Atlantia chiude un buon 2014

Buone notizie per Atlantia e per i suoi azionisti. La società ex autostrade ha infatti chiuso il 2014 con ricavi in crescita del 20% a 5,083 miliardi di euro e un utile netto in rialzo del 16% a 740 milioni rispetto all’esercizio 2013. Dati che portano il margine operativo lordo del gruppo Atlantia a +23%, a 3,169 miliardi.

Il cda di Atlantia ha deliberato la distribuzione di un dividendo di 0,80 euro per azione rispetto agli 0,746 del 2013. Sul fronte del traffico autostradale rilevato nel 2014, Atlantia comunica che è aumentato dell’1% sulla rete italiana (ricavi da pedaggio +9% a 3.678 milioni), e del 3,9 per cento su quella estera. Ricordiamo che Atlantia ha interessi anche in ambito aeroportuale, dove il traffico passeggeri con riferimento alla controllata Aeroporti di Roma è cresciuto del 6,4%.

Sul fronte investimenti del gruppo Atlantia, questi sono risultati pari a 1,1 miliardi, mentre il cash flow operativo dell’esercizio 2014 ha fatto segnare un +25% a 2,079 miliardi di euro. L’indebitamento finanziario netto del gruppo è calato di 241 milioni a 10,528 miliardi.

Gli aumenti 2015 danneggiano gli autonomi

Siccome il 2015 si preannuncia come un altro anno difficile per imprese e professionisti, il Governo ha pensato bene di renderlo ancora più difficile mettendo in pista una serie di aumenti 2015 che penalizzeranno soprattutto questi ultimi e gli autonomi.

È vero, i rincari all’inizio di ogni anno sono un classico come la conta dei feriti dopo i botti di San Silvestro, ma questa volta, complice anche la congiuntura economica disastrosa, gli aumenti 2015 suonano ancora più stonati.

I conti li ha fatti la Cgia, che ha messo in fila i 12 aumenti 2015 che ci aspetteranno dall’1 gennaio in poi. Eccoli in rigoroso ordine alfabetico: acqua potabile; benzina e gasolio per autotrazione; birra e prodotti alcolici; contributi previdenziali artigiani e commercianti; contributi previdenziali gestione separata Inps; Iva per acquisto pellet; multe per violazione del codice della strada; pedaggi autostradali; riduzione esenzioni sui capitali percepiti in caso di morte in presenza di assicurazione sulla vita; tassazione fondi pensione; tassazione rivalutazione Tfr; tasse automobilistiche per auto e moto ultraventennali di interesse storico e collezionistico.

Secondo la Cgia, a essere maggiormente colpiti dagli aumenti 2015 saranno, formatori, ricercatori, informatici, creativi e altri consulenti, di norma operanti al di fuori di Ordini e Albi professionali, che lavorano per imprese o enti della Pubblica Amministrazione.

Infatti, come sostiene il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi, “i soggetti interessati da questi aumenti saranno in particolar modo gli automobilisti e tutte le categorie professionali che utilizzano quotidianamente un’auto o un camion, come i taxisti, gli agenti di commercio, gli autonoleggiatori o gli autotrasportatori. Oltre all’aumento del costo del carburante, dal 1° gennaio scatteranno il ritocco delle sanzioni in caso di violazione del codice della strada, il probabile aumento medio dei pedaggi autostradali fino all’1,5% e le tasse per le auto/moto storiche. Ma coloro che subiranno gli aumenti più preoccupanti saranno le partite Iva iscritte alla sezione separata dell’Inps. Per questi freelance l’aliquota passerà dal 27,72 al 30,72 per cento”.

Questi aumenti 2015 sono dunque un cane che si morde la coda e l’ennesima trovata depressiva per i consumi interni, la cui picchiata è il vero freno alla ripresa dell’economia. Fa notare ancora Bortolussi: “Sebbene sia stato confermato il bonus Irpef per i redditi medio-bassi e le bollette di luce e gas siano destinate a subire una leggera flessione, nel 2015 i consumi delle famiglie continueranno a ristagnare, attestandosi, secondo le previsioni, attorno ad un modesto +0,6%. Seppur in aumento rispetto agli ultimi anni, con questi livelli di crescita torneremo alla situazione pre-crisi solo fra 10-12 anni. Se vogliamo uscire da questa fase di depressione dobbiamo assolutamente rilanciare la domanda interna attraverso un ripresa degli investimenti, una riduzione del carico fiscale e un conseguente incremento degli impieghi a favore delle famiglie e delle piccole imprese. Le decisioni economiche prese in questi ultimi mesi vanno nella direzione giusta, ma sono ancora troppo timide”.