Ascom fa “causa” all’Imu

Ascom Servizi ha deciso di far la “guerra” all’Imu, l’imposta invisa alla maggior parte degli italiani.

Secondo Ascom, si tratta di una tassa illegittima perché grava sul bilancio aziendale e come tale deve poter essere dedotta rappresentando una vera patrimoniale.

Per questo motivo, verrà intentata una sorta di ricorso “pilota” con una richiesta di rimborso di pagamento di un’Imu pari a 63.285 euro dalla società di servizi dell’Ascom Confcommercio Padova, la quale sottolinea come l’aumento della tassa dovuta per i propri immobili rispetto alla vecchia Ici sia stato del 134,19%.

La ferma opposizione nei confronti dell’aliquota deriva dalla stessa filosofia che ha causato i ricorsi contro l’Irap, che, come sottolinea Ascom, “è stata cassata anche per l’intervento dell’Unione Europea (che l’ha ritenuta illegittima) e per la quale si prevede comincino adesso ad arrivare i primi rimborsi”.

Federico Barbierato, direttore generale di Ascom, ha dichiarato: “Appare ingiustificato ed irragionevole pretendere una maggiore imposta e contestualmente inserire l’Imu tra i costi indeducibili pur concorrendo alla determinazione del risultato economico dell’esercizio”.

Vera MORETTI

Affitti ribassati per i negozianti padovani

In tempi di crisi, a pesare sono anche, se non soprattutto, gli affitti che i negozianti delle vie del centro storico devono sostenere.
Ciò che, prima che questo periodo difficile cominciasse, sembrava abbordabile, ora non lo è più e pesa pesantemente nelle tasche dei commercianti.

Per questo movito, è successo che a Padova, già dalla primavera scorsa, era partita un’iniziativa chiamata “Caro affitti in centro storico” con l’obiettivo di sgonfiare le cifre dei contratti di locazione dei negozi più centrali.

L’idea è stata lanciata da Ascom Confcommercio della città veneta, per andare incontro ai commercianti, messi in ginocchio da una crisi che non accenna a calare.

Patrizio Bertin, vicepresidente provinciale Ascom, nonché referente per il centro storico cittadino, ha spiegato così l’iniziativa: “L’idea è partita da una semplice constatazione susseguente alle numerose richieste di aiuto che pervenivano (e pervengono) in associazione: tanti negozi non ce la facevano (e non ce la fanno) più a pagare i canoni mensili. Per cui: o si riusciva (e si riesce) a rimodulare il valore del canone ottenendo dal proprietario uno sconto o quel negozio era (ed è) destinato a chiudere”.

Da quella che sembrava una semplice provocazione, destinata a fare rumore ma niente di più, è arrivato, lo scorso giugno, la notizia del primo contratto ribassato.
E da quel primo episodio, ora sono molti gli esercizi che possono usufruire di uno sconto che, se nella maggior parte dei casi raggiunge il 20%, in alcuni arriva anche al 40.

Qualcosa di buono, dunque, c’è, anche se la rimodulazione degli affitti altro non è che l’ulteriore prova che la crisi è ancora concretamente presente.

Anche se esiste uno zoccolo duro di proprietari di immobili che non demordono e rifiutano le richieste di Ascom, convinti che “bene o male, presto o tardi, qualcuno che decide di sborsare il canone richiesto si troverà”.

Vera MORETTI