Poste in Alitalia, non è aiuto di Stato

E alla fine è arrivato anche dalla Commissione europea l’ok all’ingresso di Poste nel capitale di Alitalia. Ingresso che, hanno stabilito a Bruxelles, non si può configurare come aiuto di Stato.

Una decisione non vincolante ma ancora in sospeso, superata persino dal via libera all’ingresso di Etihad nel capitale di Alitalia, che era arrivato dall’autorità antritrust europea nel novembre scorso.

Ricordiamo che Poste entrò in Alitalia iniettando ben 75 milioni ma, secondo l’Antitrust di Bruxelles, lo fece come un qualsiasi investitore privato che decide di aderire all’aumento di capitale di un’altra società.

A spingere per l’avvio di un’inchiesta da parte delle autorità europee sull’ingresso di Poste nella compagnia di bandiera, in odore di aiuto di Stato, erano state da una parte la compagnia di bandiera tedesca Lufthansa, dall’altra la Iag, holding che controlla alcune delle compagnie di bandiera più importanti del continente come Iberia e British Airways.

Così, a oltre un anno dall’avvio dell’inchiesta, la Commissione Ue è arrivata a deliberare che, per quanto riguarda AlitaliaPoste Italiane ha realizzato un investimento in base agli stessi termini e alle stesse condizioni (pari passu) di altri due investitori privati che erano nella stessa situazione. Gli interventi pubblici possono essere non considerati come aiuti di Stato, nell’ambito dell’applicazione delle regole Ue, quando vengono realizzati alle stesse condizioni di mercato che sarebbero state accettate da un investitore privato”.

Alitalia, la grande paura

 

Fino a qualche giorno fa la partita sembrava già chiusa, ma nelle ultime ore il passaggio di Alitalia nelle mani di Etihad Airways, la compagnia aerea di bandiera degli Emirati Arabi Uniti che ha sede ad Abu Dhabi, si è tremendamente complicata. Senza le necessarie garanzie sui fondi per la messa in sicurezza, «le parti non saranno nella posizione di concludere la transazione» si legge nelle mail ricevute dall’ad Gabriele Del Torchio e dal presidente Roberto Colaninno ieri.

«Una decisione finale sul contenzioso con Toto, la conferma di un accordo finale con i sindacati, la conferma di via libera preliminare della Ue relativamente agli aiuti di Stato o altrimenti che la Nuova Alitalia sarà garantita contro ogni reclamo» sono questi i punti fondamentali su cui James Hogan, ad della compagnia di Abu Dhabi, attende ancora risposte convincenti.

Gli accordi preliminari prevedevano una firma il 31 luglio, ma la ratifica, salvo sorprese dell’ultimissimo minuto, slitterà alle prime settimane di agosto. «Si sta giocando con il fuoco, che il tempo sia scaduto è noto a tutti e da tempo. E’ indispensabile che ci sia in questa ultima settimana una accelerazione che non è più evitabile – ha dichiarato Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Atlantia e socio al 7,44% di Alitalia -. I problemi sono a vario livello, ma devono essere risolti ad horas».

Nei giorni scorsi, giusto per non farsi mancare nulla, Poste Italiane non ha sottoscritto l’aumento di capitale da 250 milioni deciso da Alitalia per far fronte ai contenziosi e ai debiti pregressi: «Abbiamo lavorato nelle ultime settimane, sempre con grande spirito di collaborazione, per trovare una soluzione che sia in linea e soddisfi le logiche industriali, ma il tempo stringe» si legge in una nota ufficiale della società che si occupa della gestione del servizio postale in Italia.

Il tempo per le trattative è agli sgoccioli… Così come la pazienza dei manager emiratini.

JM