Artigianato, i numeri della crisi

La crisi economica che ha segnato gli ultimi anni ha inevitabilmente cambiato pelle alle piccole e medie imprese dell’artigianato nostrano. Secondo l’ultimo rapporto  recentemente pubblicato dall’Ufficio studi di Confartigianato, la recessione nell’ultimo anno ha prodotto un saldo tra chiusure e aperture di -1.845 imprese in Italia, infliggendo un duro colpo alle aziende operanti nei settori più tradizionali della manodopera dedita esclusivamente a soddisfare la domanda interna, mentre ha promosso le imprese che hanno saputo brillantemente intercettare le nuove tendenze di mercato interagendo con le maggiori piazze europee.
A pagare il conto più salato alla crisi sono i settori dell’edilizia, dell’autotrasporto e delle produzioni metalliche che, negli ultimi 4 anni, hanno perso complessivamente in Italia la bellezza 84.885 imprese artigiane, con una diminuzione drastica del 7,6%.
Come confermato anche nel breve incontro di ieri con il Prof. Micelli, i prodotti completamente realizzati nel nostro Paese continuano a suscitare fascino e apprezzamento nel mondo grazie all’elevato grado di specificità rispetto ai prodotti standardizzati seriali e il valore complessivo del made in Italy si aggira intorno alla cifra record di 389 miliardi di euro e nel 2014 si prevede un aumento del volume di export pari al 3,7%.
Le imprese che hanno dimostrato maggiore vivacità e dinamismo sono quelle operanti nei settori più innovati, dalla tutela dell’ambiente alla manutenzione degli impianti industriali, registrando una crisi complessiva a livello nazionale del 2%.

Jacopo MARCHESANO

Micelli: “Il made in Italy è ancora terribilmente attraente”

In occasione della nostra settimana dedicata alla produzione artigianale, in concomitanza con la partenza sabato de L’Artigiano in Fiera, abbiamo incontrato il Prof. Stefano Micelli, Presidente del corso di laurea in International Management all’Università Ca’ Foscari di Venezia, per una breve riflessione sullo stato di salute dell’artigianato nel nostro Paese. Nel suo libro Futuro artigiano. L’innovazione nelle mani degli italiani (ed. Marsilio), delinea un futuro nemmeno troppo negativo per la produzione artigianale in Italia. «Premesso che gli artigiani italiani rispecchiano il periodo di gravi crisi che sta attraversando il Paese legato ad una contrazione sensibile della domanda interna, oggi l’artigianato medio-alto riesce comunque a produrre beni di qualità esportabili all’estero». La nostra produzione di qualità su misura rende «terribilmente interessante il made in Italy agli occhi di una domanda internazionale che chiede sempre più oggetti e manufatti con un supplemento di specificità» che evidentemente i prodotti standardizzati seriali non sono in grado di offrire.
Il testo del Prof. Micelli affronta il nodo del lavoro artigianale nella piccola e nella media impresa, in alcuni casi anche nella grande impresa italiana: «purtroppo in Italia il lavoro artigiano è ancora legato ad un’idea antica ormai appartenente al passato. Nonostante i falsi miti c’è molto lavoro artigiano anche nelle medie e grandi imprese del lusso italiano, così come nel settore delle macchine utensili, nel settore della meccanica, tutto il tema della personalizzazione passa attraverso un processo distante dai ritmi e dalle strutture delle catene di montaggio standardizzate». Al termine del nostro incontro il Prof Miceli non può non gettare un occhio sulla prossima edizione de L’Artigiano in Fiera: «oggi grandi esperienze come l’AF possono dare una grande mano agli artigiani, alle piccole e medie imprese nostrane, per proiettarsi piano piano a livello internazionale offrendosi a mercati prima difficilmente conquistabili. La prossima sfida per gli artigiani non sarà esclusivamente sul fronte delle vendite, ma soprattutto su quello comunicativo. Tutto estremamente alla portata per gli operatori che frequenteranno la fiera…».

Jacopo MARCHESANO