Rincari spiagge 2022: quanto costa andare al mare

Sarà un’estate salata, non soltanto per la salsedine balneare, ma per il rincaro dei prezzi previsto per questo 2022. Ma quanto costerà, quindi andare al mare nei mesi estivi che si apprestano ad arrivare? Vediamo cosa ci attende.

Rincari 2022: che estate ci aspetta

Ci aspetta un mare più salato, in questa estate 2022, ma non per un amento di salsedine, bensì perché cambieranno un po’ di cose sui prezzi per il ripristino della normalità post Covid.

Non bastava, quindi la spada di Damocle a pendere, minacciosa, sulle teste degli italiani sulla questione dei condizionatori, per l’incremento del gas e quindi del caro bollette. In questa prossima estate il rischio non sarà solo quello di morire dal caldo, ma anche quello di prosciugare il portafogli per una giornata di mare. Scopriamo perchè.

Il rincaro partirà dai servizi offerti dagli stabilimenti balneari, che in occasione dell’apertura della stagione estiva hanno apportato modifiche significative ai propri listini. Secondo l’associazione dei consumatori, i prezzi già esosi subiranno ulteriori aumenti verso il periodo di agosto.

Dunque, servizi come lettini e ombrelloni rischiano di trasformarsi in una vera e propria stangata secondo gli esperti del settore. Nello specifico, le associazioni dei consumatori hanno segnalato un rincaro per le tariffe giornaliere di ombrelloni, lettini e sdraio fino al 10% con una media del 5% rispetto allo scorso anno.

Ovviamente, incluso nel rincaro non mancheranno i costi della ristorazione, compreso probabilmente prendere un semplice gelato in spiaggia.

Quanto verrà a costare una giornata o un weekend in spiaggia?

Secondo i calcoli del Codacons, per poter affittare un ombrellone e due lettini durante il fine settimana, in uno stabilimento medio, si dovranno spendere tra i 25 e i 30 euro al giorno.

Un prezzo che può lievitare a 100 euro nelle strutture di livello superiore. Per l’abbonamento mensile, invece, le tariffe variano tra i 500 e i 700 euro, mentre per quello stagionale il prezzo oscilla tra i 1.500 e i 2.200 euro, in base alle zone e agli stabilimenti.

A tutto ciò, bisognerà aggiungere anche il rincaro dei costi del carburante, indispensabile per potersi spostare dalla città al mare.

Con un incremento, tra gasolio e benzina notevole, rispetto alla passata stagione.

Sostanzialmente, quindi se andiamo a prendere in esame il costo di una singola giornata di mare, vediamo quanto potrebbe essere l’esborso.

Mettendo in conto tutte le voci citate, dai trasporti ai servizi in spiaggia e alle consumazioni, e aggiungendo le spese di parcheggio ed eventualmente biglietti di aerei e treni (anch’essi saliti di molto), una famiglia si troverà a spendere mediamente 97 euro.

Si tratta di un incremento medio del +12% rispetto al 2021.

Dunque, ci si attende un’ estate decisamente all’insegna di un possibile collasso economico per gli esercenti, nel tentativo di riabilitare quelle categorie – come la ristorazione balneare e il settore turistico – flagellato dalla pandemia. Rischiano l’effetto del cane che si morde la coda, ristabilendo l’economia da una parte, piegandola dall’altra.

Questo, dunque è quanto vi fosse di più utile e necessario, da sapere in merito ai rischi legati al rincaro dei prezzi per l’estate che si appresta a venire in questo 2022.

 

 

Come risparmiare sulla spesa: alcuni metodi pratici

In tempo di rincari economici, di uscita dalla crisi pandemica e nel pieno tunnel della guerra, vediamo alcuni consigli pratici su come risparmiare sulla spesa.

Risparmiare sulla spesa: vediamo come fare

Vediamo alcuni pratici consigli su come approcciare ad una spesa vantaggiosa.

Uno dei migliori modi per risparmiare sulla spesa è quello di resistere alle strategie messe in campo dai supermercati, che ovviamente hanno lo scopo di farti acquistare il più possibile e sicuramente più del necessario, proponendo offerte su svariati prodotti, di cui nemmeno, probabilmente ne avremmo necessità. Sarà capitato a molti, ad esempio, di entrare in un negozio solo per comprare una cosa e poi uscire con un carrello anche pieno.

Tante persone hanno l’abitudine di fare una corposa spesa una volta alla settimana od addirittura una volta ogni due settimane. Una strategia che quasi mai consente di risparmiare. È invece consigliabile, se possibile, andare spesso al supermercato e fare una piccola spesa acquistando i prodotti necessari.

Usare un budget fisso per la spesa

Un consiglio utile per risparmiare sulla spesa, può essere quello di usare un budget prefissato. Vediamo in che modo:

  • Tenere traccia delle proprie spese mensili per sapere esattamente come si spende;
  • Separare i costi variabili da quelli fissi (per esempio le spese non negoziabili come l’affitto sono fisse, mentre ci sono uscite negoziabili come quelle per i generi alimentari);
  • Decidere quanto mettere da parte ogni mese risparmiando sui tuoi costi variabili;
  • Mettere a punto un proprio budget valutando i tuoi progressi e fare eventuali aggiustamenti in base ai traguardi raggiunti.

Facciamo un piccolo esempio su come si può stabilire un budget fisso per la spesa.

Utilizziamo delle cifre come riferimento, già solo spendendo 100 € anziché 110 € per la spesa settimanale, si risparmiano 40 € al mese. E alla fine dell’anno si ottiene un risparmio di 480 € in più!

Fare una lista della spesa

In base al budget prefissato, sarà possibile ridurre i costi sulla spesa in molti modi differenti. Di seguito vediamo come creare una lista della spesa a prova di risparmio.

1. Cucinare piatti semplici

Per ottenere un risparmio efficace, la parola chiave è: semplicità. Molto spesso preparare una ricetta complessa significa consumare tutto il proprio budget settimanale per acquistare una serie di ingredienti per un solo pasto. Se si vuole iniziare a risparmiare soldi sulla spesa, occorre scegliere ricette semplici ma gustose, che richiedano al massimo cinque ingredienti.

Se si programmano i piatti da cucinare durante la settimana, come un menù personale, sarà ancora meglio. Scegliendo magari ricette con alcuni ingredienti in comune. Questo farà risparmiare sul lungo periodo perché comprare in grandi quantità generalmente è più vantaggioso. Quindi è bene usare tutto ciò che si compra, anche in più piatti.

2. Programma settimanale dei pasti con una lista della spesa in linea con il budget

Per fare bene con la spesa con un budget prefissato, è essenziale pianificare i propri pasti in anticipo. Prima di andare a fare la spesa, come detto è bene assicurarsi di sapere esattamente cosa mangerai durante la settimana, così avrai una chiara idea di quanto spendere già prima di entrare in negozio. Questo andrà a ridurre l’eventualità di andare fuori budget e potrai sfoderare la tua creatività in cucina con nuovi piatti da realizzare ogni settimana.

3. Una lista vegetariana a prova economica

Non è soltanto un consiglio animalista, ecologista e salutista, ma mangiare vegetariano può essere anche utile per il portafogli.

Vediamo cosa potrebbe comprendere una lista in linea con il budget per una sana dieta vegetariana o vegana, spendendo al massimo 22 € a settimana:

  • Riso 1,50 €
  • Frutta e verdura fresca 7 €
  • Due confezioni di creme spalmabili 2,50 €
  • Avena 1 €
  • Quattro lattine di legumi (ad es., ceci, fagioli) 3,50 €
  • Pane 2 €
  • Tofu affumicato 2,50 €
  • Latte d’avena 2 €

Questi, dunque erano alcuni pratici consigli per risparmiare sulla spesa e ottimizzare i costi sia settimanali, ma soprattutto alla fine del mese sul proprio bilancio.

 

Prezzi al supermercato in aumento: cosa accade nei prossimi mesi

Quello che si sta vivendo in questa primavera 2022 è un periodo di grossa inflazione economica, mentre il paese tenta di uscire dalla Pandemia da Covid, la guerra e altre tribolazioni burocratiche stanno mettendo in allarme i prezzi del mercato. Anche i supermercati sembrano nel mirino dell’aumento prezzi. Cosa ci aspetta nel resto del 2022?

Prezzi in aumento: cosa sta accadendo

Dunque, potremmo dire che da un lato influisce la carenza di camionisti e le conseguenti difficoltà nel trasporto delle merci, d’ altro canto il crollo del raccolto del grano in Ucraina: perché sia chiaro, i prezzi al supermercato sembrano destinati a crescere ancora.

Per mettere meglio a fuoco la fotografia del momento, nel nostro bel paese, va considerato che mancano all’appello in Europa circa 400mila autotrasportatori, in Italia sono almeno 20mila.

Le conseguenze andranno a riguardare vicino non solo la categoria, ma tutti i cittadini.

Se non bastasse, si aggiunge un ulteriore notizia incresciosa, legata al netto calo del raccolto di grano in Ucraina, a causa della guerra, che farà ulteriormente lievitare i prezzi.

Perché aumenteranno i prezzi a causa dei camion

Sostanzialmente, l’ incremento dei prezzi delle merci è inevitabile.

In pratica, la carenza genera anticipi di pianificazione e ricerche specifiche del personale, per evitare ritardi gravosi.

Potrebbe variare qualcosa in futuro, nonostante l’aumento del traffico di mezzi pesanti in autostrada nel 2022. La carenza degli autisti potrebbe essere rimpiazzata da un maggior ricorso, già previsto dal Pnrr, del trasporto merci su ferro e non su gomma.

A corollario di cosa è successo è necessario ricostruire quanto avvenuto negli ultimi anni. Infatti, molti autisti negli ultimi tempi sono tornati nei loro paesi d’origine: durante la pandemia hanno lasciato l’Italia e non sono più tornati.

Se non bastasse, anche il mercato è variato, così in molti oggi preferiscono quelle che vengono chiamate consegne “di ultimo miglio”, nettamente aumentate con il maggior ricorso all’e-commerce.

Il grano in Ucraina: cosa accade

In ultimo, ma non ultimo, vediamo la questione legata al grano in Ucraina.

Il problema legato alla situazione del grano nel paese attualmente assediato dalla guerra è evidenziato dal ministro dell’Agricoltura, Nikolay Solsky, che lancia l’allarme: per il 2022 si attende che il raccolto del grano sia solamente il 50% rispetto a quello dell’anno scorso.

Se non bastasse, a questo poco lieto quadro, si aggiunge che anche le semine invernali sono fortemente a rischio.

Questo non può non incidere a livello mondiale, come spiega il ministro il prezzo del grano a livello globale oggi è di 430 dollari per tonnellata, ma stando alle sue previsioni è destinato ad arrivare addirittura fino a 700 dollari.

Soprattutto alcuni paesi di Asia e Africa che importano il grano quasi solamente dall’Ucraina sono toccati dalla questione.

Questo, dunque è quanto di più utile e necessario da sapere in merito a quanto di poco agevole può attenderci nel proseguimento di questo 2022, sul piano dei prezzi in aumento nei supermercati del nostro paese. Ma, questo, sia chiaro, non vuol dire che ora debba iniziare una sfrenata corsa alle provviste, in vista dei tempi di rincaro. Anzi, una mossa del genere rischierebbe di mandare ulteriormente in affanno il mercato e i prezzi della merce, rendendola più scarseggiante.

Il passaggio all’euro? Un affare per lo Stato

Non sembrerebbe certo una notizia in senso stretto, quella emersa dall’ennesimo studio della Cgia di Mestre: secondo i dati statistici elaborati dall’Ufficio Studi dell’associazione mestrina, con l’introduzione dell’euro, dal 2002, l’inflazione media italiana è aumentata del 24,9%, con gli incrementi maggiori in Calabria (+31,6%), Campania (+28,9%), Sicilia (+27,6%), Basilicata (+26,9%).

Insomma, che con l’arrivo della moneta unica il costo della vita fosse aumentato un po’ per tutti era cosa che ciascuno di noi aveva sotto gli occhi e sulla propria pelle. E questa è la non-notizia. La notizia vera che, invece, mette in luce la Cgia è in realtà duplice: gli aumenti si sono scaricati soprattutto al Sud, come si vede dalle percentuali di cui sopra e, questa la cosa più illuminante, gli “sciacalli” dell’euro non sono stati certo artigiani e, soprattutto, commercianti – come buona parte dei luoghi comuni vuole indurre a credere – ma lo Stato (guarda un po’, sempre lui…), le aziende energetiche e quelle dei trasporti pubblici. Ma andiamo con ordine.

Intanto, spiega Giuseppe Bortolussi, Segretario della Cgia di Mestre, “il maggior aumento dei prezzi registrato nel Sud non deve essere confuso con il caro vita. Vivere al Nord è molto più gravoso che nel Mezzogiorno. Altra cosa, invece, è analizzare, come abbiamo fatto noi, la dinamica inflattiva registrata in questi ultimi dieci anni. La maggior crescita dell’inflazione avvenuta nel Sud si spiega con il fatto che la base di partenza dei prezzi nel 2002 era molto più bassa rispetto a quella registrata nel resto d’Italia. Inoltre, a far schizzare i prezzi in questa parte del Paese hanno concorso anche il drammatico deficit infrastrutturale, la presenza delle organizzazioni criminali che condizionano molti settori economici, la poca concorrenza nel campo dei servizi e soprattutto un sistema distributivo delle merci molto arretrato e poco efficiente“.

L’aspetto sorprendente, però, riguarda ciò che è aumentato in questi anni. Altro che i commercianti hanno marciato sul cambio lira-euro. Dagli studi della Cgia mestrina emerge che l’euro ha fatto esplodere i prezzi delle bevande alcoliche e dei tabacchi (+63,7%) – ovvero i generi su cui lo Stato interviene più pesantemente con le proprie accise -, quello delle manutenzioni/ristrutturazioni edilizie, gli affitti, i combustibili e le bollette di luce, acqua e gas e asporto rifiuti (+45,8%); a seguire, salgono i prezzi dei trasporti (treni, bus, metro +40,9%) mentre rimangono in linea o al di sotto del dato medio nazionale, gli aumenti dei servizi alberghieri e della ristorazione (+27,4%), dei prodotti alimentari (+24,1%), del mobilio e degli articoli per la casa (+21,5%), dell’abbigliamento/calzature (+19,2%).

Caustico Bortolussi: “A differenza di quanto è stato denunciato sino ad ora, con l’avvento dell’euro non sono stati i commercianti a far esplodere i prezzi, bensì i proprietari di abitazioni, le attività legate alla manutenzione della casa, le aziende pubbliche dei trasporti, i gestori delle utenze domestiche ed, infine, lo Stato con gli aumenti apportati agli alcolici e alle sigarette“.

Insomma, è pur vero che a guadagnarci sono sempre i soliti noti. Sì, ma non i commercianti onesti e massacrati dal Fisco: chi è più “solito noto” dello Stato, quando si tratta di fare soldi a spese della collettività?

d.S.

10 anni di euro, 10 anni di mazzate

Ma chi ci crede più alla favola dell’inflazione che sta intorno al 2%? Sorpresa sorpresa… la Bce. Si vede che i signori di Francoforte non vanno molto spesso a fare la spesa o che, in Germania, i panieri sono calcolati in modo differente. Fatto sta, che secondo un articolo pubblicato sul bollettino mensile della Banca centrale Europea, i beni energetici, soprattutto i carburanti, e gli alimentari hanno subito la maggiore impennata dei prezzi dal 2002, anno dell’introduzione dell’euro.

La scoperta dell’acqua calda. Sì, come sa bene ogni persona che fa la coda in cassa al supermercato o al distributore. Ma la sorpresa viene dalle percentuali. Se l’inflazione tendenziale nell’area è stata in media del 2,1% (ma dove???), il rincaro medio annuo dei prezzi dei prodotti energetici è stato invece del 5,4%: +9,6% per i carburanti liquidi. I prezzi degli alimentari trasformati, invece, sono aumentati in media annua del 2,8%.

I prezzi degli alimentari freschi hanno registrato un incremento medio dell’1,9%: 2,4% per il pesce, 2,2% per la frutta, 1,8% per la carne e 1,4% per la verdura. Per quanto riguarda i prezzi dei servizi, rileva la Bce, il tasso annuo di crescita dall’introduzione del contante in euro si è collocato al 2,2%, sostanzialmente in linea con l’inflazione media.

Nei dieci anni dell’euro, nella voce ‘saloni di parrucchiere e istituti di bellezza’ i prezzi sono aumentati del 2,2% all’anno, mentre nella categoria ‘ristoranti, bar e simili’ sono aumentati del 2,8%. Ditelo ai poveri cristi che 10 anni fa per pizza e birra spendevano 10mila lire e oggi se se la cavano con 30 euro possono accendere un cero di ringraziamento…

Complessivamente, dall’introduzione del contante in euro, i prezzi dei singoli prodotti e servizi nell’area, sottolinea la Bce, “hanno seguito andamenti fortemente divergenti. A fronte dell’impatto al rialzo dei prezzi dei beni energetici e alimentari dovuto agli shock sulle quotazioni mondiali delle materie prime, c’è stato l’effetto frenante dei prezzi dei beni Tlc, determinato dai progressi tecnologici in questo settore. Nel contempo, la dinamica dei prezzi dei servizi è rimasta sostanzialmente in linea con il tasso di inflazione armonizzata“. Signori della Bce: che film avete visto in questi 10 anni?