Pedaggi autostradali: aumenti in vista dal 1° gennaio 2023

Sale l’attesa per il decreto del ministero Infrastrutture e Trasporti (Mit) di concerto con il ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) per l’adeguamento delle tariffe dei pedaggi autostradali. Gli aumenti attesi sono tra l’1,5% e il 3,5%.

Aumenti dei pedaggi autostradali: trepidante attesa del decreto interministeriale

Generalmente dal 1° gennaio di ogni anno ci sono gli adeguamenti delle tariffe dei pedaggi autostradali, gli stessi sono definiti a livello ministeriale, ma di fatto derivano dalle “richieste” avanzate dai gestori della rete. Nel 2022 gli adeguamenti non vi sono stati, ma molto probabilmente non andrà così nel prossimo anno. In base alle notizie raccolte e pubblicate da Il Sole 24 Ore gli aumenti dovrebbero oscillare tra l’1,5% e il 3,5%.

Le stime sugli aumenti derivano dal fatto che Roberto Tomasi, amministratore delegato di Autostrade per l’Italia (Aspi), qualche mese fa ha dichiarato che vi sarebbe stata una richiesta di aumento dei pedaggi dell’1,5%. Attualmente Autostrade per l’Italia gestisce il 50% della rete italiana si tratta quindi di un importante tratto. Con gli aumenti si dovrà far fronte ai lavori per il miglioramento delle rete, la stessa società ha stimato investimenti nei prossimi 10 anni pari a 21,5 miliardi di euro per l’ammodernamento della rete. Di questi 14,5 miliardi dovrebbero andare alla costruzione di nuove opere tra cui la realizzazione in molti tratti di terze e quarte corsie e della Gronda di Genova.

Anche Savio ha chiesto l’aumento dei pedaggi autostradali

Il secondo gruppo italiano per estensione della gestione della rete è Savio e in questo caso e ha confermato di avere presentato al Ministero una richiesta di aumento dei pedaggi autostradali su tutte le tratte gestite. Gli aumenti richiesti sono differenziati in base alla tratta e non sono stati resi noti i dettagli, ma per la sola tangenziale di Milano l’aumento richiesto è del 3,5%.

Naturalmente il Ministero nel valutare le richieste non potrà non tenere in considerazione i Pef, Piani economici finanziari, presentati dai gestori e di conseguenza l’aumento delle tariffe sembra essere molto probabile anche in vista dell’inflazione elevata che ha portato a un aumento anche dei costi che le società devono sostenere per poter effettuare una corretta manutenzione.

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Autostrade, accordo raggiunto salta lo sciopero

È stato revocato lo sciopero dei dipendenti delle concessionarie autostradali in precedenza previsto per i prossimi giorni dal 2 al 4 agosto.

Lo hanno confermato le associazioni sindacali di categoria a seguito della firma stamattina, al termine di una trattativa durata tutta la notte, per il rinnovo del contratto dei dipendenti delle autostrade. “Sono lieto che l’attività di mediazione svolta dall’Autorità di garanzia, auspicata e apprezzata dalle parti stesse, abbia portato a tale risultato positivo. Lo sciopero avrebbe danneggiato i cittadini in un momento di intenso traffico dovuto all’esodo estivo”, annuncia il garante per gli scioperi Roberto Alesse.

Nessun disservizio, quindi, per i migliaia di vacanzieri italiani, che nel prossimo fine settimana sceglieranno la macchina per raggiungere le tanto sognate mete estive.

Niente di fatto dopo lo sciopero: le trattative riprendono

Nonostante lo sciopero sia stato molto meno lungo rispetto a quanto annunciato in precedenza, non c’è stato un accordo in grado di accontentare le parti e, per questo, Roberto Alesse, presidente dell’Autorità di Garanzia per gli scioperi, ha dichiarato la necessità di riprendere le trattative tra Compagnie petrolifere e Associazioni dei gestori dei carburanti.

A questo proposito, infatti, Alesse ha scritto al presidente del consiglio Enrico Letta per illustrare gli esiti delle audizioni svolte la scorsa settimana con il concessionario del servizio Autostrade per l’Italia, le Compagnie e le sigle di categoria.
Faib, Fegica e Anisa hanno nel frattempo ripreso il pressing istituzionale per la convocazione del Tavolo negoziale con tutti gli attori del segmento autostrade.

Nella sua missiva, Alesse ha scritto: “Il riavvio della negoziazione con l’intervento attivo del Governo, incentrato su specifici punti, pur nella prospettiva, ormai condivisa di una discussione generale sulla riorganizzazione strutturale dell’intero sistema appare l’unica soluzione necessaria per scongiurare una degenerazione del conflitto che, altrimenti, potrebbe seriamente compromettere il sereno svolgimento degli esodi e dei controesodi estivi, nella verosimile ipotesi che, in assenza di accordo, le Associazioni di categoria procederanno alla proclamazione di nuove astensioni collettive”.

Per quanto riguarda la situazione di oggi, i prezzi sono sostanzialmente stabili, anche se potrebbero verificarsi diminuzioni, soprattutto per la verde, già nel fine settimana.
Le medie nazionali della benzina e del diesel intanto sono rispettivamente a 1,839 e 1,741 euro/litro (Gpl a 0,798).
Le “punte” in alcune aree sono, per la “verde” fino a 1,879 euro/litro, il diesel a 1,759 e il Gpl a 0,825.

Nel dettaglio, a livello Paese, il prezzo medio praticato della benzina va oggi dall’1,820 euro/litro di Eni all’1,839 di Tamoil (no-logo a 1,712).
Per il diesel si passa dall’1,721 euro/litro sempre di Eni all’1,741 di Tamoil (no-logo a 1,607). Il gpl infine è tra 0,781 euro/litro di Shell e 0,798 ancora di Tamoil (no-logo a 0,741).

Vera MORETTI