Invalidità civile: come presentare la domanda e tempi di attesa per la visita

L’invalidità civile viene riconosciuta a coloro che hanno una disabilità e permette di accedere ad agevolazioni, contributi economici e tutele di varia natura in base al grado di disabilità. Scopriamo ora qual è l’iter da sostenere per poter accedere a questo beneficio.

Come presentare la domanda per l’invalidità civile?

La richiesta di riconoscimento dell’invalidità civile può avere input dalla persona che dovrebbe beneficiarne, in caso di minore da parte del genitore o del tutore, il secondo può dare l’input anche nel caso di soggetto interdetto, infine dal curatore per la persona inabilitata.

Per poter presentare la domanda è necessario recarsi dal medico curante che deve compilare il certificato online, lo stesso deve indicare i dati anagrafici del paziente e la patologia (o le patologie) per la quale si richiede l’invalidità civile e naturalmente deve indicarne la diagnosi. Il medico in questa fase deve indicare i codici nosologici internazionali (ICD-9). Deve inoltre indicare se si è in presenza di patologie stabilizzate o di gravità tale da dare diritto alla non rivedibilità. Infine, deve indicare se il paziente è affetto da patologia oncologica.

Al termine dell’inoltro viene rilasciata una ricevuta con codice univoco del certificato della procedura attivata. Il medico deve stampare tale ricevuta e consegnarla all’interessato che dovrà poi presentarla alla commissione medico competente al momento delle visita, insieme all’attestato di trasmissione (che deve consegnare sempre il medico al termine della fase di inoltro della domanda) e l’eventuale certificato di non trasportabilità con richiesta di visita a domicilio.

Inoltro della domanda sul sito INPS

Terminata questa prima fase, il richiedente il beneficio deve inoltrare all’INPS, entro 90 giorni, la domanda di riconoscimento dell’invalidità civile. Questa operazione deve essere compiuta telematicamente, può essere fatta personalmente o avvalendosi di patronati o enti abilitati, come le associazioni di categoria. Durante la fase di compilazione della domanda è necessario prestare attenzione, la stessa infatti deve essere completata in ogni sua parte, ma soprattutto deve essere indicato in modo esatto il numero del certificato rilasciato dal medico, cioè il codice univoco di cui abbiamo parlato in precedenza, in questo modo l’INPS abbina l’inoltro fatto dal medico alla domanda presentata dall’interessato e ha una documentazione completa.

L’interessato deve indicare i suoi dati anagrafici con codice fiscale, nome, cognome, luogo di nascita, data di nascita, indirizzo di residenza, deve indicare se si trova ricoverato in una struttura e l’indirizzo e-mail per ricevere eventuali comunicazioni dall’INPS, oltre al recapito telefonico. Terminato l’inoltro, l’interessato in ogni momento accedendo alla propria pagina personale sul sito dell’INPS, in questo caso è necessario identificarsi con SPID, CIE o CNS, è possibile controllare in ogni momento lo stato della domanda. Al termine dell’inoltro, l’INPS invia una ricevuta con indicato il numero di protocollo e la data dell’inoltro.

La visita della Commissione

A questo punto l’INPS trasmette la domanda all’ASL competente per territorio che generalmente entro 30 giorni dovrebbe comunicare la data prevista per la visita. In base alla normativa prevista, nel caso in cui il paziente sia portatore di patologia oncologica la visita deve essere fissata nell’arco di 15 giorni (legge 80 del 2006, articolo 6).

L’invito alla visita viene inviato con posta raccomandata oppure con posta elettronica, inoltre sul sito dell’INPS nella propria pagina è sempre possibile controllare la data prevista per la visita. Nell’invito sono indicati anche i documenti da portare.

Nel caso in cui il paziente non sia trasportabile, il medico curante, almeno 5 giorni prima rispetto a quello in cui è fissata la visita, deve inoltrare il certificato medico di richiesta di visita domiciliare. Il presidente della Commissione Medica deve quindi pronunciarsi sulla non trasportabilità e dare comunicazione della data in cui è prevista la visita domiciliare e l’orario. Nel caso in cui invece ritenesse non sussistenti i motivi di non trasportabilità dovrà indicare una nuova data per la visita ambulatoriale.

Cosa succede se non mi presento alla visita per l’invalidità civile?

In caso di assenza ingiustificata, la Commissione provvederà a fissare un nuovo appuntamento e a comunicarlo. Al verificarsi di due assenze consecutive, la domanda si intende rinunciata e quindi sarà necessario riprendere nuovamente l’iter dall’inizio.

Come è formata la Commissione ASL?

La Commissione ASL è una Commissione Medica Integrata composta da un medico specializzato in medicina legale e ulteriori due medici, di cui uno specializzato in medicina del lavoro. La Commissione è inoltre integrata da un medico INPS e un sanitario in rappresentanza dell’Associazione nazionale dei mutilati ed invalidi civili (ANMIC). Alla visita il “paziente” può farsi assistere da un medico di sua fiducia, nella maggior parte dei casi si predilige un professionista specializzato in medicina legale.

La percentuale di invalidità si calcola tenendo in considerazione le “tabelle dell’invalidità civile” contenute nel Decreto del Ministero della Sanità del 5 Febbraio 1992. Queste indicano per ogni patologia un diverso punteggio, inoltre per ogni patologia sono previsti diversi gradi di gravità che danno luogo a un punteggio diverso.

Al termine della visita la commissione redige il verbale con esito della visita, codici delle patologie, eventuale rivedibilità.

Occorre ricordare che l’INPS con il Messaggio 926 del 2022 ha reso operativo le nuove regole per la visita per l’invalidità civile con la possibilità di ottenere riscontro alla prima istanza e in fase di revisione con i soli documenti allegati.

Per conoscere il dettaglio delle nuove norme, leggi l’articolo: Invalidità civile: nuove procedure per le visite di prima istanza e di revisione

Quanto guadagna un pediatra di famiglia? Scopriamolo insieme

Per chi si laurea in Medicina la scelta della specializzazione è sempre una fase molto importante, tra le specializzazioni che possono portare una buona remunerazione sicuramente c’è quella in pediatria. Ecco quanto guadagna un pediatra di famiglia.

Come viene scelto il pediatra di famiglia

La nascita di un bambino è sempre un lieto evento e appena dopo l’attribuzione del codice fiscale al nuovo nato e quindi con l’iscrizione all’anagrafe, c’è la possibilità di scegliere il pediatra di famiglia.  In realtà si tratta di un vero obbligo, in quanto solo scegliendo il pediatra di famiglia è possibile accedere attraverso tale professionista alle prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale.

Le modalità di scelta sono uguali a quelle utilizzate per la scelta del medico di famiglia, o medico di base che dir si voglia. Occorre quindi recarsi al distretto territoriale ASL di competenza. Qui sarà proposta una lista di pediatri disponibili e in base alla fiducia, alla nomea, alla sede in cui riceve, si può scegliere il proprio pediatra di famiglia. Per il medico specializzato in pediatria il fatto di essere inserito nella lista dei pediatri di famiglia assicura un buon bacino di clienti, o meglio di pazienti, da seguire, questo vuol dire che a fine mese comunque si riceverà uno stipendio.

Quanto guadagna un pediatra di famiglia?

In media lo stipendio di un pediatra di famiglia è di 90.000 euro annui lordi, naturalmente è necessario sottrarre le imposte e di conseguenza un medico avrà un netto di circa 4.000 euro mensili. Per chi è all’inizio della carriera le somme sono più basse, circa 50.000 euro lordi annui, mentre per chi ha già una carriera ben avviata le retribuzioni sono più elevate. Le retribuzioni variano leggermente anche in base al territorio e all’anzianità di servizio.

Lo stipendio dipende da diversi fattori, in particolare dal numero di piccoli pazienti in cura, dalla zona in cui si lavora e se il lavoro di pediatra di famiglia è affiancato dal lavoro in strutture ospedaliere. Occorre sottolineare che si entra a far parte dei pediatri di famiglia di un territorio su richiesta, ma solo quando scatta la “carenza” quindi è impossibile diventare pediatra di famiglia e non avere pazienti e quindi entrate sicure.

In base alla normativa attualmente vigente un pediatra di famiglia può avere massimo 800 pazienti, anche se vi possono essere delle eccezioni, ad esempio nel caso in cui la famiglia richieda l’iscrizione di un altro figlio. Al raggiungimento del limite si parla anche di pediatra massimalista.

Secondo le stime un pediatra di famiglia al termine della carriera può raggiungere una retribuzione di oltre 200.000 euro lordi all’anno.

Cosa fa un pediatra di famiglia

Abbiamo visto quanto guadagna un pediatra di famiglia, è importante ora capire quali sono i compiti che deve svolgere.

Gli assistiti del pediatra di famiglia sono “bambini” da 0 a 14 anni, passato tale limite anagrafico, il ragazzo sarà assegnato a un medico di base, solitamente lo stesso dei genitori. In base alla normativa, un medico, sebbene massimalista, può accettare “il figlio, il coniuge e il convivente dell’assistito già in carico al medico di medicina generale possono effettuare la scelta a favore dello stesso medico anche in deroga al massimale o quota individuale, purché anagraficamente facenti parte del medesimo nucleo familiare.” Inoltre nel caso in cui il ragazzo sia affetto da patologie croniche o handicap, i genitori possono chiedere che sia seguito fino al compimento dei 16 anni dal pediatra di famiglia.

Compiti del pediatra

Il pediatra di famiglia segue il bambino fin dalla nascita ( o dal momento in cui i genitori effettuano la scelta di quel determinato medico, ad esempio in seguito a un trasferimento potrebbe essere necessario scegliere un nuovo pediatra di famiglia) e ne valuta il corretto sviluppo attraverso visite periodiche. Ha un importante ruolo di supporto nei confronti dei genitori informandoli sui piani vaccinali e sul corretto stile di vita.

Al manifestarsi di una malattia effettua visite ambulatoriali e prescrive visite specialistiche ed esami a cui sottoporre i piccoli, prescrive farmaci e terapie. In caso di necessità deve effettuare visite domiciliari. Tra i compiti c’è il rilascio delle certificazioni per l’ammissione presso asili nido, scuole materne e di ogni ordine e grado, inoltre rilascia il certificato di riammissione in caso di assenza per malattia, certificati di stato di buono salute per lo svolgimento di attività sportive a livello non agonistico.

Nei confronti dei genitori rilascia il certificato di malattia del bambino al fine di far ottenere al genitore il diritto all’astensione dal lavoro.