Il CNF si oppone al doppio binario

Antonio Damascelli, coordinatore della commissione per le problematiche tributarie del Consiglio Nazionale Forense, ha riaperto la diatriba che riguarda la questione del “doppio binario”, che può far apparire un imputato colpevole per il processo penale e innocente per l’amministrazione tributaria.

L’intervento di Damascelli è stato fatto in occasione del convegno organizzato a Roma dal titolo “Due bilance della giustizia a confronto: processo tributario e processo penale”, al quale ha anche portato il saluto il presidente del CNF, Guido Alpa.

L’incontro aveva come obiettivo primario proprio quello di analizzare la interrelazione tra i due processi e le criticità che derivano dal regime del doppio binario.
Il processo penale, che pure presenta aspetti di maggiore garanzia per il contribuente/imputato rispetto al processo tributario (per esempio grazie alla presunzione di non colpevolezza o al regime delle prove) va irrimediabilmente avanti pur se i fatti-presupposto non abbiano più alcuna rilevanza fiscale.
Sullo sfondo degli interventi, il disegno di legge delega fiscale, già approvata dalla camera e in corso di esame al senato. Un disegno di legge, secondo l’Avvocatura , fatto di luci ma anche di molte ombre.

Ha spiegato Damascelli: “La questione del doppio binario, che può apparire squisitamente tecnica, ha gravi riflessi operativi: per esempio può succedere che in fase cautelare penale può essere disposto un sequestro di un’azienda finalizzato alla confisca mentre, nel parallelo processo tributario, l’avviso di accertamento viene annullato. Come si vede, potrebbe cadere il presupposto di fatto della misura cautelare ma il danno derivante da essa diventa irreparabile”.

Ma qualcosa sembra muoversi presso la Corte di Cassazione, come ha confermato anche Ivo Caraccioli, presidente del Centro di diritto penale tributario: “Per la Corte, per esempio, la violazione tributaria accertata legittima la denuncia alla procura, che potrà servirsene come elemento presuntivo anche se non come prova per la condanna. I tempi sono maturi perché il legislatore affronti la questione magari nella delega fiscale, anche per evitare alcune derive preoccupanti”.

Per Francesco D’Ayala Valva, ordinario di diritto tributario, la questione riguarda anche il raddoppio dei termini dell’accertamento fiscale contenuto nella delega fiscale, che profila una vera e proprio violazione delle regole dello Statuto del Contribuente.
Ha sottolineato D‘Ayala Valva: “I giuristi dovrebbero denunciare il fatto che non si possono giustificare interventi normativi finalizzati a coprire inefficienze dello Stato”.

L’avvocato Claudio Berliri ha approvato la decisione della giurisprudenza di prevedere soluzioni di equilibrio, poiché “è difficile individuare la soluzione migliore e stabilire una volta per tutte quale sia il giudicato che deve fare stato”.

L’avvocato Nicola Bianchi ha focalizzato l’attenzione sui principi di delega per la revisione del sistema penale tributario: “lodevole l’intenzione di ridurre la pressione penale sottolineando la necessità di dare rilievo solo ai comportamenti fraudolenti, simulatori o di falso; ma si tratta di principi molto vaghi che possono scatenare un contenzioso abnorme”.

Lucio Rossi, rappresentante dell’Unione nazionale delle camere degli avvocati tributaristi, ha invece fatto richiesta di un giudice tributario professionale e a tempo pieno.
Giuseppe Maria Cipolla, ordinario di diritto tributario, ha tratteggiato le criticità in ordine all’introduzione nel processo tributario di prove acquisite irritualmente.

Vera MORETTI

Decalogo di modifiche giudiziarie proposto dal CNF

In un periodo di estrema difficoltà, che sta mettendo in crisi i cittadini e le piccole imprese, il Consiglio Nazionale Forense ha approvato, su proposta della Commissione per le questioni tributarie coordinata da Antonio Damascelli, un decalogo di modifiche legislative necessarie per ristabilire il rapporto tra fisco e contribuenti su un piano di parità e di maggiore efficacia.

Il documento è stato inviato al Presidente della Repubblica per segnalare il disagio che gli stessi avvocati provano nell’esercizio della difesa dei diritti dei cittadini, ma anche ai presidenti dei due rami del Parlamento, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministero dell’Economia, all’Agenzia delle Entrate, alla società Equitalia ed alle parti sociali.

Ecco nel dettaglio le proposte inviate alle maggiori cariche pubbliche ed istituzionali:

SANZIONI FISCALI. Ridurre l’entità soprattutto in relazione alle aliquote con cui esse sono calcolate e determinate ed attenuare il principio della loro moltiplicazione funzionale quando ad una violazione geneticamente unica le norme collegano ulteriori violazioni.

RISCOSSIONE COATTIVA. Impedire il cumulo dei mezzi di espropriazione ove non necessario e stabilire una relazione di congruità tra debito fiscale e gli strumenti di riscossione coattiva effettivamente posti in essere.

COMPENSAZIONE DEBITI. Razionalizzare la disciplina in modo che la compensazione tra crediti e debiti fiscali sia la più automatica possibile quando riguarda lo stesso tributo.

RATEAZIONE PAGAMENTI. Introdurre norme più flessibili nei rapporti tra contribuenti e agente della riscossione.

OPPOSIZIONI ESECUTIVE. Rivedere la disciplina consentendo al contribuente di avvalersi di tutti gli atti processuali di diritto comune oggi vietati.

ABUSO DEL DIRITTO. Fissare per legge i criteri applicativi dell’abuso del diritto e del concetto di antieconomicità sulla base dei quali valutare il comportamento effettivo del contribuente sì da favorire la certezza del diritto.

TERMINI DEGLI ACCERTAMENTI. Sopprimere le norme che raddoppiano i termini in caso di violazioni di leggi che comportino l’obbligo della denuncia penale, in modo da restituire l’azione accertativa ad un quadro di effettiva stabilità e di affidamento.

SPESE LEGALI. Prevedere la deducibilità o la detraibilità per i cittadini dei costi sostenuti per le spese legali, atteso il rilievo sociale della domanda dei servizi legali.

INTERESSI MORATORI. Agganciare la disciplina della quantificazione degli interessi ad un limite temporale non dipendente dalla durata del processo e, comunque, prevedere un tetto del tributo dovuto.

STRUMENTI PRESUNTIVI DI CALCOLO DELLA CAPACITA’ CONTRIBUTIVA. Modificare la disciplina introducendo l’espressa previsione normativa delle modalità di esercizio della prova contraria attraverso l’utilizzo della presunzione anche da parte della parte del contribuente.

SISTEMA PENALE TRIBUTARIO. Razionalizzare l’intero sistema sostanziale e processuale, limitando la sanzione penale agli illeciti di speciale gravità sociale, e rivedere il rapporto tra processo tributario e processo penale in modo da assegnare al giudicato tributario un valore dirimente sul processo penale.

Vera MORETTI

Accordo sulla mediazione tra Cnf e Agenzia delle Entrate

Un accordo che unisce Agenzia delle Entrate e Consiglio Nazionale Forense: si tratta di un Protocollo d’intesa firmato da Guido Alpa, presidente del CNF, e da Attilio Befera, direttore delle Entrate.

L’obiettivo è quello di diffondere la conoscenza e massimizzare le potenzialità del nuovo istituto della mediazione tributaria, diretto al raggiungimento di soluzioni rapide, condivise, legittime e trasparenti nel rapporto fisco-contribuenti.

Presenti alla firma erano, per il Cnf, Antonio Damascelli, coordinatore della commissione per le problematiche tributarie del Cnf e Carlo Allorio e una delegazione della stessa commissione, mentre per l‘Agenzia delle Entrate era presente Vincenzo Busa, direttore centrale affari legali e contenzioso.

La collaborazione tra i due enti riguarderà principalmente la conoscenza del nuovo istituto e la realizzazione di un osservatorio che consenta di monitorare l’andamento della mediazione tributaria.

Se, da una parte, il Cnf si impegna a sensibilizzare i propri iscritti sul carattere preventivo della mediazione, l’Agenzia, dal canto suo, esaminerà le istanze per comunicare l’eventuale improponibilità dell’istanza e a promuovere l’eventuale contraddittorio per una definizione della mediazione in linea con i principi della giusta imposizione e del giusto procedimento.

Il Protocollo d’Intesa, inoltre, prevede la costituzione di un nucleo di esperti per poter affrontare le istanze di mediazione nel modo più preciso e corretto.

Vera MORETTI

Cnf: sì alla riforma forense, no ai decreti sui 140 parametri

Il Consiglio nazionale forense ha evidenziato le criticità che porta con sé il Dpr professioni, ovvero il decreto ministeriale sui parametri 140 e i decreti delegati di attuazione della revisione della geografia giudiziaria.

A sottolinearle sono stati i rappresentanti dei tre collegi a cui il Cnf ha concesso il mandato a ricorrere, ovvero Vincenzo Cirulli-Irelli, Paolo Clarizia e Mario Bertolissi, che hanno elencato, tra i motivi del ricorso:

  • il regolamento sulle professioni viziato da nullità per difetto assoluto di attribuzione a disciplinare la professione forense;
  • decreto sui parametri illegittimo per sviamento di potere e adottato sulla base di una norma di sospetta incostituzionalità;
  • decreti delegati di revisione della geografia giudiziaria incostituzionali per violazione della norme che regolano il potere normativo del Governo, oltre che per irragionevolezza.

Ciò è emerso durante il seminario di lavoro Cnf-Ordini forensi organizzato per fare il punto sulle riforme in atto, verificare i più recenti orientamenti giurisprudenziali e illustrare le linee interpretative del Cnf su tutte le questioni aperte che la riforma delle professioni sta proponendo agli Ordini forensi.
I ricorsi dovranno essere depositati entro il 18 novembre e anche diversi Ordini si stanno orientando a seguire la strada tracciata dal Cnf, questo perché c’è la necessità che la legge forense sia approvata in breve tempo.

A questo proposito, Guido Alpa, presidente del Cnf, ha dichiarato: “L’avvocatura deve riappropriarsi della giurisdizione anche proponendo nuove formule, come quella di camere arbitrali istituite presso gli ordini, in cui gli avvocati possano esprimere con dignità la loro specifica qualificazione”.

A partecipare ai lavori c’era anche il consigliere del Cnf Antonio Damascelli, il quale ha esposto le linee giurisprudenziali maturate finora sull’applicazione dei parametri, non senza evidenziare l’obiettivo incostituzionale dello scoraggiamento dell’accesso alla giustizia tramite l’ingiustificato abbassamento dei valori di riferimento.

Il vicepresidente del Cnf Ubaldo Perfetti ha inoltre illustrato anche le linee interpretative per dare seguito alle disposizioni in vigore sui tre temi più importanti: incompatibilità, tirocinio e sue nuove modalità e disciplinare.

Per quanto riguarda la geografia giudiziaria, il coordinatore del gruppo di lavoro Cnf Enrico Merli ha annunciato la costituzione di un gruppo allargato a professionalità esterne all’avvocatura per la razionalizzazione del servizio giustizia.
Questo avverrà perché “l’obiettivo è quello di verificare con i dati alla mano quale assetto del servizio giustizia risponda meglio ai giusti criteri di efficienza e minore spesa, senza sposare nessuna tesi ideologica a favore dei grandi uffici o della giustizia di prossimità”.

Vera MORETTI

Le richieste del Cnf sull’articolo che riguarda l’abuso del diritto

La commissione per le problematiche fiscali del Consiglio nazionale forense, che ha in Antonio Damascelli il suo coordinatore, ha avanzato richieste di modifica della delega fiscale, in particolare riguardanti “irrilevanza penale dei comportamenti elusivi comunque conformi alle norme e effettiva applicazione delle sanzioni solo al passaggio in giudicato della sentenza che abbia accertato l’abuso del diritto“.

In realtà, l’avvocatura si è dimostrata concorde con il testo dell’articolo 5 relativo alla disciplina dell’abuso del diritto, nonostante il rischio, da parte dell’istituto, di risultare debordante agli occhi del contribuente, considerata l’attività interpretativa da parte di magistratura e amministrazione.

Le modifiche richieste sarebbero l’esclusione della rilevanza penale della condotta abusiva che deriva comunque dall’applicazione di norme di legge. Se così non fosse, si tratterebbe di una disposizione immotivata “posta la netta distinzione tra le conseguenze tributarie e quelle penali di un comportamento economico“.

Si chiede, inoltre, che le eventuali sanzioni previste dal procedimento tributario per abuso del diritto siano effettive dopo il passaggio in giudicato della sentenza.

Per quanto riguarda, infine, la lotta all’evasione, il Cnf ha ribadito la sua proposta, ovvero rendere detraibili le spese legali sostenute dai cittadini, come avviene già per le spese mediche.
Per ora non c’è stata risposta, si vedrà in futuro se ci saranno sviluppi.

Vera MORETTI

Il Cnf chiede a gran voce la legge sulla compensazione

Manca solo il decreto ministeriale per attuare la legge sulla compensazione tra debiti e crediti della Pubblica Amministrazione.
Per far tirare il fiato ad imprese e professionisti, occorre dunque che il Ministero dell’Economia provveda al più presto per far sì che il regolamento diventi attivo, soprattutto pensando ai due decreti per la certificazione dei debiti della Pa, già annunciati dal ministro Corrado Passera.

Il Consiglio nazionale forense ha richiesto l’applicazione della legge in una lettera inviata al ministro dell’Economia e delle finanze, perché, secondo il Cnf, i ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione, stimati in ben 60 miliardi, e la pressione fiscale, giudicata eccessiva anche dalla Corte dei Conti, costituiscono per il mondo delle imprese e per quello delle professioni una “combinazione deleteria” per la ripresa del Paese.

La legge in questione, ovvero l’articolo 28 quater del Dpr 29 settembre 1973 n. 602, prevede per le imprese la possibilità di compensazione, previa certificazione, dei crediti vantati verso regioni, enti locali e enti del servizio sanitario nazionale, con le somme dovute a seguito di iscrizione a ruolo.

Antonio Damascelli, coordinatore della commissione per le problematiche tributarie del Cnf,   ha dichiarato “Oggi il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, ha annunciato l’adozione di due decreti per la certificazione dei debiti della pa in modo che siano cedibili pro solvendo dalle imprese alle banche. Tuttavia, se non si provvede ad emanare il regolamento per l’attuazione della compensazione previsto dal Dpr 602, il meccanismo della cessione pro solvendo appena varato dal decreto fiscale (n. 16/2012, ndr) sarà inattuabile”.

Le imprese, infatti, non possono certo sperare in una ripresa se ha sofferenze con Equitalia, e se la situazione non cambia, è difficile che arrivino liquidità tali da aiutare ad uscire dalla crisi.

Vera MORETTI