Professionisti, gli ingegneri sulla multa dell’Antritrust al Cnf

Ha fatto molto rumore, negli ambienti dei professionisti, la sentenza con la quale il Consiglio di Stato ha confermato la multa da quasi un milione di euro inflitta al Consiglio nazionale forense dall’Antitrust.

Il Cnf è stato riconosciuto responsabile di aver violato le regole sulla concorrenza con l’adozione di due decisioni che limitavano l’autonomia dei professionisti: un parere con il quale avrebbe limitato l’impiego di un canale di diffusione delle informazioni e una circolare con la quale sarebbe stata reintrodotta la vincolatività dei minimi tariffari.

Tra i commenti più autorevoli segnaliamo quello di Armando Zambrano, presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri: “Questa è una sentenza che va commentata su due piani differenti. Non c’è dubbio che sul mercato privato noi professionisti abbiamo un problema. Se nel settore pubblico la normativa consente di stabilire un corretto rapporto tra l’attività professionale prestata e il rispettivo valore economico, in quello privato l’abolizione delle tariffe ci ha privati di punti di riferimento. In tal senso è necessario un intervento e noi professionisti tecnici siamo pronti a fare la nostra parte”.

Tuttavia – ha proseguito Zambrano a nome dei professionisti della sua categoria – non chiediamo il ripristino dell’obbligatorietà dei corrispettivi, semplicemente perché allo stato occorre una forte apposizione anche ideologica a questa ipotesi, basata su un contestabile principio di ‘libera’ concorrenza. A nostro avviso la soluzione non sta nel ripristino della tariffa professionale ma nella definizione di standard di prestazione e di corrispettivi economici, in modo da orientare e garantire adeguatamente la committenza privata. Ciò proprio sulla scorta dell’esperienza già maturata nel settore pubblico e nel pieno rispetto della normativa sulla concorrenza e del principio di parità di trattamento”.

Nuovo Codice Appalti, le critiche dei professionisti tecnici

Presentato in pompa magna dal governo Renzi come una rivoluzione copernicana nell’ambito dei rapporti tra imprese e pubblica amministrazione, il nuovo Codice Appalti ha ricevuto dalle associazioni professionali un’accoglienza tiepida se non addirittura critica.

Critica come quella avuta dalla Rete delle Professioni Tecniche che, in una nota, ha espresso la propria posizione nei confronti del testo del nuovo Codice Appalti discusso nei giorni scorsi in via preliminare dal Consiglio dei Ministri.

Secondo Armando Zambrano, Coordinatore della Rete e Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, “si tratta di un testo che tradisce lo spirito della Legge delega circa la centralità della progettazione. Siamo di fronte a un arretramento rispetto alla normativa precedente, in particolare se ci riferiamo alla Determinazione Anac 4/2015”.

Come sottolineato anche nei giorni precedenti, la Rete delle Professioni Tecniche lamenta la scomparsa, nel nuovo Codice Appalti, di una parte specifica dedicata ai servizi di ingegneria e architettura, poiché i servizi dei professionisti tecnici risultano dispersi nelle varie pieghe del Codice.

Inoltre, i progettisti interni alla pubblica amministrazione, a differenza di quanto chiedeva la Rete, potranno continuare a essere sprovvisti dell’iscrizione a un Ordine a fronte dell’obbligo della sola abilitazione.

I professionisti tecnici italiani criticano anche, nel nuovo Codice Appalti, la non obbligatorietà del d.m. 143 (il cosiddetto “decreto parametri”) per la determinazione del corrispettivo da porre a base di gara. Inoltre, sottolineano come la limitazione all’appalto integrato sia scomparsa e la cauzione sia diventata obbligatoria anche per la progettazione.

La Rete delle Professioni Tecniche trova però anche dei punti positivi: la riproposizione dei requisiti richiesti alle Società di Ingegneria che le mette sullo stesso livello delle Società tra Professionisti, evitando una sanatoria a favore delle prime che a più riprese si era tentato di far passare.

Queste le conclusioni di Zambrano sul nuovo Codice Appalti: “Il testo non ha tenuto conto delle osservazioni dei professionisti tecnici e per questo ci auguriamo che, in occasione del prossimo Consiglio dei Ministri, che varerà il testo definitivo, vengano apportate le giuste correzioni. In ogni caso riproporremo le nostre idee in tutte le sedi istituzionali, a cominciare dalle commissioni parlamentari che dovranno esprimere il loro parere sul provvedimento”.

Appalti, ingegneri italiani e sicurezza sul lavoro

La sicurezza sul lavoro è da sempre un pallino degli ingegneri italiani, come dimostra la 3° Giornata Nazionale dell’Ingegneria della Sicurezza organizzata lo scorso 6 novembre a Roma dal Consiglio nazionale degli Ingegneri e dall’Ance.

Obiettivo della giornata è stato individuare la strada per rendere gli appalti più sicuri, grazie anche al coinvolgimento degli ingegneri italiani nella fase ex ante dell’emanazione delle norme.

Come ha ricordato Armando Zambrano, presidente del Consiglio nazionale degli Ingegneri (Cni), “il rapporto sinergico tra professionisti, imprenditori e committenti nell’ambito di una corretta gestione degli appalti passa anche attraverso il nostro coinvolgimento nella fase ex ante dell’emanazione delle norme”.

Una posizione che l’Ance, l’associazione nazionale dei costruttori edili, condivide con gli ingegneri italiani: “La diffusione della sicurezza nei cantieri – ha ricordato il vicepresidente Ance Edoardo Bianchiè un processo in corso, un cambiamento in primis culturale che necessita di uno sforzo costante nel tempo. Bisogna, infatti, continuare a investire in formazione e rendere sistematiche le ispezioni per far sì che questo processo non si arresti”.

E per non farlo arrestare, è necessario che tutti gli attori coinvolti abbiano sempre una attenzione forte e particolare alle normative. Come ha ricordato Gaetano Fede, Responsabile Area Sicurezza del Cni, “gli ingegneri italiani hanno dato la propria disponibilità a partecipare alla commissione permanente sulla Sicurezza istituita presso il ministero del Lavoro. Se vogliamo invertire la tendenza e tutelare pienamente i cittadini diventa infatti importante poter collaborare a tutto l’iter di emanazione delle normative, specie nello step iniziale. Confrontarci con sindacati, lavoratori e imprese che già sono presenti in questa fase legislativa potrà gettare le basi di una più proficua ed efficace attuazione delle stesse normative”.

Dagli ingegneri una scossa al ddl corruzione

Il ddl corruzione in questi giorni sta facendo un gran parlare di sé, soprattutto per i tira e molla e le strategie da prima repubblica che si stanno giocando intorno al suo testo. Intanto, la corruzione in Italia non si ferma, specialmente in un campo, quello dell’edilizia e delle grandi opere, nei quali gli ingegneri sono impegnati ogni giorno.

Proprio il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, a modo suo, fa capire al governo che la conversione in legge del ddl corruzione non è più rinviabile con un convegno il cui titolo parla chiaro: Open Government e Agenda Digitale: Trasparenza e Anticorruzione. Appuntamento per domani, 26 marzo, alle 16 nella Sala del Refettorio della Camera dei Deputati. Accreditamento obbligatorio cliccando qui.

Le parole chiave del convegno con il quale gli ingegneri, oltre a informare e sensibilizzare sulle tematiche in questione, cercheranno di dare una mossa al ddl corruzione sono sintetizzate negli obblighi per le amministrazioni: diritti per i cittadini; strumenti per il monitoraggio; sanzioni per gli inadempienti.

Con questo incontro – commenta il Presidente del CNI, Armando Zambranovogliamo ribadire il ruolo di vera e propria ‘sentinella della legalità’ che gli ingegneri italiani assumono oggi nel contesto nazionale. Intendiamo dare un forte segnale alla politica ed alla pubblica amministrazione, affinché trasparenza e rispetto delle leggi siano la bussola dell’agire nel rispetto della correttezza e della moralità. In questo senso le nuove tecnologie possono essere uno strumento essenziale per favorire la crescita della cultura della legalità nel nostro Paese”.

Split payment e professionisti, i dubbi degli ingegneri

Come era prevedibile, la norma sullo split payment approvata nei giorni scorsi dal governo sta creando fibrillazione nel mondo professionale. In questo articolo di Infoiva avevamo spiegato che cosa è lo split payment ed espresso i nostri dubbi su un meccanismo che, se indicato come strumento valido per la lotta alla corruzione, potrebbe creare problemi di liquidità alle imprese. Non ai professionisti, che dovrebbero essere esclusi dallo split payment. Dovrebbero, perché molte Pubbliche Amministrazioni intendono applicarlo anche a loro, alcune di esse in modo retroattivo.

Una possibilità e un dubbio legislativo che hanno indotto il Consiglio Nazionale degli Ingegneri a intervenire sul meccanismo di liquidazione dell’Iva legato allo split payment, per bocca del presidente Armando Zambrano: “Norma poco chiara. Auspichiamo un intervento urgente ed esplicativo da parte dell’Amministrazione finanziaria”, ha affermato.

L’intendimento è infatti quello di lasciare i professionisti al di fuori del meccanismo dello split payment, consentendo loro di continuare a ricevere dal committente l’Iva dovuta per le proprie prestazioni contestualmente al compenso, provvedendo poi essi stessi al versamento nei tempi e secondo le modalità vigenti.

Tuttavia – dice Zambranononostante le prescrizioni normative, il nostro Consiglio ha ricevuto, già nel mese di gennaio 2015, numerose segnalazioni di Amministrazioni Pubbliche che intendono applicare lo split payment per la liquidazione dei compensi ad ingegneri per lavori debitamente svolti. In alcuni casi, addirittura, le Amministrazioni intendono applicare il meccanismo anche in modo retroattivo, ovvero per versamenti Iva riguardanti attività svolte nel 2014”. “E’ evidente – conclude Zambranoche tale situazione deriva dalla scarsa chiarezza della norma. A questo proposito, auspichiamo un intervento urgente ed esplicativo da parte dell’Amministrazione finanziaria”.

Regime dei minimi, l’ira degli ingegneri

La recente modifica del regime dei minimi che dovrebbe entrare in vigore dal prossimo anno, approvata nel giorni scorsi alla Camera, ha fatto saltare i nervi a più di un’associazione professionale, dalle più strutturate a quelle di recente creazione. Quello che principalmente ha causato le ire dei professionisti è stato il dimezzamento della soglia di applicazione, che passerà (salvo improbabili modifiche al Senato) da 30 a 15mila euro.

Una delle voci più dure contro la modifica del regime dei minimi è quella del Consiglio Nazionale degli Ingegneri (Cni) il cui presidente Armando Zambrano, coordinatore della Rete delle Professioni Tecniche, si era battuto per la modifica della soglia reddituale convincendo il sottosegretario all’Economia Zanetti a introdurre un emendamento (soglia a 30mila euro e imposta sostitutiva all’8% anziché al 15%), bocciato però in Commissione bilancio.

Ora Zambrano è tornato a tuonare contro l’illogica piega presa dall’affaire sul regime dei minimi: “La modifica testimonia il totale distacco tra politica e mondo del lavoro. Colpiti i professionisti a basso reddito, una categoria già gravemente in difficoltà. Esprimiamo forte dissenso”.

Secondo il Cni, l’abbassamento della soglia reddituale per accedere al regime dei minini dagli attuali 30mila euro a 15mila riduce drasticamente la possibilità per molti professionisti a basso reddito e fortemente provati dalla crisi di usufruire di un regime fiscale agevolato, andando nella direzione opposta a quella per la quale queste misure erano state pensate.

Alcune simulazioni curate dal Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, rilevano che in determinate situazioni il nuovo regime dei minimi risulta non avere alcuna convenienza rispetto a quello ordinario. “Modificare il regime dei minimi – dice Zambranoè un segno del totale distacco tra classe politica e mondo del lavoro. Nel momento in cui il sistema delle professioni registra un drammatico calo dei ricavi, soprattutto tra i professionisti più giovani e meglio formati, si tagliano alcune agevolazioni fiscali proprio a chi è in difficoltà. Come sempre la classe politica si dimostra incapace di guardare al mercato del lavoro nella sua interezza. Ingegneri e professionisti vedono ridursi drasticamente un’agevolazione fiscale che ha un’incidenza minima sul bilancio dello Stato. Al tempo stesso, il Governo stanzia risorse per rifinanziare il bonus degli 80 euro per i dipendenti pubblici, prevede un taglio dell’Irap alle imprese, oltre alle agevolazioni per il contributo dei minimi per artigiani e commercianti”.

La conclusione di Zambrano sul nuovo regime dei minimi è netta: “Il Cni esprime tutto il proprio dissenso rispetto a questo provvedimento, ora in esame al Senato. Ancora una volta cercheremo di fare sentire la nostra voce. Il lavoro professionale è una parte importante dell’economia di questo Paese e deve essere incentivato, non mortificato”.

Crediti PA, gli ingegneri incontrano l’Abi

Quello dei debiti e dei crediti PA è un cancro del quale ogni tanto ci si dimentica di parlare, ma che continua a corrodere e far morire imprese e professionisti. Tra questi ultimi, gli ingegneri sono molto sensibili al problema, tanto che mercoledì 3 dicembre incontreranno l’Abi, l’Associazione Bancaria Italiana, per fare il punto sullo stato dell’arte dei crediti PA.

Circa un mese fa Armando Zambrano, Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri (Cni), aveva denunciato il fatto che le banche non vogliono i crediti PA, dando voce alle segnalazioni inviate dai professionisti. Ora anche il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti ha preso atto del fatto che la cessione alle banche dei crediti PA fatica a partire, per due motivi principali: il primo riguarda la possibilità, da parte della PA, di effettuare verifiche ed eventualmente bloccare i crediti PA ceduti al fine di accertare eventuali inadempienze contributive; il secondo è connesso ad alcune criticità della piattaforma elettronica, tra cui l’impossibilità di tracciare gli eventuali rifiuti della PA, debitrice sui crediti ceduti. Il Sottosegretario ha preso atto della necessità di affrontare e risolvere queste problematiche.

Armando Zambrano ha commentato: “Prendiamo atto con soddisfazione della posizione espressa dal Sottosegretario Zanetti che dimostra di avere piena coscienza della problematica e condivide con noi del Cni la necessità di un intervento. Da parte nostra, al fine di trovare una soluzione, abbiamo programmato un incontro con l’Abi”.

Cni: sì alla bozza di regolamento per l’obbligo del POS

Approvazione, da parte del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, per la bozza di regolamento relativa all’obbligo di accettazione dei pagamenti con carte di debito.
Lo schema del documento è stato elaborato dal ministero dello Sviluppo economico e inviato alla Banca d’Italia per l’acquisizione del parere, ma è necessario anche il via libera da parte del ministero dell’Economia e delle finanze.

A questo proposito, Armando Zambrano, presidente del Cni, ha dichiarato: “La prima valutazione degli ingegneri italiani è positiva. La bozza di decreto, infatti, ha accolto tutte le richieste avanzate dalla Rete delle professioni tecniche, condivise dagli ingegneri. Il regolamento, ad esempio, si applica soltanto per le attività svolte all’interno degli esercizi e degli studi. Inoltre, la soglia di fatturato oltre il quale scatta l’obbligo è congrua ed è relativa soltanto ai servizi resi a consumatori e utenti, non alle imprese e ai professionisti. Naturalmente occorrerà vigilare perché l’impostazione del provvedimento si mantenga sul tracciato dello schema elaborato dal ministero dello Sviluppo economico“.

Vera MORETTI

L’obbligo del Pos non piace agli ingegneri

Tra le novità del decreto Cresci Italia 2.0, che punta ad una diffusione massiccia del digitale in Italia e fortemente voluto dal Governo Monti, c’è anche l’introduzione dell’obbligo dell’utilizzo del Pos da parte dei professionisti che svolgono attività di vendita di prodotti e servizi.

Le prestazioni di queste categorie di lavoratori, infatti, dall’1 gennaio 2014 potranno essere pagate con carta di credito e questo provvedimento ha scatenato un putiferio all’interno dell’Ordine degli ingegneri, tra coloro che saranno certamente coinvolti da questa rivoluzione.

A questo proposito, Armando Zambrano, presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, ha voluto esprimere il suo dissenso: “Siamo nettamente contrari: questa norma impone un ulteriore balzello a carico dei professionisti. Inoltre, non ha nessuna finalità di lotta all’evasione e al sommerso, in quanto la quasi totalità delle prestazioni professionali ha una soglia di valore superiore ai 1.000 euro, oltre la quale già ora tutti i pagamenti devono essere tracciabili e quindi fatti con sistemi di pagamento quali assegni o bonifici“.

Questa nuova misura comporterebbe ai professionisti un ulteriore onere, poiché a loro viene richiesto di farsi carico dell’installazione del Pos, il cui costo è di circa 100 euro, ma anche del pagamento di un canone mensile, mediamente intorno ai 30 euro, e del pagamento di una commissione su ogni transazione che può superare anche il 3%.

Ha aggiunto Zambrano: “Noi non siamo contrari alla tracciabilità e alla lotta all’evasione ma tale lotta non può essere utilizzata come paravento per taglieggiare ulteriormente un sistema professionale che affronta una crisi drammatica senza alcun sostegno pubblico, a differenza di molti altri settori produttivi quali lo stesso settore bancario“.

Il presidente del Cni ha anche ricordato che gli onorari degli ingegneri in libera professione sono stati ridotti a causa dell’abrogazione delle tariffe e dalla crisi di mercato, che ha obbligato i professionisti a praticare ribassi medi di oltre il 40% (con punte superiori all’80%) nel settore dei bandi di progettazione.

Gli ingegneri “sostengono che il divieto di effettuare pagamenti superiori a 1.000 euro è già sufficiente a sradicare la quasi totalità dei pagamenti in nero per i professionisti, in particolare per quelli tecnici Questi chiedono la immediata cancellazione della contestata disposizione e che eventuali misure sostitutive di lotta all’emersione siano introdotta a ‘costo zero’ per i professionisti, già costretti ad affrontare da soli la più grave crisi economica del dopoguerra“.

Vera MORETTI

Ingegneri: le lobbies ostacolano la ripresa

Lavoro, innovazione, opportunità. Questi tre termini sono strettamente connessi perché il paese può riprendersi dalla crisi solo se innova, si modernizza e crea opportunità per i cittadini”, questo il passaggio chiave della relazione del presidente del Cni Armando Zambrano al 58esimo congresso nazionale degli ingegneri, che quest’anno si è svolto a Brescia.

Il presidente del consiglio nazionale degli ingegneri non manca di lanciare parole al vetriolo nel suo discorso di apertura al sistema delle lobbies che in questo delicato passaggio per il Paese vanno combattute “perché operano pregiudicando il mercato nazionale e internazionale alterando la concorrenza con il gioco dell’interdizione e del rinvio”.