iStrumentum, da Aruba il software per il notariato

Il notariato italiano anticipa i tempi e, grazie alla partnership tra Notartel, società informatica di sua proprietà, e Aruba PEC S.p.A. società del Gruppo Aruba, mette a disposizione dei notai iStrumentum, il nuovo per la stipula degli atti notarili informatici.

Il nuovo programma per il notariato accompagna il notaio nell’intero processo di preparazione, creazione, verifica e costruzione dell’atto informatico notarile e dei suoi allegati e ne semplifica la gestione.

Disponibile per il download già da metà febbraio, iStrumentum consente di gestire interamente l’atto notarile, dalle fasi preliminari (verifica dei dati anagrafici dei comparenti, redazione del testo principale dell’atto, raccolta degli eventuali allegati) fino alla fase di stipula (autenticazione dei comparenti, lettura dei testi al loro cospetto, raccolta delle firme).

Per garantire la massima sicurezza, il nuovo software del notariato non si limita solo a inserire nel documento l’immagine della firma delle parti, ma “cattura” il segno grafico inserito sul tablet tramite apposita firma grafometrica.

La firma di ciascun sottoscrittore di un atto viene associata al tempo di scrittura, alla pressione esercitata sul tablet, alla posizione della mano, alla velocità, accelerazione e ritmo nel momento della sottoscrizione: criteri che garantiscono la massima sicurezza, creando un legame fra i tratti biometrici del firmatario e il documento sottoscritto, rendendo quindi univoca l’identità del firmatario per un preciso documento.

Con iStrumentum, il processo digitale si svolge con questi passaggi:

  • Il notaio prepara il testo dell’atto pubblico informatico e lo riversa in pdf;
  • Le parti sottoscrivono l’atto con firma digitale o firma grafometrica;
  • Il notaio verifica la corretta apposizione delle firme da parte di coloro che presenziano alla stipula e che hanno apposto la propria firma sull’atto;
  • Il notaio firma a sua volta tutti gli oggetti costituenti la stipula e salva l’atto pubblico informatico;
  • Il software calcola l’impronta di tutti gli oggetti, apponendo una firma di processo e richiedendo una marca temporale.

Due le versioni previste del software per il notariato: la prima per desktop (già disponibile) e la seconda web (disponibile a partire dai prossimi mesi). Con iStrumentum dall’inizio di marzo sono già stati stipulati i primi atti con firma grafometrica e non più solo con firma digitale.

E-commerce e Natale, qualche suggerimento

Natale è il periodo dell’anno con più vendite online e niente è meglio dei consigli di un professionista per far sì che la propria azienda sia preparata a sfruttare al meglio le potenzialità di un e-commerce efficace. Ecco perché riceviamo e volentieri pubblichiamo questo approfondimento sul tema e-commerce e Natale a cura di Stefano Sordi, Direttore Marketing di Aruba.

 

Da un punto di vista commerciale il Natale è “il periodo dell’anno con più vendite online” soprattutto per chi si occupa di prodotti consumer e – essendo anche seguito da un periodo di saldi – diventa il momento più interessante per chi fa B2C. Quindi, una buona strategia per prepararsi alla campagna di Natale è fondamentale per poter sfruttare al massimo le potenzialità offerte dal periodo. Pianificare, però, ogni operazione in modo adeguato, è meno semplice di quanto si possa pensare. 

Una volta fatto questo, bisognerà valutare il tempo da investire e tenere traccia delle operazioni imprescindibili da condurre:

  1. Preparare il catalogo di prodotti: prima di ogni campagna è sempre importante individuare il best seller, il prodotto più scelto e venduto, così da guidare gli utenti più pigri o indecisi nella loro scelta. E’ quindi necessario adeguare lo stock dei prodotti all’obiettivo che si è fissato e al periodo di riferimento.
  2. Disporre categorie dedicate di prodotti: raggruppare i prodotti in categorie migliora sempre l’esperienza dell’acquirente e rende il proprio e-commerce più facilmente navigabile. Agevolare l’utente nella propria scelta lo avvicina sempre più al momento dell’acquisto.
  3. Pensare agli elementi estetici della campagna sconto: è importante pianificare nuove immagini ad hoc o creare dei banner mirati sulla campagna a cui si sta puntando ed è fondamentale che ci sia una certa coerenza tra le immagini pubblicitarie e le immagini che il cliente vede quando arriva sul sito. Questo, infatti, genera un senso di familiarità e sicurezza che lo rende tranquillo, e ciò incide moltissimo sul “tasso di rimbalzo”, ossia di abbandono del sito.
  4. Fare una ricerca di parole chiave per il SEO e, di conseguenza, aggiornare i contenuti a seconda dei risultati ottenuti. E’ necessario avere un buon posizionamento sui motori di ricerca e ciò si può ottenere sia grazie alle ottimizzazioni SEO che grazie alla gestione di campagne Google AdWords. Anche in questo caso, l’annuncio AdWords deve essere sempre coerente con ciò che il cliente trova sul sito: la promessa dell’annuncio non deve essere disattesa dal sito se si intende avere un costo di acquisizione congruo.
  5. Aggiungere nuovi elementi di design a tema natalizio, come ad esempio un’immagine di copertina legata al periodo o i banner sulla vetrina dinamica con accesso diretto alle nuove categorie. Si può anche giocare con il proprio logo (è possibile adeguarlo al tema aggiungendo, ad esempio, un piccolo elemento natalizio).
  6. Creare una campagna mailing per i clienti con consigli, novità o una guida ai regali di Natale. La multicanalità è sempre essenziale e bisogna raggiungere il proprio acquirente attraverso quanti più canali possibili.
  7. Per lo stesso motivo è importante pubblicare articoli sul proprio blog per promuovere i prodotti, le novità di Natale e creare delle guide ad hoc con consigli su “cosa regalare”.
  8. Multicanalità significa anche essere presenti sui canali social: è essenziale promuovere il proprio e-commerce sui social network, con dei post a tema su facebook, dei cinguettii mirati su twitter, delle foto studiate per la nuova campagna su Instagram o dei video promo per Youtube.
  9. Gestire gli acquisti in modo adeguato: anche l’ e-commerce più curato non farà molta strada senza un adeguato canale di vendita e post-vendita. Bisogna quindi essere pronti a preparare per tempo la merce con appositi pacchi regalo e, soprattutto, spedire in tempo per Natale ogni prodotto.
  10. Per concludere, non bisogna mai scordare di fidelizzare il proprio cliente: sarà quindi importante inviare una mail di ringrazimento per avere acquistato presso il proprio e-commerce, richiedendo di compilare un questionario di soddisfazione che ponga domande semplicissime per capire cosa sia piaciuto maggiormente del proprio negozio, cosa meno, chiedere se consiglierebbe il portale ad una amico, proporre di seguire lo store sui social usando gli appositi tasti o, addirittura, proporre di condividere su Facebook, ad esempio, il nuovo prodotto acquistato, anche se nel corso del periodo natalziio si rischierebbe di svelare il regalo che si è comprato per qualcuno!

Questo decalogo funge da semplice modello e può essere adattato alle esigenze del proprio negozio online. Ogni lista di “must do” potrà essere modificata a seconda delle proprie risorse e dei costi che si è disposti a sostenere. Nel caso di piccole aziende in cui non è possibile contare sul supporto di una figura di riferimento, è possibile valutare una campagna meno dispendiosa oppure affidare a terzi quelle attività più specifiche, quali i servizi di design del sito o le spedizioni. In generale, a livello di risorse economiche, un buon rapporto tra costi e vendite stimate si aggira intorno al 3-7%. In questo calcolo bisognerà tenere conto di tutte le spese previste nel proprio piano iniziale: dagli sconti sui prodotti alle spedizioni gratuite e agli altri incentivi per l’acquisto; dalle spese di design a quelle di pubblicità e promozione.

A tale riguardo Aruba ha tenuto il webinar “Come preparare il tuo negozio per le promozioni: dai primi passi alla strategia di marketing”. Per saperne di più ed essere realmente preparati all’imminente periodo natalizio, è disponibile il materiale del corso online a questo link Webinar Aruba eCommerce.

Inoltre, è a disposizione il codice sconto ECOMMERCE2015-50 da utilizzare in fase di acquisto per attivare un e-commerce Advanced o Professional a metà prezzo.

Il cloud nelle Pmi. Eppur si muove…

di Davide PASSONI

A un anno dal nostro incontro con Aruba a Smau 2012, siamo tornati a fare quattro chiacchiere con Stefano Sordi, direttore marketing del gruppo ICT italiano, per fare il punto sullo stato dell’arte nel rapporto tra cloud e Pmi.

È cambiata in questo anno la strategia di Aruba sul cloud?
La strategia non è cambiata, si è evoluta in continuità con quanto fatto un anno fa. Abbiamo ottenuto risultati positivi, per cui vale la pena proseguire sul sentiero tracciato; ossia continuare a sviluppare il prodotto, allargare il network del data center e spiegare agli utilizzatori della tecnologia cloud quali sono i suoi reali benefici.

In che modo?
Diffondendo il know how. Avevamo cominciato andando in tv a dire che il cloud è conveniente, flessibile, potente, mentre ora siamo saliti a un livello di dettaglio superiore spiegandone i benefici.

La cultura del cloud si sta sviluppando in Italia?
Siamo ancora in un mercato in via di sviluppo, che però cresce molto, bene e con trend di vario tipo ma tutti molto veloci. Crescono acquisizioni, utenti, quantità di traffico e, soprattutto, perimetro degli utenti interessati.

Parliamo di Pmi?
Se un anno fa dicevamo che le Pmi arrancavano nel mondo del cloud mentre la grande impresa era avanti, in questo anno sono successe due cose: primo, il numero di Pmi che si sono avvicinate al cloud è aumentato in modo sostanziale; secondo, la tipologia di imprese che si rivolgono a noi si è allargata. Non ci sono solo operatori Ict, che hanno un core business informatico, ma aziende con altri core business, con al loro interno un dipartimento IT che inizia a usare il cloud.

Che cosa significa questo?
Significa che il cloud non è solo per addetti ai lavori ma sta diventando una tecnologia fruibile per gli altri settori merceologici. Significa che abbiamo fatto una buona comunicazione e che abbiamo un prodotto di facile utilizzo.

Stefano Sordi, direttore marketing di Aruba

Si sceglie cloud anche per spendere meno, in un periodo di crisi?
In un momento particolare come questo, il cloud non permette di spendere meno ma di spendere meglio, pagando solo l’effettivo uso del servizio. Se una Pmi oggi compra un server dedicato perché ha un obiettivo di utilizzo e questo viene poi disatteso, l’impresa si trova ad aver pagato tutti i costi avendo in casa una macchina che pian piano diventerà sempre più vecchia e dovrà essere aggiornata. Comprare il cloud risponde sempre alla stessa esigenza, ma aiuta anche sull’aspetto economico.

Dove vuole arrivare Aruba?
Abbiamo ambizioni grandi, siamo leader di settore nell’hosting, nel mondo dei domini e in quello della Pec serviamo oltre il 50% del mercato. Sono risultati importanti, che fanno di Aruba una società molto ambiziosa. Sul cloud abbiamo investito tantissimo in innovazione e tecnologia e continuiamo a farlo senza retropensieri perché crediamo fortemente in questo prodotto, così come non crediamo che soppianterà i servizi tradizionali come le architetture fisiche o l’hosting, ma completerà il mondo dell’IT.

Estero?
Sì, tanto che lavoriamo molto sulla Francia da ormai un anno circa.

Siete una bella realtà italiana che funziona. Quindi è possibile fare impresa in Italia?
Io direi di sì. Ci sono difficoltà che ben conosciamo, ma nell’ambito dell’ICT e delle nuove tecnologie c’è molto spazio per innovare e svilupparsi. Alla fin fine, i nostri prodotti e servizi sono il volano della crescita per le Pmi italiane, lo spazio ideale su cui costruire un modello di business, un’idea, un prodotto che fanno sì che, come Aruba, crediamo molto in questa tecnologia.

Imprese, professionisti e i nuovi temi dell’hi-tech

di Davide PASSONI 

Le nuove tecnologie impongono alle imprese e ai professionisti problematiche e necessità anch’esse nuove. Alcune di queste riguardano la proprietà intellettuale, altre il contenimento dei costi. Ecco il parere di due esperti del settore.

Avv. Hèléne Regnault de la Mothe, Avvocato iscritto allíAlbo nazionale dei Consulenti in Proprietà industriale

Quali rischi per il proprio marchio nellíera del web 2.0? Come tutelarlo da copie e contraffazioni?
La straordinaria capacità del marchio di attrarre clientela genera frequenti usurpazioni da parte di concorrenti che si manifestano principalmente nell’uso di nomi a dominio foneticamente simili, quando non differenti per la sola estensione. Accade inoltre che il proprio marchio venga indebitamente utilizzato dal competitor quale parola chiave (meta-tag) per avvantaggiarsi e falsare i risultati proposti dai motori di ricerca. Entrambi i casi costituiscono atti di contraffazione e concorrenza sleale, in quanto idonei a sviare la clientela o a creare un indebito agganciamento. La normativa italiana concede al titolare del marchio gli strumenti, anche sanzionatori, per vietare ai terzi l’adozione di tali comportamenti illeciti. Per utilizzare con successo tali rimedi è però determinante scegliere un marchio forte e, soprattutto, preoccuparsi per tempo della sua corretta registrazione nei territori in cui si opera. In tal modo, si tutelano gli investimenti e i propri diritti di esclusiva.

 

Stefano Cecconi, Amministratore Delegato di Aruba S.p.a

Quali i vantaggi del cloud computing per una piccola impresa?
Nell’attuale fase di cost containment, il cloud rappresenta per le piccole imprese uno strumento strategico per ridurre i costi di gestione dei servizi IT permettendo di ottimizzare il ciclo di vita di un prodotto o di un progetto. Caratterizzato dalla totale scalabilità e personalizzazione delle risorse, il cloud consente all’utente di aumentare o diminuire in tempo reale e in autonomia le dimensioni dei server in modalità Pay per Use: in questo modo le imprese non devono più affrontare i costi di startup tipici delle soluzioni hardware “tradizionali” per avviare un nuovo business e possono scegliere il servizio secondo le proprie necessità, modificandone i parametri in base alle proprie risorse e in funzione dei picchi di attività. Sfruttare soluzioni cloud consente dunque di operare con la flessibilità volta a garantire la competitività e la crescita del business, in quanto il cliente sposta sul provider sia i rischi che la complessità legati alla gestione di un’infrastruttura informatica. Tutto ciò permette di liberare risorse impiegate nella gestione dei servizi IT per destinarle all’ottimizzazione delle attività strategiche per il business aziendale.

Quali sfide per le imprese e i professionisti nel mondo dell’hi-tech

di Davide PASSONI

Altro breve giro di tavolo sulle sfide che le nuove tecnologie impongono alle imprese e ai professionisti. 

Marco Fabio Parisi, Responsabile dei Progetto di Sviluppo It per le Pmi di Telecom Italia

La PEC non è solo un obbligo di legge ma un efficace strumento di lavoro. Quali i suoi vantaggi?
Per una piccola impresa o un professionista, calcolare i benefici che derivano dall’utilizzo della PEC è molto semplice. Basta contare quante raccomandate A/R è stato necessario inviare in un anno, moltiplicare per le ore necessarie a preparare la documentazione, stamparla, firmarla, inviarla dall’ufficio postale, archiviare il tutto e aggiungere i costi di spedizione. È evidente però, che tra i vantaggi non si possono ancora considerare quelli relativi alla “firma” e all’”archiviazione”. La PEC da sola non è in grado di garantire tutto questo. Mancano infatti la Firma Digitale e l’Archiviazione Sostitutiva, due ingredienti fondamentali secondo Telecom Italia per completare e ottenere la semplificazione dei processi amministrativi dell’impresa. Le soluzioni informatiche esistono, così come la tecnologia che rende tutto “a norma di legge” sicuro e garantito. Noi riteniamo che sia necessaria una norma attuativa semplice, per cui tutta la documentazione d’impresa possa essere prodotta, scambiata, firmata e archiviata in modo digitale e soprattutto che un documento digitale abbia valore legale a sostituzione di quello cartaceo. Solo così il beneficio per l’impresa sarà totale e sostanziale.

Fabiano Lazzarini, General Manager IAB Italia

Quali sono gli strumenti di advertising più efficaci per promuovere online la propria piccola impresa?
Oggi è essenziale presidiare internet. Gli strumenti disponibili per la promozione della propria realtà imprenditoriale in Rete sono molteplici e alcuni di essi possono essere utilizzati con estrema semplicità anche da utenti non esperti. Molto dipende dall’obiettivo della singola azienda, ma alcuni step possono essere considerati generalmente validi. Il primo passo per una piccola impresa è sicuramente quello di creare un buon sito web, professionale e ben strutturato in modo da essere immediatamente intellegibile dal proprio target. Il secondo passo è quello di rendersi facilmente rintracciabili in rete, indicizzando il proprio portale attraverso la scelta di parole chiave adeguate, che consentano di essere ai primi posti nei risultati sui motori di ricerca, laddove un potenziale cliente faccia una query online, alla ricerca di un prodotto o servizio che rientra nella propria offerta. A quel punto bisogna decidere, sulla base dei propri obiettivi di business e del budget che si intende investire, se e come implementare un piano di comunicazione online, ad esempio attraverso una pianificazione di advertising, ad esempio con dei banner, oppure con campagne di email o search marketing, o ancora una strategia di integrazione con i social network.

La PEC gratuita di Aruba

Le ditte individuali che ancora non si sono attivate per avere la PEC, casella di posta elettronica certificata, possono approfittare dell’opportunità offerta da Aruba PEC S.p.A. e sottoscrivere la propria PEC gratuitamente tramite il sito Pecgratuita.it.
Hanno tempo fino al 30 giugno 2013, dunque, le ditte che ancora devono comunicare la propria casella PEC al Registro delle Imprese.

Poiché si tratta di una norma introdotta dal DL 179/2012, che prevede che le imprese individuali che si costituiscono a partire dal 20/10/2012 debbano, in fase di prima iscrizione, dare comunicazione del proprio indirizzo di PEC, e che ciò riguarda anche le imprese individuali già attive alla data del 20 ottobre 2012, pena la sospensione per tre mesi di qualunque ulteriore domanda anagrafica di variazione presentata a decorrere da tale data, la proposta di Ruba risulta molti interessante per tutti i “ritardatari“.

L’offerta prevede la possibilità di usufruire gratuitamente di una PEC di qualità corrispondente alla versione PREMIUM, la soluzione che comprende 10Gb di spazio totale, traffico mail illimitato e un servizio di notifiche via SMS per garantire che l’utente legga in tempo eventuali messaggi certificati, il cui valore è del tutto analogo a quello di una raccomandata A/R.
Inoltre, Aruba offre un indirizzo PEC chiaro e diretto del tipo nome@pec.it e informa anche l’utente dell’importanza di avere una Firma Digitale, strumento obbligatorio per potere registrare la PEC al Registro delle Imprese.

Stefano Cecconi, AD di Aruba, ha dichiarato: “Ora che l’utilizzo della posta elettronica certificata si è esteso a tutti i soggetti con attività d’impresa, pensiamo sia nostro dovere, in quanto principale Gestore, facilitare il processo di chi ne debba usufruire. Nostro obiettivo è quello di far capire che l’utilizzo della PEC non deve essere interpretato come un mero adempimento legislativo, ma come un’opportunità legata al vantaggio che ne deriva: la semplificazione delle comunicazioni telematiche con valore legale ed il risparmio rispetto alla comunicazione cartacea”.

Vera MORETTI

Pmi italiane poco attente alla “nuvola”

di Davide PASSONI

Con la crisi che stiamo attraversando, le piccole imprese sono sempre più attente ai costi, specialmente per quello che riguarda la loro struttura IT. Una soluzione che unisce flessibilità, scalabilità e costi di gestione contenuti è il cloud computing, purtroppo, però, ancora poco conosciuto in Italia tra le Pmi. Al recente Smau ne abbiamo parlato Stefano Sordi, direttore marketing di Aruba, uno dei maggiori player italiani nel campo del cloud.

Il cloud computing e le Pmi: un matrimonio che “s’ha da fare”…
Aruba sta concentrando tutti i propri sforzi nel supportare la crescita di uno dei prodotti in cui crede di più, appunto il cloud computing. Attualmente questo prodotto viene fruito dagli utenti tramite cloud.it e riteniamo che sia particolarmente vantaggioso e adatto a realtà di piccole dimensioni o che stanno per iniziare la loro avventura d’impresa.

Perché?
Perché il cloud computing è flessibile e scalabile e, se ben realizzato, è per le Pmi e le start up la porta di accesso a una serie di servizi che fino a poco tempo fa erano appannaggio esclusivo di grandi imprese o della Pubblica Amministrazione; realtà che hanno budget e competenze enormi, che consentono loro di creare soluzioni e architetture praticamente infinite per supportare il business.

Il contrario di una piccola impresa…
Il cloud computing dà la possibilità di pagare solo ciò che si usa per il tempo in cui lo si usa e permette alle piccole imprese di implementare soluzioni e di non pagarle fino a quando non vengono utilizzate. Tutta la complessità che sta dietro alla implementazione di un’architettura tecnologica IT “classica” col cloud è superata, perché l’apparato è gestito interamente da chi eroga il servizio; l’impresa, con pochi soldi – nell’ordine di un migliaio di euro – può creare una infrastruttura IT piccola, flessibile, lasciando la gestione della sua complessità al gestore e concentrandosi solo sul proprio business.

E se il business cala?
Se dovessero cambiare gli scenari di mercato e l’impresa fosse costretta a ridurre gli investimenti, col cloud computing lo potrebbe fare facilmente; in un periodo di contrazione dell’economia, un’impresa che volesse fare dei downgrade alla propria infrastruttura IT classica sarebbe in forte difficoltà, col cloud computing si limiterà a ridurre il carico di utilizzo fino al livello necessario, persino, se serve, lasciando la struttura quiescente fino a che non la vorrà riattivare. Penso sia importante far capire all’impresa che il cloud può consentire al business di crescere anche rapidamente e in maniera esponenziale.

C’è in Italia una cultura del cloud?
In termini di impresa, quelle grandi sono più pronte e hanno già iniziato a investire in queste risorse perché le infrastrutture che possiedono, in generale, sono piuttosto rigide per seguire le trasformazioni dei mercati come sono fatti oggi. Hanno capito che serve maggiore flessibilità e buona parte di loro ha implementato soluzioni cloud.

Le Pmi? Faticano?
Le Pmi sono rimaste un poco indietro, come è lecito aspettarsi. Siamo intorno a un 20% che utilizza soluzioni cloud. Tuttavia, nonostante il ritardo, noi di Aruba stiamo registrando da giugno un incremento di utilizzo del cloud da parte delle Pmi, non solo in termini di attivazioni nette ma anche e soprattutto da parte di  piccole imprese che cominciano a usarlo costantemente dopo aver “rodato” l’infrastruttura per qualche settimana o mese. Questo ci risulta perché il numero medio delle macchine virtuali attivate in questi mesi è cresciuto da 1 a oltre 2: vuol dire che le imprese cominciano a creare piccole infrastrutture aziendali.

Chi dovrebbe diffondere la cultura del cloud in Italia? Chi se ne occupa, i ministeri… chi?
Un insieme di queste figure: operatori, servizi pubblici, imprese che siano più portate a osare nell’ambito tecnologico. Credo comunque che l’onere maggiore sia in capo agli operatori, non tanto in termini di comunicazione ma di crescita e sviluppo dell’offerta

Ossia?
Se un operatore, oggi, si limita a produrre servizi, applicazioni e pensa di avere fatto tutto il necessario per diffondere la cultura del cloud, ha fatto un buco nell’acqua perché ha fornito solo una piattaforma invece che costruire una “città”. Un operatore di primo livello deve spiegare come si utilizza la tecnologia, lavorare come opinion leader e inventare soluzioni con i propri partner per arrivare a fornire non solo spazio disco ma servizi a 360 gradi.

L’Ict italiano frena ma, tutto sommato, meno di altri settori dell’economia. Per chi lavora nella new economy, quanto conta, in termini di investimenti e di prospettive, stare in un settore che pare anticiclico?
Come Aruba stiamo dando una risposta pragmatica alla situazione di mercato: c’è contrazione e noi investiamo, non tanto perché vediamo un’opportunità fine a se stessa, ma perché pensiamo che in un momento di crisi le aziende sentano di più l’esigenza di usare tecnologie che consentano loro di “scalare” verso il basso, nell’attesa della ripresa. Un’esigenza soddisfatta dal cloud.

Anche questo è diffondere cultura d’impresa…
Noi ora investiamo per dimostrare che è adesso il momento di scegliere, di sviluppare. Tutte le grandi aziende viaggiano col freno a mano tirato, aspettando di capire come andrà domani; noi non siamo miopi e, visto che la nostra azienda è solida, pensiamo sia strategicamente sbagliato non investire ora, perché investendo ci garantiamo un vantaggio competitivo alla ripartenza dell’economia. Investendo, oltretutto, in una tecnologia che è vista come la soluzione a tanti problemi che la crisi porta con sé.