Bando per le pmi digitali pugliesi

E’ stato prorogato fino al 26 novembre il termine per la presentazione delle domande di contributi per il bando sulla concessione di contributi finalizzati ad incentivare gli investimenti per la crescita e lo sviluppo delle pmi digitali.

Il bando è rivolto alle pmi che appartengono al settore delle Tecnologie dell’Informazione e Comunicazione che operano su territorio regionale, in collaborazione con organismi di ricerca ed altre imprese (che non siano del settore ITC), appartenenti ai seguenti settori:

  • Fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione di orologi;
  • Fabbricazione di altre apparecchiature elettriche;
  • Macchine per impieghi speciali Nca;
  • Riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature;
  • Attività di produzione cinematografica, di video e di programmi televisivi, di registrazioni musicali e sonore;
  • Attività di programmazione e trasmissione;
  • Telecomunicazioni;
  • Produzione di software, consulenza informatica e attività connesse;
  • Attività dei servizi d’informazione e altri servizi informatici;
  • Attività degli studi di ingegneria e altri studi tecnici;
  • Ricerca scientifica e sviluppo;
  • Riparazione di computer e di beni per uso personale per la casa.

I finanziamenti sono rivolti a progetti pilota di sperimentazione di soluzioni innovative nel campo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e dei servizi e contenuti digitali che riguardino le seguenti aree tecnologiche:

  • Ambiente, Sicurezza e Tutela Territoriale;
  • Beni Culturali e Turismo;
  • Energia Rinnovabile e Competitiva;
  • Governo elettronico per la PA;
  • Salute, Benessere e Dinamiche Socio-Culturali;
  • Istruzione ed Educazione;
  • Economia Creativa e Digitale;
  • Trasporti e Mobilità Sostenibile.

Le spese finanziabili sono:

  • Spese per il personale;
  • Spese per strumentazione, attrezzature ed infrastrutture tecnologiche, di nuovo acquisto, utilizzate per la realizzazione delle attività previste dal progetto;
  • Spese per l’acquisto di licenze e/o lo sviluppo di software;
  • Altri costi, come: l’acquisizione di licenze per brevetti, costi dei materiali;
  • Spese generali.

I progetti selezionati, presentati da imprese in forma singola, beneficeranno di un contributo in conto impianti fino ad un massimo di 150.000 euro, a copertura di massimo del:

  • 45% delle spese sostenute dalle piccole imprese;
  • 35% delle spese sostenute dalle medie imprese.

Qualora i progetti fossero presentati da raggruppamenti, la quota di contributo è maggiorata del 15%, nel limite del contributo massimo erogabile pari a 800.000 euro.

Le domande di partecipazione dovranno essere inviate telematicamente tramite il portale di Sistema Puglia e tramite Pec all’indirizzo bandolivinglabsmartpuglia142.regione@pec.rupar.puglia.it entro il 26 novembre 2013.

Vera MORETTI

Bando ministeriale per pmi

Le pmi che investono in Innovazione, Ricerca e Sviluppo stanno per ricevere, tramite bando ministeriale, i primi 300 milioni che serviranno a finanziare i progetti proposti.

Per essere finanziate, le proposte devono essere “di rilevanza strategica per il sistema produttivo e la competitività delle PMI”.
Il 60% delle risorse, pari a 160 milioni di euro, sono destinate a progetti proposti da microimprese, mentre il 25%, pari in questo caso a 40 milioni, andrà alle micro e piccole imprese.

Ad essere ammessi al bando:

  • Imprese che svolgono attività industriale per la produzione di beni o servizi;
  • Imprese di trasporto;
  • Imprese agroindustriali che svolgono prevalentemente attività industriale;
  • Imprese artigiane di produzione di beni;
  • Centri di ricerca con personalità giuridica;
  • Organismi di ricerca, limitatamente ai progetti congiunti.

I progetti congiunti devono essere “realizzati mediante il ricorso allo strumento del contratto di rete o altre forme contrattuali di collaborazione, come ad esempio il consorzio e l’accordo di partenariato”. Questi strumenti devono “configurare una collaborazione effettiva, stabile e coerente rispetto all’articolazione delle attività, espressamente finalizzata alla realizzazione del progetto proposto”.

Il contratto deve prevedere:
suddivisione di competenze, costi e spese a carico di ciascun partecipante;
definizione degli aspetti relativi a proprietà, utilizzo e diffusione dei risultati del progetto;
individuazione del soggetto capofila, con mandato di rappresentanza per i rapporti con il Ministero;
clausola con cui le parti, nei casi di recesso o esclusione di uno dei partecipanti o di risoluzione contrattuale, si impegnano alla completa realizzazione del progetto, con ripartizione di attività e costi tra gli altri soggetti e ricorrendo, se necessario, a servizi di consulenza.

Inoltre, le imprese devono avere sede stabile in Italia, e di conseguenza essere iscritte nel Registro delle Imprese, senza procedure concorsuali in atto e trovarsi in regime di contabilità ordinaria. Inoltre, non si deve trattare di imprese che hanno prima ricevuto e poi non rimborsato o depositato in un conto bloccato gli aiuti individuati quali illegali o incompatibili dalla Commissione europea, in regola con la restituzione di somme dovute in relazione a provvedimenti di revoca di agevolazioni concesse dal Ministero, non trovarsi in condizioni tali da risultare impresa in difficoltà così come individuata nel Regolamento GBER.

I progetti, per essere ammessi, devono riguardare attività di “ricerca industriale e di sviluppo sperimentale” finalizzate alla realizzazione di nuovi prodotti, processi o servizi oppure al notevole miglioramento di prodotti, processi o servizi esistenti tramite lo sviluppo di una serie di tecnologie quali: ICT, nanotecnologie, materiali avanzati, biotecnologie, fabbricazione e trasformazione avanzate, tecnologie spaziali, tecnologie volte a realizzare gli obiettivi sociali di Horizon 2020.

Per quanto riguarda la durata del progetto, deve essere compresa tra i 18 e i 36 mesi ed un’eventuale proroga deve essere concessa al ministero, purchè la richiesta sia motivata. Deve essere avviato dopo aver fatto domanda di agevolazione e comunque entro tre mesi dalla concessione delle stesse.
La data di avvio del progetto corrisponde a quella della prima spesa ammissibile oppure a quella dell’inizio dell’attività del personale e deve essere obbligatoriamente comunicata al soggetto gestore entro 30 giorni.

Il costo, invece, deve essere compreso tra 800mila e 3 milioni di euro mentre le spese ammissibili sono quelle destinate a dipendenti collaboratori, ma non personale amministrativo-contabile, ma anche quelle spese per strumenti ed attrezzature di nuova fabbricazione, ma limitatamente al periodo del progetto. Ammissibili anche spese per servizi di consulenza e generalmente utilizzate per il progetto di ricerca.

Il finanziamento ha durata massima di 8 anni, oltre ad un successivo preammortamento di 3 anni. L’erogazione può avvenire al massimo in 5 rate, con l’ultima a saldo totale e pari almeno al 10%.

A seconda della dimensione delle imprese, cambia la percentuale delle spese agevolate:

  • 70% delle spese per le piccole imprese,
  • 60% per le medie imprese,
  • 50% per le grandi imprese,
  • 25% per gli organismi di ricerca.

Vera MORETTI

A Imperia, un bando per far diventare verdi le imprese

Le tematiche legate all’ambiente e al mondo green sono alla base di un bando pubblicato dalla Camera di Commercio di Imperia e dedicato in particolare alle imprese della provincia, all’interno del progetto “Green Economy per la competitività delle imprese della Provincia”.

Il concorso è rivolto in particolare alle pmi, che verranno selezionate dalla CCIAA nel numero di 50, purché siano disposte ad intraprendere un percorso formativo mirato a sensibilizzare e diffondere i principi della Green Economy, quindi sostenibilità ambientale, salute e valorizzazione dell’ambiente.

Le imprese aderenti potranno beneficiare di molti vantaggi, a cominciare da una maggiore visibilità, ma anche la possibilità di utilizzare l’etichetta green, oltre a ricevere una formazione gratuita sui temi dell’economia verde, senza tralasciare l’opportunità di venire in contatto con altre imprese green.

Per partecipare al progetto c’è tempo fino al 7 maggio 2013, ma saranno accolte le prime 50 richieste pervenute.

Vera MORETTI

Un bando in Veneto per il risparmio energetico

La Regione Veneto ha deciso di finanziare le piccole e medie imprese che vogliono investire nel contenimento dei consumi energetici.
E’ stata stipulata una convenzione con la finanziaria Veneto Sviluppo, che ha permesso di attivare uno specifico bando.

Si chiama Fondo Energia e mette a disposizione delle pmi operative in Veneto 23,8 milioni di euro, parte come finanziamento agevolato a tasso zero (15 milioni) e parte come contributo in conto capitale (8,8 milioni).
Ai fondi regionali vanno aggiunti altri 15 milioni di finanziamenti bancari a tasso convenzionato, portando il plafond complessivo a quasi 40 milioni di euro.

Le agevolazioni vengono concesse per far fronte ad investimenti che riguardano il perfezionamento delle tecniche produttive per migliorare i rendimenti energetici degli impianti, mediante l’adozione di soluzioni che consentono di sfruttare il potenziale energetico utilizzando le fonti rinnovabili e sistemi di generazione non tradizionali.

I progetti finanziabili devono riguardare:

  • il miglioramento del rendimento energetico degli impianti esistenti (ad esempio attraverso l’installazione di motori elettrici ad alta efficienza, il rifasamento delle linee elettriche, ecc.)
  • la produzione combinata di energia termica ed elettrica in cogenerazione
  • la produzione di energia elettrica mediante celle a combustibile
  • la produzione di energia da fonti rinnovabili.

In tutti i casi, il progetto deve comportare un risparmio energetico, alla base del bando.

L’importo minimo delle operazioni agevolate è di 25mila euro, quello massimo di 2 milioni. La durata massima è di 84 mesi.
Le domande vanno fatte pervenire a Veneto Sviluppo tramite la propria banca finanziatrice, o un organismo consortile e si tratta di una domanda “a sportello” aperta fino al 30 giugno 2015.

Vera MORETTI

In Veneto un bando per le pmi femminili

In Veneto è stato pubblicato un bando che favorisce la costituzione di imprese, individuali, società o cooperative, in prevalenza a partecipazione femminile.

A beneficiarne sono, quindi, le pmi femminili che abbiano sede operativa all’interno della regione e che appartengano ad uno dei seguenti settori di attività:

  • Attività manifatturiere
  • Costruzioni
  • Commercio all’ingrosso e al dettaglio
  • Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione
  • Servizi di informazione e comunicazione
  • Attività professionali, scientifiche e tecniche
  • Noleggio, agenzie di viaggi, servizi di supporto alle imprese
  • Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento
  • Altre attività di servizi.

Le pmi a prevalente partecipazione femminile possono essere:

  • imprese individuali di cui sono titolari donne residenti nel Veneto da almeno due anni;
  • società anche di tipo cooperativo i cui soci ed organi di amministrazione sono costituiti per almeno due terzi da donne residenti nel Veneto da almeno due anni e nelle quali il capitale sociale è per almeno il cinquantuno per cento di proprietà di donne.

Tali requisiti devono rimanere invariati per almeno cinque anni a partire dalla data del decreto di concessione del contributo.

Gli interventi finanziabili riguardano:

  • macchinari, hardware, dispositivi elettronici, arredo, beni strumentali e relative spese di trasporto e di installazione, strettamente inerenti all’attività produttiva;
  • impianti generali: idrico-sanitario, riscaldamento, condizionamento, elettrico;
  • opere edili relative ad interventi di ristrutturazione o manutenzione straordinaria, entro il limite massimo del 50% dell’intero investimento;
  • progettazione e direzione lavori, nel limite massimo del 7% dell’investimento;
  • mezzi di trasporto ad uso interno o esterno, ad esclusivo uso aziendale;
  • brevetti e licenze d’uso;
  • acquisto di software ed eventuale relativo addestramento per l’utilizzo dello stesso;
  • atti notarili di costituzione di società.

Le spese non ammissibili sono quelle relative a:

  • ottenimento della licenza commerciale in qualsiasi modalità acquisita;
  • contributi di costruzione;
  • interessi e altri oneri finanziari;
  • aggi (oneri esattoriali o di riscossione);
  • perdite su cambio di valuta;
  • ammende, penali e spese per controversie legali;
  • spese già coperte da altre agevolazioni pubbliche;
  • divulgazione e pubblicizzazione derivanti da obbligo di bando;
  • forfettarie;
  • IVA;
  • operazioni di locazione finanziaria (leasing);
  • gestione finanziaria corrente e acquisto di materiali di consumo;
  • costi generali relativi all’impresa (canoni, locazioni e fitti, energia, spese telefoniche, prestazioni professionali amministrativo-contabili, etc.);
  • spese di avviamento;
  • beni realizzati in economia;
  • beni non strettamente funzionali e indispensabili alle attività d’impresa;
  • franchising.

Il finanziamento riguarda le spese sostenute a partire da luglio 2011, purché il progetto venga approvato e l’agevolazione, a fondo perduto, arriva a coprire il 50% delle spese totali.
L’agevolazione è concessa nel limite massimo di euro 75.000 corrispondenti ad una spesa rendicontata e ammessa a contributo pari o superiore ad euro 150.000; nel limite minimo di euro 10.000 corrispondenti ad una spesa rendicontata e ammessa a contributo pari ad euro 20.000.

La domanda di ammissione al contributo, deve essere inoltrata a partire dalle ore 10 del 4 febbraio 2013, tramite posta elettronica certificata (PEC) della Regione Veneto all’indirizzo protocollo.generale@pec.regione.veneto.it oppure attraverso posta raccomandata con avviso di ricevimento all’indirizzo:

Regione del Veneto
Protocollo Generale
Via Dorsoduro, 3494/A
30123 Venezia

Vera MORETTI