Esonero contributivo imprese agrituristiche e vitivinicole, al via le domande

Al via le domande di esonero contributivo per le imprese agrituristiche e vitivinicole. Lo ha stabilito l’Inps nel messaggio numero 1216 del 16 marzo 2022. Le domande di esonero possono essere presentate a partire dalla giornata di ieri. I codici Ateco inclusi nella possibilità di presentare istanza sono elencati nella Tabella E allegata al decreto. L’esonero riguarda il versamento dei contributi previdenziali e assistenziali delle imprese della filiera agricola.

Esonero contributivo imprese agrituristiche e vitivinicole, chi può presentare domanda?

Ammesse alla presentazione delle domanda di esonero contributivo, in base a quanto previsto dall’articolo 70 del decreto legge numero 73 del 25 maggio 2021, convertito nella legge numero 106 del 23 luglio 2021, sono le imprese delle filiere agricole. Vi rientrano le imprese del settore agrituristico e del vitivinicolo. Sono incluse le imprese che producono vini e birra. L’elenco completo delle imprese ammesse all’esonero contributivo è incluso nella Tabella E del decreto legge.

Datori di lavoro e lavoratori autonomo: in quali sezioni dell’Inps si invia la domanda di esonero contributivo?

Per accedere all’esonero contributivo i datori di lavoro e i lavoratori autonomi devono essere iscritti alla “Gestione dei contributi e delle prestazioni previdenziali dei coltivatori diretti, mezzadri e coloni”. Il modello telematico “Esonero art. 70 d.l. numero 73 del 2021” è disponibile per i datori di lavoro nel “Portale delle Agevolazioni”. Si tratta dell’ex “DiResCo”. Per i lavoratori autonomi è necessario andare nel Cassetto previdenziale Autonomi in agricoltura e poi nella sezione della “Comunicazione bidirezionale”. Infine è necessario fare “Invio comunicazione”.

Esonero contributivo, fino al 27 marzo 2022 si può compilare la bozza di domanda ma poi va inviata

A partire da ieri, 18 marzo, è necessario che le bozze di domanda vengano convalidate e inviate singolarmente. L’invio vero e proprio della domanda si può fare a decorrere dal 27 marzo 2022. A partire da quella data, i datori di lavoro e i lavoratori autonomi dell’agricoltura potranno infatti compilare il modello di domanda oppure convalidare e procedere con l’invio dell’istanza. Il termine di scadenza per la presentazione delle domande di esonero contributivo è fissato al 26 aprile 2022.

Domande esonero contributivo agricoltura dal 27 marzo fino al 26 aprile 2022, ma è importante l’ordine cronologico

La giornata del 27 marzo 2022 rischia di essere un click day per la presentazione di esonero contributivo in agricoltura. Infatti, l’Inps informa che le risorse messe a disposizione sono pari a 72,5 milioni di euro. In caso di eccedenza rispetto a quanto stanziato non verrano stanziate ulteriori risorse. Pertanto, farà fede l’ordine cronologico di data e ora di invio della domanda per individuare le domande che accedono all’esonero all’interno dei limiti di spesa stabiliti.

Scadenza presentazione della domanda di esonero contributivo al 26 aprile 2022

La scadenza per la presentazione della domanda di esonero contributivo per le imprese agricole e i lavoratori autonomi è fissata in “30 giorni successivi alla disponibilità del modulo di presentazione”. Dunque, partendo dal 27 marzo prossimo, la scadenza finale è fissata al 26 aprile 2022, fermo restando quanto detto a proposito dell’ordine cronologico della presentazione delle domande.

Cosa avviene dopo la scadenza della presentazione delle domande di esonero contributivo?

Dopo la scadenza delle domande del 26 aprile prossimo, ultimate le attività di elaborazione, le imprese agricole e i lavoratori che vedranno accolta la pratica riceveranno comunicazione dell’importo riconosciuto e autorizzato in via definitiva mediante messaggio di posta elettronica certificata (Pec). In alternativa, in caso mancanza negli archivi dell’Inps degli indirizzi Pec, la comunicazione arriverà mediante invio di comunicazione a mezzo posta ordinaria.

 

Agricoltura, maxi-asta per acquistare i terreni abbandonati e finanziamenti a tasso zero per giovani e donne

Arriva la nuova maxi asta sul terreni abbandonati: le operazioni di acquisto saranno gestiste da Ismea. In tutta Italia, saranno 19.800 gli ettari che andranno alla compravendita dei terreni. Si tratta di terre coltivabili per un valore di asta totale di 312 milioni di euro. Fino a questo momento sono stati aggiudicati 349 terreni per un totale di 13 mila ettari. Il totale delle aziende agricole investite dalla maxi asta è di 827. Le operazioni di acquisto dei terreni abbandonati, inoltre, rientrano negli incentivi sui finanziamenti a tasso zero e agevolati per gli under 41 e per l’imprenditoria femminile.

Maxi asta dei terreni agricoli abbandonati, in quali regioni ci sono più opportunità?

La maxi asta per l’acquisto dei terreni abbandonati rientra nel quinto bando lanciato tramite la Banca delle terre agricole, l’istituto che fa capo al ministero dell’Agricoltura nato nel 2016 per assegnare i terreni pubblici che si trovino in stato di semiabbandono. Il quinto bando della maxi asta riguarda, principalmente, terreni destinati a seminativi per circa il 50% del totale. Per il resto, il 22% riguarda terreni è riservato a pascoli e prati, mentre il restante è suddiviso tra uliveti, boschi, agrumeti, frutteti e vigneti. In Sicilia c’è la più ampia fetta dei terreni da assegnare (il 33%), seguita dalla Basilicata e dalla Sardegna con il 12%, dalla Toscana con l’11%, dalla Puglia con il 9%, dalla Calabria con il 6%, dall’Emilia Romagna con il 5% e, infine, dal Lazio con il 4%. La provincia di Matera è quella con la maggiore estensione dei terreni da assegnare tramite asta: circa 1.825 ettari.

Agricoltura, come si sono svolte le precedenti aste per l’assegnazione dei terreni pubblici in stato di abbandono?

Nei precedenti quattro bandi di asta delle terre abbandonate, sono stati già assegnati 349 terreni per un totale di più di 13 mila ettari. L’assegnazione ha riguardato il 42% dei terreni che erano stati messi all’asta. Quanto incassato dall’Ismea dalla maxi asta viene messo a disposizione per interventi che vadano a sostenere i nuovi agricoltori. Nei precedenti bandi, con le aste sono andati esauriti i terreni del Veneto e quasi tutti quelli della Lombardia. In Abruzzo e nelle Marche le percentuali di aggiudicazione sono state del 75%, in Umbra del 70%.

Chi può partecipare all’asta per l’acquisto dei terreni agricoli abbandonati?

Chiunque può partecipare gratuitamente alla maxi asta per l’assegnazione dei terreni agricoli abbandonati. Le agevolazioni sono previste per gli acquirenti dai 18 ai 41 anni di età. Per l’imprenditoria giovanile, infatti, è possibile procedere con il pagamento del prezzo d’asta del terreno a rate mediante un mutuo ipotecario. Il piano di ammortamento può arrivare a 30 anni. Tuttavia, il piano di ammortamento a un tasso di mercato può riguardare chiunque, in quanto non si configura come un aiuto di Stato. Il bando di riferimento è inserito all’interno del Programma di sviluppo rurale (Psr). Ma sono previste agevolazioni specifiche anche nell’ambito del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr). Ragione per la quale il 2022 potrebbe rivelarsi un anno particolarmente vantaggioso per investire nell’agricoltura.

Agricoltura, maxi asta terreni abbandonati: come si fa a presentare un’offerta?

Per chi fosse interessato a presentare un’offerta sui terreni agricoli abbandonati può farlo sul sito Ismea, nella sezione “Banca delle terre”. La scadenza per presentare le offerte, in tutte le regioni, è fissata alla mezzanotte del 5 giugno 2022. Sul sito si possono consultare le modalità di partecipazione alla maxi asta e le caratteristiche dei terreni oggetto di passaggio. Per partecipare al bando Ismea è inoltre necessario il deposito cauzionale del 10% del valore a base d’asta di ciascun terreno. Chi presenta l’offerta per i terreni è vincolato per 180 giorni.

Maxi bando per l’acquisto all’asta di terreni agricoli abbandonati: quali incentivi per le donne?

Ulteriori facilitazioni sono previste per l’imprenditoria femminile e per l’acquisto dei terreni agricoli abbandonati da parte delle donne. Infatti, oltre alle possibilità riservate agli under 41 anni, la legge di Bilancio 2022 ha previsto dotazioni finanziarie per le donne nella misura “Più impresa”. Mediante questa misura, le donne hanno la possibilità di finanziare l’acquisto del terreno con un finanziamento a tasso zero e garanzia del 120% del valore del terreno. Inoltre, a differenza dei finanziamenti agevolati riservati agli under 41, la misura “Più impresa” non prevede limiti di età. Le adesioni delle donne a questo tipo di finanziamento sembra funzionare. Infatti, il 34% delle domande arriva da donne per avviare una nuova impresa al femminile.

Agricoltura, contributi a fondo perduto al vitivinicolo Dop e Igp

Contributi a fondo perduto in arrivo nel settore dell’agricoltura a favore delle aziende che operano nel vitivinicolo per promuovere i prodotti Dop e Igp. In tutto, il ministero dell’Agricoltura ha stanziato 25 milioni di euro rientranti nel Fondo per lo sviluppo e per il sostegno delle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura, dotato di risorse per 300 milioni di euro dalla legge di Bilancio 2021. I contributi messi a disposizione andranno a favore delle imprese operanti nel settore agricolo per far fronte alle difficoltà derivanti dall’emergenza sanitaria ed economica.

Agricoltura, quali sono gli obiettivi dei contributi a fondo perduto per i prodotti Dop e Igp?

La gestione delle risorse stanziate per l’agricoltura e per il sostegno delle imprese operanti nel settore vitivinicolo è affidata al Mipaaf. Gli obiettivi individuati sono di tre tipologie. Il primo riguarda il sostegno a commercializzare i prodotti vitivinicoli riconosciuti dall’Ue per le denominazioni geografiche; il secondo obiettivo comprende le attività rivolte a comunicare e a informare in merito all’origine e alle qualità dei prodotti Dop e Igp; infine, con le risorse stanziate si andranno a finanziare attività volte a consolidare e a sviluppare i prodotti vitivinicoli di qualità certificata.

Contributi a fondo perduto in agricoltura per le imprese vitivinicole, quali attività potranno essere svolte?

I contributi a fondo perduto per 25 milioni di euro sono stati stanziati a vantaggio della filiera vitivinicola per interventi da realizzare a promozione dei prodotti Dop e Igp. Le aziende interessate potranno svolgere interventi di promozione dei prodotti vitivinicoli, di informazione, di formazione, di relazioni pubbliche e di altre attività di marketing. Si va, dunque, dalle azioni relative alle campagne di informazioni sui vini Dop e Igp, alla partecipazione alle fiere e alle esposizioni internazionali. Ammesse al finanziamento anche le attività di divulgazione, di informazione e di formazione per gli operatori del commercio. Sostegno anche alle imprese operanti nella distribuzione e nell’Ho.re.ca. Inoltre, ulteriori risorse andranno a favore della formazione professionale svolta delle scuole alberghiere.

Contributo a fondo perduto settore agricolo, come si presenta la domanda per i finanziamenti?

La domanda per ottenere i contributi a fondo perduto delle aziende operanti nel vitivinicolo potranno essere presentate dopo la pubblicazione del decreto attuativo del Mipaaf. Nel provvedimento, il Mipaaf individuerà:

  • le spese che potranno essere ritenute ammissibili;
  • i requisiti per ottenere i contributi da parte delle imprese agricole del settore vitivinicolo;
  • il finanziamento massimo ammissibile per ciascun progetto;
  • i criteri con i quali si procederà alla selezione;
  • le percentuali di aiuto che potranno essere riconosciute;
  • ogni altra informazione relativa all’intervento.

Contributo perequativo a partite Iva e professionisti: ecco come si calcola la perdita di almeno il 30%

Saranno circa 4,4 miliardi di euro le risorse a disposizione delle partite Iva, dei professionisti e dei lavoratori autonomi del contributi perequativo. Con la firma del decreto da parte del ministero dell’Economia e delle Finanze, attualmente si attende il provvedimento dell’Agenzia delle entrate per l’apertura della presentazione delle domande e dei relativi termini di scadenza. Si aspettano, inoltre, le istruzioni in merito alla piattaforma necessaria per l’invio dell’istanza stessa.

Contributi perequativo partite Iva, a chi andrà il fondo perduto?

Il meccanismo di assegnazione dei contributi alle partite Iva e ai professionisti si baserà su cinque scaglioni con percentuali di rimborso decrescente all’aumentare dei compensi e dei ricavi dei soggetti interessati. In particolare, potranno accedere al fondo perduto perequativo le partite Iva che siano residenti in Italia e che svolgano attività di impresa, arte o professione. Sono inclusi anche i soggetti che producono reddito agrario. Requisito fondamentale è il peggioramento del risultato economico di esercizio relativo all’anno 2020 di una percentuale pari ad almeno il 30% rispetto all’esercizio del 2019.

Fondo perequativo alle partite Iva, il sistema dei 5 scaglioni di reddito

Il calcolo di quanto spetterà a ciascuna partita Iva o professionista si basa sul meccanismo degli scaglioni di reddito. Ne sono previsti cinque da considerare come totale dei ricavi e dei compensi dei soggetti interessati. È importante precisare, come richiede la norma, che il contributo percepibile deve essere al netto degli aiuti già ricevuti. Il massimo del fondo perduto per ogni richiedente è pari a 150 mila euro. Nel dettaglio gli scaglioni sono i seguenti:

  • il 30% di aiuti andrà alle partite Iva e professionisti con compensi e ricavi fino a 100 mila euro;
  • il 20% dei contributi andrà alle partite Iva con ricavi e compensi tra 100 mila e 400 mila euro;
  • il 15% per ricavi tra i 400 mila e il milione di euro;
  • il 10% per ricavi tra un milione e 5 milioni di euro;
  • il 5% andrà ai soggetti con ricavi tra 5 e 10 milioni di euro.

Partite Iva, dove prendere i dati dei ricavi per il contributo perequativo?

I valori dei compensi e dei ricavi da prendere in considerazione per presentare la richiesta del contributi perequativo a fondo perduto devono essere presi dalle partite Iva interessate tra:

  • la dichiarazione dei redditi dell’anno 2020, già trasmessa entro la data del 30 settembre 2021;
  • analogamente, la dichiarazione dei redditi del 2019 già validamente presentata.

Il calcolo di quanto spettante deve essere al netto dei contributi già percepiti durante l’emergenza sanitaria ed economica da Covid-19. In particolare, le partite Iva dovranno sottrarre gli aiuti già ricevuti a partire da maggio 2020. Ci si riferisce ai contributi a fondo perduto dei decreti “Rilancio” e vari “Ristori” (tra l’autunno e la fine del 2020) e i più recenti decreti “Sostegni” dell’anno in corso.

Esempio di calcolo del peggioramento del minimo del 30% per la richiesta del contributo perequativo

Particolare attenzione deve essere prestata dalle partite Iva nella presentazione della domanda del contributi perequativo sul calcolo del peggioramento del 30% minimo. Ammettiamo che una società abbia subito il peggioramento del risultato economico dell’anno 2020 rispetto al 2019 di 50 mila euro. Supponiamo che questo peggioramento risulti, in termini percentuali, più del 30% che richiede come minimo il decreto del ministero dell’Economia. Ipotizziamo, inoltre, che la società abbia già percepito dei contributi dall’Agenzia delle entrate per i precedenti decreti pari a 25 mila euro. La stessa società ha percepito ricavi nel 2019 per 450 mila euro e dunque rientra nel terzo scaglione, ovvero con la percentuale del 15% per ricavi tra i 400 mila e il milione di euro.

Come si calcola il contributo perequativo spettante alla partita Iva?

La società interessata a ottenere il contributo perequativo deve necessariamente detrarre il fondo perduto già ricevuto dai precedenti decreti, anche questi per un peggioramento del proprio risultato d’esercizio.Sulla base dei dati che abbiamo a disposizione, l’azienda dovrà pertanto detrarre dai 50 mila euro del peggioramento 2020 rispetto al 2019 i 25 mila euro già percepiti. Il risultato ottenuto va moltiplicato per il 15%. Il contributo a fondo perduto spettante alla società del nostro esempio sarà pertanto di 3750 euro.

Calcolo contributo perequativo a favore delle partite Iva: il meccanismo avvantaggia gli autonomi

È interessante notare che la misura contenuta nel decreto del ministero dell’Economia va a vantaggio, per ciò che concerne la modalità di calcolo, della partita Iva. Infatti, la sottrazione di quanto già percepito in precedenza va fatta sulla perdita rilevata nel 2020 rispetto al 2019, e non sul contributo già ottenuto in precedenza. Ragione per la quale, se lo scomputo di quanto già ricevuto fosse andato a detrazione di quanto spettante per la perdita, la società non avrebbe ricevuto alcun contributo perequativo.

Fondo perduto perequativo, in attesa dell’apertura della piattaforma per la presentazione delle domande

Si tratta, tutto sommato, di un contributo perequativo a fondo perduto per le partite Iva e per i professionisti più generoso. È necessario fare attenzione nella costruzione della base imponibile, ovvero nello scomputare i contributi a fondo perduto già percepiti dal peggioramento del risultato economico e non dall’ammontare del nuovo contributo spettante. Non resta, dunque, che preparare le dichiarazioni dei redditi dei due anni oggetto di calcolo e procedere con i conteggi per essere pronti ai 30 giorni utili che partiranno dal momento in cui sarà attiva la piattaforma.

Reddito di cittadinanza, incentivo avvio attività di 4680 euro: l’Inps paga a due mesi dalla domanda

Il beneficio di 4680 euro per chi percepisce il reddito di cittadinanza e avvia un’attività lavorativa autonoma o un’impresa individuale o una società cooperativa spetta entro due mesi dalla presentazione della domanda. L’Inps eroga il beneficio in un’unica soluzione. L’Istituto previdenziale ha fornito ulteriori chiarimenti operativi con la circolare del 22 novembre 2021, la numero 175.

Incentivo ad avviare un’attività per chi percepisce il reddito di cittadinanza: qual è l’importo?

Nella circolare, l’Inps precisa i requisiti necessari ai percettori del reddito di cittadinanza per presentare la domanda di incentivi all’autoimprenditorialità. Il beneficio addizionale viene corrisposto per 6 mensilità e va ad aggiungersi all’importo del Reddito di cittadinanza. Il limite massimo dell’incentivo corrisponde a 780 euro per le 6 mensilità. L’incentivo spetta per un limite massimo di 4680 euro.

Reddito di cittadinanza, chi può presentare domanda per l’incentivo di avvio attività?

L’incentivo è legato alla fruizione del reddito di cittadinanza. Pertanto chi presenta domanda per l’incentivo deve percepire, come nucleo familiare, il reddito di cittadinanza. Può ottenere l’incentivo chi ha avviato, entro i primi dodici mesi dall’inizio della fruizione del reddito di cittadinanza, un’attività lavorativa autonoma o un’impresa individuale o abba sottoscritto una quota di capitale sociale di una cooperativa. Il rapporto mutualistico nella cooperativa deve avere a oggetto la prestazione di un’attività lavorativa da parte del socio.

Reddito di cittadinanza, chi non può presentare domanda per l’incentivo all’attività autonoma?

Diversamente dal punto precedente, chi presenta domanda di incentivo lavorativo al reddito di cittadinanza, non deve aver cessato, nei dodici mesi precedenti, un’attività lavorativa autonoma o di impresa individuale o aver partecipato, come quota di capitale sociale, in una cooperativa. Inoltre, non può presentare domanda di incentivo chi ha già fruito del beneficio in questione.

Esempi di richiesta dell’incentivo per l’avvio di attività autonoma con reddito di cittadinanza

Poniamo il caso di un cittadino che abbia presentato domanda di reddito di cittadinanza e la stessa sia stata accolta il 15 gennaio 2021. Se inizia un’attività lavorativa autonoma il 20 marzo 2021, può ottenere il beneficio. In questo caso, infatti, l’attività lavorativa viene avviata nei primi 12 mesi di fruizione del reddito di cittadinanza. Se passa più di un anno tra l’inizio di fruizione del reddito di cittadinanza e l’inizio dell’attività lavorativa autonoma, l’incentivo non viene corrisposto. Ad esempio, se la domanda del reddito di cittadinanza viene accolta il 15 settembre 2020 e l’inizio dell’attività autonoma è fissato al 20 settembre 2021.

Domanda incentivo attività lavorativa: è necessario fruire già del reddito di cittadinanza

Infine, è importante verificare che l’attività autonoma inizi nel periodo di fruizione del reddito di cittadinanza. Se l’attività lavorativa autonoma inizia in data anteriore a quella di accoglimento della domanda di reddito di cittadinanza, la domanda di incentivo all’attività lavorativa non viene accolta perché il nucleo familiare non risulterebbe in corso di godimento del reddito di cittadinanza. Ad esempio, l’inizio dell’attività lavorativa è fissato al 15 giugno 2021 e la domanda di reddito di cittadinanza è accolta in data 15 settembre 2021.

Quali attività avviare con l’incentivo al reddito di cittadinanza?

L’Inps, inoltre, sottolinea che le attività lavorative per le quale spetta l’incentivo devono corrispondere a quelle previste per l’anticipazione della Naspi. Rientrano in queste attività:

  • quelle professionali che vengono esercitate dai liberi professionisti;
  • le attività di impresa individuale nei settori del commercio, dell’artigianato o dell’agricoltura;
  • la costituzione di società unipersonali;
  • ingresso o costituzione in società di persone o di capitali.

Come comunicare l’avvio di un’attività autonoma con la fruizione del reddito di cittadinanza?

L’inizio dell’attività autonoma mediante incentivo legato alla fruizione del reddito di cittadinanza va comunicato:

  • entro 30 giorni dall’inizio mediante il modello “Rdc-Com Esteso“;
  • per le attività già avviate e comunicate, il modello deve essere ripresentato entro 15 giorni dalla fine di ogni trimestre di fatturazione.

Vitivinicolo, più tempo per la domanda per il fondo perduto: scadenza posticipata al 30 novembre 2021

Più tempo per presentare la domanda del fondo perduto per le imprese vitivinicole interessate al contributo di settore. La scadenza della domanda degli investimenti previsti è stata posticipata infatti dal 15 novembre al 30 novembre 2021. La misura riguarda gli investimenti in cantina e per la riconversione o ristrutturazione dei vigneti. Entrambi gli interventi rientrano nel Piano nazionale di sostegno.

Quali sono le domande di fondo perduto presentabili per il settore vitivinicolo?

La misura di riconversione e ristrutturazione dei vigneti può contare su un fondo di 144 milioni di euro. Quella per gli investimenti in cantina su 57,7 milioni di euro. Si tratta pertanto di misure che vanno a sostegno dei produttori vitivinicoli. Si può presentare domanda anche per promuovere i prodotti sui mercati esteri: a disposizione ci sono 98 milioni di euro. Infine, altri 19 milioni di euro sono destinati alla distillazione dei sottoprodotti e 4,8 milioni alla vendemmia verde.

Difficoltà informatiche per la presentazione domanda del 15 novembre 2021 settore vitivinicolo

A seguito delle difficoltà informatiche per rispettare la prima scadenza del 15 novembre 2021, il decreto Mipaaf numero 594640 del 12 novembre scorso ha accordato la proroga per presentare le domande alla fine del mese. I nuovi termini di domanda sono riportati nella circolare dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) numero 76438 del 15 novembre 2021.

Domanda finanziamenti settore vitivinicolo campagna 2021-2022, la circolare Agea

Nella circolare Agea si legge infatti che “a seguito dell’emanazione del decreto ministeriale 12 novembre 2021 numero 594640 che emenda il decreto ministeriale 911 del 14 febbraio 2017 a il decreto ministeriale 1411 del 3 marzo 2017, modifica il punto 7 della Circolare di Agea Coordinamento numero 47789 del 29 maggio 2019 relativo alla data del 15 novembre quale termine ultimo per la presentazione delle domande di aiuto alla Misura Investimenti del PNS, prorogando tale termine, per la sola campagna 2021/2022, al 30 novembre 2021”.

Proroga domanda di dichiarazione annuale di vendemmia

Per le stesse difficolta informatiche, il Mipaaf ha posticipato anche i termini di scadenza della domanda entro cui i produttori vitivinicoli devono presentare la dichiarazione annuale di vendemmia. Anche per questa domanda gli operatori del settore avranno tempo fino al 30 novembre 2021. Gli interessati possono prendere visione del decreto Mipaaf numero 594646 del 12 novembre scorso.

 

Agevolazioni fiscali, decontribuzione e incentivi: ecco le misure 2022 per l’agricoltura

La legge di Bilancio 2022 ha assegnato risorse per complessivi 2 miliardi di euro al settore dell’agricoltura. La fetta più grossa delle risorse andrà alla gestione del rischio, con 940 milioni di euro da assegnare. La rimanente parte riguarderà le agevolazioni fiscali e gli incentivi di varia natura da destinare alle imprese.

Fondi al settore agricolo dalla legge di Bilancio 2022: la gestione del rischio

Circa metà delle risorse che il governo ha assegnato all’agricoltura nella legge di Bilancio 2022 andrà al fondo mutualistico nazionale (per 690 milioni di euro) e al sistema delle assicurazioni agevolate (per 250 milioni di euro). La gestione del rischio affrontata dal governo per il comparto agricolo mira a favorire l’equilibrio tra le varie forme di copertura da parte delle aziende del primario e per i differenti settori produttivi.

Fondi agli agricoli per gli eventi avversi

In particolare, con la gestione del rischio il governo andrà incontro agli agricoli per rendere sostenibile lo strumento assicurativo. I fondi della legge di Bilancio verrano impiegati per equilibrare gli alti premi assicurativi. Inoltre, si andranno a coprire le richieste delle imprese e dei lavoratori del settore in merito ai risarcimenti per i frequenti eventi avversi.

Misure fiscali, decontribuzione, esenzione Irpef: ecco le leve sul settore agricolo per il 2022

La metà delle risorse che il governo ha stanziato nella legge di Bilancio 2022 per il settore agricolo andrà alle misure fiscali e agli incentivi. Più nel dettaglio, saranno quattro le leve fiscali previste per l’agricoltura:

  • esenzione dell’Irpef sui redditi domenicali e agrari per il 2023 per 237 milioni di euro;
  • proroga al 2022 della decentribuzione a favore dei giovani coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali. L’età per l’esonero contributivo non deve superare i 40 anni. L’esonero dei contributi da versare all’Inps ai fini previdenziali è totale;
  • proroga per tutto il prossimo anno della percentuale di compensazione Iva incrementata al 9,5% sulle cessioni di suini e bovini vivi;
  • proroga per altri 3 anni del bonus verde e detrazione ai fini dell’Irpef del 36%. La detrazione interessa le spese sostenute per sistemare le aree scoperte private, in particolare come incentivo per il settore florovivaistico.

Incentivi all’agricoltura dalla legge di Bilancio 2022: 120 milioni al distretto cibo

Variegata è la quota delle risorse assegnata dalla legge di Bilancio 2022 per gli incentivi all’agricoltura. In primis è previsto un finanziamento da 120 milioni di euro per i distretti del cibo. L’incentivo è a favore dei distretti agroalimentari e rurali e delle diverse formule di produzione locale e di prodotti biologici. I criteri per l’assegnazione delle risorse alle imprese agricole sono stabiliti dal bando Mipaaf.

Finanziamenti ai fondi agricoli per il 2022: risorse anche per pesca e acquacoltura

Per le imprese che producono e commercializzano mais, soia e leguminose saranno destinate risorse per 10 milioni di euro. La legge di Bilancio 2022 andrà dunque a rifinanziare il fondo per la competitività delle filiere agricole. Altri 10 milioni di euro andranno al fondo per i cereali. Le risorse andranno a favore degli agricoltori che producono frumento duro e che sottoscrivano il contratto di filiera triennale. Altri 80 milioni di euro andranno a finanziare il fondo per lo sviluppo e per il sostegno delle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura. Altri 80 milioni e mezzo di euro sono destinati al fondo Ismea.

 

 

Esonero contributivo aziende e autonomi del settore agricolo, domanda entro 30 giorni

Al via la presentazione delle domande delle aziende e degli autonomi del settore agricolo. Con la circolare di ieri, 4 novembre, l’Inps ha previsto 30 giorni di tempo per presentare l’istanza. Si tratta dell’esonero contributivo contenuto negli articoli 16 e 16 bis del decreto legge numero 137 del 2020. Il periodo di fruizione va da novembre 2020 a gennaio 2021.

Esonero contributivo agricoltura: chi può presentare domanda

Ammessi alla presentazione della domanda di esonero contributivo sono i lavoratori autonomi e le aziende rientranti nella filiera dell’agricoltura, della pesca e dell’acquacoltura. Il termine per la presentazione della domanda è fissato in 30 giorni a partire dalla data del 4 novembre 2021.

Come inviare la domanda di esonero contributivo per i lavoratori autonomi e le aziende agricole

Nel messaggio 3774 di ieri l’Inps specifica che le aziende con i dipendenti e quelle assuntrici di manodopera agricola che posseggano la Cida debbano presentare domanda mediante il modello messo a disposizione dal portale dedicato alle agevolazioni (ex DiResCo). I lavoratori autonomi invece devono presentare domanda nel “Cassetto previdenziale Autonomi in agricoltura” disponibile nella sezione “Comunicazione Bidirezionale”. Infine per inoltrare la domanda è necessario andare nella sezione “Invio comunicazione”.

Domanda autonomi agricoli, le sezioni 3.1 e 3.12

Lavoratori autonomi e aziende agricole, nella presentazione della domanda, devono indicare se concorrere all’esonero previsto dalla sezione 3.1 e/o della sezione 3.12. Nel caso in cui la domanda si presentata per entrambe le sezioni, la somma delle quote di esonero deve corrispondere all’imposto dell’esonero richiesto.

Datori di lavoro agricolo che hanno presentato domanda di esonero contributivo

I datori di lavoro riceveranno il risultato di accoglimento della domanda di esonero agricolo per posta elettronica certificata (Pec). In ogni modo, l’esito della domanda si può consultare nel Portale delle Agevolazione (ex DiResCo). L’importo accordato dall’Inps in via definitiva non può essere superiore, comunque, alla contribuzione datoriale da versare dal 1° novembre 2020 al 31 gennaio 2021.

Lavoratori autonomi in agricoltura che presentano la domanda di esonero contributivo

Per i lavoratori autonomi in agricoltura che presentano la domanda di esonero contributivo, gli importi sono già riportati nel modello precompilato. Nel modulo è riportato separatamente l’importo dell’esonero per l’anno 2020 (per i mesi di novembre e dicembre 2020) e per l’anno 2021 (il mese di gennaio, utile alla domanda).

Lavoratori iscritti alla Gestione dei contributi quali diretti, mezzadri e coloni

La circolare Inps del 4 novembre specifica che i lavoratori autonomi iscritti alla Gestione dei contributi e delle prestazioni previdenziali dei coltivatori diretti, dei mezzadri e dei coloni per i quali non sia avvenuto il calcolo dei contributi con l’emissione del 2021 possono, in ogni modo, inoltrare la domanda di esonero contributivo. Sarà l’Inps a provvedere a elaborare il prospetto di calcolo della contribuzione per l’emissione 2021 e a fornire gli importi delle rate da versare nel “Cassetto previdenziale Autonomi in agricoltura”.