Regime forfettario con più attività, come si calcola il reddito imponibile con diversi codici Ateco?

Uno dei quesiti più ricorrenti per chi voglia aprire un nuovo business riguarda la possibilità di svolgere più attività con la stessa partita Iva. In altre parole, è possibile che nella stessa partita Iva siano iscritti due differenti codici Ateco. L’informazione è particolarmente importante per il  calcolo del reddito imponibile ai fini del limite di fatturato necessario per chi rientri nel regime forfettario. Ma anche per l’applicazione della tassazione unica del 15%.

Apertura di partita Iva con più attività

In generale, già all’atto dell’apertura della partita Iva, il titolare può scegliere, nella compilazione del modello AA9\12, più codici Ateco corrispondenti a diverse attività. Per ogni codice alfanumerico verrà identificata la relativa attività che il titolare della partita Iva svolgerà. Le attività possono essere classificate come principali e accessorie. Uno degli esempi più ricorrenti è quello di un professionista che lavori a più attività professionali.

Più codici Ateco con la stessa partita Iva: il caso del forfettario

Anche i titolari di partita Iva rientranti nel regime forfettario hanno la possibilità di svolgere più attività, con diversi codici Ateco, ma devono prestare attenzione alle regole connesse alla corretta applicazione del limite di fatturato e al calcolo della base imponibile sulla quale verrà applicata l’imposta fissa sostitutiva del 15% (o del 5% per le nuove attività per un limite massimo di cinque anni).

Limite di fatturato unico per le partite Iva del forfettario

Il limite del fatturato è una delle condizioni necessarie per mantenere il regime forfettario della partita Iva. Per la stessa partita Iva con più codici Ateco (e dunque per più attività), dal 1° gennaio 2019 è necessario che il limite di fatturato all’anno sia unico per tutte le attività della partita Iva, indipendentemente dai codici Ateco riportati. Pertanto, i compensi o i ricavi ottenuti dalle varie attività devono avere il limite complessivo di 65.000 euro all’anno, il tetto previsto per le partite Iva aderenti al regime forfettario.

Limite di 65.000 euro per la somma delle attività di una stessa partita Iva

Ciò significa che è necessario calcolare i due o più fatturati derivanti dalle fatture emesse corrispondenti alle diverse attività e moltiplicarne, per ciascuno, il totale per il coefficiente di redditività previsto per ogni codice Ateco. Nel quadro Lm del modello Unico, il contribuente dovrà iscrivere tutte le attività esercitate con i rispettivi codici Ateco e i fatturati conseguiti. La somma dei fatturati, che determina il guadagno totale, non dovrà essere superiore ai 65.000 euro.

Quadro LM modello Unico, quando le attività della partita Iva vanno inserite nello stesso rigo

Nel caso di più codici Ateco corrispondenti a un’unica partita Iva, si dovranno fare alcune distinzioni. In primis, per più attività dello stesso settore, è richiesta l’iscrizione di un unico rigo con il codice Ateco dell’attività stessa. Il totale dei compensi o guadagni conseguiti dovrà andare nello stesso rigo, in quanto anche se trattasi di differenti codici Ateco, le varie attività avranno lo stesso coefficiente di redditività e dunque non si creerebbe la possibilità di confusione. Ad esempio, il commerciante all’ingrosso che è anche commerciante ambulante di prodotti alimentari e di bevande ha, per le due attività, lo stesso coefficiente di redditività pari al 40%.

Stessa partita Iva con due o più attività rientranti in settori diversi: cosa fare

Diverso è il caso di una partita Iva nella quale siano iscritti più codici Ateco con attività appartenenti a diversi settori. È il caso, ad esempio, del commerciante che è anche professionista. Per queste situazioni, è necessario compilare un rigo per ogni gruppo di settore di attività. Pertanto, il commerciante che è anche professionista dovrà compilare due righe nel quadro LM del modello Unico, corrispondenti alle due attività rientranti nei diversi settori.

Calcolo reddito imponibile per più attività di diversi settori: un caso concreto

Il reddito imponibile da calcolare da diversi codici Ateco rientranti in diversi settori della stessa partita Iva, dovrà dunque essere quantificato in maniera esatta considerando i diversi coefficienti di redditività. Ad esempio, un contribuente con partita Iva aderente al regime forfettario con due codici Ateco corrispondenti a diverse attività, una del commercio e l’altra di consulenza, dovrà calcolare due basi imponibili sulle quali applicare un diverso coefficiente.

Imponibile partita Iva con più codici Ateco

Ammettiamo che dall’attività di commercio, il contribuente abbia ricavato 40.000 euro nell’anno di riferimento, e dall’attività di consulenza 20.000 euro. La somma di quanto guadagnato nell’anno (60.000 euro) permette al contribuente di mantenere la partita Iva con regime forfettario. Ciò avviene perché non è stato superato il limite del 65.000 euro previsto per tutte le attività. Tuttavia, il calcolo della base imponibile dovrà essere diversificato in quanto per le due attività sono previsti due coefficienti di redditività diversi. Per la prima attività è del 40% di coefficiente di redditività, mentre per quella di consulenza è del 78%. Pertanto la base imponibile dell’attività di commercio sarà 40.000 x 40% = 16.000, quella per l’attività di consulenza sarà di 20.000 x 78% = 15.600 euro.

Determinazione del reddito netto tra più attività

Al netto delle specifiche regole delle due diverse casse di previdenza, quella dei commercianti e quella dei professionisti, si dovrà procedere con la determinazione del reddito netto. Pertanto, dalla somma delle due basi imponibili andranno dedotti i contributi previdenziali obbligatori. Al reddito imponibile ottenuto, dovrà essere applicata la percentuale unica del 15% (o del 5% per le nuove attività) che costituisce l’ammontare di tasse da pagare per la partita Iva.

Come si aggiunge un codice Ateco a una Partita Iva?

Scegliere il codice Ateco giusto per la descrizione della propria attività è, senza dubbio, uno dei crucci da affrontare in particolare all’atto dell’apertura della partita Iva. Il codice Ateco rappresenta una tipologia di classificazione delle attività economiche basata su una combinazione alfanumerica.

Che cos’è il codice Ateco?

La classificazione dei codici Ateco (o anche codice attività) è utilizzata dall’Istat per le rilevazioni di carattere economiche. Per ogni attività economica classificata esiste un codice le cui lettere indicano il macro settore dell’attività economica, mentre i numeri descrivono, via via, le sottocategorie. Il codice attività è particolarmente importante all’apertura di una nuova partita Iva. È infatti indispensabile comunicare all’Agenzia delle Entrate il tipo di attività che si andrà a svolgere con la nuova posizione lavorativa. La scelta del codice giusto deriva, pertanto, da un’accurata ricerca per identificare il codice che maggiormente descrive la nuova attività.

A cosa serve il codice Ateco?

In prima battuta, il codice Ateco serve a identificare il tipo di attività della partita Iva in apertura. In particolare, l’attribuzione del codice giusto è importanti ai fini del controllo dell’Agenzia delle Entrate e della Camera di commercio per le imprese. Attraverso il codice alfanumerico si riesce a determinare la categoria statistica, contabile e fiscale della partita Iva. Inoltre, il codice è necessario anche in ambito di sicurezza del lavoro ai fini Inail: in questo caso, il codice attività identifica il rischio connesso al tipo di attività svolta.

Come scegliere il codice Ateco giusto?

La scelta del codice Ateco parte dalla descrizione dell’attività nella maniera più chiara possibile. Sul sito dell’Istat, nella sezione “Classificazione delle attività economiche Ateco 2007”, è possibile utilizzare gli strumenti per individuare il codice alfanumerico giusto. Nella pagina di ricerca del codice Ateco dell’Istat, è necessario inserire nel primo spazio disponibile la descrizione dell’attività (“Individua un codice attività”). La descrizione sintetica porterà a un risultato di ricerca che potrà essere confermato. Ad esempio, inserendo nel campo di ricerca “barista”, il risultato che il sito restituisce, da confermare, è il codice “56.30.00″, con la descrizione dell’attività corrispondente a “Bar e altri esercizi simili senza cucina”. 

Ricerca codice Ateco sul sito Istat

Tra le opzioni di ricerca del codice Ateco sul sito Istat è possibile procedere anche con la ricerca per codice di attività, ovvero avendo già il codice è possibile sapere a quale tipologia di attività corrisponda. Infine, le possibilità di ricerca permettono di poter procedere per aggregati andando, di volta in volta, a spacchettare il gruppo omogeneo per arrivare al codice preciso. Questa tipologia di ricerca è utile soprattutto quando non si ha una professione ben definita e si voglia arrivare al codice Ateco andando a identificare esattamente il tipo di attività da svolgere.

Come cercare il codice Ateco, un esempio pratico

Volendo cercare il proprio codice Ateco da una generica descrizione della propria attività, ad esempio allevatore di bovini da latte, è necessario procedere partendo dal gruppo più omogeneo, ovvero quello dell’Agricoltura, silvicoltura e pesca. All’interno del gruppo, che Ateco 2007 classifica con il primo codice “01”, è necessario andare a cliccare sul “+” per spacchettare il settore ed entrare più nello specifico. All’interno della classificazione, si va a selezionare la macroarea più corrispondente, ovvero quella dell'”allevamento di animali”, alla quale fa capo il codice 01.4.

Codici Ateco, come rendere la ricerca il più precisa possibile

Cliccando sul “+” di questa voce, la ricerca entra più nel dettaglio andando a individuare la voce più precisa, corrispondente all’attività “Allevamento di bovini da latte” con codice 01.41. Il passaggio successivo (cliccando nuovamente sul “+”) serve a individuare più capillarmente l’attività, corrispondente ad “Allevamento di bovini e bufale da latte, produzione di latte crudo”, alla quale corrisponderà il codice Ateco definitivo 01.41.00, che fornirà una descrizione completa di tutta l’attività con le varie ipotesi di esclusione (perché corrispondenti ad altre attività e ad altri codici Ateco). Nel nostro caso, sono escluse le attività svolte per conto terzo o le lavorazioni del latte all’esterno dell’azienda.

Perché il codice Ateco è importante per le partite Iva forfettarie?

Il codice Ateco è fondamentale soprattutto per il calcolo del reddito netto delle partite Iva ricadenti nel regime forfettario. Infatti, a ogni codice di attività è assegnato un coefficiente di redditività, variabile dal 40 all’86%. Fino al 2018 alle diverse attività era assegnato anche un diverso limite di fatturato. Ma dal 2019, con le modifiche fatte al regime forfettario delle partite Iva, il limite di fatturato per tutte le partite Iva è pari a 65.000 euro, con applicazione dell’imposta unica del 15% (del 5% per le nuove attività e per i primi cinque anni).

I codici Ateco per la partita Iva forfettaria

I codici Ateco attualmente in vigore e i coefficienti di redditività corrispondenti sono i seguenti:

  • Industrie alimentari e delle bevande, codici Ateco 10 e 11, coefficiente di redditività del 40%;
  • commercio all’ingrosso e al dettaglio, codici Ateco 45; da 46.2 a 46.9; da 47.1 a 47.7; 47.9; coefficiente del 40%;
  • commercio ambulante e di prodotti alimentari e bevande, codice Ateco 47.81, coefficiente di redditività 40%;
  • commercio ambulante di altri prodotti, 47.82-47.89, coefficiente del 54%;
  • costruzioni e attività immobiliari, 41; 42; 43; 68; coefficiente 86%;
  • intermediari del commercio, codice Ateco 46.1, coefficiente 62%;
  • attività dei servizi di alloggio e di ristorazione, codici 55 e 56, coefficiente 40%;
  • attività professionali, scientifiche, tecniche, sanitarie, di istruzione, servizi finanziari ed assicurativi, codici 64; 65; 66; 69; 70; 71; 72; 73; 74; 75; 85; 86; 87; 88; coefficiente 78%;
  • altre attività economiche, codici Ateco 01; 02; 03; 05; 06; 07; 08; 09; 12; 13; 14; 15; 16; 17; 18; 19; 20; 21; 22; 23; 24; 25; 26; 27; 28; 29; 30; 31; 32; 33; 35; 36; 37; 38; 39; 49; 50; 51; 52; 53; 58; 59; 60; 61; 62; 63; 77; 78; 79; 80; 81; 82; 90; 91; 92; 93; 94; 95; 96; 97; 98; 99; coefficiente di redditività del 67%.

Quanto costa aprire e mantenere una Partita Iva?

Molti si chiedono come funziona l’apertura di una Partita Iva, quali sono i suoi costi di apertura e di mantenimento. Quale regime scegliere per l’apertura ed eventuali tribolazioni burocratiche per ottenerne una. Scopriamo, oggi, quindi come aprire una partita Iva e quanto costa, con quali soluzioni.

Come si apre una Partita IVA?

Per aprire una partita IVA bisogna considerare diversi fattori, per cui la scelta di tale operazione potrebbe non essere necessariamente semplice. Innanzitutto, sarà utile capire il regime indicato (forfettario o ordinario), ma anche la cassa professionale di iscrizione ed il codice Ateco di appartenenza. Dunque, le connotazioni richieste per l’apertura della partita IVA sono diverse e non così facili. Vediamo nel dettaglio, però, nell’analisi che segue, quali fattori vanno presi inconsiderazione quando si vuole aprire una partita IVA.

Partita IVA con regime forfettario

Come detto, occorre scegliere un regime di riferimento per aprire una partita IVA. Per una partita IVA con regime forfettario possiamo ottenere diverse agevolazioni, come ad esempio un regime contabile semplificato (evitando l’obbligo di registri contabili, di iscrizione INAIL, così come di compilazione degli ISA) e si potrà godere di un regime fiscale con aliquota unica. Aprendo una partita IVA con regime forfettario pagheremo il 15% di imposte su una base imponibile calcolata in maniera forfettaria, ma farà riferimento anche il codice ATECO scelto, pertanto si potrà godere di una deduzione forfettaria variabile.

Tuttavia, non tutti i professionisti possono accedere ad un regime forfettario. E’ previsto infatti un limite di reddito di 65 000 euro annui ed altre situazioni specifiche, come ad esempio è specificato che il professionista con partita IVA non possa avere un reddito da lavoro dipendente superiore ai 30 mila euro, spendere più di 20 mila euro per collaboratori, avere partecipazioni in società. Va aggiunto, inoltre che le partita IVA con regime forfettario non hanno obbligo di fattura elettronica.

Partita IVA con regime ordinario

Per quanto riguarda l’apertura di una partita IVA con regime ordinario va detto che essa può essere aperta da chiunque voglia avviare un’attività professionale o un’attività produttiva. Coloro che decideranno di percorrere tale strada saranno chiamati a sottostare a diversi obblighi di natura contabile, di natura amministrativa e burocratica. Come, ad esempio, effettuare l’iscrizione al registro delle imprese. Ma, anche gli obblighi di fattura elettronica e quello di effettuare l’iscrizione alla gestione separata INPS e l’iscrizione all’INAIL per ottenere l’assicurazione obbligatoria.

Partita IVA come funziona il regime contributivo

Sia aprendo una partita IVA con regime ordinario, che con regime forfettario prevedono l’iscrizione obbligatoria ad una cassa previdenziale. Molto spesso si passa per la gestione separata INPS, con differenti aliquote, in base alle diverse attività svolte e, quindi al regime fiscale scelto. Bisogna, ad ogni modo considerare alcune differenze tra regime forfettario e regime ordinario, sia per quanto riguarda il sistema di tassazione, sia per quanto riguarda la contabilità. Le principali che andiamo ad elencare sono le seguenti:

  • Limite reddituale all’ingresso
  • Tassazione dei redditi
  • Regime contabile semplificato
  • Limite al pagamento dei collaboratori
  • Pagamento IRAP
  • Iscrizione INAIL

Ma quanto costa, dunque aprire una Partita IVA?

Aprire una Partita IVA è gratuito, quindi non comporta costi, qualora si svolta autonomamente. Ovviamente, qualora ci si rivolga ad un professionista, per svolgere tale pratica, bisognerà pagargli una parcella. Bisogna, comunque sapere che per aprire una partita IVA bisogna farlo presso la sede apposita dell’Agenzia delle Entrate in un tempo racchiuso entro 30 giorni dall’inizio dell’attività professionale o produttiva. In seguito alla presentazione della modulistica richiesta, la fiscale amministrazione provvederà essa stessa ad assegnare il codice di 11 cifre utile a riconoscere il contribuente.

Ecco, dunque, tutto ciò che avreste dovuto conoscere, ma non avete mai osato chiedere, in merito all’apertura e alla formulazione fiscale di una partita IVA

Il nuovo regime dei minimi ammazza le nuove partite Iva

E dai e dai, il nuovo regime dei minimi ce l’ha fatta ad ammazzare le nuove partite Iva. Secondo i dati diffusi dal ministero dell’Economia, a gennaio 2015 c’è stato un tracollo delle nuove aperture: -29,7% rispetto a gennaio 2014, la miseria di 56.717.

Secondo il ministero, “tra le nuove partite Iva di cui sono titolari persone fisiche si è rilevato un discreto numero di adesioni al nuovo regime forfettario (10.708 soggetti), introdotto dalla legge di stabilità per il 2015 in sostituzione del preesistente regime fiscale di vantaggio“.

Una constatazione fatta un po’ per ripulirsi la coscienza sulle nuove partite Iva, dato che poco dopo si legge nella nota che la diminuzione di gennaio “è stata influenzata dalla clausola prevista dalla stessa legge di stabilità che, insieme all’introduzione del nuovo regime forfettario, consentiva alle partite Iva in essere al primo gennaio 2015 di continuare a operare con il vecchio regime. È quindi probabile che diversi soggetti abbiano anticipato l’apertura della partita Iva entro la fine del 2014 (novembre e dicembre), ritenendo il regime allora in vigore più vantaggioso per la propria attività, facendo conseguentemente registrare un calo a gennaio 2015“. Ma dai! Al ministero hanno scoperto l’acqua calda.

La natura giuridica delle nuove partite Ivamostra che la quota relativa alle persone fisiche nelle aperture di partita Iva si attesta al 71,3% del totale, quella delle società di capitali al 20,5% e quella del le società di persone al 7,5%“. Senza contare che, rispetto al gennaio di un anno fa, le nuove partite Iva mostrano, per ogni forma giuridica, “un calo di aperture: modesto per le società di capitali (-3,3%), più evidente per le società di persone (-12,5%) e particolarmente accentuato per le persone fisiche (-36,2%) a seguito della novità normativa che riguarda esclusivamente le persone fisiche“. Standing ovation.

Intanto le nuove partite Iva ringraziano (ironicamente…) e quelle che avrebbero potuto essere ma non sono, devono aspettare tempi migliori. Con molta pazienza.

Regime dei Minimi, che caos

Sul Regime dei Minimi si sta giocando un vero tira e molla a livello istituzionale. La novità è che il cosiddetto emendamento Zanetti sul nuovo Regime dei Minimi 2015 previsto in Legge di Stabilità per i possessori di partite Iva è stato bocciato dalla Commissione bilancio. Il motivo? Emendamento inattuabile.

L’emendamento in questione prevedeva due sostanziali e importanti modifiche al testo sul nuovo Regime dei Minimi: una soglia reddituale di accesso fissata per i professionisti a 30mila euro annui anziché 15mila e un’imposta sostituiva all’8% anziché al 15%.

In sostanza, se in Senato non sarà modificato il testo licenziato dalla Camera e non ci saranno quindi le modifiche che molti professionisti vorrebbero, chi vorrà aprire partita Iva accedendo al Regime dei Minimi 2015, a partire dall’1 gennaio 2015 dovrà mantenersi entro i 15mila euro annui e pagare un’imposta del 15%, oltre al 27% di contributi Inps.

Una situazione che snaturerebbe il Regime dei Minimi stesso. Bene ha detto, infatti, Armando Zambrano, coordinatore della Rete delle Professioni Tecniche, che si era battuto per la modifica proprio convincendo il sottosegretario Zanetti a introdurre quell’emendamento: “Il previsto abbassamento dagli attuali 30mila a 15mila euro annui escluderebbe un numero consistente di professionisti dal regime di vantaggio, ridimensionando lo spirito stesso della norma che intendeva sostenere una platea ampia di lavoratori autonomi con capacità reddituale contenuta e con difficoltà di crescita nell’attuale fase di crisi”.

Di fatto, quindi, la revisione del Regime dei Minimi come prefigurata dalla Legge di Stabilità capovolgerebbe lo scenario ottimale: il regime ordinario diventerebbe quello più conveniente praticamente per ogni categoria di autonomi e una partita Iva assoggettata a un Regime dei Minimi sarebbe quasi inutile, almeno quanto il Regime dei Minimi stesso.

Una notizia non buona, che lascia l’amaro in bocca a quanti speravano in una revisione del Regime dei Minimi per il 2015 e che fa passare in secondo piano anche una bella notizia come l’approvazione da parte del governo dell’Ordine del giorno a firma Misiani, Gribaudo, Bonomo e Ascani, che prevede il blocco dell’incremento dei contributi Inps per le partite Iva.

Aprire partita Iva, c’è ancora chi ci crede

Abbiamo visto nei giorni scorsi come, secondo la Cgia, il popolo delle partite Iva sia ormai il popolo dei nuovi poveri. Eppure c’è ancora chi ci crede e, in questo scorcio di 2014 si sta chiedendo se aprire partita Iva o no. Sempre che se ne voglia assumere i rischi, aprire partita Iva è una decisione da prendere entro il 31 dicembre.

Il Ddl di Stabilità cambierà un po’ di regole anche per i lavoratori autonomi che possono accedere alla posizione con il regime dei minimi. Aprire partita Iva dopo il 1 gennaio 2015 comporterebbe pagare un’imposta sostitutiva del 15% e non del 5% come ora. Inoltre, il monte dei ricavi non sarà più fissato a 30.000 euro, ma varieranno in base al tipo di attività svolta e la cifra sarà calcolata con un coefficiente di redditività variabile. Non sarà più uguale per tutti

Chi è scoraggiato dall’aprire partita Iva in regime dei minimi a fine anno perché dovrebbe sostenere fiscalmente i costi dell’operazione per poche settimane e pagare le imposte relative già nel 2015, può stare tranquillo se non percepisce alcun compenso, il timore è infondato. Deve anche tenere conto che, aprire partita Iva entrando adesso nel regime dei minimi, significa avere applicate le vecchie regole fino al termine del quinquennio concesso o fino al compimento del 35esimo anno di età se under 35.

Anche a fine 2014, il profilo del lavoratore che sceglie di aprire partita Iva in regime agevolato è quello di un autonomo che non ha un grande giro d’affari o investimenti cospicui da fare. Diverso il discorso per chi vuole aprire una start-up: il Ddl di Stabilità prevede per le start-up che il reddito imponibile considerato sia pari a un terzo del totale. Una spintarella per il neo imprenditore che vuole aprire partita Iva.

Che cosa sono i regimi fiscali? Esistono regimi fiscali agevolati per l’attività che sto iniziando?

Terza tappa del viaggio di Luigi P. nel mondo delle partite IVA. Luigi deve valutare e scegliere un regime fiscale agevolato per la propria attività economica. Infoiva, grazie al contributo della dott.ssa Ippolita Pellegrini, gli spiega come fare.

Dopo la scelta del codice attività e la contestuale apertura della Partita Iva in fase di avvio di una nuova impresa, analizziamo la fase successiva relativa alla scelta del regime fiscale da adottare.

Il regime fiscale di un’impresa corrisponde alle formalità da osservare per essere in regola con il fisco e con il codice civile. I regimi sono piuttosto numerosi ed estremamente diversi tra loro per le regole da rispettare e, di conseguenza, per i documenti contabili da redigere.

Nella scelta del regime fiscale o contabile hanno importanza le caratteristiche dell’impresa. Il regime prescelto e le sue funzionalità permetteranno all’imprenditore di conoscere tutti gli aspetti della propria azienda, i suoi punti di forza e i suoi punti deboli, nonché di verificare l’andamento dei risultati di gestione.

Di particolare interesse risulta il regime fiscale agevolato per i contribuenti minimi, introdotto a partire dal 1° gennaio 2008. Rientrano in tale regime i lavoratori autonomi e le persone fisiche esercenti attività d’impresa che nell’anno solare precedente hanno innanzitutto conseguito compensi o ricavi in misura non superiore a 30mila euro, oltre ad altri requisiti. I soggetti che iniziano l’attività possono immediatamente applicare il regime agevolato se prevedono di rispettare il limite suddetto, tenendo conto che, in caso di inizio di attività in corso d’anno, si procede al ragguaglio all’anno.

Le principali agevolazioni riguardano l’applicazione di una imposta sostitutiva dell’imposta sui redditi e delle addizionali regionali e comunali nella misura del 20% sul reddito e l’esonero dalla maggior parte degli obblighi contabili e dichiarativi.

 

Dott.ssa Ippolita PELLEGRINI | i.pellegrini[at]infoiva.it | (+39) 346.5278117 | Bisceglie
Laureata in Economia e Commercio presso la Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Bari nel 1995, la Dott.ssa Pellegrini è esperta in gestione aziendale e da 12 anni è Responsabile Contabilità e Bilancio di un gruppo di società di capitali, titolari di numerosi marchi, dedite alla produzione e alla commercializzazione di abbigliamento in Italia e all’estero. Iscritta all’Albo dei Dottori Commercialisti di Trani dal 2006, segue l’approfondimento della materia fiscale e tributaria e studia la fattibilità e la convenienza di operazioni aziendali particolari.

Leggi gli articoli già pubblicati dal Professionista.

Devo scegliere il codice Ateco 2007 che identifica la mia attività: come faccio?

Seconda tappa del viaggio di Luigi P. nel mondo delle partite IVA. Oggi Luigi si trova a dover scegliere la classificazione della propria attività economica. Infoiva, grazie al contributo della dott.ssa Ippolita Pellegrini, gli spiega come fare.

Chi intraprende un’attività economica, sia di tipo imprenditoriale sia di tipo autonomo, deve segnalarla all’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dall’inizio dell’attività o dalla costituzione della società. Per l’avvio dell’attività viene utilizzata la Comunicazione unica che si presenta all’ufficio del Registro delle imprese e che comprende anche i modelli di inizio attività.

  

E’ necessario individuare bene la tipologia di attività svolta dall’operatore, in modo da classificarsi correttamente e conoscere gli adempimenti fiscali da osservare.

La procedura di codificazione ATECO 2007 è l’unica regola adottata per la classificazione delle attività economiche, in sostituzione della tabella ATECOFIN 2004, in vigore fino al 31 dicembre 2007. Per la prima volta il mondo della statistica ufficiale, il mondo fiscale e quello camerale adottano la stessa classificazione delle attività economiche. Ciò consente di disporre di un criterio identico di individuazione delle imprese, le quali possono così entrare in contatto con le pubbliche istituzioni, dialogando tra loro e realizzando sinergie a favore sia dei contribuenti che delle istituzioni. 

Dott.ssa Ippolita PELLEGRINI | i.pellegrini[at]infoiva.it | (+39) 346.5278117 | Bisceglie
Laureata in Economia e Commercio presso la Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Bari nel 1995, la Dott.ssa Pellegrini è esperta in gestione aziendale e da 12 anni è Responsabile Contabilità e Bilancio di un gruppo di società di capitali, titolari di numerosi marchi, dedite alla produzione e alla commercializzazione di abbigliamento in Italia e all’estero. Iscritta all’Albo dei Dottori Commercialisti di Trani dal 2006, segue l’approfondimento della materia fiscale e tributaria e studia la fattibilità e la convenienza di operazioni aziendali particolari.

Leggi gli articoli già pubblicati dal Professionista.

Ho deciso di aprire la Partita Iva, come devo fare?

Prima tappa del viaggio di Luigi P. nel mondo delle partite IVA. Oggi Luigi deve compiere il passo iniziale: aprire una partita IVA. Infoiva, grazie al contributo della dott.ssa Ippolita Pellegrini, gli spiega come fare.

Se devi aprire una partita IVA significa che hai deciso di esercitare in modo abituale, organizzato e continuativo una qualsiasi attività di impresa, che deve essere presumibilmente remunerativa e che ti permetta di affrontare sia i costi tipici dell’attività di impresa che quelli connessi agli obblighi fiscali vari.

In passato, per aprire un’impresa era necessario rivolgersi a diversi uffici: Camera di Commercio, Inps, Inail, Agenzia delle Entrate.

Dal 1° Aprile 2010 la Comunicazione Unica è l’unica modalità possibile per creare una nuova impresa o comunicare variazioni di imprese già esistenti. Attraverso il collegamento via internet al sito del registro imprese è possibile effettuare la compilazione di tutte le schede necessarie per attivare l’impresa.

Per gli adempimenti relativi alle imprese individuali è possibile svolgere tutte le operazioni di compilazione e spedizione della pratica unicamente tramite il software Comunica Unica Impresa, senza necessità di utilizzare ulteriori strumenti.

 

Per gli adempimenti delle società è necessario utilizzare il software Fedra Plus  per compilare la modulistica e Comunica Impresa per completare e spedire la pratica. Anche le imprese individuali possono utilizzare questa modalità se la preferiscono a quella semplificata.

Prima di aprire la Partita Iva, dovrai scegliere il tuo codice attività, cioè il codice Ateco 2007 che identifica la tua attività. Per agevolarti nella ricerca del codice più adeguato, consulta il sito internet dell’Istat nella pagina relativa alla classificazione delle attività economiche Ateco 2007 e inserisci nel motore di ricerca una parola chiave che identifichi l’attività che andrai a svolgere. Il sistema ti segnalerà il codice più adeguato alla tua attività.

 

Dott.ssa Ippolita PELLEGRINI | i.pellegrini[at]infoiva.it |   (+39) 346.5278117 |  Bisceglie
Laureata in Economia e Commercio presso la Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Bari nel 1995, la Dott.ssa Pellegrini è esperta in gestione aziendale e da 12 anni è Responsabile Contabilità e Bilancio di un gruppo di società di capitali, titolari di numerosi marchi, dedite alla produzione e alla commercializzazione di abbigliamento in Italia e all’estero. Iscritta all’Albo dei Dottori Commercialisti di Trani dal 2006, segue l’approfondimento della materia fiscale e tributaria e studia la fattibilità e la convenienza di operazioni aziendali particolari.

Leggi gli articoli già pubblicati dal Professionista.

Luigi P.: idee e coraggio. Così comincia la storia di un Partitivista

C’era una volta un uomo che viveva in una città qualunque di una regione qualunque della nostra bella Italia. Si chiamava Luigi P. Una persona come tante, il nostro Luigi P.: 35 anni, una laurea, una carriera lavorativa come dipendente all’interno di una grande azienda. Un bel giorno, però, Luigi P. scoprì che questa condizione di dipendente cominciava ad andargli stretta: orari rigidi da rispettare, turni fissi da onorare, un capo cui rendere sempre e comunque conto del proprio operato, nel bene e nel male. Insomma, qualche grattacapo di troppo e qualche costrizione sempre più difficile da digerire.

Ma era anche fortunato, Luigi P.: da anni coltivava svariati interessi, leggeva, si informava ed era sempre in grado di dare utili consigli agli amici che si rivolgevano a lui quando avevano bisogno di districarsi tra la burocrazia, erano a caccia di soluzioni per il loro business, avevano un problema di gestione nell’azienda di famiglia.

Ecco allora che, quel bel giorno in cui Luigi P. scoprì le angustie del lavoro dipendente, fece anche una riflessione: “Visto che hanno così tanto successo i consigli che do agli amici di fronte a una pizza o a un bicchiere di vino, perché non rendere questa mia capacità la mia vera occupazione? Perché non fare di una passione la principale fonte di reddito? Perché non smettere di ‘regalare’ e cominciare a ‘vendere”,il frutto di questa mia passione?“.

 

Detto, fatto. Dopo qualche giorno Luigi P. diede le dimissioni dalla sua azienda e, con il suo gruzzoletto di liquidazione in tasca, si trovò lungo una strada e pensò: “Ecco, ora investirò questi soldi per avviare la mia nuova attività. Ma prima… che devo fare? Qualche mio amico mi ha spiegato che devo aprire una partita IVA: ma che cos’è? E poi, quali sono i passi successivi? Cosa ci faccio con questo capitale se non so come muovermi?“. Ecco allora che Luigi P. decise di contattare gli amici di infoiva che, passo dopo passo, gli avrebbero spiegato le cose da fare per aprire una propria attività.

Seguiamolo, dunque, nel suo percorso per mettersi in proprio; un percorso che noi di infoiva aiutiamo a costruire settimana dopo settimana, grazie a semplici ma complete risposte a poche, semplici domande, che Luigi P. ci pone. Buona lettura.

________________________________________