Confermato dall’Istat l’aumento dell’inflazione a giugno

Il dato definitivo dell’Istat conferma la stima provvisoria elaborata dallo stesso istituto, che vede l’aumento dell’inflazione a giugno dello 0,2% rispetto al mese precedente e del 3,3% nei confronti di giugno 2011 (era +3,2% a maggio).

Rispetto a un anno prima, il tasso di crescita dei prezzi dei beni è pari al 4,2%, dal 4,0% del mese precedente, e quello dei prezzi dei servizi si porta al 2,0% (era +2,1% a maggio). Di conseguenza, il differenziale inflazionistico tra beni e servizi aumenta di tre decimi di punto rispetto a quanto registrato a maggio.

A giugno, il principale effetto di sostegno alla dinamica dell’indice generale deriva dall’aumento congiunturale dell’1,5% dei prezzi dei beni alimentari non lavorati, che determina una sensibile accelerazione del loro tasso tendenziale di crescita (2,6%, dallo 0,8% di maggio). Per contro, un rilevante effetto di contenimento si deve alla flessione su base mensile dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (-2,6%), per effetto del ribasso dei prezzi di tutti i carburanti.

La stretta creditizia soffoca le imprese italiane

Diminuiscono i prestiti concessi alle aziende, crescono i tassi di interesse e si moltiplicano le imprese insolventi. E’ la Cgia di Mestre a denunciare la stretta creditizia che è in atto sulle aziende delle penisola: negli ultimi 3 mesi del 2011 i prestiti erogati dal sistema bancario italiano alle imprese sono diminuiti dell’1,5%, toccando quota – 2,2% a dicembre. Sul fronte dei tassi di interesse le cose non vanno meglio: l’aumento del tasso è costato alle aziende italiane nel solo 2011 3,7 miliardi di euro.

Il risultato? Aumento delle insolvenze in capo alle aziende che hanno raggiunto quota 80 miliardi di euro, ovvero il +36% rispetto al 2010.

“Ci troviamo di fronte a una vera e propria stretta creditizia – afferma la Cgia di Mestre. – Le banche hanno chiuso i rubinetti del credito ed in una fase recessiva, come quella che stiamo vivendo in questo momento, corriamo il rischio che il nostro sistema produttivo, costituito prevalentemente da piccole e piccolissime imprese, collassi.”

Anche se i dati confermano che nel 2011 l’ammontare complessivo dei prestiti erogati alle imprese è stato di 995 miliardi di euro, con un +3% rispetto al 2010, tale dato va messo in rapporto con la crescita dell’inflazione, che l’anno scorso è stata del +3,3%, ovvero superiore all’aumento dei prestiti erogati alle imprese. A dicembre poi il collasso: aumento vertiginoso dell’inflazione e contrazione dei prestiti pari a – 2,2%.

Nel 2011 le insolvenze in capo alle imprese italiane hanno toccato gli 80,6 miliardi di euro, con un incremento rispetto l’anno precedente pari al + 36%. “Questa situazione ha sicuramente indotto molti istituti di credito a ridurre i prestiti – conclude Bortolussi – soprattutto a quelle realtà produttive che non erano più in grado di dimostrare e garantire una certa affidabilità”.

Cala l’inflazione a gennaio, ma il carrello della spesa corre

Inflazione in caduta nel mese di gennaio. A confermarlo le stime preliminari dell’Istat: l’inflazione è passata al 3,2% dal 3,3% di dicembre. Anche se il carrello della spesa continua a correre, segnando un +4,2%. A segnare i rialzi più forti sono infatti, benzina, caffè e zucchero.

L’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettivita’ (NIC), comprensivo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,3% rispetto al mese precedente e del 3,2% nei confronti di gennaio 2011 (era +3,3% a dicembre 2011), mentre l’inflazione acquisita per il 2012 e’ pari all’1,6%.

Al netto dei soli beni energetici infatti, il tasso di crescita tendenziale dell’indice dei prezzi al consumo scende al 2,2% dal 2,3%, di dicembre. Il rallentamento della corsa dell’inflazione è dovuto infatti al lieve aumento del tasso di crescita tendenziale dei prezzi dei beni (+3,9% rispetto al +3,8% di dicembre 2011), compensato però dal calo di quello dei servizi (+2,3% rispetto al +2,5% del mese precedente).

I rincari colpiscono soprattutto le spese quotidiane: a segnare picchi di aumento record sono la benzina (+4,9%) e il gasolio (+4,7%) – gennaio il mese più salato per i carburanti – ma anche il caffè (+16,5%) e lo zucchero (+15,9%). Le bollette a fine mese si fanno poi sentire, con un’impennata per il gas pari al +15,4% e per la luce del +11,3%.

Segnali positivi, grazie all’eliminazione dell’imposta di bollo sui conti corrente inferiori ai 5 000 euro (-6,5% ) le spese finanziarie e bancarie hanno registrato un calo sostanziale.

Federconsumatori però avverte:  “le famiglie dovranno far fronte a una stangata di 928 euro all’anno”. Le famiglie infatti guardano più alla crescita dei prezzi per i prodotti acquistati nella quotidianità che al, seppur lieve, rallentamento del tasso d’inflazione registrato nel mese di gennaio 2012. A spaventare senza dubbio maggiormente i consumatori i rincari dei prezzi dei carburanti, destinati a una corsa impazzita difficile da arrestare.

Il Made in Italy è senza rivali

di Alessia CASIRAGHI

Sarà per la buona tavola, sarà per il nettare di Bacco fra i migliori (e più amati) al mondo, sarà per l’impegno delle aziende nell’innovazione tecnologica e nel settore green, senza dimenticare il ruolo chiave giocato dal fashionbiz. Quello che è certo è che l’Export in Italia continua a crescere. Il made in Italy seduce il mondo.

A rivelarlo un’indagine condotta dall’Istat, che ha registrato una crescita del +2,3% nel solo 2011. Tra settembre e novembre dello scorso anno infatti le esportazioni sono cresciute dell’1% rispetto al trimestre precedente, con maggiore impulso sempre sui mercati Extra Ue (+1,4%).

I dati rilevati a novembre 2011 per esempio, registrano per l’export un aumento del 3.1 % dei paesi Ue e dell’ 11.3% degli Stati Extra Ue. Tra gennaio e novembre 2011 il tasso di crescita tendenziale è stato dell’11.9%.

Ma qual è stato il prodotto più venduto? Prendendo come campione sempre il mese di novembre del 2011, i prodotti più richiesti sono quelli in metallo e gli apparecchi elettronici e ottici, pronti a emigrare verso Svizzera, Stati Uniti, Germania e Turchia.

Segnali positivi, anche se con minore incidenza, si registrano anche nel campo delle importazioni. Per l’Import infatti l’aumento è dello 0,5%, differenziato tra il -2,1% per i Paesi all’interno della Comunità Europea, e il +3,9% per quelli extra Ue. Nel periodo gennaio-novembre 2011 il valore complessivo raggiunto in materia di import si è fermato al +10,6%.

I settori più esposti all’importazione riguardano i prodotti energetici, con un aumento nel 2011 del +17,2%) e i beni di consumo non durevoli (+8%).

Luce e gas: mini stangata da gennaio

di Alessia CASIRAGHI

Da gennaio 2012 le tariffe di luce e gas potrebbero aumentare, rispettivamente, del 4,8% e del 2,7%. In cifre l’aumento costerà alle famiglie italiane oltre 53 euro. Lo annuncia Nomisma Energia che ha stimato i rincari medi per famiglia italiana, in attesa dell’aggiornamento dell’Authority per l’energia atteso entro fine 2011.

Nel dettaglio: le tariffe elettriche dal 1 gennaio 2012 dovrebbero crescere del 4,8%, con un aumento pari a 0,8 centesimi al chilowattora. Per un campione di famiglia tipo, che spende in media 2.400 chilowattora in l’anno e 3 kw di potenza impegnata, questo significa che l’aumento sarebbe pari a 21,5 euro su base annua. Le tariffe del gas cresceranno invece del 2,7%, ossia 2,3 centesimi al metro cubo: con 1.400 metri cubi di metano consumati in un anno l’aumento sarà pari a 32 euro annui. In soldoni l’aumento di luce e gas ruberanno dalle tasche delle famiglie italiane 53 euro l’anno.

“Dopo la stangata sui prezzi della benzina, che l’hanno spinta nei distributori italiani ai massimi d’Europa, arriva un’altra batosta con le tariffe di luce e gas – sottolinea Davide Tabarelli, esperto di Nomisma Energia – a conferma che l’energia è il bene più tartassato per i consumatori finali”.

Ma come sono state calcolate le stime di aumento per famiglie? Per il gas “il calcolo automatico è fissato dalle regole dell’Autorità che sconta gli aumenti dei mesi scorsi del greggio a cui si sommano alcune nuove componenti per il trasporto”. Più complesso il calcolo dei rincari per quanto riguarda l’elettricità: l’aumento è legato infatti ai maggiori costi di generazione elettrica sulla borsa, sommati al forte incremento degli oneri per finanziare i pannelli fotovoltaici e l’aumento dei costi di trasporto della corrente elettrica.