Tasi: ecco come calcolarla

E’ tempo di pagare la Tasi ma le cose ancora non sono chiare, anche perché l’aliquota varia da Comune a Comune e fare i calcoli non è sempre semplice.
Per la maggior parte degli inquilini l’imposta totale annua potrebbe risultare inferiore a 12 euro, e quindi da non pagare poiché sotto la soglia dell’esenzione.

Il Comune può stabilire una quota per l’affittuario che va dal 10 al 30%.
Anche se per l’inquilino l’appartamento fosse prima casa, ai fini dell’aliquota da applicare si deve fare riferimento alla destinazione d’uso del proprietario, calcolando su questa la propria quota: se prevista, si applica l’aliquota per immobili in locazione, diversamente quella per le seconde case, almeno nella maggior parte dei casi; è infatti difficile che un proprietario affitti la sua prima casa, e in questo caso si applicherà l’aliquota per prime abitazioni.

Facciamo alcuni esempi:

  • Aliquota TASI 0,08% e quota inquilino 10%. Con rendita catastale di 500 euro, l’imponibile è di 84mila euro: applicando l’aliquota si ottiene una TASI totale di 67,2 euro, con quota inquilino di 6,7 euro, sotto i 12 euro e quindi con esenzione; con rendita di 900 euro si arriva a una TASI di 121 euro di cui 12,1 euro a carico dell’inquilino, che dovrà quindi pagare in acconto 6 euro (il 50%) in ottobre e il saldo a 16 dicembre.
  • Aliquota TASI 0,08% e quota inquilino 20%. Con rendita di 500 euro l’imposta spettante all’affittuario è di 13 euro, da versare con acconto di 6,5 euro a ottobre e il restante a dicembre.
  • Aliquota TASI 0,08% e quota inquilino 30%. Con rendita di 500 euro la quota inquilino è intorno ai 20 euro, mentre la soglia di esenzione è intorno ai 300 euro di rendita.

Applicando questi calcoli alle delibere di Milano e Roma, ecco cosa ne esce:

Milano
La quota inquilino è pari al 10% con aliquota per abitazioni locate dello 0,08% e soglia di esenzione intorno ai 900 euro di rendita. Il Comune applica la stessa aliquota anche per affitto di uffici (categoria A10), laboratori artigiani (C3), negozi e botteghe (C1), immobili produttivi (gruppo D, tranne D5). I calcoli, però sono diversi a seconda della tipologia perché cambiano i coefficienti.

  • Negozio o bottega (C1) moltiplicatore 55: non si paga fino a una rendita catastale di 2.500 euro. A 3mila euro scatta ad esempio una TASI di 13 euro annua da pagare.
  • Laboratorio artigiano (C3) moltiplicatore 140: non si paga fino a una rendita di mille euro, mentre a 1.100 euro circa scatta una TASI annua di 12,94 euro .
  • Immobile d’impresa (gruppo D, tranne D5) moltiplicatore 60: non si paga fino a una rendita di 2.100 euro.
  • Ufficio/studio (A10), banche/assicurazioni (D5) moltiplicatore 80: non si paga fino a rendite catastali di 1.700 euro. A 1.800 euro scatta una Tasi annua di 12,10 euro da pagare.

Roma
La quota inquilino è pari al 20%, l’aliquota Tasi per gli immobili diversi dalla prima casa è anche qui allo 0,08%. Per gli immobili locati ad uso abitativo, la soglia di esenzione scatta sopra i 440 euro di rendita catastale: a 450 euro, infatti, la quota inquilino è di 12,09 euro.

Vediamo i calcoli per le altre categorie di immobili applicando i diversi coefficienti:

  • Negozio o bottega (C1): con rendita di 1.250 euro non si paga, a 1.300 scatta una TASI di 12,1 euro.
  • Laboratorio artigiano (C3): fino a 500 euro di rendita non si paga perchè l’imposta è sotto i 12 euro. Se la rendita è di 550 euro è dovuta una TASI di quasi 13 euro.
  • Immobile d’impresa (gruppo D, tranne D5): fino a 1.000 euro di rendita non si paga , a 1.100 euro scatta una TASI inquilino di 12,01.
  • Ufficio/studio (A10), banche/assicurazioni (D5): fino a 850 euro di rendita catastale non si paga perchè sotto i 12 euro.

Vera MORETTI

Tasi, la grande beffa

 

Ci siamo, l’ora della Tasi è giunta. E, come nel peggior incubo senza fine per le famiglie italiane, la tassa potrebbe costare addirittura di più della vecchia cara Imu: è vero che il costo della Tasi nelle città capoluogo è di 219 euro medi, a fronte dei 223 euro pagati con l’Imu nel 2012, ma la distribuzione della nuova tassa, come dimostra uno studio Uil condotto su un campione di 420 famiglie residenti nei capoluoghi di provincia, è meno equa rispetto alla precedente.

“La distribuzione della nuova tassa è meno equa: pagherà un po’ di più chi prima era esente o pagava cifre basse e pagheranno molto meno i proprietari di quelle abitazioni con rendite catastali elevate – ha dichiarato il segretario confederale della Uil Guglielmo Loy -. Per una casa in A/3, infatti, il costo medio sarà di 133 euro a fronte dei 111 euro del 2012; mentre per una casa in A/2 si pagheranno 303 euro a fronte dei 334 euro pagati con l’Imu nel 2012″

Sugli 8.057 Comuni totali, inoltre, quelli che hanno fissato le aliquote Tasi entro la scadenza definitiva, fissata dal Mef lo scorso 18 settembre, sono stati 7.405, tra i quali si possono ricordare capoluoghi come Roma, Bari, Catania, Verona, Padova, Palermo, Siena, Perugia, Trieste, Pescara, L’Aquila, Campobasso, Reggio Calabria, Firenze e Milano Nei poco più di 600 municipi che non hanno voluto o non sono stati in grado di decidere, la Tasi sulla prima casa si pagherà, invece, entro il 16 dicembre in una sola rata, con l’aliquota di base dell’1 per mille (applicata allo stesso imponibile della vecchia Imu: rendita catastale rivalutata del 5% e moltiplicata per 160). Nei Comuni che hanno rispettato le procedure, come sancito nei mesi scorsi, la tassa più odiata sarà dovuta in due rate da versare rispettivamente entro il 16 ottobre e il 16 dicembre.

Insomma, “si cambia nome, si cambiano le regole, ma non cambiano gli effetti: la Tasi è la sosia dell’Imu – ha conluso sconsolato Loy – a fine anno vedremo se tra il bonus di 80 euro e l’aumento della tassazione nel suo insieme, compresi gli aumenti dell’Irpef comunale e regionale, ci sarà un saldo negativo o positivo”.

JM

Tasi, arriva il bollettino (in bianco) ed è subito polemica

Come Infoiva vi aveva già anticipato ieri, il modello di bollettino è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale e dovrà ora essere stampato e reso disponibile da Poste Italiane presso tutti gli sportelli. Valido indistintamente per tutti i Comuni, il bollettino riporta il numero di conto corrente 1017381649 e la dicitura “Pagamento Tasi”. Occorre compilare le caselle con i propri dati anagrafici, fin qui tutto bene, e specificare il codice del proprio comune all’interno dello spazio “codice catastale”. Nella parte inferiore sono presenti le caselle dove specificare la tipologia (abitazione principale, immobili rurali o aree fabbricabili) e le caratteristiche degli immobili in questione. In ciascuna riga va indicato l’importo dovuto per gli immobili della stessa categoria che si possiedono. Prevista anche una sezione per indicare le eventuali detrazioni per l’abitazione principale alle quali si ha diritto. Tutto, rigorosamente, fai da te…

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L’addio al bollettino precompilato nasce da una difficoltà oggettiva dei comuni: riuscire ad avere accesso a tutti i dati necessari per il calcolo dell’imposta. Considerando, inoltre, che quest’anno anche gli inquilini dovranno pagare parte dell’imposta. Le prime critiche al varo del facsimile arrivano da Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia: “La legge di Stabilità prevede per la Tasi l’invio ai contribuenti interessati di modelli preventivamente compilati da parte degli enti solo subordinandolo all’emanazione di un decreto del direttore generale del Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il fatto che nel decreto per i bollettini di conto corrente postale, appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale, la precompilazione sia invece lasciata alla facoltà dei Comuni preoccupa e non deve assolutamente significare un illegittimo superamento della legge”.

Jacopo MARCHESANO

Caos Tasi, intervengono i sindaci e i sindacati

Come abbiamo già abbondantemente scritto nei giorni, sul pagamento della Tasi è il caos. Nelle prossime ore i sindacati chiederanno un’azione coordinata a tutti i sindaci: rinviare la scadenza di pagamento fissata al 16 giugno per ai Comuni che hanno già stabilito le aliquote, come proposto tra gli altri dal presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi Riccardo Alemanno«Impossibile pagare entro il 16, è necessario un rinvio, senza sanzioni»: questo il succo della lettera che le associazioni sindacali recapiteranno ai primi cittadini nelle prossime ore. In molti Comuni è stato addirittura recapitato il modello F24 per il pagamento del “tributo per i servizi indivisibili” senza l’importo. E, ovviamente, il calcolo non è dei più semplici…

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Che il calcolo del pagamento sia un tantino complicato emerge anche dal numero di “combinazioni” possibili tra le variabili: «Sono circa novecento», spiega Paolino Barbiero, segretario Spi Cgil, «perché ci sono varie aliquote, percentuali di storno, percentuali di pagamento tra proprietario dell’immobile e inquilino. Per questo motivo anche i nostri Caf hanno bisogno di tempo per attrezzarsi: saremo pronti dal 9 giugno, non prima. Le porte sono aperte, ma siamo i primi a dire che non è giusto pagare per capire quanto bisogna pagare di una tassa. Persino dover sborsare un euro per il modello F24 è assurdo».

Sull’argomento si è espresso in questi giorni anche il sindaco di Perugia Wladimiro Boccali, impegnato tra poco meno di dieci giorni nel deciso ballottaggio per riconfermare la poltrona:«serve una modulazione ed una progressività che salvaguardi i redditi più bassi e che permetta facilitazioni a imprese, commercio, artigiani. Insomma, la Tasi non deve essere un freno alla ripresa economica».

Jacopo MARCHESANO

Alemanno: “Proroga Tasi? Meglio se generalizzata”

Dopo avere scritto al ministro del’Economia Padoan e al sottosegretario Zanetti, dopo averne dibattuto con il vice ministro Morando, il presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi (INT), Riccardo Alemanno, ha scritto direttamente al presidente del Consiglio Matteo Renzi per renderlo partecipe delle sue preoccupazioni in merito al caos Tasi.

Dott. Alemanno, giusto per fare chiarezza in una situazione sempre più complessa, chi pagherà la Tasi?
Sia i proprietaria sia gli effettivi utilizzatori degli immobili, tutti coloro che all’interno di un territorio usufruiscono dei servizi indivisibili di un Comune che vanno dalla manutenzione delle strade all’illuminazione pubblica. Il tributo è una parte della IUC, l’imposta unica comunale, nella quale vanno aggiunte anche la Tari, ovvero la tassa sui rifiuti, e l’Imu (solo per alcuni contribuenti).

E fin qui…
Il problema è sorto quando si è creata l’imposta contenitore Iuc e il voler modificare il sistema senza conoscere le realtà dei Comuni – che, per dirne una, non riescono nemmeno a gestire i bollettini di pagamento – ha peggiorato la situazione. Una maggiore attenzione alla cura dei dettagli ancora una volta avrebbe fatto la differenza.

Quali proposte avete presentato al Presidente del Consiglio dei Ministri nella vostra lettera?
Le nostre indicazioni vanno dalla proroga generalizzata alla sostituzione dell’acconto TASI, da versare con F24 in autoliquidazione, con l’invio da parte dei comuni di un bollettino contenente il 50% di quanto incassato lo scorso anno per i servizi indivisibili (tale tassa era inserita nel bollettino Tares 2013) e come ultima richiesta la non sanzionabilità dei versamenti non corrispondenti al dovuto se sanati entro il 16 ottobre.

Come giudica il sempre più probabile rinvio ad ottobre?
La soluzione migliore sarebbe stata una proroga generalizzata, dando per scontato che da qui ad ottobre si fosse provveduto a modificare l’impianto normativo di questa tassa. La proroga parziale ha riversato tutto sui proprietari degli immobili nei Comuni che hanno reso noto le aliquote sul sito del ministero delle Finanze. Come spesso accade in questo paese, quindi, chi ha seguito tutti i criteri regolarmente viene penalizzato. 

Jacopo MARCHESANO