Mutui, a chi conviene il passaggio dal tasso variabile al fisso?

A chi conviene passare dal tasso variabile al tasso fisso se si ha un mutuo? Lo scenario delinea una situazione in progressiva variazione. A breve i tassi potrebbero salire ulteriormente perché vari istituti bancari non hanno ancora provveduto all’adeguamento dell’offerta agli scatti all’Interest Rate Swap (Irs). Ovvero al valore di riferimento del tasso degli interessi applicato a un mutuo a tasso fisso. Ad oggi, gli indici Eurirs si sono innalzati, mentre gli aumenti dell’Euribor si muovono più lentamente. In questo scenario, il rischio è che l’inflazioni vada fuori controllo nell’Eurozona e il passaggio da un tasso fisso a uno variabile e viceversa possa risultare non troppo conveniente. Ma la valutazione deve essere un’opzione di lunga durata, in un orizzonte temporale di decenni. Solo in tal senso può avere convenienza nel passaggio dal tasso variabile al tasso fisso.

Mutui, l’attuale situazione di guerra in Ucraina pone molti punti interrogativi sui tassi fissi e variabili

La valutazione dei tassi fissi e variabili dei mutui risulta, ad oggi, complicata dalla situazione della guerra in Ucraina. L’aumento generalizzato dei prezzi e l’inflazione che ne è conseguita pongono dei dubbi sulla scelta di accedere a un mutuo a tasso fisso o a tasso variabile. La stessa incertezza investe chi ha già un mutuo e starebbe valutando la surroga, ovvero la convenienza a passare da un tasso fisso a uno variabile o viceversa. In questo scenario, i mercati si sono mossi in anticipo. Gli indici Eurirs, inerenti la parte lunga del mutuo, sono aumentati progressivamente nel corso di questo primo scorcio del 2022.

Mutui a tasso fisso, l’andamento dell’Eurirs e i dubbi sui tassi fissi

Sulla scelta dei mutui a tasso fisso incide l’indice Eurirs. Da inizio anno, l’indice ha registrato un aumento vertiginoso, passando da 51 punti a 195 punti per i mutui a 20 anni. Analogo aumento dell’indice si è avuto anche per i mutui a diverse scadenza, ovvero a 15, a 25 e a 30 anni. Di conseguenza, sono in aumento i tassi fissi dei mutui. Mediamente, ad oggi, un tasso fisso si è assestato all’1,92%, in aumento mediamente di 60 punti percentuali rispetto all’inizio del 2022. Pertanto, i tassi fissi dei mutui stanno per sfondare quota 2%, cosa che si prevede dovrebbe avvenire già dalle prossime settimane dopo l’adeguamento delle offerte degli istituti bancari.

Mutui, perché le surroghe sono più care?

Il mercato dei mutui sta cambiando anche per le surroghe, ovvero per il passaggio da un mutuo a tasso fisso a uno variabile e viceversa. In questo scenario, il passaggio è più costoso rispetto a un tasso stipulato al momento della sottoscrizione del mutuo. Infatti, si calcola che, a parità di tasso, la surroga sia più cara di 30 o di 40 punti rispetto al mutuo stipulato al momento dell’acquisto della casa. Nella situazione di incertezza attuale, la maggior parte di chi ha un mutuo a tasso variabile, che vorrebbe passare a un tasso fisso per avere la certezza di proteggersi nel caso in cui l’inflazione dovesse andare fuori controllo nell’Eurozona, sta riscontrando costi elevati.

Mutui, l’incertezza del tasso variabile in periodi di inflazione e di guerra in Ucraina

L’incertezza scaturita dalla guerra in Ucraina e la conseguente inflazione nell’Eurozona incidono anche sui mutui a tasso variabile. Chi ha stipulato un mutuo a tasso variabile negli ultimi cinque anni ha potuto garantirsi un tasso costato mediamente lo 0,5% o anche più basso. Tuttavia, dopo anni di tassi bassi, anche gli indici Euribor si stanno adeguando al rialzo, anche se più lentamente rispetto agli indici Eurirs. Inoltre, anche il costo applicato dalla Banca Centrale Europea tenderà a risalire, dopo anni di tassi negativi.

Mutui, a chi conviene passare dal tasso variabile al tasso fisso?

Il che significa che chi abbia stipulato un mutuo a tasso variabile allo 0,5 di tasso di interesse, potrebbe avere l’intenzione di surrogare il proprio mutuo, ovvero di passare al tasso fisso che si prospetta salire almeno fino al 2,5%. Molto dipende anche dall’orizzonte temporale. Ovvero, se si è di fronte a un mutuo ventennale, si può pensare che nel lungo periodo l’operazione possa convenire, anche stimando la crescita che avranno i tassi variabili nei prossimi periodi. Per durate di mutui a tasso variabile più brevi, a 5 o a 10 anni, le esposizioni ai rischi potrebbero risultare più elevate. E dunque, la surroga di un mutuo a tasso variabile verso il tasso fisso potrebbe non convenire.

Tasso fisso, quali sono le migliori offerte ad oggi?

La stipula di un nuovo mutuo per l’acquisto di una casa, comporta un’attenta analisi dei tassi fissi e di quelli variabili. Tra i tassi fissi, applicati a un mutuo stipulato da un impiegato di 40 anni, che desidera finanziare per 140 mila euro l’acquisto di 200 mila euro, spalmando il prestito a 20 anni, ecco quali sono i tassi più convenienti:

  • Bper Banca, con tasso fisso all’1,90% e rata di 701 euro;
  • Banco di Sardegna, con tasso fisso all’1,90% e rata identica;
  • Credem, con tasso fissi al 2,12% più lo spread dello 0,15% e rata mensile di 716 euro;
  • Banca SanPaolo, con tasso fisso al 2,15% e rata del mutuo di 718 euro;
  • We Bank, con tasso fisso del 2,25% e spread dello 0,60%, per un tasso finale del 2,85% e rata mensile di 724 euro;
  • Banco BPM, con tasso fisso al 2,32% e rata mensile di 729 euro;
  • Crédit Agricole Italia, con tasso fisso del 2,40% + 0,63% di spread e rata finale di 735 euro;
  • Che Banca con tasso fisso del 2,40% e spread dello 0,75% e rata mensile di 735 euro;
  • Banca Sella con tasso finito fisso al 2,45% e rata mensile di 738 euro;
  • Banca Popolare Pugliese con tasso fisso finito al 2,45% e rata di 738 euro.

Mutui a tasso variabili, quali sono i più vantaggiosi e convenienti a maggio 2022?

Per i mutui a tasso variabile è necessario considerare il tasso nominale più lo spread applicato dalla banca. Nel dettaglio, le migliori offerte a maggio 2022 sono le seguenti:

  • WeBank, con tasso variabile dello 0,68% più lo spread dell’1,15%, per un tasso totale dell’1,83% e una rata mensile del mutuo di 623 euro;
  • Credem, con tasso variabile dello 0,52% più lo spread dello 0,95%, per un tasso totale dell’1,47% e una rata mensile del mutuo di 614 euro;
  • BNL Gruppo Paribas, con tasso variabile dello 0,65% più lo spread dello 0,95%, per un tasso totale dell’1,60% e una rata mensile del mutuo di 622 euro;
  • Unicredit, con tasso variabile dello 0,72% più lo spread dell’1,20%, per un tasso totale dell’1,92% e una rata mensile del mutuo di 626 euro;
  • Banca Widiba, con tasso variabile dello 0,73% più lo spread dell’1,20%, per un tasso totale dell’1,93% e una rata mensile del mutuo di 626 euro;
  • Banco di Desio e della Brianza, con tasso variabile dello 0,64% più lo spread dell’1,19%, per un tasso totale dell’1,83% e una rata mensile del mutuo di 621 euro;
  • Crédit Agricole Italia, con tasso variabile dello 0,69% più lo spread dell’1,12%, per un tasso totale dell’1,81% e una rata mensile del mutuo di 624 euro;
  • Intesa SanPaolo, con tasso variabile dello 0,70% più lo spread dell’1,20%, per un tasso totale dell’1,90% e una rata mensile del mutuo di 625 euro;
  • Banco BPM, con tasso variabile dello 0,72% più lo spread dell’1,20%, per un tasso totale dell’1,92% e una rata mensile del mutuo di 626 euro;
  • Bper Banca, con tasso variabile dello 0,97% più lo spread dell’1,40%, per un tasso totale del 2,37% e una rata mensile del mutuo di 641 euro.

Mutui, le migliori offerte per le surroghe

Le offerte più convenienti per il cambio del mutuo a tasso fisso e variabile nel mese di maggio 2022, per un impiegato che desidera cambiare il mutuo ventennale di 140 mila euro, risultano:

  • Banco di Sardegna e Intesa SanPaolo, con un tasso del 2,15% e rata mensile finale di 718 euro;
  • Bper Baca, con tasso finito del 2,25% e rata di 724 euro;
  • Che Banca, con tasso del 2,60% più spread dello 0,95%, per un tasso totale del 3,39% e una rata di 748 euro;
  • Crédit Agricole Italia, con tasso del 2,58% più spread dello 0,81%, per un tasso totale del 3,55% e una rata di 747 euro;
  • Banca Popolare Pugliese, con tasso finito del 2,70% e una rata mensile di 755 euro;
  • Bnl Gruppo Paribas, con tasso finito del 2,70% più e una rata mensile di 755 euro;
  • We Bank, con tasso del 2,75% più spread dell’1,10%, per un tasso totale del 3,85% e una rata di 759 euro;
  • Credem, con tasso del 2,76% più spread dello 0,79%, per un tasso totale del 3,55% e una rata di 759 euro;
  • Banco Bpm, con tasso del 2,92% più spread dell’1,10%, per un tasso totale del 4,02% e una rata di 770 euro.

Mutui a tasso fisso o variabile, quale conviene?

Conviene di più il mutuo a tasso fisso o quello a tasso variabile per l’acquisto di una casa? L’indecisione del periodo sta facendo lievitare i livelli dei tassi di interesse rispetto a quelli applicati dalle banche fino a qualche mese fa. Ma non si è ancora ai livelli più alti del periodo precedente la pandemia da Covid-19. Ad aumentare ad aprile 2022 sono soprattutto le rate dei mutui a tasso fisso.

Mutui, a marzo 2022 aumento dei tassi fissi dello 0,40%

Infatti, in questi ultimi due mesi, i mutui a tasso fisso sono passati da una media dello scorso anno dell’1,21% a una media dell’1,62% registrata a marzo 2022. L’aumento nel breve periodo è stato dunque all’incirca di 0,40 punti percentuali. Il calcolo è stato fatto su mutui a 20 anni. Il livello dei mutui a tasso fisso, in ogni modo, risulta ancora inferiore ai periodi precedenti la pandemia da Covid. Infatti, all’inizio del 2019 i tassi fissi dei mutui superavano il 2%.

Mutui aprile 2022, conviene più il tasso fisso o il tasso variabile?

Allo stato dei mutui di questo mese, si può dire che i mutui a tasso variabile sono ancora tendenzialmente più convenienti dei mutui a tasso fisso. Ovvero, si può affermare che chi sceglie il tasso variabile difficilmente pagherà di più rispetto a chi sceglie i prestiti a tasso fisso. In questi ultimi anni, complice il tasso Eurobor che ha registrato valori stabili e in alcuni casi negativi, i mutui a tasso variabile si sono attestati mediamente tra lo 0,8% e l’1%. Tuttavia, nella scelta tra il tasso fisso e quello variabile è necessario considerare vari fattori.

Quando conviene il mutuo a tasso fisso rispetto a quello variabile?

Ad esempio, i mutui a tasso fisso garantiscono la sicurezza della rata fissa. E, pertanto, potrebbero essere preferiti dalle famiglie con un solo contratto di lavoro. O dalle famiglie giovani che prevedono di allargare il numero dei componenti del nucleo. La sicurezza del tasso fisso può rappresentare uno scudo sulle mutazioni degli scenari dei tassi di interesse. Infatti, il tasso variabile potrebbe andare incontro a una risalita degli indici nei prossimi anni.

Mutui a tasso fisso, le previsioni dei prossimi anni

Peraltro, l’attuale situazione dei mutui a tasso fisso sta determinando una ridefinizione dello spread applicato dagli istituti bancari. Ad oggi, su un mutuo di 150 mila euro per venti anni, la rata migliore si attesta all’incirca su 715 euro, con un Taeg pari all’1,52%. Ma è necessario scegliere la migliore offerta: alcuni istituti applicano Taeg che sfiorano il 3%, facendo lievitare la rata mensile del mutuo a 800 euro.

Tassi variabili sui mutui, qual è il migliore e il più conveniente?

Diversamente, la scelta del tasso variabile su un mutuo di 150 mila euro per venti anni, potrebbe far determinare una rata per le famiglie più giovani che attualmente si attesta intorno ai 645 euro mensili. Il Taeg migliore osservato su un tasso variabile è pari allo 0,42%, ma si può arrivare anche a pagare un tasso dell’1,40%.

Mutui aprile 2022, quali sono le agevolazioni per i giovani under 36 anni?

Nella scelta del miglior mutuo, la convenienza può aumentare se si possono sfruttare le opportunità della normativa per le famiglie più giovani. Ad esempio, per l’acquisto della casa dei giovani under 36, con Isee non oltre i 40 mila euro annuali, si può beneficiare della garanzia statale sul mutuo che può arrivare all’80%. Si tratta di una novità arrivata nella scorsa estate, con l’entrata in vigore del decreto “Sostegni bis”: la garanzia statale sui mutui è stata elevata dal 50% (che può essere ottenuta da tutti i cittadini, a prescindere dall’età) all’80% a favore dei giovani che stipulano un mutuo.

Acquisto prima casa giovani under 36, i vantaggi dell’esenzione dell’imposta di registro e dell’Iva

E, inoltre, ottenere l’abbattimento di alcune tasse legate all’operazione di acquisto della prima casa, come l’esenzione dell’imposta di registro o dell’Iva. In quest’ultimo caso, l’acquisto deve essere effettuato direttamente dall’impresa costruttrice. Le opportunità e i parametri da valutare nella stipula di un numero per acquistare una casa sono pertanto molteplici, compresa la sottoscrizione di una polizza temporanea caso morte legata all’operazione per assicurarsi dagli imprevisti.

Mutui: quali vantaggi e garanzie per l’acquisto della casa, anche per under 36?

Quali vantaggi e garanzie sono stati assegnati dalla legge di Bilancio 2022 alle famiglie nella richiesta dei mutui per l’acquisto della casa e della prima casa per i giovani under 36? Sono due, in particolare, gli interventi del governo a favore dei nuclei familiari. Il primo intervento consiste nella sospensione dell’ammortamento garantito dal Fondo Gasparrini prorogato dal comma 62, articolo 1, della legge di Bilancio. Il secondo è il Fondo prima casa che coinvolgerà almeno 350 mila famiglie. Il fondo è stato prorogato dal comma 151 dell’articolo 1 della stessa legge. Entrambi i fondi sono stati prorogati per tutto il 2022 a garanzia dei mutui stipulati dai nuclei per acquistare un’abitazione o dei finanziamenti da stipulare durante il 2022.

Fondo di garanzia sui mutui per l’acquisto della casa: in cosa consiste?

Infatti, oltre alle garanzie statali sui mutui già contratti per acquistare una casa, si amplia il tempo che le famiglie hanno a disposizione per comprare un’abitazione con le garanzie proprie. Per la generalità dei mutui gli istituti bancari reputano insufficiente, al fine di concedere il finanziamento, l’unica garanzia dell’ipoteca sull’immobile.

Mutui, meno difficoltà ad ottenere un mutuo per acquistare una casa con il Fondo prima casa

La legge di Bilancio 2022 ha assegnato 242 milioni di euro, per una dotazione complessiva di 1,35 miliardi di euro, al Fondo prima casa. Con il fondo si ritiene che le famiglie possano avere meno difficoltà nel vedersi concedere i mutui da parte delle banche, in particolare sulle garanzie da fornire all’istituto di credito. Si stima che il fondo andrà a vantaggio di circa 121 mila famiglie italiane che avranno un aiuto nell’acquisto della prima casa.

Quali garanzie sui mutui si possono ottenere per acquistare la prima casa?

La garanzia sui mutui per l’acquisto della prima casa con il Fondo prima casa si ottiene a copertura:

  • dell’80% del capitale ottenuto come mutuo, in gran parte con richiesta dei giovani per la prima casa;
  • del 50% sui restanti mutui, in particolare per quelli contratti da chi non possiede i requisiti delle agevolazioni della prima casa degli under 36 o da chi non può accedere all’80% di garanzia.

Fondo prima casa, chi può accedere per ottenere la garanzia sui mutui?

Il Fondo prima casa provvede, dunque, a fornire la garanzia necessaria agli istituti bancari per accordare il mutuo. La copertura, fino all’80%, va a vantaggio soprattutto dei giovani under 36 per l’acquisto della prima casa. Ma anche agli inquilini degli Iacp. Infine possono accedere al fondo anche i nuclei familiari con un solo genitore per i figli minori e per i giovani entro i 36 anni di età.

Mutui acquisto casa, si può sospendere il pagamento delle rate?

La sospensione delle rate del mutuo per l’acquisto della prima casa è possibile grazie al Fondo Gasparrini. Si tratta di una copertura prevista nei casi di stop all’ammortamento dei mutui per un limite di 18 mesi. Del fondo possono continuare a beneficiare, anche per il 2022, i liberi professionisti, i lavoratori, le partite Iva e le cooperative edilizie a proprietà indivisa. L’allargamento della platea che può beneficiare della garanzia sulla sospensione del mutuo è prevista dal decreto legge numero 18 del 2020. L’introduzione dell’agevolazione è avvenuta proprio nel pieno delle difficoltà economiche dell’emergenza Covid.

Fondo Gasparrini acquisto casa, quante famiglie sono state aiutate a pagare le rate del mutuo?

Con il Fondo Gasparrini, fino al 31 agosto 2021, quasi 254 mila famiglie che avevano contratto un mutuo per l’acquisto della casa, hanno trovato sostegno per la sospensione delle rate. Il fondo, introdotto durante la prima ondata della pandemia da Covid, ha sostenuto i nuclei proprio nel momento in cui molte famiglie hanno avuto difficoltà a onorare le rate del mutuo per la crisi economica. Inoltre, dopo aver superato le difficoltà e aver ripreso il pagamento delle rate del mutuo, circa 100 mila nuclei familiari hanno potuto non perdere la casa.

Mutui: con la super inflazione, meglio il tasso fisso o variabile nel 2022?

Con la super inflazione, quali saranno gli effetti sui mutui, sui tassi di interesse e sulle rate? Scoprirlo, significa scegliere se convenga stipulare un mutuo a tasso fisso o a tasso variabile. Ma gli effetti si fanno sentire anche per coloro che hanno già stipulato un mutuo, sia a tasso fisso che variabile. Anche se non sempre si tratta di effetti negativi.

Mutui: l’inflazione nel 2022 farà sentire i suoi effetti come per il caro bollette?

L’analisi della situazione dei mutui parte dall’impennata dell’inflazione degli ultimi mesi del 2021. E la platea di chi sceglie un mutuo ogni anno è ampia: circa 200 mila tra quelli di nuova sottoscrizione e le surroghe. A ciò si aggiunge che le bollette energetiche in effetti stanno risentendo dell’impennata dei prezzi. E dunque le famiglie, oltre al caro consumi, si potrebbero trovare nel nuovo anno a dover fare i conti con rate dei mutui più salate. Diventa essenziale, allora, verificare cosa succede a chi sta già pagando un mutuo e a chi ha intenzione di stipularne uno nuovo nei prossimi mesi.

Cosa avviene a chi sta già pagando un mutuo a tasso fisso nel 2022?

A risentirne direttamente dell’aumento dell’inflazione è chi ha già stipulato e sta pagando un mutuo a tasso fisso. Ma, in questo caso, la notizia potrebbe risultare positiva. In primo luogo perché la rata non cambia importo a causa dell’inflazione. Ma soprattutto, in termini reali, il tasso di interesse che viene pagato risulta più basso. Il confronto lo si può fare mediante la sottrazione del tasso nominale debitore e il tasso di inflazione. Per le famiglie che abbiano stipulato un mutuo a tasso fisso in passato dunque vale la regola secondo la quale, con l’aumentare dell’inflazione, si riduce la quota del capitale da restituire in termini reali.

Mutui a tasso fisso già stipulati: con l’inflazione è più difficile la surroga

L’unico effetto negativo per chi ha già un mutuo in corso a tasso fisso è quello delle poche possibilità di cambiare il finanziamento con uno più vantaggioso. Infatti, i tassi di interesse sulla surroga attualmente si attestano a non meno dell’1,5% a fronte di un tasso fisso medio dell’1,1-1,2%. Dunque, se si cerca di cambiare il proprio mutuo, difficilmente si riuscirebbe a ottenere un tasso di interesse più basso.

Mutui, cosa avviene per chi ne sta già pagando uno a tasso variabile?

Come per quelli a tasso fisso, anche i mutui a tasso variabile risentono dell’aumento dell’inflazione. Ma la correlazione avviene in maniera indiretta attraverso gli indici Euribor. Questi ultimi sono i parametri che vengono utilizzati dalle banche per stabilire i tassi di interessi variabili sui mutui e le rispettive rate. Ad oggi gli indici Euribor, nonostante l’impennata dell’inflazione, sono rimasti stabili intono al valore di -0,5%. Circostanza confermata dal fatto che, nel corso del 2021, chi aveva già stipulato un mutuo a tasso variabile, non ha subito incrementi dei tassi di interesse e, di conseguenza, delle rate. Ma è molto probabile che ciò avverrà nel corso dei prossimi anni, dal momento che gli indici Euribor sono dati in risalita dall’attuale -0,5% a +0,4% entro il 2027.

Quanto si pagherà in più di mutuo nei prossimi anni con il tasso variabile?

Gli aumenti degli indici Euribor dovrebbero determinare, di conseguenza, incrementi dei tassi di interessi dei mutui variabili e delle rispettive rate. Si calcola che, nei prossimi cinque anni, l’aumento potrebbe essere di 35-40 euro mensili per chi ha un mutuo residuo da pagare di 100 mila euro. I calcoli sono stati stimati con un aumento di 90 punti base degli indici Eurobor.

Mutui, cosa cambia nel 2022 per chi voglia stipularne uno?

La situazione di partenza dei mutui nel 2027 per chi abbia intenzione di sottoscriverne uno, vede quelli a tasso fisso che provengono da un 2021 all’insegna della risalita. Infatti, a inizio anno si potevano trovare mutui con un tasso fisso anche dello 0,5%. A fine anno, la media del tasso fisso è dell’1,2%. I mutui a tasso variabile hanno invece un indice Euribor del -0,5%.

Mutui, nel 2022 è meglio sceglierne uno a tasso fisso o a tasso variabile?

Per il 2022 sarà molto difficile trovare un mutuo a tasso fisso al di sotto dell’1%. Mediamente, le offerte delle banche si attestano attorno all’1,1%. Si tratta, in ogni modo, di tassi di interesse che possono considerarsi ancora bassi, anche se di gran lunga superiori a quelli di appena un anno fa. Sul fronte dei tassi variabili, la constatazione di aver scelto bene rispetto a un tasso fisso la si potrà avere solo tra cinque anni. Infatti, solo a partire dal 2027 si potrà verificare di quanto siano cresciuti effettivamente gli indici Euribor e dunque calcolare la convenienza rispetto a un tasso fisso. Ma, anche in questo caso, gli effetti dell’inflazione non dovrebbero farsi sentire eccessivamente.

Mutui in crescita nel 2021, ecco i migliori tassi fissi e variabili a novembre

Aumenta la richiesta di mutui nel secondo trimestre del 2021. A fare da traino alla richiesta di finanziamento anche i vantaggi legati alla prima casa assegnati dal decreto Sostegni bis ai giovani under 36. Nei mesi di aprile, maggio e giugno 2021 le famiglie italiano hanno potuto usufruire di 16 miliardi e 600 milioni di finanziamenti legati all’acquisto della casa.

Di quanto sono cresciute le richieste dei mutui nel secondo trimestre del 2021?

La crescita della richiesta dei mutui ha segnato pertanto un +39,9% stando alle elaborazioni del gruppo Tecnocasa sui dai della Banca d’Italia. Dato che rafforza la crescita dei primi sei mesi del 2021, con un aumento della richiesta dei mutui del 46,5%. In discesa del 6,8%, invece, la surroga e la sostituzione dei mutui già contratti.

Mercato in crescita per i mutui: buono l’impatto del decreto Sostegni bis sulla prima casa

L’andamento di crescita dei mutui è confermata anche dall’Osservatorio dei Mutuionline. A fine ottobre 2021 la crescita della richiesta dei mutui è andata di pari passo con quella per l’acquisto della prima casa. È stato così per il 59,8% delle richieste. Nello stesso periodo del 2020, la crescita dei mutui legati all’acquisto della prima casa si era fermata al 42,6%.

Richiesta dei mutui 2021: una domanda su due è per la prima casa

Ancora più accentuati i dati sulle richieste di mutuo per la prima casa nei mesi di luglio, agosto e settembre 2021. Il 68,6% dei mutui è stato erogato per l’acquisto della prima casa, il 72,4% nel solo mese di ottobre. Si hanno anche i dati delle erogazioni effettive dei mutui del 2021. Fino ad ora, quasi un mutuo su due è stato erogato per l’acquisto della prima casa (il 47,2%, rispetto al 36,2% del 2020).

Crescono le richieste di mutui a tasso fisso

I mutui con tassi fissi fanno segnare una maggiore richiesta. Con costi bassi del finanziamento per l’acquisto della casa, il 90% delle richieste di mutuo è per quello a tasso fisso. È stato così nel 2020 e il dato è stato confermato anche nel corso del 2021. Nel 2020 il tasso medio fisso sui mutui a 20 anni era dello 0,13%: nel 2021 c’è stata una risalita del tasso fisso alla percentuale media dello 0,54%. Risultano piuttosto stabili i tassi variabili dei mutui: a gennaio erano mediamente dello 0,75%, a ottobre sono risultati dello 0,76%.

Quali sono i mutui a tasso fisso più convenienti a novembre 2021?

Vediamo quali sono le offerte sui mutui più convenienti considerando i suggerimenti presenti su Mutuionline. Il riscontro prevede la richiesta di un mutuo a fine novembre nella città di Milano, di un impiegato di 35 anni per acquistare una prima casa. L’importo del mutuo è di 140 mila euro, il valore della casa è di 200 mila euro e la durata del finanziamento è di 20 anni.

Miglior mutuo con il tasso fisso per l’acquisto della prima casa

Il miglior mutuo per tasso fisso è risultato essere Credem con il tasso fisso dello 0,67% e una rata mensile di 623 euro (Taeg dello 0,94%). Al secondo posto Crédit Agricole con il tasso dello 0,77% e la rata di 630 euro (Taeg dello 0,97%). Al terzo Banco Bpm “Mutuo giovani green” con tasso fisso dello 0,88% e rata di 636 euro (Taeg dello 0,97%). Al quarto posto Bnl Bnp Paribas con tasso fisso dello 0,80%, rata di 631 euro e Taeg dello 0,97%. Infine Banca Carige con il tasso fisso dello 0,85%, rata mensile di 635 euro e Taeg dell’1,02%.

Mutuo più conveniente con il tasso variabile per l’acquisto della prima casa

Il tasso variabile più basso sul mutuo a tasso fisso per l’acquisto della prima casa è risultato essere quello di Intesa Sanpaolo “Mutuo giovani” dello 0,30% (Taeg dello 0,39%) e una rata mensile di 601 euro. Al secondo posto Banco Bpm “Mutuo giovani green” con il tasso variabile dello 0,48% (Taeg 0,56%) e la rata mensile di 612 euro. Al terzo posto troviamo Crédit Agricole Italia con un tasso variabile dello 0,44% (Taeg dello 0,63%) e una rata di 609 euro. Al quarto posto Credem con il tasso variabile dello 0,37% (Taeg dello 0,64%) e una rata mensile di 605 euro. Infine Webank con “Mutuo green”, tasso variabile dello 0,58% (Taeg dello 0,64%) e rata mensile di 618 euro.

 

L’allarme di Confartigianato: “In Italia i mutui più cari d’Europa”

Non solo in Italia poter accedere a un mutuo risulta essere sempre più complicato, ma i più fortunati che riescono nell’impresa sono obbligati a comprare casa con il mutuo più impegnativo d’Europa. A maggio di quest’anno, il tasso medio d’interesse sui prestiti era del 3,07%, cioè 36 punti base in più rispetto al 2,71% dell’Eurozona: con casi come quello sardo in cui il tasso medio di interesse arriva addirittura al 4,12%.

Il rapporto reso noto da Confartigianato evidenzia che, sul totale dei prestiti alle famiglie per acquisto di abitazione, l’80,7% si concentra nel Centro-Nord. Tra le regioni che utilizzano il maggior volume di mutui in testa la Lombardia, con il 24,5% del totale. A seguire Lazio (12,9%), Emilia Romagna e Veneto (entrambe 9,1%), Piemonte (7,8%) e, infine, la Toscana (7,2%).

Qualche spiraglio di luce si intravede nel trend delle compravendite immobiliari che nei primi tre mesi dell’anno, per la prima volta dopo 8 trimestri consecutivi di calo, sono cresciute dell’1,6% rispetto a marzo 2013.

JM

Casa, cara casa. Crisi, cara crisi

di Davide PASSONI

Questo scorcio di agosto ci sta riservando delle sorprese non belle per quanto riguarda la cosiddetta “economia reale“. Ossia l’unica, perché un’economia irreale non è un’economia e l’unica, vera economia che conosciamo noi di Infoiva è quella fatta di fatturati, mercati, commesse e, ahinoi, tassazione e fiscalità. Comunque, al di là dei punti di vista, l’allarme lanciato dall’Ufficio studi di Confartigianato è di quelli che mettono i brividi a quanti operano nel settore dell’edilizia e a quanti, con questo settore, hanno a che fare per comprare una casa: a maggio 2012 il tasso d’interesse sui prestiti alle famiglie si è attestato al 4,12% (+103% su un anno), il che porta gli italiani a sborsare il 30,9% del reddito per pagarsi i mutui. E per il settore, numeri ancora più cupi: crollo per le compravendite (-17,8%) e crisi nera per l’edilizia, che in un anno a perso quasi 100mila posti di lavoro (-97800).

La crisi, direte voi. Sì, ma non dimentichiamoci del fatto che la crisi non è come un fungo, che spunta in una notte sotto un pino, basta un po’ di umido… La crisi è qualcosa che una volta aveva a che fare con Lehman Brothers, ma che con il tempo è invece diventata un baco strutturale del sistema economico occidentale, specialmente europeo. Una crisi che affonda le sue radici nella debolezza dell’area Euro, una debolezza complessiva e specifica per ciascun Paese a seconda dei problemi che si porta dietro. L’Italia, si sa, a differenza degli altri anelli deboli dell’eurocatena (Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda) ha dei fondamentali solidi ma tre zavorre immani, che trascinerebbero a fondo i pochi mesi qualsiasi economia che non avesse i nostri fondamentali (e almeno per questo possiamo farci i complimenti): spesa pubblica, burocrazia, fisco.

E proprio queste zavorre tutte italiane sono alla base di questo momentaccio dell’edilizia. Se infatti, come sostiene Confartigianato, le cifre della crisi del mattone sono dovute agli scarsi investimenti pubblici e privati, i motivi di questi scarsi investimenti stanno proprio lì. Chi investe per costruire case con una burocrazia obesa nelle gestione delle pratiche edilizie e urbanistiche e con una fiscalità che si mangia i due terzi dei profitti? Chi investe per comprare casa se si trova di fronte a tassi pesantissimi richiesti dalle banche e una tassa come l‘Imu che, a detta di Adusbef e Federconsumatori, insieme all’aumento di tariffe, treni, carburanti, alimentari e libri scolastici, costerà alle famiglie italiane, in questo 2012, 2333 euro in più rispetto allo scorso anno?

I numeri sono numeri: tra giugno 2011 e giugno 2012 le imprese del settore edile, pari a 899.602, sono diminuite dell’1,36%. Tra queste, in calo dell’1,17% anche le imprese artigiane, che sono la fetta più consistente del settore edile: 577.588, il 64,2% del totale. Ragion per cui, tra giugno 2011 e marzo 2012 l’occupazione nell’edilizia è diminuita del 5,1%, pari a 97.800 posti di lavoro in meno.

Insomma, va bene la crisi, e va bene fare “i compiti a casa” per non essere sbattuti fuori dall’area euro, ma che cosa stiamo facendo come Italia per far ripartire la crescita? Che cosa stiamo facendo per far ripartire il settore edile, uno di quelli che è sempre stato il motore della ripresa nel nostro Paese dopo ogni crisi, bellica o economica che fosse? Se lo stanno chiedendo anche quelle 100mila persone che hanno perso il loro lavoro nel mattone. Forse, se hanno ancora voglia di porsi delle domande.