Chiarimenti sull’APE volontaria da parte di Inps

Relativamente alle principali agevolazioni fiscali che riguardano l’anticipo pensionistico, è bene sapere che l’APE volontaria è esentasse, poiché non concorre a formare il reddito IRPEF.
Viene riconosciuto a lavoratori che abbiano alcuni particolari requisiti, e che viene restituito con rate ventennali applicate sull’assegno previdenziale.

Sugli interessi del finanziamento e sull’assicurazione c’è un credito d’imposta annuo del 50% dell’importo, pari ad un ventesimo degli interessi e dei premi assicurativi pattuiti nei relativi contratti.
Anche questo credito d’imposta non concorre alla formazione del reddito IRPEF, ed è riconosciuto dall’INPS per l’intero importo, a partire dal primo pagamento della pensione.

L’INPS agisce come sostituto d’imposta, ciò significa che applica automaticamente l’agevolazione sulle rate mensili che si applicano alla pensione, rivalendosi poi sulle ritenute da versare al Fisco. In pratica, a partire dalla prima rata applicata sulla pensione come restituzione del prestito, viene versato il 50% degli interessi e del premio assicurativo, calcolato sulla base degli importi totali comunicati dall’istituto finanziatore con il piano di ammortamento e dall’impresa assicurativa.

Infine, all’APE si applicano tutte le agevolazioni fiscali per il settore del credito previste dagli articoli da 15 a 22 del Dpr 601/1973.

Vera MORETTI

Da settembre attiva l’APE Volontaria

E’ stato confermato dal Governo il decreto sull’APE volontaria per fine agosto, con retroattività dall’1 maggio scorso e una clausola di allungamento nel caso in cui nel 2019 venissero modificati i requisiti anagrafici per il pensionamento a causa dei probabili scatti di adeguamento alla speranza di vita; previste anche clausole di conciliazione e mediazione per semplificare l’accesso alla certificazione INPS relativa alla domanda.

Chi ha già maturato un congruo assegno pensionistico ma non ha i requisiti per ritirarsi dal lavoro, e magari ha già fatto domanda per essere ammessi all’APE Sociale, potrà comunque chiedere anche l’APE Volontaria, così da ottenere un prestito pensionistico parziale, che vada a colmare il gap di assegno eccedente il tetto massimo di 1500 euro garantiti dall’indennità ponte a carico dello Stato.
Ad esempio, nel caso di un lavoratore che ha maturato, nel momento della richiesta di APE, un assegno previdenziale di 20mila euro, non potrà superare i 1500 euro al mese di APE Sociale ma per la parte eccedente (300 euro) potrà chiedere l’APE Volontaria, che poi restituirà con rate ventennali.

L’APE Volontaria si rivolge a più persone, rispetto a quella Sociale, ma il meccanismo è diverso. Non si tratta di un’indennità pagata dallo Stato ma di un prestito bancario garantito dalla pensione maturanda, poi restituito in rate ventennali quando si arriva a percepire la pensione vera e propria. Il trattamento è dunque finanziato dal sistema privato (banche) e coperto da una polizza assicurativa, tuttavia è erogato dall’INPS, che accoglie anche le domande dei contribuenti.

Il lavoratore stesso sceglie quale percentuale di anticipo chiedere, percentuali che potranno arrivare al 90% della pensione netta chiedendo un anticipo fino a un anno, all’85% se l’indennità viene percepita per un periodo da uno a due anni, all’80% dai due ai tre anni, il 75% per periodo oltre i tre anni.

Per quanto concerne il prestito, si ipotizza un Taeg del 3,2% comprensivo della copertura assicurativa per il rischio premorienza, assistita dalla garanzia dello Stato. Il tasso sarà fisso ma modificabile periodicamente in base all’andamento dei tassi ufficiali.

Altra differenza fondamentale con l’APE Sociale è che quella di mercato non richiede di smettere di lavorare: è quindi possibile percepire il trattamento senza dare subito le dimissioni. Nel momento in cui si presenta la domanda, però, si presenta contestualmente anche quella per andare in pensione a fine prestito, istanza che diventa così irrevocabile.

Vera MORETTI