Rinnovato l’accordo tra Banca Sella e Sace

Per le piccole e medie imprese rimane difficile ottenere finanziamenti dalle banche, anche se desiderano investire in innovazione, basilare per migliorare la propria competitività e garantire una crescita in grado di affrontare la crisi.

A questo proposito, il gruppo Banca Sella e Sace hanno rinnovato l’accordo per il sostegno delle piccole e medie imprese italiane che vogliono incrementare la loro presenza sui mercati internazionali.
Questa intesa prevede la firma del finanziamento Sella Export, già sperimentato negli anni scorsi con successo e finalizzato a sostenere i progetti di internazionalizzazione delle imprese italiane e la tutela del Made in Italy nel mondo.

Oltre al rinnovo dell’accordo, inoltre, è stato aumentato il plafond messo a disposizione delle imprese, poiché il precedente era esaurito per completa erogazione.

Vera MORETTI

E-commerce in ascesa, ma si deve ancora migliorare

Il commercio elettronico sta diventando sempre più importante nel nostro Paese, e a confermarlo sono o dati resi noti dall’Osservatorio Confesercenti: nei primi 10 mesi del 2013, infatti, l’e-commerce ha registrato l’apertura di ben 1905 attività, ovvero 472 nuove imprese in più rispetto allo stesso periodo dell‘anno precedente.

In percentuale, le imprese che si dedicano alla vendita online sono aumentate del 16,1%, ed ora sono attestate intorno alle 11.791 unità.
Non si tratta, comunque, di una crescita uniforme su tutto il territorio, poiché, se nel centro-nord l’aumento è del 14,3%, nel sud, che però parte da livelli inferiori, è del 21,3%.
Maggiore exploit è quello della Puglia, attiva nel settore con 670 imprese, delle quali 132 sono nate nel 2013.

Nonostante i numeri positivi, però, l’Italia rimane ancora indietro rispetto agli altri Paesi Ue, sia per volumi di vendita che per numero di imprese presenti e operanti sul web.
Questo divario culturale deve essere abbattuto per contribuire al rinnovamento del nostro sistema economico e produttivo.

L’argomento è stato anche trattato in occasione del convegno organizzato da Confesercenti Puglia tenutosi a Bari lo scorso 24 febbraio, durante il quale è emersa l’importanza cruciale dell’approccio strategico da seguire per poter avviare, e soprattutto mantenere il proprio business online.

Per questo motivo, Confesercenti, rivolgendosi principalmente alle piccole e medie imprese che operano nel turismo, nel commercio e nei servizi, ha voluto spronarle ad innovarsi e considerare la vendita online come complementare al commercio tradizionale.

A tal proposito, Confesercenti, nell’immediato futuro, metterà a punto un pacchetto completo per l’e-commerce che preveda assistenza tecnica commerciale ed informatica, formazione, adempimenti burocratici e consulenza finanziaria.

Questo progetto si propone di raggiungere il maggior numero possibile di imprese per portare l’innovazione e, di conseguenza, l’e-commerce con le opportunità di business che ne discendono, a prezzi contenuti e con tempi di risposta velocissimi nelle piccolissime, piccole e medie imprese pugliesi, in collaborazione con Banca Sella ed altri eventuali partner locali.

Vera MORETTI

Ecco le banche che finanziano le startup

Nonostante il problema dell’accesso al credito, esistono alcune banche che erogano contributi per favorire l’avvio di nuove startup con finanziamenti studiati ad hoc e la possibilità di scegliere muti a tasso fisso o variabile.

Vediamo nel dettaglio chi sono e cosa offrono.

Il progetto proposto da Banca Marche si chiama YOUSTARTUP! E permette a giovani sotto i 35 anni, donne e lavoratori che hanno perso il posto di avviare una nuova ditta individuale. Per ottenere il prestito la ditta non deve essere stata costituita da più di 12 mesi (36 se impresa femminile).
Il tasso per il prestito (massimo 35 mila euro) o mutuo fondiario (massimo 60 mila euro) è variabile. Il finanziamento ha durata 60 – 180 mesi per donne e giovani e 48 – 120 negli altri casi e prevede il pagamento dell’imposta sostitutiva dello 0,25% dell’importo erogato da Banca Marche.

Banca Marche ha avviato anche un altro prodotto, chiamato STARTUP!, riservato in questo caso ai progetti di acquisto di beni mobili, attrezzature e servizi di imprese in fase di start-up. Per il finanziamento è necessario presentare un business plan, preventivi e fatture per le spese sostenute.

Ciò che invece offre BNL è un prodotto che si chiama CrediAzienda BNL StartUp e concede finanziamenti a tasso fisso per un importo massimo di 50 mila euro, per una durata da 19 a 120 mesi.
Tra i requisiti richiesti ci sono il possesso di un business plan dettagliato e le prove di fattibilità e sostenibilità delle spese necessarie all’avvio dell’impresa.

Banca Sella, invece, si rivolge alle imprese con meno di 18 mesi di vita ed attive nel settore
della produzione e della commercializzazione di prodotti e servizi, con il prodotto Aziende Start Up finalizzato a finanziare l’acquisto di beni materiali (macchinari, attrezzature, arredi, ecc…) ed immateriali (licenze, acquisto rami d’azienda, ecc…).
Gli interessati possono scegliere tra finanziamenti a tasso fisso o variabile, di durata media o lunga e possono contare su condizioni elastiche per i rimborsi.

La proposta di Intesa San Paolo si chiama Finanziamento Investimenti Business ed è inserito nell’iniziativa Neo Impresa, dedicata alle micro e piccole imprese, oltre ai liberi professionisti, e permette di finanziare gli investimenti sia già effettuati (purché non siano passati più di 12 mesi), sia quelli in corso o da realizzare.
Si tratta in questo caso di un prestito della durata di massimo 10 anni o con garanzie reali (massimo 20 anni), a tasso fisso o variabile che va a coprire fino a 750 mila euro di investimento erogati in un’unica soluzione o nel corso della realizzazione dei lavori per un massimo di 24 mesi. Il prestito è cumulabile con eventuali interventi pubblici, a patto che l’ammontare complessivo non superi il 100% della spesa documentata.

L’aiuto alle startup che arriva da Unicredit è il finanziamento Nuove Imprese – Start Up dedicato a professionisti che intendono mettersi in proprio, imprenditori che vogliono avviare una nuova attività, persone che vogliono realizzare un’idea, ma è accessibile anche da parte di ditte individuali e imprese già iscritte in Camera di Commercio da non più di 21 mesi.
Si possono finanziare fino ad un massimo di 100 mila euro, da restituire con rate mensili, trimestrali o semestrali della durata massima di 7 anni, con possibilità di optare per il tasso fisso o quello variabile.

Vera MORETTI

Bot e Btp, l’Italia si offre ai risparmiatori

Saranno due i giorni dedicati all’acquisto di titoli di Stato, e precisamente il 28 novembre sarà dedicato ai titoli italiani sul mercato secondario mentre il 12 dicembre toccherà ai Bot messi all’asta dal Tesoro.

La novità, oltre ad un doppio Btp day, è che le banche rinunceranno per un giorno alle commissioni nei confronti dei risparmiatori che acquisteranno titoli di Stato. Ad aderire a questa iniziativa, lanciata da Giuliano Melani, responsabile di una società di leasing, con lo slogan Ricompriamoci il nostro debito pubblico, sono i maggiori gruppi bancari del Paese: Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, il gruppo Ubi Banca, Bnl e Banca Sella.

Poi è intervenuta l’Abi, che ha indicato le date ufficiali, raddoppiate, “per dare un chiaro segnale d’impegno anche da parte del settore bancario al difficile momento che il Paese sta attraversando“.
L’iniziativa definita nei dettagli dall’Abi consentirà di risparmiare sulle spese legate all’acquisto dei titoli di Stato: le commissioni di sottoscrizione o di negoziazione per la realizzazione dell’investimento e quelle di eseguito o ineseguito se l’ordine va o meno a buon fine.
Nel caso dell’asta di Bot a un anno del 12 dicembre si tratta della misura massima applicabile stabilita dalla legge: 0,30 euro ogni 100 euro di capitale sottoscritto.

In concreto, secondo una simulazione dell’Unicredit, se si acquistano 2 mila euro di Btp a scadenza 01/09/2021, attualmente al valore di circa 86,50, il risparmio lunedì sarà di 15,65 euro. Se l’ordine non fosse eseguito, nel caso in cui il limite di prezzo chiesto dal cliente non incrociasse quello di mercato, risparmierà i 5 euro di ineseguito per le operazioni disposte allo sportello. Estendendo il calcolo a un ammontare superiore, ad esempio 20 mila euro, si eviterà di pagare circa 105 euro di commissioni.

Se, da un lato, comprare titoli di Stato non comporterà il pagamento di commissioni, possederli, però, prevederà ovviamente un costo. Chi non possiede già Bot o Btp deve aprire un deposito titoli presso la propria banca: il costo annuale per i diritti di custodia è di circa 20 euro, cui si deve aggiungere l’imposta di bollo sulle comunicazioni periodiche che fino ai 50 mila euro è di 34,20 euro. Quindi un deposito titoli di Stato sotto i 50 mila euro costa all’anno un po’ più di 50 euro.

I cittadini che hanno intenzione di investire piccole cifre devono considerare anche questo aspetto.

Vera Moretti