Superbonus 110%: condizioni cessione del credito praticate dalle banche

Il Superbonus sembra non trovare pace, infatti, sebbene la circolare dell’Agenzia delle Entrate n° 33 del 2022 abbia ridefinito la responsabilità solidale (dopo l’inasprimento della circolare 23), il problema vero sembra essere la cessione del credito infatti poche banche la praticano e soprattutto le condizioni non sono particolarmente favorevoli.

Cessione del credito Superbonus 110%: le banche stringono la cinghia

Il primo scoglio importante è la società Deloitte a cui hanno affidato le pratiche per il Superbonus sia banca Mediolanum, sia Intesa San Paolo, infatti richiede molte incombenze al fine di dimostrare lo stato di avanzamento dei lavori e quindi sollevarsi dalle varie responsabilità.

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Oltre questo, negli ultimi mesi si è assistito a un peggioramento delle condizioni a cui le banche accettano di acquistare il credito. Sappiamo che il Superbonus 110% permette di avere il 110 % di quanto effettivamente speso per l’esecuzione dei lavori trainanti e dei lavori trainati. Ciò però solo nel caso in cui il beneficiario intenda utilizzare il Superbonus in detrazione sulle proprie imposte.
La soluzione alternativa per chi ha un’incapienza nelle imposte, cioè paga l’IRPEF in misura nettamente inferiore rispetto a quello che sarebbe il credito, vi è la possibilità di cedere il credito a imprese e fornitori oppure alle banche.

Imprese e fornitori attualmente praticano in modo davvero sporadico la cessione, questo per una ragione prettamente economica, infatti non hanno abbastanza liquidità nella maggior parte dei casi per affrontare la cessione. Resta quindi l’opzione banche. Queste con l’inasprimento della responsabilità prevista per il caso di truffe hanno stretto i cordoni, molte non effettuano più la cessione ad esempio Credem, Unicredit, Banca Sella, mentre altre hanno optato per il riconoscimento di quote ristrette.

Qual è la percentuale di cessione del credito riconosciuta dalle banche?

Le percentuali di cessione del credito oscillano intorno all’85% (Poste Italiane e Intesa San Paolo), questo vuol dire che a fronte di un credito maturato per l’esecuzione dei lavori pari ad esempio a 100.000 euro, le banche riconoscono 85.000 euro, ma trattandosi di spese effettuate questo vuol dire che la parte rimanente della spesa resta a carico del beneficiario del Superbonus.

Naturalmente per chi non ha liquidità vi è la possibilità di aprire una linea di credito presso la stessa banca, ma su questa sono applicati gli interessi, quindi per il beneficiario vi è un doppio costo. L’apertura della linea di credito sembra inoltre l’unica possibilità per poter accedere alla cessione del credito con Banca Mediolanum.

Tra le varie opportunità sembra offrire un maggiore riscontro Banca Carige che a differenza delle altre riconosce il 93, 19% del valore del credito maturato.

Allarme Superbonus 110%: terminati i fondi stanziati. Stop cessioni

Brutte notizie in arrivo per coloro che volevano utilizzare il Superbonus 110% per ristrutturare casa ottenendo un efficientamento energetico di almeno 2 classi energetiche. I fondi stanziati risultano già tutti prenotati e in nuovo finanziamento è incerto, a queste difficoltà si aggiunge che molti intermiediari hanno annunciato di non accettare più cessioni del credito.

ENEA: i fondi stanziati per il Superbonus 110% sono stati tutti prenotati

La notizia circola ormai da qualche giorno, ma i fondi messi a disposizione, cioè 33, 3 miliardi di euro, risultavano già tutti prenotati alla fine di maggio, anzi dai rilievi fatti fatti risultano prenotati 33,7 miliardi di euro, cioè si è già oltre. A lanciare l’allarme sui fondi per il Superbonus è Enea (agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) facente capo direttamente al Ministero per la Transizione Ecologica. Si tratta dell’ente attraverso il quale passano tutte le pratiche per il Superbonus.

È difficile capire cosa potrebbe succedere ora perché, come spesso accade con il Superbonus 110%, siamo abituati a continui cambi di rotta. Finora le casse dedicate al Superbonus hanno avuto diversi rifinanziamenti, già 6 volte, proprio per questo molti fanno affidamento su nuovi fondi. Ora però c’è qualcosa di diverso rispetto al passato e cioè la consapevolezza che forse si è andati troppo oltre con questa agevolazione.

Il Governo aveva prorogato la misura inizialmente fino al 30 giugno, siamo quindi agli sgoccioli. Con un’eccezione per le abitazioni private che possono accedervi fino alla fine del 2022 a patto che il 30% lavori dei risulti realizzato entro il 30 settembre 2022. La proroga era al 2023 per gli edifici IACP.

Perché molti temono di non poter accedere al Superbonus 110%?

Si sottolinea che la proroga formale ha poco valore senza fondi, infatti il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha più volte espresso perplessità su questo provvedimento. Non è l’unico visto molti esponenti del Governo lo considerano la più grande truffa italiana. Proprio l’emergere di molte frodi ha portato a diversi aggiustamenti della normativa che, da un lato hanno reso più difficile accedere ai fondi aumentando vincoli e burocrazia, ad esempio con il visto di conformità, dall’altro hanno reso coloro che lavorano in questo ambito particolarmente sotto pressione, tra cui anche i commercialisti, perché hanno visto le norme cambiare di continuo.

Ora la nuova tegola, cioè gli italiani hanno già prenotato tutti i fondi messi a disposizione e quindi non vi sarebbe spazio per coloro che stanno ora svolgendo le pratiche ma ancora non hanno ottenuto i fondi.

Sono in molti a sperare in un rifinanziamento, ma questo è difficile che venga dal Governo che sembra essere compatto nel dire no a uno scostamento di bilancio che sarebbe necessario per mettere a disposizione nuovi fondi. Risorse potrebbero invece arrivare dal PNRR.

Giorgetti: è necessario disboscare i bonus

Il Ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti durante l’assemblea di Confocommercio ha ribadito che i bonus sono stati importanti in questi anni, e finora si è riusciti a finanziarli senza uno scostamento di bilancio, ma ora è arrivato il momento di razionalizzare la spesa. Ha sottolineato che i bonus andrebbero disboscati, aggiungendo ancora un altro dettaglio che per molti cittadini è sicuramente un vero incubo. Giorgetti ha infatti ribadito che “Prima di tassare bisogna vedere di risparmiare eventualmente sulle spese superflue o non esattamente utili”. Questo vuol dire che una delle strade per il rifinanziamento potrebbe essere un aumento di tasse che andrebbe a colpire praticamente tutti per il beneficio di pochi, questo in un periodo in cui l’inflazione è altissima e non si prevedono riduzioni dei prezzi nel corso dell’anno, ma solo, forse, dal 2023.

La mancata disponibilità du ulteriori fondi stanziati non è certo la prima tegola a cadere sul Superbonus 110% infatti già qualche settimana fa Maria Cecila Guerra, sottosegretario al Ministero dell’Economia, ha dichiarato che oltre 5 miliardi di euro si trovano nel cassetto fiscale dell’Agenzia delle Entrate a causa delle difficoltà dei cessionari a ottenere lo sgravio fiscale. Per saperne di più leggi: Superbonus 110%: 5 miliardi di crediti bloccati nel cassetto fiscale

A ciò si aggiunge che molte banche e intermediari finanziari avendo già coperto il loro carico fiscale non accettano più crediti di imposta con la cessione del credito. Tra queste Intesa San Paolo che proprio poche ora fa ha reso noto di avere esaurito i credito e di non accettare nuove cessioni fino a quando non muta il panorama normativo.

Intesa San Paolo: 100 milioni a Varese

 

Banca Intesa San Paolo al fianco delle imprese manifatturiere del Varesotto. L’istituto di credito ha stanziato un plafond da record del valore di 100 milioni di euro per finanziare le industrie storiche del territorio.

Si chiama“Imprese x 100” l’accordo siglato tra l’Unione Industriali della Provincia di Varese e Intesa Sanpaolo:
lo scopo è quello di fornire, tramite l’accesso al credito, un pacchetto di soluzioni rapide e concrete alle aziende che si trovano ad affrontare ristrutturazioni finanziaria, necessità di liquidità e che desiderano aggiornare le proprie linee per poter crescere anche in nuovi mercati. I finanziamenti potranno essere altresì impiegati per valorizzare la propria presenza all’estero o per sostenete iniziative di ricerca, sviluppo e innovazione.

Con questo accordo – ha dichiara il Presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, Giovanni Brugnolidiamo concretezza, insieme a Intesa Sanpaolo, al concetto di competitività territoriale. Il plafond, fino ad oggi mai raggiunto di 100 milioni di euro messo a disposizione delle imprese associate alla nostra Unione Industriali rappresenta un importante vantaggio competitivo rispetto ad altre realtà manifatturiere. L’esclusività dell’intesa che firmiamo oggi, pur in futuro replicabile in altri territori, è stata studiata appositamente per il nostro sistema produttivo locale varesino e rappresenta, sia per l’importo in sé, sia per i canali preferenziali che saranno garantiti alle aziende, un importante fattore di novità in una situazione generale di accesso al credito che rimane difficile per la gran parte delle aziende”.

L’accordo ha infatti lo scopo di rafforzare il dialogo tra Impresa, Banca e Territorio, con la priorità di supportare le esigenze del sistema produttivo, coprendo tutti gli ambiti della gestione aziendale. Alle imprese del Varesotto Banca Intesa San Paolo garantirà tassi concordati con spread che si assestano a livelli stabili, tempi celeri di risposta alle
richieste di credito (massimo 15 giorni ), una corsia preferenziale per le linee di credito richieste dalle imprese associate all’Unione Industriali varesina.

Il ruolo della banca oggi è quello di fornire un riscontro in breve tempo, di ridurre i tempi di delibera e di
snellire i processi mantenendo al centro le esigenze dell’impresa e del territorio – ha dichiarato Pier Aldo Bauchiero, Direttore Regionale Lombardia di Intesa Sanpaolo. – In questo modo rinnoviamo il nostro impegno per essere sempre a fianco degli industriali e, da oggi in particolare, anche degli associati UNIVA. La nostra priorità, infatti, è dare risposte concrete in tempi stretti per rendere finalmente realizzabili i progetti meritevoli con il nostro sostegno finanziario”.

 

Alessia CASIRAGHI

BEI e Intesa San Paolo: 6 progetti per le imprese

 

Un plafond di 400 milioni di euro destinato alle piccole e medie imprese italiane. Intesa San Paolo e la Banca europea per gli investimenti (BEI)  hanno definito sei nuovi accordi per finanziamenti a medio-lungo termine alle imprese italiane, il cui importo complessivo si aggira attorno ai 670 milioni di euro. Lo scopo è di offrire ulteriore supporto al settore produttivo italiano, a mitigare gli effetti della crisi finanziaria e contribuire all’avvio del processo di ripresa.

Sei settori di intervento: si va dai finanziamenti per le piccole e medie imprese (PMI) e per le Mid-cap, alle attività sociali e del terzo settore tramite Banca Prossima, mentre parte dei finanziamenti saranno destinati alle aziende impegnate in programmi di sviluppo e implementazione delle energie rinnovabili,e infine si prevedono contributi anche per le Reti di imprese.

Veniamo alle piccole e medie imprese: alle Pmi italiane saranno destinati 400 milioni di euro, con impiego di fondi BEI a condizioni di particolare favore. Le linee saranno finalizzate esclusivamente agli investimenti delle Pmi, tramite l’intermediazione di Mediocredito Italiano – la società del Gruppo Intesa Sanpaolo specializzata nel finanziamento a medio e lungo termine per le Pmi – e Leasint, la società di leasing del gruppo.

Ai 400 milioni già stanziati si aggiungono poi altri 50 milioni di euro destinati al sostegno degli investimenti delle società italiane di medie dimensioni, le Mid-cap, sempre attraverso Mediocredito Italiano.

Per quanto riguarda le piccole imprese, i progetti non potranno superare l’importo di 25 milioni di euro mentre per le Mid-cap potranno arrivare fino a 50 milioni. Gli interventi – relativi ad aziende attive in tutti i settori produttivi: agricoltura, artigianato, industria, commercio, turismo e servizi – potranno riguardare l’acquisto, la costruzione, l’ampliamento e la ristrutturazione di fabbricati; l’acquisto di impianti, attrezzature, automezzi o macchinari; le spese, gli oneri accessori e le immobilizzazioni immateriali collegate ai progetti, incluse le spese di ricerca, sviluppo e innovazione; la necessità permanente di capitale circolante legata all’attività operativa.

Oggi più che mai occorre unire le forze per dare una speranza al mondo delle imprese – ha dichiarato Dario Scannapieco, Vice Presidente BEI responsabile per le operazioni in Italia, Malta e Balcani Occidentali – e siamo quindi particolarmente orgogliosi degli accordi perfezionati con Intesa Sanpaolo, sempre puntualmente attenta a cogliere opportunità e strumenti per riaffermare la centralità della sua azione in Italia”.

Mettiamo da oggi a disposizione dell’economia reale un contributo finanziario significativo per la ripresa del ciclo economico – ha sostenuto Enrico Cucchiani, Consigliere Delegato di Intesa Sanpaolo.I nuovi accordi destinati a finanziamenti a medio-lungo termine seguono infatti un obiettivo ben preciso: concentrare i nostri sforzi e le nostre energie sulla crescita delle imprese di medie e piccole dimensioni, che ancora oggi costituiscono l’asse portante del tessuto produttivo italiano“.

 

Se la Banca diventa più ‘prossima’ al non profit

Rendere il lavoro quotidiano più semplice ed efficace per tutti le imprese che operano nel settore del non profit. Si chiamano NPmail ed NPbuy i due nuovi nati in Banca Intesa San Paolo, che tramite Banca Prossima, il ramo del gruppo dedicato al mondo non profit laico e religioso, dà vita a Fits! – Fondazione per l’Innovazione del Terzo Settore.

L’idea di base è semplice: tagliare i costi per la raccolta fondi e a risparmiare sugli acquisti,tramite una piattaforma dedicata ai servizi di spedizione e una alla riduzione dei costi degli acquisti. Entrambe le piattaforme sono il frutto dell’esperienza maturata da Banca Intesa nel settore, per agevolare operazioni di routine quotidiane e tagliare i costi delle spese sugli acquisti.

‘NPmail’ e’ la piattaforma per i servizi di spedizione delle organizzazioni non profit, un servizio di posta, che si basa sul sistema messo a punto dal gruppo Intesa Sanpaolo per i propri invii postali. Offre costi contenuti di spedizione a un settore che vede nelle campagne di mailing list lo strumento principe per le iniziative di raccolta fondi: si parla di un ricavato pari a 750 milioni l’anno, circa una volta e mezzo quanto ricavato con il 5 per mille. ‘NPmail’ mette a disposizione un servizio di spedizione a un costo medio di 0,31 euro a pezzo, comprensivo di stampa e invio, a partire da 100 mila invii annuali. La piattaforma è stata messa a punto in partnership con Vita e con Uspi, l’Unione Stampa Periodica Italiana.

La gemella ‘NPbuy’ è invece una piattaforma che riduce i costi degli acquisti, offrendo beni e servizi a prezzi competitivi. La piattaforma è il frutto di una soluzione maturata nell’e-procurement del gruppo bancario Intesa San Paolo, che ha permesso nel 2008-2011 un ottimizzazione della riduzione dei costi del 30%, per la fornitura di tutto il materiale e accessori di cancelleria. Le potenzialità per il terzo settore non profit parlano di un risparmio complessivo che si aggira tra i 15 e i 30 milioni di euro l’anno.

“Per tornare a crescere, l’Italia deve rivedere e potenziare l’organizzazione sia del settore profit sia di quello non profit – ha sottolineato Andrea Beltratti, Presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo. – Mettere l’esperienza organizzativa di un gruppo come Intesa Sanpaolo al servizio del non profit significa dare un importante contributo alla crescita”.