenzione su quello che potrebbe accadere se le valute dovessero perdere di valore, un po’ quello che è accaduto in Germania durante la Repubblica di Weimar, quando la carta moneta valeva così poco che si pesava anziché contare le banconote. 

Nel 1923 un litro di latte è arrivato a costare 26 miliardi di marchi!

La ricetta che gli Stati Uniti stanno proponendo nel 2013 sembra simile: per rimanere competitivi, aumentiamo la quantità di moneta in circolazione, causando svalutazione e inflazione, così riduciamo anche gli indebitamenti.

Se beni e servizi non crescono in egual misura, ecco che la moneta perde il suo potere d’acquisto, cioè il valore.

L’indebitamento degli Usa verso l’estero è così forte che la manovra inflattiva indurrà anche gli altri Paesi ad usare la stessa medicina. Se questo accadrà, come si può proteggere il valore reale del patrimonio? Acquisendo beni reali, che incrementino il loro valore e lo mantengano, indipendentemente da quanto accade all’economia mondiale.

Un ben reale di cui ho già parlato, e di cui parlano in molti, è l’oro. Un altro bene reale, di cui non parla mai nessuno, è il legno pregiato, cioè il legno usato per arredamento o costruzioni. Tutto il legno usato nel mondo ormai deve provenire da foreste coltivate, non è più possibile tagliare le foreste naturali. Quindi si andrà verso una risorsa scarsa. Per alcuni tipi di legnami, ad esempio il teak, c’è una forte richiesta da parte dei mercati asiatici, che lo utilizzano per la costruzione di case e ponti. Siccome i mercati asiatici sono in forte espansione, questo porta alla considerazione che “domanda in aumento + risorsa scarsa = aumento dei prezzi”.

Certo, bisogna coltivare il legno in zone del mondo non ancora sviluppate e con condizioni geo climatiche ideali, il legno hai tempi di crescita abbastanza lunghi e bisogna aspettare parecchio se si vogliono ottenere le dimensioni più redditizie del tronco. Ma ha anche il vantaggio che più si aspetta, più cresce e più valore si ottiene. E se al momento del taglio ci sono problemi sociali o politici, si può aspettare, intanto continua a crescere e non va a male. E’ un investimento sostenibile, ecologico, reale.

Questo tipo di investimento alternativo è da tempo utilizzato da moltissimi investitori istituzionali all’estero (fondi comuni, fondazioni, istituti religiosi, banche, family office, in Germania, Belgio, Svizzera, USA). In Italia è pressoché sconosciuto.

Sarà cura del vostro consulente patrimoniale stabilire quanta parte del vostro patrimonio è corretto investire in questo modo e soprattutto se rispecchia i vostri obiettivi di vita e il piano finanziario che avete concordato. Ma vale la pena rifletterci.

dott. Marco Degiorgis – Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis