Le 10 novità del 2022 su lavoro, reddito di cittadinanza, pensioni e contributi

Lavoro, reddito di cittadinanza, contributi e riduzioni dei versamenti, pensioni, apprendistato, ammortizzatori sociali, riduzione dell’orario di lavoro, crisi aziendali e Cigs: ecco quali sono le novità che arriveranno con la legge di Bilancio e che saranno in vigore per tutto il 2020.

Reddito di cittadinanza: stretta sui rifiuti di lavoro e più controlli per i furbetti

La legge di Bilancio 2022 ha stanziato un miliardo di euro aggiuntivo per la misura del reddito di cittadinanza del prossimo anno. La dote complessiva andrà oltre gli 8,8 miliardi di euro. Ne beneficeranno 1,37 milioni di famiglie. Tra le novità della Manovra la stretta sui rifiuti delle offerte di lavoro: al primo rifiuto del fruitore scatterà una sottrazione di 5 euro al mese, al secondo il beneficio verrà revocato. La prima offerta può rientrare nel raggio di 80 km (oggi 100 km) dalla residenza del percettore del reddito di cittadinanza. La seconda offerta di lavoro può capitare ovunque, in tutta Italia. Ulteriore novità interessa la partecipazioni alle attività in presenza e ai colloqui. La partecipazione è su base mensile e se il beneficiario si assenta ingiustificatamente perde il sussidio. Più controlli sono previsti per i furbetti del reddito.

Per l’apprendistato arriva lo sgravio totale contributivo per le piccole e medie imprese

Tra le novità del lavoro, c’è quella dell’apprendistato formativo e dello sgravio totale dei contributi se svolto nelle piccole e medie imprese. Lo sgravio totale dei contributi alle Pmi fino a nove dipendenti verra riconosciuto per i contratti di apprendistato di primo livello relativi:

  • alla qualifica e al diploma professionale;
  • al diploma di istruzione secondaria superiore;
  • al certificato di specializzazione tecnica superiore.

Gli anni di sgravio totale dei contributi per le piccole e medie imprese saranno pari a tre. Negli anni successivi l’aliquota applicata è pari al 10%.

Cigs, per le crisi aziendali fino a 12 mesi in più

Per le crisi aziendali ci saranno 12 mesi in più di Cigs. In particolare, per i lavoratori che già si trovano in Cigs per processi di riorganizzazione o di crisi aziendali, scatterà il sostegno. Ne beneficeranno le imprese con oltre 15 dipendenti. Nei rapporti con i sindacati, le aziende dovranno definire i programmi volti alla rioccupazione oppure all’autoimpiego dei lavoratori in Cigs.

Con i contratti di espansione in pensione con 5 anni di anticipo

Confermato sia per il 2022 che per il 2023 il contratto di espansione che consente ai lavoratori di andare in pensione con cinque anni di anticipo. Dal 1° gennaio 2022 per l’accesso alla misura di scivolo pensionistico è necessario che l’impresa datrice di lavoro abbia almeno 50 addetti al suo interno, rispetto ai 100 previsti ad oggi. I lavoratori potranno ridurre i requisiti richiesti sia con obiettivo della pensione di vecchiaia (uscita a 62 anni anziché a 67 anni) o della pensione anticipata (uscita con almeno 37 anni e 10 mesi di contributi). Si potrà richiedere anche la riduzione dell’orario di lavoro fino a un massimo di 18 mesi utilizzando la Cigs.

Pensioni a 62 anni per le aziende in crisi: in attesa del decreto sulle modalità

In alternativa, le aziende in crisi potranno accedere al fondo messo a disposizione dal ministero per lo Sviluppo Economico (Mise) per l’uscita anticipata dei lavoratori a partire dai 62 anni di età. Il fondo avrà una dote di 150 milioni di euro per il prossimo anno, di 200 per il 2023 e di altrettanti per il 2024. Al momento è necessario attendere il decreto interministeriale dello Sviluppo Economico, dell’Economia e del Lavoro per conoscere le modalità di fruizione del fondo. Il provvedimento arriverà entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di Bilancio 2022.

Contratti di solidarietà, la riduzione dell’orario di lavoro sale all’80%

Sale fino all’80% la riduzione dell’orario di lavoro dei contratti di solidarietà. Si tratta di situazioni aziendali nelle quali si utilizzano i contratti di solidarietà per evitare gli esuberi del personale. Il minore impiego dei dipendenti attuale è del 60%, applicato all’orario giornaliero settimanale oppure mensile. Anche nel 2022 l’incremento all’80% di riduzione oraria dovrà essere confermato, come avviene attualmente, attraverso la contrattazione collettiva aziendale.

Ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori subordinati

Tra le novità previste per il 2022 c’è l’estensione degli ammortizzatori sociali alla globalità dei lavoratori subordinati. Saranno inclusi anche i lavoratori con un’anzianità ridotta di lavoro di trenta giorni, ma anche i lavoratori a domicilio e gli apprendisti. Il contributo salirà di importo a più o meno 1.200 euro mensili. Per la previdenza è prevista la contribuzione dello 0,90% della retribuzione (un terzo a carico del subordinato).

Aziende che delocalizzano, 90 giorni per la procedura di messa in sicurezza dei lavoratori

Per aziende che abbiano almeno 250 addetti arriva la procedura di 90 giorni per la delocalizzazione. Si tratta di chiusure anche di stabilimenti, di filiali, di uffici, di sedi, di reparti autonomi ubicate nel territorio italiano. Se il licenziamento coinvolge almeno 50 addetti, sarà necessario che l’azienda entro 60 giorni disponi un piano per gestire la crisi. Il piano deve essere inviato al ministero del Lavoro, alle regioni, all’Anpal e ai sindacati. Nei successivi 30 giorni enti e ministeri possono accettare il piano proposto dall’azienda. In caso di mancata presentazione del piano, all’azienda saranno comminate multe salate.

Riduzione dei contributi alle lavoratrici madri ed esonero giovani

In arrivo nel 2022 anche l’esonero dei contributi alle lavoratrici madri. La misura permetterà alle aziende dell’esonero del 50% dei versamenti contributivi previdenziali seguendo due regole:

  • la prima è la riduzione dei contributi della metà a decorrere dalla data del rientro della lavoratrice che ha utilizzato il congedo obbligatorio di maternità;
  • la seconda è la durata, fissata in un anno, delle decontribuzione, sempre a partire dal rientro della lavoratrice madre.

La legge di Bilancio conferma, anche per il 2022, l’esonero contributivo per le imprese che stabilizzano i giorni under 36. L’esonero avviene anche per la stabilizzazione con contratto di lavoro a tempo indeterminato dei lavoratori impiegati in aziende dove risulta attivo un tavolo negoziale di gestione della crisi aziendale. In quest’ultimo caso non vi è un limite di età.

Contributi ridotti anche per i redditi fino a 35 mila euro

La riduzione dei contributi interesserà anche i contributi delle imprese private per tutto il 2022. Lo sconto è dello 0,8% sulle 13 mensilità. Il massimo della retribuzione rientrante nello sconto è fissata a 2.692 euro mensili, corrispondenti a 35 mila euro all’anno lordi. La misura non verrà, tuttavia, applicata ai lavoratori domestici (colf, badanti, babysitter).

Confapi e Federmanager firmano il contratto di apprendistato

E’ stato firmato l’accordo, da parte di Confapi e Federmanager, che regola le norme per l’apprendistato di alta formazione e ricerca dei Quadri Superiori delle pmi e che si applica a tutte le assunzioni con tale tipologia contrattuale di apprendisti con età compresa tra 18 e 29 anni.

Le assunzioni devono essere finalizzate all’acquisizione di un titolo di studio, ma anche all’accesso alle professioni ordinistiche o di carattere professionale, che prevedano un percorso di formazione in azienda, utile all’inquadramento nella qualifica di Quadro Superiore.

Il contratto deve specificare il tipo di prestazione, il piano formativo e la qualifica che è possibile acquisire alla fine dell’apprendistato. In caso contrario, il contratto risulterebbe nullo.
Il periodo di prova, previsto da tutti i contratti di lavoro, non può superare 6 mesi in caso di contratto a tempo pieno, che per contratti part-time o con ore ridotte si può protrarre.

Per quanto riguarda la retribuzione prevista, ci si riferisce ai Quadri Superiori, per poi applicare le seguenti percentuali:

  • 40% della retribuzione lorda prevista per i Quadri superiori fino al 12° mese di apprendistato;
  • 60% dal 13° mese al 24°;
  • 75% dal 25° al 36° (o successivi nel caso in cui la regolamentazione regionale preveda, in accordo con le parti sociali e le istituzioni formative una durata dell’apprendistato superiore ai 36 mesi).

Nell’intervallo di tempo che va dal 25° mese alla fine del servizio si applica anche la disciplina in materia di assistenza sanitaria integrativa e di previdenza complementare prevista dai rispettivi accordi in materia per i Quadri Superiori.

Il percorso formativo, che consente di maturare dei crediti formativi, ed i relativi profili formativi devono essere stabiliti dalle Regioni in accordo con le parti sociali e le istituzioni formative o, in assenza di tale regolamentazione, mediante la stipula di una convenzione tra datore di lavoro e istituzione formativa.

Vera MORETTI

Apprendistato, arrivano gli aiuti

di Giulia DONDONI

I contributi previdenziali per i lavoratori che hanno un contratto di apprendistato saranno assolti per tre anni per le imprese che si trovano in Italia.

Si tratta di una misura che sarà valida fino al 2016, e che non farà altro che applicare le norme previste dalla Legge di stabilità n. 183 del 2011, vale a dire agevolazioni per le imprese che puntano sui giovani che hanno tra i 15 e i 29 anni.

Sono quattro i contratti attivabili: apprendistato per la qualifica, apprendistato professionalizzante, apprendistato di alta formazione e apprendistato di riqualificazione.

Il primo, l’apprendistato per la qualifica, è rivolto soltanto ai lavoratori di età compresa tra i 15 e 25 anni, i quali assolvono all’obbligo di istruzione o per il conseguimento del diploma professionale per una durata massima di quattro anni.

Il periodo formativo del contratto di apprendistato professionalizzante, giovani tra i 18 e 29 anni dove la formazione viene svolta dall’azienda, viene calcolato in base alla qualifica da conseguire: massimo 3 anni per le aziende non artigiane, 5 per quelle artigiane.

Per quanto riguarda l’apprendistato di alta formazione  (18 e 29 anni), si pone l’obiettivo di raggiungere  un diploma di istruzione secondaria superiore, di titoli di studio universitari o di alta formazione.

Il tanto atteso apprendistato per la riqualificazione dei lavoratori in mobilità  espulsi dai processi produttivi, con un regime agevolato e un incentivo, in caso di conferma al termine del rapporto, del 50 per cento delle indennità di mobilità non percepite dal lavoratore.