Concorso Ministero della Cultura: disponibili 518 posti. Il bando

Il Ministero della Cultura assume: sono 518 le posizioni rese disponibili dal bando. Per partecipare al concorso Ministero della Cultura è necessario presentare domanda entro il giorno 9 dicembre 2022 alle ore 23:59.

Profili professionali ricercati con il bando concorso Ministero della Cultura

Le figure professionali richieste nel nuovo bando di concorso per il Ministero della Cultura sono:

  • archivisti (268 unità codice 01)
  • funzionari bibliotecari (130 unità, codice 02)
  • restauratori ( 15 unità, codice 03);
  • architetti (32 unità, codice 04);
  • storici dell’arte (35 unità codice 05);
  • archeologi ( 20 unità, codice 06);
  • paleontologi (8 unità, codice 07);
  • demoetnoantropologo ( 10 unità, codice 08).

Per ciascuna delle figure professionali elencate sono descritte nel bando le mansioni che dovranno essere svolte e soprattutto i titoli richiesti per poter partecipare, proprio per questo invitiamo tutti gli interessati a visionare le informazioni di dettaglio inerenti il concorso sul bando che è possibile trovare all’indirizzo https://cultura.gov.it/concorso518cultura .

Possiamo qui sottolineare che il concorso è riservato ai laureati e che per poter partecipare è necessairo avere compiuto 18 anni di età, essere in possesso dei diritti civili e politici, non aver riportato condanne penali, non essere stati destituiti o dispensati dall’impiego presso una pubblica amministrazione per persistente insufficiente rendimento, ovvero non essere stati dichiarati decaduti o licenziati da un impiego statale.

Come presentare la domanda per il concorso Ministero della Cultura

La domanda dovrà essere presentata entro le ore 23:59 del giorno 9 dicembre 2022 per via telematica attraverso l’indirizzo https://www.inpa.gov.it/ per poter presentare la domanda è necessairo utilizzare un codice di identità digitale, come Cie, Cns e Spid. Nella compilazione è necessario indicare un indirizzo di posta elettronica certificata. I candidati possono presentare domanda per ciascun codice per il quale abbiano i titoli richiesti, ma per ciascun codice concorsuale a cui si intende partecipare è necessario effettuare un versamento di 10 euro.

Le prove del concorso 518 assunzioni

Per ciascun codice di concorso saranno espletate le prove. La prima prova è un test a risposta multipla di 40 domande, 10 delle stesse saranno comuni a tutti i profili e mirano a verificare le competenze dei candidati nelle materie giuridiche ed economiche applicate all’ambito del patrimonio culturale e afferenti, mentre le altre saranno sulle specifiche materie dei vari profili.

Appare dubbia alla scrivente la formulazione utilizzata per indicare le modalità di calcolo del punteggio, quindi riporta in calce:

“A ciascuna risposta è attribuito in funzione del livello di efficacia il seguente punteggio:

  • risposta più efficace: + 0,75 punti;
  • risposta neutra: + 0,375 punti;
  • risposta meno efficace: 0 punti.”

La prova si intende superata con un punteggio di 21/30. Seguono la prova orale e la valutazione dei titoli. Tutte le informazioni sulle prove saranno pubblicate agli indirizzi https://riqualificazione.formez.it e sul portale InPa.

Coloro che superano il concorso potranno avere il contratto di personale non dirigenziale a tempo pieno ed indeterminato da inquadrare nell’Area III, posizione economica F1 con retribuzione mensile di ingresso di circa 1.941 euro, tabella aggiornata a luglio 2022.

 

   

 

 

 

Quanto prendono di pensione i liberi professionisti?

Qual è la pensione media annuale dei liberi professionisti che continuano a svolgere la propria professione? Ad oggi, sono circa 100 mila (98.100 nel 2020) i professionisti iscritti alle Casse previdenziali che continuano a svolgere la propria attività pur essendo già in quiescenza. È da precisare che gli assegni di pensione sempre più al ribasso per una buona fetta di liberi professionisti. Nel giro di cinque anni, dal 2016 al 2020, i trattamenti pensionistici per varie categorie di professionisti iscritti alle Casse previdenziali hanno perduto, infatti, dallo 0,62% al 25%. Si tratta, soprattutto, dei commercialisti e dei giornalisti. Guadagnano qualcosa le altre categorie, ma gli assegni delle nuove Casse previdenziali (ovvero dei professionisti in attività nonostante la pensione) mediamente non vanno oltre i 6 mila euro all’anno. Ecco nel dettaglio gli importi delle pensioni del 2020 dei professionisti rapportati a quando percepivano nel 2016 secondo i dati forniti da Italia Oggi.

Pensioni giornalisti iscritti all’Inpgi, perdono tanto i dipendenti, sale l’assegno dei co.co.co. e dei liberi professionisti

A perderci di più sono i giornalisti iscritti all’Inpgi che hanno un contratto di lavoro alle dipendenze. Se nel 2016 prendevano di pensione circa 98 mila euro lordi all’anno, nel 2020 il trattamento previdenziale ha perso più del 25%, attestandosi a oltre 73 mila euro all’anno. Sale invece la pensione degli iscritti all’Inpgi nella Gestione separata con contratto di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co). Nel 2016 le pensioni erano mediamente di quasi 1.800 euro; nel 2020 sono cresciute a 2.430 euro, con un incremento di oltre il 37%. Salgono di più le pensioni dei giornalisti iscritti all’Inpgi nella Gestione separata dei liberi professionisti: nel 2016 avevano di pensione oltre 2.600 euro medi lordi all’anno; nel 2020 superano i 4 mila euro con una crescita di circa il 56%.

Pensioni, si abbassano quelle dei commercialisti e dei periti ragionieri e commerciali

A perderci, di pensione, sono anche i commercialisti e i periti ragionieri e commerciali. Gli iscritti alla Cassa dottori commercialisti (Cdc) che sono andati in pensione ma che continuano a svolgere la propria professione (Casse di nuova generazione), nel 2016 incassavano circa 49 mila euro medi lordi all’anno. Nel 2020 il trattamento pensionistico si è abbassato a poco più di 44 mila euro, con una perdita di circa il 10%. Per gli iscritti alla Cassa Nazionale ragionieri e periti commerciali (Cnpr), invece, la perdita si è fermata all’8,5%. Nel 2016 ricevevano di trattamento pensionistico oltre 25.70 euro; nel 2020 il trattamento è sceso a poco più di 23.500 euro lordi all’anno.

Avvocati, Cassa geometri e iscritti all’Enasarco: qual è la pensione per chi continua a lavorare?

Gli iscritti alla Cassa Geometri che sono andati in pensione e che continuano a lavorare nel 2020 hanno ottenuto un trattamento previdenziale di poco più di 20 mila euro. La perdita si è assestata sul 5% rispetto al 2016 quando prendevano 21.150 euro. Per gli avvocati la perdita è molto contenuta. Dal 2016 al 2020 la differenza in negativo è dello 0,6%. I trattamenti pensionistici sono passati da oltre 35 mila euro del 2016 a 34.850 nel 2020. Sotto l’1% anche la perdita degli iscritti all’Enasarco: se nel 2016 prendevano di pensione 11.390 euro, nel 2020 il trattamento previdenziale è sceso a 11.286 euro.

Pensioni liberi professionisti, quali sono al rialzo?

Le altre categorie di professionisti iscritti alle Casse previdenziali hanno tutte un saldo positivo di pensione percepita nel 2020 rispetto al 2016. I farmacisti iscritti all’Ente nazionale di previdenza e di assistenza (Enpaf) sono passati da 6.610 euro del 2016 a 6.767 del 2020, con una crescita del 2,34%. Gli ingegneri e gli architetti iscritti alla Cassa Nazionale di Previdenza ed Assistenza per gli Ingegneri ed Architetti Liberi Professionisti (Inarcassa) hanno guadagnato il 3,24%. Infatti, le pensioni lorde annue del 2016 erano di poco più di 24.400 euro, quelle del 2020 hanno raggiunto mediamente i 25.200 euro.

Medici, odontoiatri, veterinari: qual è l’assegno di pensione medio per chi continua a lavorare?

Gli iscritti all’Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza dei Medici e degli Odontoiatri (Empam), in valori assoluti, sono la categoria di liberi professionisti che ha visto crescere maggiormente l’assegno di pensione lordo tra il 2016 e il 2020. Infatti, medici e odontoiatri sono passati da circa 59.500 euro a 63.203 euro, con un saldo positivo del 6,24%. I veterinari iscritti alla Cassa di previdenza Enpav, hanno visto crescere le proprie pensioni dell’8,60% circa, passando dai circa 11.700 euro del 2016 ai 12.700 euro circa del 2020.

Quali sono le pensioni degli altri professionisti iscritti alle Casse previdenziali?

A seguire, le altre categorie professionali iscritte alle Casse previdenziali:

  • i consulenti dell’Enpacl (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza dei Consulenti del Lavoro) sono passati da 15.600 euro a 17.300 euro (+ 10,9%);
  • gli addetti e gli impiegati in agricoltura iscritti all’Enpaia sono passati da 1.426 euro a 1.646 euro (+ 15,4%);
  • chimici, geologi e attuari iscritti all’Epap (Ente di Previdenza e di Assistenza Pluricategoriale) hanno visto crescere le proprie pensioni del 18,2%, passando da 4.270 euro del 2016 a 5.050 euro circa del 2020;
  • i biologi iscritti all’Enpab (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza a favore dei biologi) hanno preso un + 19,5% di pensione, passando da 4.550 euro circa a 5.435 euro;
  • gli iscritti all’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza per gli Psicologi (Enpap) hanno guadagnato circa il 26%, passando da poco meno di 2 mila euro medi lordi a circa 2.500 euro;
  • gli infermieri dell’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza della Professione Infermieristica (Enpapi) hanno guadagnato quasi il 30% di pensione in più dal 2016 al 2020. Infatti percepivano circa 1.730 euro nel 2016, mentre nel 2020 la pensione è salita a circa 2.250 euro;
  • infine, gli iscritti alla Cassa di Previdenza dei Periti Industriali (Eppi), hanno una pensione media cresciuta del 30%. Sono passati da 4.758 euro del 2016 a circa 6.200 euro del 2020.

Contributi a fondo perduto per professionisti: acquistabili pc, stampanti e servizi cloud

Contributi a fondo perduto e agevolazioni spettano ai professionisti iscritti alle Casse professionali per l’acquisto di personal computer, stampanti e servizi informatici come cloud. Tra gli effetti che si sono registrati per la crisi generata dell’emergenza Covid, le domande di finanziamento presentate da avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro, architetti e ingegneri hanno superato quota 26 mila da due anni a questa parte. Ma sono numerosi i bandi per i contributi a fondo perduto e le agevolazioni al momento ancora aperti.

Liberi professionisti, ancora aperti i bandi per chiedere contributi e agevolazioni per l’acquisto di hardware e software

Molteplici le possibilità per i liberi professionisti di ottenere contributi a fondo perduto per l’acquisto di hardware e di software, ma anche di tablet e di servizi per la videoconferenza, connettività a internet e cloud, grazie alle risorse messe a disposizione dalle Casse professionali. D’altronde, il lungo periodo di pandemia ha evidenziato le nuove modalità di svolgimento del lavoro da remoto, adottando formule sempre più “smart”. Il che richiede l’acquisto degli opportuni hardware e sistemi informatici. Ma tutt’ora risultano ancora aperti vari bandi per la richiesta da parte dei professionisti di contributi a fondo perduto e di agevolazioni per procedere con gli acquisti.

Rimborsi agli avvocati dalla Cassa forense: quali spese sono previste dal bando?

Fino al 15 giugno 2022 gli avvocati potranno chiedere contributi a fondo perduto alla Cassa forense per acquistare strumenti informatici. Il bando prevede il rimborso della metà della spesa (Iva esclusa) effettuata dagli avvocati per l’acquisto di vari prodotti come:

  • pc portatili e fissi;
  • tablet;
  • microfoni e auricolari;
  • stampanti;
  • webcam;
  • abbonamenti a programmi per la videoconferenza;
  • software;
  • dispositivi per l’archiviazione e la protezione dei dati.

Contributi a fondo perduto avvocati, quanto si può ottenere di aiuto dalla Cassa forense?

La richiesta può essere fatta fino al 15 giugno 2022 per le spese sostenute dal 1° gennaio 2021 al 15 marzo 2022. Il minimo del contributo ottenibile è di 300 euro, il massimo è pari a 1.500 euro. Il bando ha avuto un notevole numero di domande (22.808 erogazioni su 35.843 istanze dal 2016 al 2021); 12.031 domande nel 2020 (istanze accolte pari a 6.271); 2.579 richieste di contributi nel 2021, con domande accolte pari a 1.926. Inoltre, la Cassa forense mette a disposizione dei giovani (fino a 34 anni), contributi per l’abbattimento totale degli interessi passivi per le spese relative all’avvio dell’attività.

Bando dei commercialisti per l’acquisto di beni strumentali: aiuti per tutti per la digitalizzazione

Interessante il bando della Cassa dei commercialisti per i contributi a fondo perduto per la digitalizzazione. Il bando è aperto non solo ai giovani, ma a tutti gli aderenti, data la situazione di crisi generata dalla pandemia di Covid-19. Il bando, promosso dalla Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza ai Dottori Commercialisti (Cnpadc) prevedeva, all’atto dell’uscita dell’avviso, la richiesta dei contributi da parte degli iscritti da non più di tre anni. In tutto, dal 2020 ad oggi, sono stati 1.360 le domande accolte per un totale di 2,4 milioni di euro di contributi erogati. Il bando è stato chiuso lo scorso 15 marzo.

Quali acquisti finanzia il bando dei Dottori commercialisti?

Il bando dei dottori commercialisti finanzia l’acquisto di hardware, di mobili da ufficio e di programmi informatici. Attualmente la misura è riservata ai commercialisti che abbiano un livello basso di reddito, da parametrare sul numero dei componenti della famiglia. Si può ottenere il rimborso della metà delle spese ammissibili.

Contributi della Cassa dei consulenti del lavoro: quali sono?

Per tutto il 2022 i consulenti del lavoro potranno richiedere, alla propria Cassa professionale di appartenenza, i contributi per l’acquisto di beni strumentali. Tra le spese ammissibili rientrano anche i programmi e il materiale informatico. Il limite massimo di spesa è fissato in 30 mila euro, quello minimo di 5 mila euro. Gli interessi sono a carico della Cassa professionale.

Architetti e ingegneri, quali contributi si possono ottenere per il potenziamento dello studio, beni informatici e dotazione tecnica?

Risulta appena aperto il bando a favore degli ingegneri e degli architetti per l’acquisto, in conto impianti, di beni per il potenziamento dello studio. Sono inclusi, tra le spese ammissibili, anche i beni informatici e la dotazione tecnica. L’erogazione avviene mediante prestiti d’onore per i professionisti entro i 34 anni di età o con figli fino a 16 anni non ancora compiuti. Si possono richiedere finanziamenti on line in conto interessi.

Ingegneri e architetti, già 377 milioni da Inarcassa di finanziamenti: domande fino al 31 marzo 2022

Sono stati già erogati 377 milioni di euro da Inarcassa a favore degli ingegneri e degli architetti per i finanziamenti necessari per fronteggiare l’emergenza Covid. I fondi sono stati messi a disposizione degli iscritti dall’Ente di previdenza che assiste oltre 170 mila tra ingegneri e architetti dall’inizio della pandemia del marzo 2020. In tutto, Inarcassa ha erogato 16.500 finanziamenti a tasso zero. Ulteriori 1.550 domande, per un totale di 40 mila istanze, sono attualmente in fase di perfezionamento. È la stessa Inarcassa a rendere noti i dati sui finanziamenti concessi ai propri associati a poco meno di 10 giorni dal termine della presentazione delle domande. La scadenza è fissata infatti per il 31 marzo 2022.

Ingegneri e architetti, quali sono i finanziamenti concessi per l’emergenza Covid?

Inarcassa mette a disposizione degli ingegneri e degli architetti iscritti finanziamenti fino a 50 mila euro, con contributi in conto interessi al 100%. La restituzione dei prestiti è fissata nel periodo massimo di sei anni. Inoltre, nella seduta del 21 luglio scorso, il Consiglio di amministrazione di Inarcassa ha dato seguito alla possibilità di erogare finanziamenti a tasso zero per gli iscritti, in considerazione dei fondi ancora a disposizione. Il servizio di finanziamento viene erogato tramite la Banca Popolare di Sondrio.

Chi può presentare domanda dei finanziamenti Inarcassa anche a tasso zero?

Possono presentare domanda dei finanziamenti Inarcassa gli architetti e gli ingegneri iscritti. Sono ammissibili anche le istanze presentate da componenti o da soci di una società di professionisti e di società tra professionisti. Non vi sono limiti di età. Chi presenta domanda deve essere in regola con i certificati di regolarità contributiva al giorno di presentazione dell’istanza. Possono richiedere i finanziamenti anche gli ingegneri e gli architetti morosi. Il prestito viene concesso, infatti, ai professionisti impossibilitati a partecipare alle gare o a ottenere il saldo delle fatture o che non possano candidarsi a nuovi incarichi. In tal caso, il sostegno di Inarcassa può agevolare il professionista a ottenere il certificato di regolarità contributiva.

Per cosa si possono richiedere i finanziamenti Inarcassa?

I finanziamenti Inarcassa possono essere richiesti dagli architetti e dagli ingegneri per qualsiasi esigenza di liquidità inerente l’attività professionale nella situazione attuale di crisi. Tra le tipologie di investimenti ammissibili rientrano anche i costi di progetti e di interventi da effettuare a committenti di uno o più incarichi professionali. I finanziamenti vengono erogati anche per pagare le spese dei fornitori necessarie a portare avanti l’attività professionale. Prestiti sono concessi anche per regolarizzare la propria posizione contributiva.

Quanto si può richiedere di finanziamento a Inarcassa per la propria attività professionale e condizioni applicate

I finanziamenti richiedibili a Inarcassa vanno da un minimo di 5 mila euro a un massimo di 50 mila euro. Il prestito può avere diverse durate: di due anni, di tre anni, di quattro anni, di cinque anni o di sei anni. È richiesto un periodo di preammortamento di un anno. Le rate a rimborso del finanziamento sono mensili a iniziare dai 12 mesi successivi all’erogazione del prestito.

Quali sono le spese a carico degli iscritti a Inarcassa?

Il tasso nominale annuo, a carico di Inarcassa, è pari al 2% per gli iscritti regolari, e al 2,5% per quelli irregolari. Sono a carico di Inarcassa anche le spese di istruttoria (100 euro per prestiti fino da 5 mila euro a 15 mila euro; 150 euro per finanziamenti superiori e fino a 50 mila euro). Risultano dunque a carico di Inarcassa tutte le spese della quota interessi alla scadenza di ciascuna rata, le spese di incasso delle rate e quelle di istruttoria.

Come presentare domanda dei finanziamenti Inarcassa entro il 31 marzo 2022?

La scadenza delle domande dei finanziamenti Inarcassa per architetti e ingegneri è prevista per il 31 marzo 2022. Gli interessati devono presentare velocemente la domanda perché la Banca Popolare di Sondrio lavora le istanze in base all’ordine cronologico di arrivo e nei limiti delle risorse stanziate e residue. Per presentare la domanda è necessario entrare nell’area personale del portale Inarcassa on line, accedere con le proprie credenziali e andare nella sezione “Servizi finanziari e assicurativi”. Successivamente, l’iscritto può cliccare sul link che porta al sito della Banca Popolare di Sondrio dove sono disponibili tutte le istruzioni per la domanda dei finanziamenti e il modello stesso dell’istanza.

Autonomi che continuano a lavorare dopo la pensione: chi e quanti sono?

Sono in crescita i lavoratori autonomi e, nello specifico, i liberi professionisti che continuano a lavorare anche dopo essere andati in pensione. Il numero dei pensionati attivi è raddoppiato negli ultimi 15 anni. A eccezione dei geometri, tutti i professionisti iscritti alle Casse previdenziali continuano a lavorare anche dopo aver ottenuto il primo assegno di pensione. Soprattutto gli avvocati e i commercialisti, ma anche le altre libere professioni.

Lavoratori autonomi e liberi professionisti che continuano a lavorare dopo la pensione: quali tendenze?

La crescita del numero dei liberi professionisti che continua a lavorare anche dopo la pensione, rimanendo dunque attivi nel mondo del lavoro, è in costante aumento da 15 anni a questa parte. Nei quattro anni dal 2017 al 2020 (ultimo anno per il quale si hanno a disposizione dei dati), la crescita dei lavoratori autonomi pensionati ancora attivi è pari al 19%. La percentuale ricalca quella dei professionisti pensionati iscritti alle Casse previdenziali. I numeri degli ultimi quattro anni confermano una crescita che, in realtà, è iniziata già dal 2005. Una tendenza che, analizzandola, potrebbe andare a braccetto con le misure previdenziali introdotte nel corso degli ultimi decenni.

Liberi professionisti, quali sono quelli che lavorano di più dopo la pensione?

I numeri sui lavoratori autonomi e sui liberi professionisti pensionati ma ancora attivi nel mondo del lavoro sono stati forniti da Adepp. Se per i geometri si riscontra una flessione tra chi continua a lavorare dopo la pensione, i numeri sono in crescita per tutti gli altri professionisti. I biologi e i medici non dipendenti, ad esempio, mostrano una crescita del 42%. Ma i numeri più alti si riscontrano tra i veterinari, attivi dopo la pensione con crescita del 75% dei casi negli ultimi quattro anni.

Quanti sono i liberi professionisti che preferiscono continuare a lavorare anche dopo la pensione?

In totale, dunque, su un numero pari a 150.9891 pensionati tra i professionisti nel 2020, corrispondenti al 21% del totale dei pensionati, gli attivi nello stesso anno sono stati 81.697. Ovvero il 54% medio dei liberi professionisti iscritti alle Casse previdenziali ha preferito continuare a lavorare anche dopo la pensione. Il dato esprime, negli ultimi quattro anni, la crescita del 21% del numero dei professionisti andati in pensione e, parallelamente, l’aumento del 19% di chi rimane a esercitare la professione. È possibile prevedere una classifica dei professionisti che maggiormente tendono a rimanere a lavoro dopo la pensione.

Commercialisti, psicologi e avvocati, quanti rimangono a lavorare dopo la pensione?

I commercialisti iscritti alla Cassa previdenziale che nel 2020 sono andati in pensione sono stati pari a 6.364, dei quali 4.756 hanno continuato a lavorare. Il rapporto tra pensionati attivi sul numero di pensionati è pari, dunque, al 75%. Ciò significa che tre commercialisti su quattro preferiscono continuare a lavorare dopo la pensione. Percentuali in linea anche quelle degli psicologi dell’Enpap (4.842 in pensione nel 2020 ma 3.371 ancora a lavoro) con un rapporto tra attivi su pensionati pari al 70%. E degli avvocati: 19.819 in pensione nel 2020 ma 13.735 rimasti a lavoro per una percentuale attivi/pensionati del 69%.

Architetti, ingegneri e ragionieri: quanti preferiscono continuare a lavorare dopo la pensione?

A scorrere la classifica si ritrovano gli architetti e gli ingegneri dell’Inarcassa. A fronte di 22.869 pensionamenti nel 2020, il numero dei professionisti rimasti a lavoro è stato pari a 15.657. I rapporto tra pensionati attivi su pensionati è pari al 68%. A seguire i medici liberi professionisti dell’Enpam. Su 44.699 nuovi pensionati nel 2020, 24.950 sono rimasti a lavorare (il 56%). I ragionieri iscritti alla Cassa previdenziale andati in pensione nel 2020 sono stati 7.293, metà dei quali (49%) hanno preferito continuare a lavorare (3.539).

Tutte le libere professioni e quanti lavorano dopo la pensione

A seguire nella classifica dei liberi professionisti che rimangono a lavoro anche dopo essere andati in pensione si ritrovano:

  • i biologi dell’Enpab (1.610 in pensione, 710 rimasti a lavoro, il 44% degli attivi rispetto ai pensionati);
  • i periti industriali (4.413 in pensione, 1.963 ancora attivi, pari al 44%);
  • i pluricategorie (2.704 in pensione, 1.353 ancora attivi pari al 41%);
  • i consulenti del lavoro (8.427 in pensione, 3.641 rimasti a lavoro, il 43% ancora in attività);
  • i periti agrari (602 in pensione, 234 ancora attivi pari al 39%);
  • i geometri (19.094 in pensione, 6.635 ancora attivi ma in discesa del 7%, il 35% del totale dei nuovi pensionati continua a esercitare la professione);
  • gli agrotecnici (39 in pensione, 12 ancora attivi pari al 31%);
  • gli infermieri dell’Enpapi (2.776 in pensione, 419 ancora attivi pari al 15%);
  • i veterinari dell’Enpav (4.873 in pensione, 722 ancora attivi con percentuale di crescita del 75% per un totale del 15% dei nuovi pensionati ancora attivi).

Assunzioni Pnrr: le 10 professioni più richieste e quelle con più candidature

Ammontano a 1000 le prime assunzioni dal portale InPa per portare avanti i progetti del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr). Si cercano professionisti che diano attuazione, negli enti locali, ai progetti del Fondo Reccovery. Ad oggi, le candidature per i 1000 posti di professionisti sono 61.666: gli interessati hanno inserito il proprio curriculum professionale sul portale InPa predisposto appositamente dal ministero per la Funzione pubblica di Renato Brunetta.

Professionisti da assumere per i progetti Pnrr, ecco le risorse

Le assunzioni dei 1000 professionisti sono finanziate dal decreto sul Reclutamento numero 80 del 2021. Le risorse complessive ammontano a 320,3 milioni di euro che andranno ai professionisti, esperti in varie discipline, soprattutto per la progettazione e la rendicontazione dei progetti inclusi nel Pnrr. Le Pubbliche amministrazioni cercano soprattutto ingegneri, nello specifico civili, ma anche le altre professionalità come architetti, esperti di contabilità pubblica, amministrativi o di appalti, geologi e informatici sono richieste.

Assunzioni nell’ambito del Pnrr, quanti posti sono previsti per il quinquennio 2022-2026?

La premessa delle assunzioni dei 1000 professionisti che riceveranno un incarico a tempo determinato per portare avanti i progetti del Pnrr è che si tratterà solo del primo step di un reclutamento ben più complessivo. Come specificato più volte dal ministro per la Funzione pubblica, Renato Brunetta, i posti disponibili nell’arco dell’intero prossimo quinquennio potrebbero essere centinaia di migliaia. E che la riserva del 40% per chi svolge incarichi per la Pubblica amministrazione potrebbe portare alla stabilizzazione di buona parte dei professionisti.

Bando 1000 assunzioni InPa, quali sono i professionisti più richiesti?

I professionisti più richiesti per le assunzioni InPa sul Piano nazionale per la ripresa e la resilienza sono gli ingeneri. Nelle varie discipline, incamerano il 32,5% dei posti disponibili. Più dettagliatamente, i posti maggiori sono riservati agli ingegneri civili che comprendono anche uno dei numeri più alti in fatto di candidature. La posizione per la quale ci si è candidati di più è quella degli esperti di gestione, seguita dagli architetti, dagli ingegneri civili e dagli esperti amministrativi e giuridici.

Quali sono le 10 professioni più richieste dal Pnrr nel bando di 1000 posti?

Ecco nel dettaglio le 10 professionalità più richieste tra i 1000 posti dei progetti del Pnrr:

  • ingegneri civili per 105 posti;
  • ingegneri ambientali per 94 posti;
  • esperti amministratiti per 83 posti;
  • esperti giuridici per 80 posti;
  • architetti per 79 posti;
  • geologi per 71 posti;
  • esperti di gestione per 66 posti;
  • ingegneri gestionali per 42 posti;
  • ingegneri energetici per 37 posti;
  • esperti digitali e ingegneri delle telecomunicazioni per 29 posti ciascuno.

Quali sono le altre professionalità richieste dal bando Pnrr da 1000 posti?

Tuttavia, sono numerose le altre professionalità richieste nell’ambito del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza. Eccole nel dettaglio:

  • esperti in edilizia per 27 posti;
  • ingegneri chimici per 24 posti;
  • ingegneri informatici per 24 posti;
  • agronomi per 23 posti;
  • biologi per 22 posti;
  • esperti in ambiente per 22 posti;
  • esperti in contabilità pubblica per 15 posti;
  • chimici e fisici per 13 posti;
  • ingegneri generici per 12 posti;
  • esperti rinnovabili per 12 posti;
  • ingegneri idraulici per 12 posti;
  • esperti gestionali per 12 posti;
  • esperti tecnici in appalti per 9 posti;
  • ingegneri dei trasporti per 6 posti;
  • avvocati esperti in diritto ambientale per 6 posti;
  • esperti informatici per 5 posti;
  • esperti statistici per 4 posti;
  • periti chimici per 4 posti.

Quali sono le 10 professioni del bando Pnrr da 1000 posto in cui ci sono più candidati?

Posti messi a disposizione dal bando dei 1000 posti del Pnrr e candidature non sono necessariamente in correlazione. La figura che ha raccolto più candidature è quella degli esperti di gestione, seguita dagli architetti, da varie discipline ingegneristiche, ma anche dagli esperti in materie giuridiche e amministrative. Ecco, nel dettaglio, le dieci professioni che hanno fatto registrare il maggior numero di candidature:

  • esperti di gestione con 7861 candidature;
  • architetti con 6746 candidati;
  • ingegneri civili con 6610 candidati;
  • esperti amministrativi con 6576 candidati;
  • esperti giuridici con 5444 candidati;
  • esperti in contabilità pubblica con 2984 candidati;
  • ingegneri ambientali con 2702 candidature;
  • ingegneri generici con 2386 candidati;
  • esperti in appalti con 2352 candidature;
  • esperti in edilizia con 1988 candidati.

Per quali altre figure professionali ci si è candidati al bando Pnrr?

Non mancano le centinaia di candidature per gli altri profili professionali del bando Pnrr. Risulta utile mettere a confronto il numero dei candidati per il numero di posti disponibili nella professionalità interessata. Ecco le altre candidature nel dettaglio:

  • ingegneri energetici con 1815 candidati;
  • esperti digitali con 1332 candidature;
  • ingegneri gestionali con 1326 candidati;
  • geologi con 1215 candidati;
  • ingegneri delle telecomunicazioni con 967 candidati;
  • avvocati esperti in diritto ambientale con 939 candidati;
  • esperti rinnovabili con 900 candidature;
  • agronomi con 850 candidature;
  • ingegneri dei trasporti con 800 candidati;
  • biologi con 771 candidati;
  • ingegneri idraulici con 711 candidati;
  • esperti informatici con 670 candidature;
  • esperti statistici con 629 candidati;
  • ingegneri informatici con 625 candidati;
  • esperti in ambiente con 545 candidature;
  • esperti gestionali con 445 candidati;
  • chimici e fisici con 301 candidati;
  • ingegneri chimici con 265 candidati;
  • periti chimici con 11 candidature.

Quali sono le regioni italiane che assumeranno di più i professionisti del bando Pnrr?

Infine è importante dare uno sguardo alle regioni che assumeranno più professionalità nell’ambito del bando di 1000 esperti per il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza. Al primo posto la Lombardia, seguita dalla Campania, dalla Sicilia e dal Lazio. A seguire la Puglia, il Veneto, l’Emilia Romagna e il Piemonte. Nel complesso, 400 nuove assunzioni arriveranno nelle regioni del Sud Italia e le altre 600 saranno concentrate nelle regioni del Centro e del Nord.

Distribuzione dei 1000 posti tra le regioni italiane del Bando professionisti per il Pnrr

Leggiamo nel dettaglio la distribuzione dei posti tra tutte le regioni italiane del bando di assunzione dei 1000 professionisti del Pnrr:

  • Lombardia 123 posti;
  • Campania 94 posti;
  • Sicilia 83 posti;
  • Lazio 76 posti;
  • Puglia 70 posti;
  • Veneto 66 posti;
  • Emilia Romagna 66 posti;
  • Piemonte 60 posti;
  • Toscana 53 posti;
  • Calabria 41 posti;
  • Sardegna 37 posti;
  • Abruzzo 33 posti;
  • Marche e Liguria 30 posti ciascuna;
  • Friuli Venezia Giulia 26 posti;
  • Basilicata 23 posti;
  • Umbria 22 posti;
  • Molise, Provincia Autonoma di Trento, Provincia Autonoma di Bolzano 19 posti;
  • Valle d’Aosta 14 posti.

Pnrr, scade il 6 dicembre la candidatura dei professionisti per gli enti locali

La Pubblica amministrazione locale chiama i professionisti. Entro il 6 dicembre 2021 è possibile candidarsi per un incarico negli enti pubblici per l’attuazione dei progetti del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr). Chiamati a raccolta soprattutto gli ingegneri. Ma anche altre professioni sono ricercate.

Pnrr, gli enti pubblici locali cercano soprattutto ingegneri

La richiesta degli ingegneri per attuare i progetti del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza è quella prioritaria entro la scadenza del 6 dicembre prossimo. Riguarda soprattutto i campi dell’ingegneria civile, energetica e idraulica per il 38,5% delle richieste. In questa percentuale rientrano anche gli ingegneri informatici, ambientali, gestionali e chimici.

Pnrr, si cercano anche altri professionisti entro il 6 dicembre 2021

Oltre agli ingegneri, le richieste degli enti locali per l’attuazione del Pnrr riguardano anche altre figure professionali. Innanzitutto gli avvocati e gli esperti giuridici, con una percentuale di richiesta del 16% rispetto al totale. Incarichi e collaborazioni sono a vantaggio anche dei seguenti professionisti:

  • 79 architetti;
  • 71 geologi;
  • 23 agronomi;
  • 22 biologi.

Incarichi liberi professionisti nella Pubblica amministrazione per il Pnrr: come candidarsi?

Per la candidatura a una delle figure professionali ricercate, gli interessati possono utilizzare il portale implementato appositamente per la richiesta. È dunque necessario andare sul sito InPa per rispondere ai relativi avvisi di ricerca. La scadenza del 6 dicembre 2021 è relativa agli avvisi messi on line il 30 novembre scorso.

Come avviene la selezione dei professionisti tramite il portale InPa?

Le selezioni dei professionisti avverrà attraverso il colloquio, all’interno delle mini-rose di cui parla la norma. L’incarico a tempo determinato dovrà essere firmato entro la fine del 2021 per fare in modo che i professionisti inizino a lavorare nei primi giorni del 2022.

Contributi previdenziali Casse professionali: tutte le aliquote e i nuovi aumenti

Continuano i ritocchi sui contributi previdenziali delle Casse professionali. Aumenti sono registrati per i medici, gli odontoiatri, i giornalisti e i veterinari. Per i geometri e i periti industriali, l’integrativo è al 5% per le commesse fatte a favore della Pubblica amministrazione. Ecco tutte le percentuali dei contributi, il contributivo integrativo e la quota di maternità (quasi sempre fissa) inerenti la dichiarazione dei redditi del 2021 per compensi maturati nel 2020.

Dichiarazione redditi 2021, a chi sono aumentati i contributi? I giornalisti dell’Inpgi

I contributi calcolati sul reddito netto dei professionisti del 2020 sono in aumento per gli odontoiatri, i medici, i giornalisti e i veterinari. I contributi integrativi, invece, quest’anno sono aumentati per i soli giornalisti. Nel dettaglio, i giornalisti iscritti all’Inpgi, l’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani, pagano:

  • un contributo soggettivo del 12% sul reddito professionale netto fino al limite di 24 mila euro;
  • per redditi oltre i 24 mila euro la percentuale sale al 14%;
  • il contributo integrativo del 4% del reddito lordo;
  • a scelta del professionista il contributo aggiuntivo di almeno il 5% sul reddito netto.

Il modello di reddito GS/2021 deve essere inviato in via telematica entro il 30 settembre 2021.

Contributi previdenziali di avvocati e consulenti del lavoro

Gli avvocati iscritti alla Cassa Forense pagano il contributo soggettivo sul reddito della propria professione aumentato dal 14,5% al 15%. L’aumento tuttavia è in vigore dal 1° gennaio 2021, pertanto per la dichiarazione dei redditi da presentare entro il 30 settembre 2021 la percentuale è ancora del 14,5%. In più gli avvocati pagano un contributo soggettivo del 3% sul reddito netto e un integrativo del 4% sul volume di affari. Per i consulenti del lavoro, il contributo soggettivo è del 12% sul reddito netto e l’integrativo del 4%.

Dichiarazione redditi di commercialisti e notai

Per i commercialisti il contributo soggettivo varia dal 12% al 100% del reddito netto, l’integrativo è del 4%. La Cassa dei Ragionieri e Periti commerciali (esperti contabili) applica un soggettivo dal 15 al 25%, un soggettivo supplementare dello 0,75% e un integrativo sul volume di affari del 4%. I notai iscritti alla Cassa nazionale del Notariato, versano il 22% del valore del repertorio notarile del mese precedente per atti del valore negoziale fino a 37 mila euro. Tutti gli altri atti hanno una percentuale del 42%.

Medici e odontoiatri, quanto pagano di contributi previdenziali alle Casse?

Per i medici e gli odontoiatri iscritti all’Enpam, il contributo sulla quota A è fisso in base all’età. Il contributo sulla quota B è del 19,5% sul reddito professionale netto (lo scorso anno era del 18,5%). Oltre il limite dei 103.0555 euro di reddito annuo, la quota B sull’incremento è pari all’1%. Per gli attuari, i chimici e i fisici, i dottori agronomi e forestali, e i geologi iscritti all’Epap, il contributo soggettivo è del 10% sul reddito netto fino a 103.055 euro all’anno, sull’eccedenza si paga il contributo di solidarietà dello 0,2%. È prevista la percentuale integrativa del 2% sul volume di affari mentre il contributo maternità è fisso.

Agrotecnici, periti agrari e biologi: quanto pagano di contributi previdenziali?

Gli agrotecnici e i periti agrari iscritti alla Fondazione Enpaia (Ente nazionale di previdenza per gli addetti e per gli impiegati in agricoltura), versano il contributo soggettivo pari al 10% sul reddito professionale netto. Cambia il contributo integrativo che è del 2% per gli agrotecnici e dal 2% al 5% per i periti agrari. Per entrambe le categorie il contributo di maternità è fisso. I biologi, iscritti all’Ente nazionale di previdenza e assistenza a favore dei Biologi, il contributo soggettivo è del 15% sul reddito netto della professione, mentre l’integrativo è del 4% sul volume di affari. Dal 1° luglio 2019 il 4% si paga anche sulle prestazioni a favore della Pubblica amministrazione.

Farmacisti, infermieri, psicologi e veterinari: quanto pagano alla dichiarazione dei redditi?

Per i farmacisti iscritti all’Enpaf sono previsti i contributi previdenziali e assistenziali fissi per il 2021. Diversamente gli infermieri dell’Enpapi, versano un contributo soggettivo del 16% sul reddito netto e un integrativo del 4% (anche sulle prestazioni verso la Pubblica amministrazione dal 16 maggio 2019). Per gli psicologi iscritti all’Enpap il contributo soggettivo è del 10% sul reddito netto, l’integrativo del 2% sul volume di affari. Resta fisso il contributo di maternità. Per i veterinari dell’Enpav, il contributo soggettivo è del 15,5% sul reddito netto fino a 95.150 euro (sullo scaglione più alto è del 3%). È previsto un integrativo sul volume di affari del 2% e un contributo di maternità fisso.

Geometri, ingegneri, architetti e periti industriali: contributo soggettivo e integrativo

I geometri iscritti alla Cassa italiana di previdenza e assistenza Geometri liberi professionisti (Cipag) versano un contributo soggettivo del 18% sul reddito netto fino a 156.800 euro. Per redditi oltre la soglia è previsto un contributo soggettivo del 3,5%. Il contributo integrativo è del 5% sul volume di affari, del 4% nel caso in cui si tratta di lavori fatti per la Pubblica amministrazione. per gli ingegneri e gli architetti il contributo soggettivo è del 14,5% sul reddito netto, con un contributo integrativo del 4% calcolato sul volume di affari. Per i periti industriali iscritti all’Eppi, Ente di previdenza dei periti industriali e periti industriali laureati, il contributo soggettivo è del 18%, da calcolare sul reddito netto. Il contributo integrativo è del 5% sul volume di affari. La percentuale è salita dal 25 febbraio 2019 dal 2% al 5% anche per lavori fatti per la Pubblica amministrazione.

 

Sisma: gli architetti denunciano la mancanza di prevenzione

Dopo l’anniversario del terremoto che l’anno scorso, il 24 agosto 2016, ha colpito le regioni del Centro Italia e quello più recente ad Ischia, il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ha dichiarato che, per evitare grandi catastrofi, la mossa più importante, oltre alla gestione dell’emergenza, è sicuramente quella della prevenzione, che possa, attraverso la conoscenza, contrastare e ridurre i rischi.

Purtroppo, ad oggi in Italia manca questa cultura e a pagarne le spese sono i cittadini, che si ritrovano, da un momento all’altro, senza un tetto sopra la testa e a rischio della propria vita, o, alla peggio, a compiangere i propri cari.

Se, da una parte, gli architetti hanno espresso parere favorevole nei confronti del recente Sisma bonus promosso dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti per gli interventi antisismici, dall’altra denunciano il Governo per la mancanza di provvedimenti che possano concretamente contrastare abusivismo e cattiva qualità del costruito.

Dalla nota diramata dal Consiglio Nazionale si legge: “Per gli architetti italiani il tema della prevenzione costituisce da sempre un impegno prioritario per poter assicurare una migliore qualità degli interventi e per svolgere più efficacemente tutti quei servizi in grado di ridurre tutti i fattori di rischio per le nostre comunità. Oltre 600 architetti italiani si sono mobilitati, nel terremoto che un anno fa ha colpito l’Italia centrale, nella fase di ricognizione dei danni diventando soggetti protagonisti degli interventi della Ricostruzione. Non va taciuto, tuttavia, che essi rappresentano l’anello debole di una catena di procedure e responsabilità che ne mortificano spesso l’impegno. Anche nel tragico momento che vede un altro terremoto, quello di Ischia, seminare lutti e distruzioni, il Consiglio Nazionale conferma il suo massimo impegno nell’assicurare il supporto istituzionale nel sostenere trasparenza, de-burocratizzazione, snellimento ed omogeneità delle procedure”.

Vera MORETTI

Cappochin (architetti): “Casa Italia va nella direzione giusta”

Pochi giorni dopo il terremoto che ha sconvolto il Centro Italia, gli architetti italiani erano intervenuti sull’argomento, nello specifico sul programma Casa Italia annunciato dal governo, approvando l’iniziativa e avanzando alcuni suggerimenti.

Ora il presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, Giuseppe Cappochin, torna sul tema dopo terremoto e Casa Italia con una nota.

Scrive Cappochin: “Non sarà un passaggio né facile, né breve se davvero si vuole voltare pagina serve ragionare, con un grande sforzo collettivo di lungo periodo, non più solo con il ‘come’era e dov’era’, ma con il ‘come dovrà essere’. Casa Italia sembra andare in questa direzione allargando lo sguardo alla città del futuro – grande o piccola che essa sia – mettendo la persona al centro di un grande progetto strutturale che rivoluzioni il Paese”.

Il dopo terremoto e la successiva ricostruzione e i necessari interventi di rigenerazione urbana nelle altre aree del Paese – prosegue il numero 1 degli architetti italiani -, devono sempre prevedere un grande coinvolgimento dei cittadini per individuare, dal punto di vista sociale e culturale, gli elementi di forza e di debolezza di ciascun territorio, le priorità di intervento, la visione del domani: ciò per porre le basi per programmare iniziative da realizzare in tempi definiti”.

Il futuro dell’abitare – e Casa Italia sembra cogliere questi aspetti – è fatto anche di interventi che prevedano, oltre alla capacità di affrontare la conseguenze di eventi sismici ma anche idro geologici, si possa incidere su temi quali il risparmio energetico, la mobilità, le gestione del ciclo dei rifiuti e così via”, prosegue Cappochin a nome degli architetti.

Sarà – conclude Cappochinun piano lungo decenni – come non ha mancato di sottolineare Renzo Piano – che solo progetti di qualità espressioni di concorsi di architettura possono garantire. Tutto ciò accompagnato da procedure all’insegna della massima trasparenza e della necessaria semplificazione, ma assolutamente non meno rigorose”.