Agevolazioni per le imprese dell’agroalimentare

E’ aperto fino a dicembre il bando che offre speciali interventi di garanzia per favorire l’accesso al credito delle imprese lombarde attive nel settore della trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli.

In pratica, il costo delle garanzie a carico dell’impresa viene ridotto all’1% dell’importo garantito, una tantum.
L’importo minimo del finanziamento è di 200.000 euro. Il massimo è di 1.500.000.
La durata del rimborso è compresa tra i 3 e i 10 anni.

Per accedere all’agevolazione l’impresa deve rivolgersi presso gli uffici del proprio Confidi di riferimento.

Le domande vengono presentate a Federfidi fino al 31 dicembre 2012, salvo anticipato esaurimento dei fondi.
I finanziamenti possono essere concessi dalle banche per reintegro della liquidità e/o ristrutturazione del debito alle PMI che abbiano sostenuto investimenti nel territorio della Regione Lombardia nel periodo intercorrente tra il 1 gennaio 2003 e la data di presentazione della domanda.

Referente: Cesare Scolari – Competitività delle imprese e delle filiere agroalimentari

Email cesare_scolari@regione.lombardia.it

Il credito d’imposta ricerca e sviluppo e i controlli dell’Agenzia delle Entrate

La Legge 244/2006 (Finanziaria 2007) ai commi 284-289 ha introdotto un incentivo fiscale sotto forma di credito d’imposta per le imprese che hanno investito in ricerca e sviluppo.

L’incentivo è pari al 10% (15% per il solo costo dei contratti stipulati con Università e Centri di ricerca che poi è salito al 40% con la Finanziaria 2008) dei costi di ricerca e sviluppo per il triennio 2007-2009: costo del personale tecnico, ammortamento dei beni strumentali, costo dei materiali di consumo per lo sviluppo dei prototipi, delle consulenze tecniche e delle spese generali.

Con l’introduzione dell’obbligo dell’invio del formulario, la concessione del credito d’imposta non è stato più un meccanismo automatico ma ha necessitato del nulla osta da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Il periodo triennale per il quale alcune imprese hanno potuto beneficiare del credito d’imposta da utilizzare in compensazione con il pagamento dei tributi erariali si è concluso da quasi un anno; l’Agenzia delle Entrate si è attivata per effettuare i relativi controlli formali e sostanziali, in base a quanto stabilisce la Finanziaria 2007 e il decreto attuativo del Ministero dello Sviluppo Economico, pubblicato sulla G.U. 18/04/2008, n. 92.

Per evitare di trovarsi di fronte a situazioni di revoca dell’agevolazione (totale o parziale) con conseguente addebito di elevate sanzioni (30% del credito d’imposta oggetto di contestazione) è bene controllare che tutto sia in ordine sotto l’aspetto formale.

La relazione sull’attività di ricerca e sviluppo deve essere firmata dal legale rappresentante della società, controfirmata da un professionista Dottore Commercialista e/o revisore dei conti, e contenere il dettaglio dei costi di ricerca e sviluppo di competenza del periodo di riferimento.
L’attività svolta da parte del personale dell’ufficio tecnico per i progetti di ricerca e sviluppo deve essere comprovata da appositi fogli di presenza firmati dai dipendenti interessati e dal legale rappresentante della società.
I costi per il materiale di consumo utilizzato, per l’attività di consulenza tecnica e per le spese generali devono essere comprovati dalle relative fatture di acquisto.

L’Agenzia delle Entrate potrà esprimere anche dei giudizi sostanziali, andando a verificare che l’attività svolta sia effettivamente attività di ricerca e sviluppo e non modifiche periodiche anche se rappresentano dei miglioramenti apportati ai prodotti, processi di fabbricazione.

Mentre gli aspetti formali della normativa sono oggettivi, e quindi difficilmente contestabili, quelli sostanziali sono soggettivi; eventuali rilievi mossi dai funzionari dell’Agenzia delle Entrate potranno essere oggetto di contenzioso.

Dott. Giovanni DE LORENZI | g.delorenzi[at]infoiva.it | www.gdlstudio.it | Padova

Padovano, classe ’73, laurea in Discipline Economiche e Sociali e master in Economics presso l’Università Bocconi di Milano. Prima dell’esame di abilitazione all’esercizio della professione di Dottore Commercialista ha lavorato come analista dei processi informativi bancari. Attualmente collabora con la società Advance Group Srl per la consulenza nel campo della finanza agevolata e con la società AD Soluzioni Avanzate Srl per la consulenza nel campo dell’informatizzazione dei processi aziendali. Iscritto all’Albo dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Padova e al Registro dei Revisori dei Conti dal 2007 è titolare dello studio GDL Studio, che fornisce attività di consulenza in campo fiscale, dei processi informativi e dell’organizzazione aziendale e della finanza agevolata.

I bandi di finanza agevolata: porte aperte ai liberi professionisti

I bandi di finanza agevolata finora si sono rivolti ai soggetti con partita iva iscritti al registro delle imprese: ditte individuali, società di persone e società di capitali.

Si tratta però di una forma di discriminazione che contrasta con i principi fondamentali della Costituzione e della legislazione nazionale e comunitaria, che riconoscono il diritto al lavoro di ogni donna e uomo e la necessità di tutelarlo in tutte le sue forme e applicazioni. Finalmente nel nostro Paese le cose stanno un po’ cambiando.

A livello nazionale è attivo il Decreto legislativo 185/2000, gestito direttamente da Invitalia, l’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa. Tale decreto agevola gli investimenti effettuati dai lavoratori autonomi e dalle micro imprese: sono escluse le società di capitali.

Le agevolazioni si rivolgono a soggetti maggiorenni e disoccupati alla data di presentazione della domanda e residenti in determinate zone d’Italia (territorio agevolato) alla data del 01/01/2000 o nei 6 mesi precedenti la data di presentazione della domanda; anche la sede legale e operativa delle attività imprenditoriali deve essere ubicata in territorio agevolato. Per quanto riguarda il lavoro autonomo l’imprenditore con i requisiti sopramenzionati non deve aver aperto la partita iva al momento di presentazione della domanda.

A livello regionale, sono operativi dei bandi di finanza agevolata per agevolare gli investimenti sostenuti dai liberi professionisti e dalle micro imprese.
La Regione Piemonte ha da poco attivato il bando per lo sviluppo e la creazione di lavoro autonomo, a valere sulla legge regionale 34/2008.
Beneficiari di un finanziamento a tasso agevolato e/o di un contributo a fondo perduto sono i titolari di partita iva operanti in tutti i settori merceologici compresi quelli privi di albo o di ordine professionale. I lavoratori autonomi beneficiari del contributo devono comunque operare da uno più di due anni.

La Regione Veneto, con la Finanziaria 2010, intende istituire un fondo regionale per la promozione e il sostegno del lavoro autonomo e della sua qualità.
Tra i soggetti beneficiari rientrano gli esercenti una professione liberale e gli associati in partecipazione il cui apporto consista nel lavoro proprio.

Certo, di strada ne deve essere fatta ancora tanta per sensibilizzare le istituzioni governative sulle problematiche legate al lavoro autonomo; si tratta comunque di segnali importanti, per consentire anche ai liberi professionisti di sviluppare la loro attività.

Dott. Giovanni DE LORENZI | g.delorenzi[at]infoiva.it | www.gdlstudio.it | Padova

Padovano, classe ’73, laurea in Discipline Economiche e Sociali e master in Economics presso l’Università Bocconi di Milano. Prima dell’esame di abilitazione all’esercizio della professione di Dottore Commercialista ha lavorato come analista dei processi informativi bancari. Attualmente collabora con la società Advance Group Srl per la consulenza nel campo della finanza agevolata e con la società AD Soluzioni Avanzate Srl per la consulenza nel campo dell’informatizzazione dei processi aziendali. Iscritto all’Albo dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Padova e al Registro dei Revisori dei Conti dal 2007 è titolare dello studio GDL Studio, che fornisce attività di consulenza in campo fiscale, dei processi informativi e dell’organizzazione aziendale e della finanza agevolata.

I bandi di finanza agevolata: che cosa bisogna conoscere per evitare la revoca del contributo

Le graduatorie di ammissione ai contributi previsti dai bandi di finanza agevolata sono divise in tre categorie.
Nella prima categoria rientrano le imprese che sono state ammesse a contributo e finanziate.
Nella seconda categoria rientrano le imprese ammesse a contributo ma non finanziate per esaurimento dei fondi.
Nella terza categoria rientrano le imprese non ammesse a contributo per mancanza dei requisiti o perché la domanda presentata è carente sotto il profilo formale e/o sostanziale.

L’impresa ammessa a contributo e finanziata deve rendicontare le spese degli investimenti indicati nella domanda di partecipazione e inviare i documenti di spesa entro i termini previsti dal bando.
Ci sono dei requisiti da rispettare, pena la revoca del contributo: il livello minimo di investimento, la dimensione dell’impresa, la permanenza dei beni acquistati nell’impresa.

Il livello minimo di investimento indica l’importo di spesa che deve essere sostenuto dall’impresa entro i termini previsti dal bando. Salvo qualche eccezione, la revoca totale del contributo scatta quando l’impresa non è in grado di sostenere almeno il 70% delle spese ammesse.
Questo problema si riscontra facilmente nei bandi per progetti di ricerca e sviluppo con durata di un paio di anni. Ad esempio, consideriamo un bando che agevola il costo del personale tecnico impiegato dall’impresa per la realizzazione del progetto: quando si prepara la domanda di partecipazione al bando, l’impresa deve valutare in modo ponderato le ore previste e il costo del personale dipendente impiegato. Pertanto, diventa di fondamentale importanza fare delle corrette previsioni di spesa, per evitare di trovarsi in difficoltà durante la fase di rendicontazione.

Il secondo requisito è legato alla dimensione dell’impresa. Se il bando di finanza agevolata riguarda le piccole e medie imprese, allora l’impresa ammessa e finanziata deve mantenere questa struttura dimensionale anche nei 5 anni successivi, pena la revoca del contributo. Non è un aspetto da sottovalutare, in quanto capita sovente che l’impresa faccia operazioni di ristrutturazione societaria, andando a mutare completamente la struttura organizzativa e dimensionale.

Il terzo requisito è quello della permanenza dei beni acquistati e agevolati all’interno dell’azienda. L’impresa, infatti, può dismettere i beni acquisti e agevolati solo dopo 5 anni dal loro acquisto. Se lo fa prima, pertanto, un’eventuale verifica da parte dell’ente governativo che ha emanato il bando comporta la revoca parziale o totale del contributo.

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Padovano, classe ’73, laurea in Discipline Economiche e Sociali e master in Economics presso l’Università Bocconi di Milano. Prima dell’esame di abilitazione all’esercizio della professione di Dottore Commercialista ha lavorato come analista dei processi informativi bancari. Attualmente collabora con la società Advance Group Srl per la consulenza nel campo della finanza agevolata e con la società AD Soluzioni Avanzate Srl per la consulenza nel campo dell’informatizzazione dei processi aziendali. Iscritto all’Albo dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Padova e al Registro dei Revisori dei Conti dal 2007 è titolare dello studio GDL Studio, che fornisce attività di consulenza in campo fiscale, dei processi informativi e dell’organizzazione aziendale e della finanza agevolata.

I bandi di finanza agevolata: invito alla lettura per evitare sorprese

I bandi di finanza agevolata sono pubblicati sui bollettini ufficiali delle istituzioni governative emittenti e presentano una serie di condizioni che devono essere analizzate attentamente dall’impresa che intende presentare domanda di partecipazione.

I punti principali di un bando di finanza agevolata riguardano le imprese beneficiarie del contributo, la data di scadenza del bando, le risorse stanziate dall‘istituzione governativa emittente e l’importo degli investimenti ammessi.
Le imprese beneficiarie del contributo sono identificate dal codice attività ISTAT.

Se un’impresa intende partecipare a un bando di finanza agevolata deve verificare che il codice attività ISTAT presente sulla visura camerale rientri in uno dei settori delle attività economiche contemplati dal bando.

Nella maggior parte dei casi, i bandi di finanza agevolata considerano come determinante il codice attività ISTAT principale, che è indicato con una “P” nella visura camerale.

In alcuni casi, invece, è richiesto che almeno uno dei codici ISTAT indicati nella visura camerale rientri nei settori previsti dal bando. In questi casi, quindi, l’istituzione emittente intende ampliare la platea dei potenziali partecipanti.
Le risorse stanziate corrispondono alle somme destinate alle imprese ammesse al bando e finanziate.

I bandi possono avere una data di scadenza, entro la quale è necessario presentare la domanda di partecipazione, oppure possono essere sempre aperti; in quest’ultimo caso, la chiusura del bando è determinata dall’esaurimento delle risorse stanziate.

L’importo degli investimenti ammessi rappresenta il valore dei costi che l’impresa ammessa al bando e finanziata deve sostenere per poter ottenere il contributo.

Conoscere bene i meccanismi di funzionamento di un bando è essenziale per poter valutare la convenienza o meno a presentare domanda, visto che l’ottenimento del contributo non è cosa certa ma probabilistica.

Il risultato del rapporto, tra le risorse stanziate dall’istituzione governativa emittente e l‘importo del contributo che sarà concesso a ogni potenziale beneficiario, indica il numero massimo di imprese che potranno rientrare in graduatoria e vedere agevolato il loro investimento. Se il valore è basso allora anche la probabilità di ottenere il contributo è bassa.

Infatti, un’alta percentuale del contributo sugli investimenti ammessi, se da un lato porta molte imprese a presentare domanda, dall’altro lato riduce il numero di imprese che potranno ottenere il contributo.

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Padovano, classe ’73, laurea in Discipline Economiche e Sociali e master in Economics presso l’Università Bocconi di Milano. Prima dell’esame di abilitazione all’esercizio della professione di Dottore Commercialista ha lavorato come analista dei processi informativi bancari. Attualmente collabora con la società Advance Group Srl per la consulenza nel campo della finanza agevolata e con la società AD Soluzioni Avanzate Srl per la consulenza nel campo dell’informatizzazione dei processi aziendali. Iscritto all’Albo dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Padova e al Registro dei Revisori dei Conti dal 2007 è titolare dello studio GDL Studio, che fornisce attività di consulenza in campo fiscale, dei processi informativi e dell’organizzazione aziendale e della finanza agevolata.