Come correggere i dati catastali degli immobili sul sito dell’Agenzia delle Entrate

Non è raro che i contribuenti italiani proprietari di terreni e case regolarmente registrate in Catasto, trovano delle anomalie sulle visure. E il periodo è quello ideale per rendersi conto di eventuali anomalie essendo quello delle dichiarazioni dei redditi. Infatti milioni di contribuenti italiani che devono iniziare a presentare il modello 730/2022 hanno la necessità di recuperare i valori dei terreni e dei fabbricati. E lo strumento è quello delle visure catastali. Ma se sopra questi documenti dell’Agenzia del Territorio si riscontrano errori cosa si può fare?

Sistemare gli errori dei dati catastali, la guida

Sul sito del Fisco italiano, cioè su “Agenizadelleentrate.gov.it” c’è una intera area a tema dedicata proprio ad eventuali necessità di correggere i dati catastali presenti nelle banche dati. E proprio le Entrate sottolineano che in caso di errori riscontrati nei dati catastali relativi agli immobili, ogni contrinbuente interessato  può richiederne la correzione. Ad esclusione delle Province Autonome di Trento e Bolzano, dove il servizio catastale è gestito dalla Provincia stesa, per tutti gli altri Comuni italiani se ne occupa l’Agenzia delle Entrate. Ed il contribuente ha il diritto di chiedere le modifiche dei dati catastali che si trovano nella banca dati del Catasto.

Come si presenta l’istanza di correzione

Occorre predisporre una istanza per risolvere l’arcano dei dati catastali erroneamente riportati. La via è quella dello sportello fisico della sede territorialmente competente dell’Agenzia delle Entrate. Occorre presentarsi allo sportello munito della documentazione necessaria e presentando domanda tramite i moduli previsti. Anche se è passata l’emergenza nazionale per la pandemia, in molti posti dello Stivale occorre prenotare le visite agli uffici dell’Agenzia delle Entrate. E per fare questo bisogna collegarsi al sito delle Entrate, selezionare la sede prescelta in base alla Provincia di residenza, e prenotare l’accesso agli uffici nei giorni liberi e agli orari liberi. La procedura consentirà di ricevere telematicamente un ticket di prenotazione con tanto di QR code da presentare il giorno dell’appuntamento e da passare lo stesso giorno agli scanner predisposti.

Cosa è possibile correggere

La domanda di correzione quindi, deve essere presentata presso gli uffici fisici delle Entrate, a meno che non si opti per la versione telematica, che però non consente di correggere tutti i dati che eventualmente andrebbero corretti.

Nell’istanza vanno riportati naturalmente, tutti i dati anagrafici del richiedente la correzione, i dati dell’immobile e l’errore riscontrato. E naturalmente vanno fornite le notizie utili al Fisco per correggere l’anomalia. Di errori ce ne sono tanti e sono altrettanto numerosi quelli che ci vengono segnalati.

Quali errori vengono più spesso rilevati

Si parte da errori di anagrafica, dal nome e cognome dell’intestatario di un terreno o un fabbricato, alla denominazione sociale in caso di imprese. E poi, molto spesso sono i codici fiscali ad essere sbagliati. A volte semplicemente per la data di nascita. Altre volte per errori di battitura di nome o cognome o errori di genere. Molte altre volte invece l’errore è relativo alla percentuale di possesso di un immobile. Magari, al posto di essere diviso in parti uguali per tre quanti sono gli intestatari dell’immobile, uno degli interessati ha una percentuale inferiore.

Le istanze presso gli uffici territoriali

Come si legge testualmente sul sito dell’Agenzia delle Entrate, per produrre l’istanza o la richiesta che dir si voglia, occorre disporre dell’identificativo catastale dell’immobile cioè foglio, numero di particella e subalterno. Inoltre serve il riferimento all’atto da cui tutto nasce, cioè l’atto notarile in caso di acquisto, la dichiarazione di successione in caso di successione mortis causa, le volture catastali o le dichiarazioni catastali di variazione o nuova costruzione. Questo perché come è noto e come si legge sulle visure, questi atti sono richiamati nei documenti, al fine di risalire alla natura originale di un immobile e da dove proviene l’inserimento degli intestatari.

Altri errori abbastanza comuni che vanno corretti tramite istanza all’Agenzia delle Entrate

Agenzia delle Entrate pubblica il modello per richiedere il Bonus Sud

L’errore può riguardare anche l’indirizzo di una casa o l’ubicazione della stessa in un condominio. O ancora, l’ubicazione territoriale di un terreno. A volte mancano i giusti vani della casa, oppure la giusta metratura della stessa. O ancora, un terreno ha un numero di particella non corrispondente a quello reale nonostante non ci siano tracce di variazioni catastali d’ufficio. In pratica, occorre fare da soli quello che l’Agenzia delle Entrate comunemente fa quando avvia un accertamento chiedendo ai contribuenti di mettere in regola anomalie riscontrate.

Le case fantasma sono un problema

Soprattutto per quanto concerne l’individuazione dei cosiddetti fabbricati fantasma, cioè fabbricati non dichiarati in Catasto. Sono tanti i fabbricati non dichiarati di cui l’Agenzia delle Entrate ha avuto modo di constatare con rilievi fotografici e per i quali chiede correttivi. Capita spesso infatti che esistano fabbricati rurali mai censiti e mai dichiarati. E se parte l’accertamento il contribuente deve provvedere alla regolarizzazione. Va ricordato che esistono però fabbricati per i quali non serve nulla e per i quali i proprietari non sono tenuti ad alcun adempimento.

L’Imu fa rimpiangere la vecchia Ici

L’Imu, ormai è confermato, si è rivelata molto più cara dell’Ici, tanto da aver raggiunto picchi del 160% in più rispetto alla vecchia tassa sugli immobili.

I motivi che hanno reso la nuova imposta così onerosa sono molteplici e non dipendono solo al ritorno del tributo sulla prima casa perché, confrontando i dati con l’ultimo anno in cui è stata pagata l’Ici sulle abitazioni principali, risulta che l’imposta lievita comunque a livelli considerevoli, con un incremento tra il 90% e il 100%.

Sono state messe a confronto le entrate dell’imposta comunale sugli immobili, fornite dall’Istat (pari a 9,07 miliardi nel 2011 e 11,98 nel 2007) e le stime sul gettito 2012 confermate dagli enti locali, di circa 23-24 miliardi per l’anno appena terminato.
La somma complessiva ricevuta dal pagamento dell’imposta, tra acconto di giugno e saldo di dicembre, è di 19,9 miliardi.
Si deve anche considerare che il 25% dei Comuni italiani ha deciso di incrementare ulteriormente l’aliquota sull’abitazione principale, mentre un Comune su due ha elevato l’aliquota sugli altri immobili.

Il governo, già a giugno, aveva fatto presente che l’Imu erariale ammonta a circa 8,9 miliardi di euro annui, mentre l’Imu comunale è di circa 12,2 miliardi di euro, per un gettito complessivo di circa 21,1 miliardi di euro annui.
Se si analizzano i dati Istat degli ultimi dieci anni, emerge che, in questo lasso di tempo, il tributo è aumentato del 3,7%, passando da 8,7 miliardi del 2001 a 9,1 del 2011.

L’incremento contenuto è dovuto soprattutto alla soppressione dell’imposta sulla prima casa, che ha portato l’imposta da 11,98 miliardi del 2007 a 9,1 l’anno successivo (-24%). E negli anni successivi il gettito è rimasto sostanzialmente stabile (8,895 miliardi nel 2009; si sale a 9,078 nel 2010 e resta sostanzialmente invariato nel 2001 a 9,070 miliardi).
Nonostante queste cifre considerevoli, il governo afferma che l’Italia è il Paese con la più bassa tassazione della proprietà immobiliare, pari allo 0,6%, contro il 3,1% di Stati Uniti, il 2,1% del Giappone, il 2,4% della Francia, il 3,5% del Regno Unito, il 3,1% del Canada e l’1,1% della media Ocse.

Se però si considera l’incremento che l’imposta ha subito negli ultimi anni, la posizione dell’Italia pare destinato a superare la media fissata dall’Organizzazione nazionale per lo sviluppo economico.

Facendo una media, per ogni immobile si dovrà versare una somma di 235 euro: su circa 24,3 milioni di proprietari di immobili, 17,5 milioni verseranno l’Imu e circa 6,8 milioni saranno esenti dall’ imposizione.
La media pro-capite per i soggetti che verseranno l’Imu è di circa 194 euro.

Secondo i dati dell’Agenzia del Territorio l’importo medio Imu per l’abitazione principale e’ pari a 206 euro, per un gettito complessivo che supera i 3,3 miliardi; mentre l’imposta media sugli altri immobili ammonta a 761,5 euro.

Per quanto riguarda l’analisi per tipo di immobili, il prelievo sulle abitazioni principali ammonta al 18,4% del totale mentre il restante 81,6% riguarda gli altri immobili.
Le proiezioni dimostrano inoltre che il 68% dei contribuenti ha effettuato il versamento sull’abitazione principale e il 62% su altri immobili. La distribuzione territoriale dimostra che oltre la metà dei versamenti complessivi dell’imposta municipale propria affluisce dal Nord (54,8%), un altro 27,1% dal Centro e il restante 8,1% dal Sud.

Vera MORETTI

Agenzia delle Entrate e del Territorio unificate

Con l’inizio del mese di dicembre si è avviata una nuova fase per l’Agenzia delle Entrate.
Dopo l’approvazione, da parte del Comitato di gestione, dell’incorporazione dell’Agenzia del Territorio, il nuovo assetto è partito l’1 dicembre.

Per far fronte ai cambiamenti previsti, sono stati nominati due vicepresidenti, ovvero Gabriella Alemanno, già direttore dell’Agenzia del Territorio, e Marco Di Capua, direttore centrale Amministrazione, Pianificazione e Controllo dell’Agenzia delle Entrate, che è stato confermato anche come direttore vicario.

E’ stato anche approvato un intervento di razionalizzazione delle strutture di governo che ha fatto confluire le quattro direzioni centrali del Territorio nelle tre direzioni centrali dell’Agenzia delle Entrate cui fanno capo tali attività.

Alla guida della direzione centrale Amministrazione, Pianificazione e Controllo è stato nominato Stefano Antonio Sernia, attualmente direttore aggiunto di quella struttura, affiancato dal direttore aggiunto Giuseppe Telesca, che prima era direttore centrale Pianificazione, Controllo e Amministrazione del Territorio.
Massimo Pietrangeli, invece, prima direttore centrale Risorse umane e Organizzazione del territorio, è stato nominato direttore aggiunto della direzione centrale del Personale.
Infine Roberto Egidi è diventato direttore aggiunto della direzione centrale Audit e Scurezza.

Le altre strutture del Territorio, competenti per le attività di missione, transitano nell’Agenzia delle Entrate, ma mantengono la loro attuale configurazione e le corrispondenti funzioni.

Vera MORETTI

I notai di Mosca a “scuola” in Italia

Notai da Mosca a Roma per studiare il sistema del notariato italiano. Si è infatti aperta questa mattina al Consiglio notarile di Roma la tre giorni italiana di una delegazione del Notariato di Mosca, guidata dal Presidente della Camera notarile della città di Mosca (MGNP) Kostantin Коrsik, dedicata a “Atti notarili preparati in Russia e in Italia”.

Un’iniziativa che si svolge sotto l’egida del Consiglio Nazionale del notariato, in collaborazione con l’Agenzia delle Entrate, l’Agenzia del Territorio e la Camera di Commercio di Roma, frutto di un progetto di collaborazione tra il notariato italiano e russo.

L’incontro bilaterale punta ad assicurare un sistema globale di regole e controlli, tema di importanza strategica dopo la crisi economica degli ultimi anni e le frodi avvenute nei sistemi anglo-americani non dotati di un controllo notarile. La tre giorni romana segue di due settimane quella avvenuta in Consiglio Nazionale del notariato con la delegazione di Pechino: un’altra dimostrazione dell’interesse internazionale verso il sistema di controllo e trasmissione in sicurezza dei dati in via informatica che, negli anni, è stato implementato dal notariato italiano.

Il corso di formazione prevede l’approfondimento di diversi temi: il sistema italiano dei Pubblici Registri (immobiliare, Registro delle imprese, Catasto), l’esposizione del funzionamento del sistema impositivo sugli atti notarili, l’illustrazione della Rete Unitaria del notariato (l’infrastruttura tecnologica che collega il notariato con la Pubblica Amministrazione), l’analisi delle tecniche giuridiche per la redazione dei contratti in materia immobiliare e societaria, lo studio della normativa fiscale, di antiriciclaggio e l’esame del sistema di censimento e mappatura della proprietà immobiliare.

Atti notarili inviati online: da oggi è possibile su tutto il territorio nazionale

La tecnologia è amica dei notai: da oggi, infatti, potranno trasmettere online gli atti notarili a tutti gli uffici provinciali dell’Agenzia del Territorio.

Il processo di informatizzazione avviato a dicembre 2010 prosegue, non solo per semplificare la burocrazia degli ordini professionali, ma anche per contenere le spese e permettere lo sviluppo tecnologico del Paese.
La collaborazione tra Ministero della Giustizia, Agenzia del Territorio e Consiglio Nazionale del Notariato comincia a dare buoni frutti.

Ora, infatti, questa nuova procedura è stata estesa a tutto il territorio nazionale, se si escludono le province di Trento, Bolzano, Trieste e Gorizia, come previsto dal Provvedimento interdirigenziale del 20 luglio 2012, emanato dal Direttore dell’Agenzia del Territorio in accordo con il Direttore generale della Giustizia civile del Dipartimento per gli affari di giustizia del Ministero della Giustizia.

In pratica, gli atti notarili potranno essere trasmessi per via telematica, grazie anche alla firma digitale e all’invio, da parte dell’Agenzia del Territorio, di un certificato di eseguita formalità, provvisto anch`esso di firma digitale.

Vera MORETTI

Estesa la trasmissione degli atti notarili agli uffici provinciali

E’ stato sottoscritto dal direttore dell’Agenzia del Territorio, Gabriella Alemanno, e dal direttore generale della Giustizia Civile del dipartimento per gli Affari di giustizia del ministero competente, Maria Teresa Saragnano, il provvedimento interdirigenziale che estende la facoltà di trasmissione telematica degli atti notarili, in via sperimentale, a tutti gli Uffici provinciali dell’Agenzia.

Con tale estensione, operativa a partire dal 19 settembre 2012, prosegue la sperimentazione, già avviata il 29 dicembre 2010, presso gli Uffici provinciali di Bologna, Firenze, Lecce e Palermo e continuata con positivi risultati, dal 29 settembre 2011, anche presso gli Uffici provinciali di Milano, Napoli, Roma e Torino.

A seguito di questo nuovo provvedimento, ai primi otto Uffici provinciali già attivati se ne aggiungono quindi altri 91 (sono esclusi Trento, Bolzano, Trieste e Gorizia ove vige il sistema tavolare). Tutti i notai italiani potranno dunque trasmettere per via telematica gli atti notarili a tutti i 138 reparti Servizi di pubblicità immobiliare, ampliando fortemente l’ambito di applicazione di questa importante innovazione.

Nel dettaglio, la trasmissione telematica riguarda la copia autenticata di un atto notarile predisposta per intero con strumenti informatici e con l’uso della firma digitale. Per ogni nota trasmessa, l’Agenzia del Territorio restituisce, sempre in via telematica, un certificato di eseguita formalità provvisto anch’esso di firma digitale. Nel caso di irregolare funzionamento del servizio telematico, l’Agenzia assicura comunque l’eseguibilità degli adempimenti, tramite presentazione di copia conforme e cartacea dell’atto notarile, nonché la restituzione del certificato di eseguita formalità.

Con l’estensione della trasmissione telematica degli atti notarili a tutti gli Uffici provinciali, l’Agenzia del Territorio e il Consiglio nazionale del Notariato portano avanti il progetto di semplificazione dei procedimenti amministrativi, attraverso l’uso dei mezzi informatici, già avviato negli anni precedenti, rafforzando in tal modo anche la collaborazione a favore dell’utenza.

“L’Agenzia del Territorio – ha commentato Gabriella Alemanno – ha raggiunto in tempi brevi un altro importante obiettivo. L’estensione ai notai che operano su tutto il territorio nazionale della facoltà di trasmettere il ‘titolo’ per via telematica rappresenta un’ulteriore semplificazione delle procedure amministrative nel comparto immobiliare a vantaggio del sistema Paese”.

“Siamo molto soddisfatti di questo importante provvedimento – ha dichiarato Giancarlo Laurini, presidente del Consiglio nazionale del Notariato – che, grazie alla collaborazione con l’Agenzia del Territorio e il ministero della Giustizia e agli investimenti tecnologici del Notariato (circa 18 milioni di euro in 12 anni), consentirà il completamento del processo di informatizzazione delle procedure di registrazione e trascrizione degli atti pubblici nei registri immobiliari e al Catasto, portando immediati vantaggi ai cittadini e al sistema economico nazionale”.

Immobili fantasma, ecco le rendite presunte

Pubblicate, presso i Comuni, le rendite presunte di tutti gli immobili cosiddetti “fantasma, che non sono stati dichiarati spontaneamente al catasto dai soggetti interessati. Gli elenchi sono disponibili da oggi fino al prossimo 2 luglio. Lo rende noto un comunicato stampa di oggi, dell’Agenzia del Territorio.

Le rendite presunte, attribuite in via transitoria, potranno essere consultate anche presso gli Uffici provinciali dell’Agenzia del Territorio e sull’apposita pagina del sito.
Sarà possibile, con la presentazione di un’istanza in carta semplice, chiedere il riesame dell’avviso di accertamento, in sede di autotutela, in caso di:

– errata intestazione della particella di catasto terreni su cui è stato costruito l’immobile
– non accatastabilità del fabbricato
– presentazione della dichiarazione “Docfa” (Documenti catasto fabbricato), per l’accatastamento del fabbricato, prima della data di registrazione in atti della rendita presunta.

Tale richiesta non sospende i termini del ricorso dinanzi alla Ctp competente, che decorrono dopo che sono trascorsi 60 giorni dalla data di pubblicazione del comunicato nella G.U. del 3 maggio 2012.

L’Agenzia del Territorio, infine, evidenzia che i titolari dei diritti reali sugli immobili pubblicati, sono tenuti a presentare le dichiarazioni di aggiornamento catastale entro 120 giorni dalla data di pubblicazione in Gazzetta del comunicato, per evitare di incorrere nelle ulteriori sanzioni, quadruplicate, previste per la mancata presentazione (articolo 2, Dlgs 23/2011).

Fonte: Fiscooggi.it

Fino al 30 settembre è possibile ottenere il riconoscimento degli immobili rurali

Ancora pochi i giorni disponibili per presentare la domanda al Ministero dell’Economia per
ottenere il riconoscimento di immobili rurali: la scadenza è fissata per il 30 settembre prossimo.

Il Decreto attuativo è stato appena pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, dove si possono trovare maggiori informazioni al riguardo e le iatruzioni su come completare la presentazione delle domande.

Il Decreto Sviluppo introduce la possibilità di attribuire alla propria abitazione rurale la categoria A/6, di classe R – classe appena istituita con il Decreto – e a fabbricati rurali ad uso strumentale la categoria D/10. Chi possedesse un immobile accatastato in un’altra categoria ma volesse effettuare il passaggio di categoria dovrà presentare una domanda di variazione all’Agenzia del Territorio.

La domanda può essere presentata da chiunque detenga diritti sull’immobile, o da professionisti tutelati, e va integrata con un’autocertificazione che attesti che l’immobile possiede i requisiti necessari per il cambio di categoria da almeno cinque anni, vale a dire almeno dal 2006, a meno che non siano stati acquistati in seguito.

Spetterà poi all’Ufficio del Territorio stabilire se sussistono i requisiti di ruralità che possano convalidare sia l’autocertificazione presentata, sia l’attribuzione della nuova categoria catastale. Ogni strumento, è scritto nel Decreto, sarà valido per accertare l’idoneità della domanda.

L’obbligo di presentazione della domanda non è invece rivolto ai possessori di immobili in grado di cambiare categoria catastale anche se è sicuramente conveniente, in quanto permette di risolvere i problemi fiscali in cui ci si imbatte quando un fabbricato rurale è iscritto in una categoria catastale non corretta, pur di essere esclusi dall’Ici.

Il tempo a disposizione è davvero poco, sarà difficile rispettare la scadenza.

Vera Moretti

In Italia il valore della casa è di 3,4 volte la rendita catastale

La direttrice dell’Agenzia del Territorio, Gabriella Alemanno, intervenendo ad un dibattito della kermesse ‘Cortina Incontra’ sul tema “Casa, agrodolce casa” ha evidenziato come in Italia il valore di compravendita delle abitazioni sia mediamente 3,4 volte superiore a quello della rendita catastale.

Oggettivamente – ha aggiunto – in Italia c’é una discrasia tra il valore delle abitazioni in termini di compravendita e il valore inteso come rendita catastale“. Circa l’80% delle famiglie ha una casa di proprietà. L’Agenzia, su input del ministro Tremonti, ha intanto proseguito la mappatura del territorio iniziata nel 2008, migliorandola: attualmente circa il 66% (20 milioni di unità) è costituito da abitazioni principali, poi vi è una serie di case di proprietà tenute a disposizione, 15% (4,4 milioni), il 9% (2,6 milioni) sono invece appartamenti in affitto, infine vi è un 2% di case di proprietà in uso gratuito a familiari (731 mila). Circa 30 milioni di immobili sono di proprietà di persone fisiche, mentre 3 milioni a persone non fisiche.

Anche per il mattone si conferma la tendenza della concentrazione in poche mani: il 50% dei proprietari meno ricchi detiene il 29,6% di abitazioni e il 18,7% della ricchezza, mentre il 5% dei proprietari piu ricchi detiene il 16,5% di abitazioni e quasi il 25% della ricchezza.

Mercato immobiliare italiano continua a soffrire

Anche nei primi mesi del 2011 i segnali negativi del mercato immobiliare italiano sembrano non demordere. Il trend si conferma ancora una volta in ribasso riconfermando i dati negativi dei due trimestri precedenti. Nel primo trimestre dell’anno si è infatti registrata una contrazione delle compravendite del 3,6% (contro il -2,4% e il -3,4% dei due periodi precedenti).

L’analisi è effettuato trimestralmente dall’Agenzia del Territorio e i dati raccolti mostrano che sono state complessivamente scambiate 298.946 unità immobiliari (meno delle 382.420 del periodo precedente, -3,7%), di cui 136.718 sono unità abitative, e 107.564 sono pertinenze, ovvero box, posti auto, cantine.

Sono le regioni del centro-sud a vedere un tasso tendenziale meno negativo rispetto all’ultimo trimestre del 2010. Al Nord, di contro, nel primo trimestre 2011 il volume di abitazioni scambiate cala del 2,3%, con un tasso cioè peggiore di quello rilevato nel quarto trimestre 2010 (-1,7%). Sono i capoluoghi a confermare una perdita non eccessiva (-0,8%) mentre i comuni perdono circa il 5%. Roma sembra invece essere contro tendenza con una leggera crescita (1,3%).

Crescono le compravendite anche a Torino (+8,7%), a Bologna (+5,7%), a Genova (+5,2%) e a Palermo (+2,4%). Diminuiscono leggermente a Milano, Napoli e Firenze. La situazione non è così rosea in provincia, dove il primo trimestre del 2011 vede un calo generale nelle compravendite, ad eccezione della provincia di Torino che per il secondo trimestre consecutivo registra un aumento del 3,8%.

Mirko Zago