Auto aziendale: chi la sceglie?

Soprattutto in determinati settori, l’auto aziendale è fondamentale per poter svolgere il proprio lavoro. Questa tipologia soluzione è utilizzata dalle aziende che mettono a disposizione dei propri dipendenti o collaboratori un’auto aziendale per i loro impegni di lavoro. Può trattarsi, ad esempio, di lavoratori addetti alle vendite o di collaboratori che percorrano ogni anno migliaia di chilometri per esigenze di lavoro.

Auto aziendale: che cos’è?

Ottenere una vettura aziendale significa poterla utilizzare per esigenze di lavoro ma la proprietà rimane al datore di lavoro. Di solito, il datore preferisce ottenere l’auto aziendale con la stipula di un contratto di noleggio o di leasing. Se le esigenze lavorative del dipendente o del  collaboratore si riducono a sporadici viaggi, spesso il datore di lavoro preferisce la formula del rimborso delle spese sostenute per lo spostamento effettuato con la vettura privata del dipendente stesso. Ma quando i chilometri sono tanti, la preferenza cade sull’attribuzione del benefit dell’auto aziendale.

Chi sceglie l’auto aziendale?

Solitamente la scelta dell’auto aziendale è concordata tra il datore di lavoro e il dipendente o collaboratore. A influire sulla scelta, oltre alle preferenze, al prezzo, alle caratteristiche tecniche dell’auto, alla sicurezza e ai costi di gestione, possono concorrere vari fattori. Ad esempio, l’auto aziendale che si sceglie dovrà essere a utilizzo esclusivo lavorativo oppure promiscuo? In quest’ultimo caso, è necessario tener presente della tassazione alla quale è soggetto l’utilizzatore. Inoltre, proprio negli ultimi due anni si è assistito a una tassazione meno incisiva sui veicoli “green”, con particolari vantaggi per le auto meno inquinanti.

Auto aziendale per uso lavorativo o promiscuo

L’auto aziendale può essere attribuita in due modalità:

  • a uso lavorativo. Il lavoratore la può utilizzare solo per le necessità lavorative e non per quelle private;
  • a utilizzo promiscuo: il collaboratore o dipendente può utilizzare l’auto aziendale sia per esigenze lavorative che personali.

In questa ultima ipotesi, il collaboratore riceve un vero e proprio benefit che, ovviamente, ha un proprio valore economico. Tale valore può essere misurato nella spesa annua che una famiglia spende per l’auto, come l’assicurazione, il bollo, la manutenzione o la rata di acquisto. Nell’utilizzo promiscuo il dipendente utilizza la vettura senza sostenerne le spese, ad eccezione del costo del carburante.

Tassazione del benefit delle auto aziendali

Il beneficio ricevuto dall’utilizzatore dell’auto aziendale è soggetto a tassazione Irpef, in quanto si configura come una formula di retribuzione indiretta. Il valore che è soggetto a tassazione dipende da vari fattori, come il modello, i cavalli, la cilindrata dell’auto. Annualmente, la Gazzetta Ufficiale pubblica le tabelle Aci che contengono, in base alla tipologia di auto, il valore del benefit da inserire in busta paga e sul quale si andranno a calcolare le tasse e i contributi previdenziali. In generale, la tassazione applicata è del 30% del costo corrispondente alla percorrenza di 15mila chilometri all’anno.

Come si calcola la tassazione sulle auto aziendali

Il calcolo della tassazione delle auto aziendali, dunque, deriva dal valore del fringe benefit, ovvero dal costo per chilometro moltiplicato per i 15.000 chilometri all’anno, dall’imponibile fiscale del 30% e dall’imponibile fiscale mensile. Pertanto, considerando il modello Giulietta dell’Alfa Romeo, di cilindrata 1.4 con 150 cavalli, il valore del fringe benefit sarà dato dal costo per chilometro, pari circa 52 centesimi, da moltiplicare per i 15.000 km annui, per un risultato di circa 7.800 euro. Applicando il 30% si ottiene 2.340 euro circa (imponibile fiscale) e dividendo per 12 si arriva all’imponibile fiscale mensile pari a circa 195 euro.

Auto aziendali: la convenienza dei veicoli green per il fringe benefit

Recentemente la normativa sta andando incontro alle auto aziendali poco inquinanti. Infatti, a decorrere dal 1° gennaio 2020, i contratti fringe benefit stipulati con decorrenza dal 1° luglio 2020 hanno un diverso e più conveniente calcolo della base imponibile che sarà soggetta a tassazione. Il fattore decisivo è costituito dalle emissioni prodotte dall’auto aziendale che si sceglie. Meno l’auto inquina e meno tasse si pagano.

Vantaggi tassazione auto green dal 1° gennaio 2020

Infatti, sulle auto meno inquinanti, fino a 60 g/km di Co2, la percentuale di tassazione del 30% per 15.000 chilometri annuali scende al 25%. Rimane invariata al 30%, invece, la percentuale per auto con emissioni da 61 a 160 g/km di Co2. Più penalizzate le auto da 161 a 190 g/km di Co2 per le quali è prevista la percentuale del 50% a partire proprio dal 2021. Infine per le auto più inquinanti, con oltre 190 g/km di Co2, la percentuale è salita a partire dal 1° gennaio 2021 al 60%.

Requiem per le auto aziendali

La genialità del fisco italiano non ha davvero limiti. Si muove sempre con la filosofia del “meglio l’uovo oggi che la gallina domani” e crea più danni di quanti ne vorrebbe evitare. Sorvolando sull’aumento di un punto dell’Iva, che a fronte di un probabile gettito immediato provocherà una contrazione dei consumi mortale per l’economia, vediamo che succede nel campo delle auto aziendali.

Secondo il rapporto annuale dell’Aniasa, l’Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio e Servizi Automobilistici di Confindustria, l’eccessiva pressione fiscale sulle auto aziendali, se non interverranno modifiche all’attuale situazione, provocherà un calo delle entrate per l’erario valutabile in 350 milioni di euro, solo tra imposte dirette e indirette, a causa delle mancate immatricolazioni. Da inizio anno, le immatricolazioni di auto aziendali sono calate di 24mila unità e la prospettiva indica a fine 2013 una perdita di oltre 80mila auto, di cui 25mila per il noleggio.

In Italia il mercato delle auto aziendali vale il 36% del mercato totale, mentre in Germania è al 62%, in Gran Bretagna al 55%, in Spagna al 49% e in Francia al 43%. In Italia la deducibilità è stata ridotta in pochi mesi prima dalla ‘legge Fornero’ e poi dalla legge di Stabilità 2013, dal 40% al 20%, mentre in ambito Ue arriva fino al 100%. Le soglie di deducibilità per le auto utilizzate da imprese e professionisti sono ferme al 1997. In più l’Iva: in Italia è detraibile solo al 40%, mentre nei principali Paesi Ue arriva al 100%. Nel nostro Paese il settore delle auto aziendali rappresenta un giro d’affari intorno ai 5 miliardi di euro con un parco circolante di 670mila veicoli.

Se si considera un’auto aziendale nuova del valore, per esempio, di 30mila euro, la somma di detrazioni e deduzioni fiscali in Italia ammonta a 5.697 euro, quasi un quinto rispetto alle aziende tedesche e spagnole (30mila euro) e circa un quarto di Gran Bretagna (24.200) e Francia (24.180).

Secondo Aniasa, però, il danno per il sistema Paese è ben più grave, poiché interferisce sulla competitività di tutte le aziende italiane. Secondo Paolo Ghinolfi, presidente di Aniasa, “i trasporti rappresentano il 6-8% dei costi complessivi aziendali ed è fondamentale che il nuovo Governo metta in campo interventi lungimiranti e innovativi con costi limitati per l’erario ovvero prospettive di maggiori entrate derivanti dalla ripresa del mercato. Non è assolutamente rinviabile un’azione sulla leva della fiscalità volta a colmare il gap che ci separa da altre nazioni in cui l’auto aziendale rappresenta quote di mercato ben più ampie che in Italia”.

Auto aziendali, quanto deduco ai fini Irap?

La deduzione delle spese e dei costi ai fini Ires delle auto con utilizzo promiscuo che sono concesse in uso ai dipendenti per la maggior parte del periodo di imposta passa dal 90% al 70% mentre ai fini Iva rimane al 40%.

Ai fini Irap, invece, è previsto il medesimo trattamento per quanto riguarda i fini Ires, per cui se risultano soddisfatti i criteri di imputazione civilistica in bilancio il costo sarà all’interno della determinazione del valore della produzione netta e sarà di conseguenza deducibile anche ai fini Irap.

È fondamentale sottolineare che il concetto di auto aziendale utilizzata promiscuamente non deve essere confuso con quello di auto aziendale concessa in uso al dipendente che prevede un trattamento fiscale differente.

Inoltre, rientrano nell’ambito dei costi deducibili quelli spesi per l’acquisto e per la gestione e la manutenzione ordinaria e straordinaria dei mezzi come carburanti, lubrificanti, meccanico, revisione, Telepass, autostrade.

I titolari di partita Iva potranno destinare alla propria attività un solo automezzo, mentre gli agenti di commercio e i rappresentanti godono di percentuali di detrazione del costo ai fini Irpef e di detrazione ai fini Iva più elevati per via del più intenso sfruttamento del mezzo.

Auto aziendali, quanto deduco di Ires e Iva?

Nonostante i recenti cambiamenti, il trattamento fiscale dell’auto aziendale ai fini Ires, Iva e Irpef sia non prevede un unico regime di deduzione dei costi o di detrazione Iva, tanto che il veicolo sia intestato alla società o impresa quanto al libero professionista con partita Iva. È infatti necessario prendere in considerazione alcuni parametri per definirne quella che sarà percentuale di deduzione, oltre alle modalità di calcolo del costo deducibile e il grado di inerenza che consente di detrarre il 100% o il 40% dell’Iva.

In primo luogo è fondamentale distinguere se l’auto è strumentale all’attività o è un uso promiscuo. L’Agenzia delle Entrate ha infatti individuato alcuni esempi con i quali circoscrive la deducibilità totale dei costi dell’auto ai veicoli esclusivamente strumentali all’attività, come le auto per le autoscuole. Ma non basta: il mezzo deve anche essere effettivamente usato per svolgere l’attività.

In questo caso è recuperabile il 100% del costo ai fini Ires (aliquota ricordo del 27,5%) e il 20% ai fini Iva. In realtà, poi, in virtù della modifica dell’articolo 164 diminuiscono le deduzioni dei costi delle auto dal 40% al 27,5% per le società, aziende e imprese (al 20% dall’1 gennaio 2013) e dal 90% al 70% per le auto assegnate in uso promiscuo al dipendente.

Se si ricade nel caso dell’uso promiscuo si va incontro a una serie di limitazioni che incidono sia sul valore massimo deducibile per automezzo, sia sulla percentuale di deduzione ai fini Ires ed Iva. Se infatti vi è utilizzo promiscuo dell’auto è ammesso in deduzione il costo dell’auto entro i 18.075,99 euro. Importo che vale anche ai fini fiscali se si possiede un’auto in leasing.

Domani vedremo come incide il regime fiscale sulle auto aziendali o per professionisti ai fini Ires e Irap.

Noleggio a lungo termine e agenti di commercio

Rispetto ai professionisti, di cui abbiamo parlato ieri, condizioni ancora più vantaggiose sono previste per gli agenti di commercio, che possono contare, sia per le auto sia per la manutenzione su di esse, su una deducibilità pari all’80% per le imposte dirette, e quella totale per quanto riguarda l’Iva.

Il noleggio a lungo termine è particolarmente indicato per le aziende che possono risparmiare sui costi di gestione e organizzazione dei servizi accessori, rispetto a quelli invece derivanti dall’acquisto vero e proprio.

Per queste ci sono delle differenze fondamentali rispetto all’uso del parco auto. Se l’azienda utilizzatrice ne chiede un uso promiscuo a favore di tutti i dipendenti, si applicano le seguenti deducibilità: imposte dirette detratte per il 40%, così come il regime dell’Iva (40%); le stesse condizioni si applicano le spese accessorie legate alle automobili.

Nel caso in cui, invece, non sia previsto l’uso promiscuo a favore dipendenti e l’azienda non ne faccia un uso strumentale, sono previste deducibilità pari al 90% per quanto riguarda le tasse dirette, mentre la detrazione del 40% riguarda l’Iva. Infine, per le aziende che fanno un uso strumentale del noleggio a lungo termine o del possesso di auto, tutte le imposte dirette più l’Iva sono interamente detraibili e deducibili.

Noleggio a lungo termine, ok per i professionisti

Il noleggio a lungo termine di autoveicoli prevede agevolazioni fiscali particolarmente vantaggiose per le aziende e privati che siano titolari di una partita Iva. Inoltre, mette a propria disposizione autoveicoli di ogni modello, potenza e cilindrata sia per i privati, sia (categorie che ci interessano di più) imprenditori e professionisti oltre ad aziende piccole, medie e grandi che si servono di vere e proprie flotte aziendali.

Importante sottolineare che il noleggio a lungo termine è una soluzione vantaggiosa a livello fiscale, in quanto consente di disporre in maniera totale ed esclusiva di autoveicoli per lunghi periodi, senza dover gestire in maniera diretta tutti i servizi derivanti dalla titolarità di un parco auto.

Per le aziende e i professionisti che noleggiano il veicolo scegliendo il pagamento mensile, oltre ai vantaggi che derivano dal non avere le responsabilità gestionali ed economiche dirette del mezzo (dall’immatricolazione, alle coperture, dall’assicurazione all’assistenza tecnica, dalla manutenzione ordinaria e straordinaria ai servizi amministrativi), sono previste norme fiscali molto vantaggiose, proporzionate all’utente e alle caratteristiche dell’auto e delle soluzioni acquistate. Considerando le diverse variabili, il risparmio rimane intorno al 15% rispetto all’acquisto tradizionale di un’auto o all’acquisto in leasing.

Entrando nello specifico delle detrazioni fiscali, per professionisti o consulenti sono previste: deducibilità del regime dell’Iva al 10%, mentre si arriva al 50% nel caso di auto elettriche; le imposte indirette, invece, sono completamente deducibili, purché le auto siano concesse in uso promiscuo; eventuali eccedenze sono detraibili fino al 50%. Sempre per i professionisti, relativamente alla manutenzione e alle prestazioni accessorie, non è prevista la detrazione Iva, mentre le tasse sulla manutenzione ordinaria o straordinaria sono interamente deducibili, così come accade per le imposte dirette per la messa a disposizione del veicolo.

Vedremo domani le condizioni riservate ad agenti, società e imprese.

Auto tassate come beni di lusso. Ma risparmiare si può

di Davide PASSONI

Sappiamo bene come l’Italia sia un Paese con la memoria piuttosto corta quando si tratta di rimborsare i debiti dello Stato verso imprese e cittadini e di quanto, invece, la memoria sia lunga quando si vogliono far pagare alle suddette imprese e ai cittadini tasse e balzelli assortiti. Prendiamo l’auto, un bene che hanno praticamente tutti e che per molti è soprattutto uno strumento di lavoro e non di svago.

Ebbene, la tassazione sull’automobile tra tasse di possesso, accise sui carburanti e altre diavolerie fiscali prevede che l’auto sia trattata come se fosse un bene di lusso, proprio perché è un bene facilmente tracciabile e per il quali bene o male tutti alla fine sono costretti a pagare. L’Italia degli Anni ’50-’60, però, quando le automobili non erano per tutti, era un altro pianeta, nel quale la quattro ruote poteva anche essere considerata un bene di lusso, ma oggi sono passati 50 anni, il Paese è cambiato e la filosofia delle tasse sulle auto è rimasta la stessa.

Per pigrizia, ma soprattutto per opportunismo, la tassazione sulle automobili e sui veicoli commerciali è rimasta quella di un tempo e danneggia soprattutto chi fa business. Per fortuna ci sono alcune soluzioni che possono aiutare chi per il proprio business utilizza un’auto o un veicolo commerciale a risparmiare o a godere di vantaggi fiscali che, alla fine e specialmente in questi periodi di magra, sul bilancio di un’azienda o di un professionista possono incidere in maniera sensibile.

Questa settimana Infoiva dedicherà il proprio focus a questo tema, per aiutarvi a capirne un po’ di più e, se possibile, per aiutarvi a risparmiare e a far girare il business in maniera più proficua.