Niente stretta creditizia da Basilea 3

Le pmi che temevano una nuova stretta creditizia a causa dell’entrata in vigore di Basilea 3 possono stare tranquille: a quanto pare, infatti, l’UE ha trovato un’intesa sui requisiti patrimoniali delle banche, per scongiurare dunque un ulteriore giro di vite, che avrebbe messo in ginocchio le già provate piccole e medie imprese.

A rassicurare le pmi è stato Antonio Tajani, commissario all’Industria UE: “siamo riusciti a fare in modo che gli incrementi di capitale necessari per dare maggiore stabilità alle banche non rendano ancora più difficile l’accesso al credito per le PMI”.

In sostanza è stato inserito un coefficiente correttore che abbatterà il capitale regolamentare obbligatorio necessario da parte delle banche, nel caso in cui concedano prestiti alle imprese.
Si tratta di un modo per incentivare gli istituti bancari a garantire l’accesso al credito delle PMI, evitando che a questi prestiti si applichino i nuovi e più stringenti requisiti di capitale previsti da Basilea 3.

Vera MORETTI

Dalle banche Ue proposta di limitare i bonus dei manager

E’ stata raggiunta un’intesa tra i negoziatori delle istituzioni Ue sulle nuove norme dei requisiti di capitale delle banche, in applicazione di Basilea 3.

In questo accordo entra anche la richiesta dell’Europarlamento di limitare i bonus dei manager, la cui remunerazione adesso sarà composta da una quota variabile pari a quella fissa o al massimo doppia, se con l’approvazione degli azionisti.
Le nuove norme entreranno in vigore all’inizio del 2014, anche se gli stati membri non hanno ancora dato il via libera.

Othmar Karas, il capo negoziatore dell’Europarlamento, ha dichiarato: “Per la prima volta nella storia della regolamentazione finanziaria dell’Ue metteremo un tetto ai bonus dei banchieri“.

L’intesa prevede una serie di misure per rafforzare i requisiti patrimoniali delle banche con l’obiettivo di evitare una nuova crisi finanziaria come quella del 2008.
Per poter garantire l’entrata in vigore delle nuove norme occorre però che venga dato l’ok da tutti i paesi membri, questione che verrà affrontata in primo luogo dagli ambasciatori e di seguito dai ministri delle finanze Ue all’Ecofin.

Vera MORETTI

Credit crunch, imprese quasi salve

di Mirko ZAGO

Le imprese italiane sono sotto la morsa del credit crunch. Il termine anglosassone che ormai riecheggia sulle pagine dei quotidiani e in rete da qualche mese, è diventato una vera minaccia per le piccole e medie imprese, ancora una volta sotto la stretta della difficoltà di accedere al credito. Come se non bastasse l’eccessivo tempo perso a batter cassa specie alla pubblica amministrazione, che ancora si macchia della colpa di ritardi ingiustificabili, partecipa a mettere quotidianamente in ginocchio decine di attività produttive.

Dinnanzi ad una situazione così preoccupante, sono ormai intervenuti tutti, dai politici, agli amministratori, ai responsabili d’impresa con risultati felici sulla carta ma sconfortanti nella realtà, questa la situazione fino a ieri. La decisione dell’ inasprimento dei requisiti patrimoniali delle banche da parte dell’Europa con l’entrata in vigore imminente di Basilea 3, ha creato non poca confusione nell’humus delle banche italiane, che si sono sentite colpite ingiustamente, dopo la promozione a pieni voti a seguito degli stress test della scorsa estate. Ripatrimonializzare potrebbe voler dire chiudere ancor più i rubinetti dei prestiti alle imprese. Le imprese piccole e medie, che rappresentano il 92% del tessuto impreditoriale nazionale, già stremate da continui rallentamenti si vedrebbero d’improvviso costrette a sopportare d’improvviso gli effetti di una tirata di freno a mano.

Dalla Banca d’Italia si viene a sapere che negli ultimi 3 mesi del 2011, i prestiti erogati dal sistema bancario alle imprese hanno subito una diminuzione dell’1,5% e nelmese di dicembre addirittura 2,2%. La Cgia di Mestre come molti altri, denuncia: “Questi dati confermano che ci troviamo di fronte ad una vera e propria stretta creditizia. Le banche hanno chiuso i rubinetti del credito ed in una fase recessiva, come quella che stiamo vivendo in questo momento, corriamo il rischio che il nostro sistema produttivo, costituito prevalentemente da piccole e piccolissime imprese,  collassi”. Il segretario Giuseppe Bortolussi prosegue: “Nel 2011 le insolvenze in capo alle imprese italiane hanno toccato gli 80,6 miliardi di euro, con un incremento rispetto l’anno precedente pari al + 36%. Questa situazione ha sicuramente indotto molti istituti di credito a ridurre i prestiti soprattutto a quelle realtà produttive che non erano più in grado di dimostrare una certa affidabilità”. La difficoltà a reperire capitali è un dramma per il 51,3% delle imprese. Il fatto che l’86,2% di esse non si affiderà ad isituti di credito per reperire risorse illustra chiaramente la scarsa fiducia e la difficile situazione in cui ci si trova. Non fosse anche per gli aumenti registrati in agosto del costo medio dei nuovi finanziamenti alle imprese, salito al 3,4 per cento (una maggiorazione di mezzo punto percentuale).

Come riuscire a librarsi in volo dunque, visto le premesse pessime? Spiragli ci sono per quanti riescono ad arricchire il proprio biglietto da visita, dimostrando alle banche di possedere una buona capacità di esportazione, un ottimo business plan articolato e al tempo stesso credibile e possibilità e volontà di investire nell’innovazione. Fondamentali saranno anche gli interventi politici. Ambra Redaelli, presidente del comitato regionale Piccola Industria e responsabile credito per Confindustria Lombardia rende noto che “alla luce delle persistenti difficoltà Confindustria e Abi si stanno confrontando per valutare le iniziative per uscire da questa crisi: la riapertura della moratoria, che è stata tanto utile durante la prima crisi, sarà riproposta per chi non ne ha ancora usufruito”.

Al fine di rimediare ai ritardi nei pagamenti, alcune banche come ad esempio Mps, stanno prevedendo strumenti ad hoc che aiuteranno le imprese a far fronte ai tempi intermedi tra la richiesta di pagamento e l’incasso concreto. Altri soggetti che possono compartecipare a risolvere i problemi sono la cassa depositi e prestiti, le regioni, le camere di commercio, i confidi, il fondo italiano di investimento, la Sace, senza contare la Banca Europea e il Fondo Europeo per gli investimenti che sono responsabili dello sblocco di gran parte dei fondi salva imprese. Anche la politica sta finalmente dando risposte concrete. Il governo Monti ha disposto  sei miliardi di euro per ridurre il debito della Pa verso i privati e previsto l’adozione entro sei mesi dei decreti per attuare la direttiva Ue. Una virata verso il salvataggio, giusto ad un passo dallo scontro con l’iceberg.

Finanza d’impresa dopo Basilea 3

Riunione ai massimi livelli alla CE per ridurre al minimo gli effetti collaterali sulle imprese finanziariamente fragili (restrizione e costo del credito), con l’entrata in vigore dell’accordo interbancario di Basilea 3.

Nel corso della riunione si deciderà come “sterilizzare” l’aumento dei requisiti patrimoniali a fronte di crediti concessi alle Pmi, introducendo un fattore correttivo  sul rating, per rendere più facile i finanziamenti alle imprese.

Basilea 3 è una riforma pensata per rafforzare le banche ed evitare altre crisi economiche. La norma verrà introdotta gradualmente e solo nel 2020 sarà totalmente effettiva.

Utilizzando la definizione europea (dove la piccola e media impresa arriva fino ai 250 dipendenti) si scopre che le Pmi rappresentano il 99,8% delle aziende in Europa, danno lavoro a 90 milioni di occupati e che generano il 58% dell’intero valore aggiunto europeo.

Fatto cento il totale delle passività delle imprese europee, nelle Pmi il debito incide per il 39%, mentre nel caso delle grandi aziende, la fonte del credito bancario pesa per il 19 per cento.

Paolo Preti: passare dal breve al medio-lungo termine

Infoiva pubblica in esclusiva un articolo tratto dal numero di aprile del “Giornale delle partite Iva” – in edicola dal 31 marzo 2011 -, il mensile diretto da Francesco Bogliari, pubblicato da Cigra, distribuito da Mondadori e rivolto al vasto pubblico dei professionisti autonomi.


Dialogate con le banche e presentate al meglio il business della vostra società o del vostro studio. È il consiglio che Paolo Preti, docente di Organizzazione delle piccole e medie imprese all’Università Bocconi di Milano, rivolge ai professionisti e ai titolari di microaziende, in vista dell’entrata in vigore dei nuovi parametri di Basilea 3. Secondo il professore, il rischio che si verifichi una restrizione del credito per le piccole e medie imprese è abbastanza concreto, ma il sistema produttivo italiano ha comunque a disposizione alcune armi efficaci per difendersi, almeno se sarà capace di muoversi in anticipo.

In quale direzione?
Innanzitutto, gli imprenditori e i professionisti devono capire l’importanza di una gestione attenta del debito e dei loro rapporti con le banche.

Andiamo per ordine: qual è il primo consiglio che si sente di dare ai titolari di un’azienda?
In primo luogo, è bene che spostino gran parte dei loro debiti con scadenza nel breve termine verso forme di finanziamento di media e lunga durata, almeno quando è possibile.

A quale scopo?
Le linee di credito di lungo termine consentono spesso di attuare una gestione finanziaria più efficiente, evitando molte situazioni problematiche nel breve periodo, determinate da difficoltà temporanee per l’impresa. Inoltre, “spalmando” su più anni l’ammortamento di un prestito, il piano di rimborso diventa maggiormente sostenibile, soprattutto per le società che hanno flussi di cassa ridotti o altalenanti. In questo modo, l’azienda può apparire agli occhi della banca come una controparte affidabile, meno esposta al rischio di non poter onorare i propri impegni.

Così il rating creditizio dell’azienda crescerà?
Diciamo che un’azienda che adotta queste strategie improntate al buon senso ha maggiori possibilità di ottenere una valutazione più elevata. Occorre, però, un ulteriore sforzo per migliorare il dialogo tra gli imprenditori e gli istituti di credito.

Quale sforzo?
In Italia ci sono tantissime piccole società guidate da professionisti bravissimi, che hanno alle spalle una solida cultura industriale. A volte, però, questi imprenditori hanno un difetto: non riescono a mettere in evidenza in maniera adeguata le dotazioni patrimoniali di cui dispongono, le garanzie offerte alla banca o i flussi di cassa generati dall’attività caratteristica dell’azienda.

Come possono riuscirci?
Ad esempio presentando un business plan degno di questo nome, che sottolinei nero su bianco i benefici economici derivanti da un determinato progetto d’investimento, cioè le risorse finanziarie che entreranno nell’azienda negli anni a venire. Si tratta di un documento molto importante, che va redatto con attenzione e, se necessario, con l’aiuto di professionisti
qualificati.

Ma basteranno tutte queste contromisure a ridurre l’impatto di Basilea 3?
Certamente sono un buon inizio. Com’è ovvio, molte piccole imprese hanno difficoltà a dialogare con il sistema bancario in una posizione di forza. Ma la rassegnazione non è certo un rimedio per superare i problemi. Le Pmi italiane hanno sempre dimostrato di essere ricche di inventiva e capaci di sfidare le insidie del mercato in maniera molto flessibile.

Cosa accadrà invece ai piccoli professionisti che hanno bisogno di nuove linee di credito?
Questa categoria di lavoratori si trova in una sorta di limbo. In teoria, i parametri stabiliti dagli accordi di Basilea tendono a equiparare i piccoli professionisti ai debitori privati, che contraggono finanziamenti per motivi personali. Di fatto, però, alla fine le banche tratteranno il popolo delle partite Iva con gli stessi criteri utilizzati per le microaziende, valutando con attenzione il loro merito di credito, la loro solvibilità finanziaria e il patrimonio di cui dispongono.

Dunque, anche per i professionisti valgono le stesse raccomandazioni rivolte alle piccole imprese?
Certo che sì. Dialogare in maniera proficua e trasparente con il sistema bancario è una strategia utile per chiunque voglia indebitarsi. Soltanto così si possono prevenire gravi difficoltà in futuro.

Basilea 3: ecco le nuove regole per il sistema bancario. Come incideranno sulle imprese?

Ultimamente sentiamo spesso parlare di Basilea 3. Ebbene, che non si tratti di un cittadella residenziale lo abbiamo capito, ma che cos’è davvero Basilea 3? Si chiama così il nuovo accordo, approvato dal comitato dei governatori delle banche centrali, che impone requisiti patrimoniali più severi per l’operatività delle banche in modo che queste siano corazzate per resistere anche alle crisi più gravi, come quella recente dei mutui subprime, capace di mettere in ginocchio il sistema finanziario internazionale.

Qual è il rischio che corrono le banche? Che nei momenti critici chi ha ricevuto soldi in prestito non sia in grado di restituirli e la banca a sua volta non riesce a fare altrettanto con quanti le hanno affidato il proprio denaro. Una situazione del genere porterebbe al fallimento facendo perdere ai risparmiatori i soldi investiti. Oppure dovrebbe scendere in campo lo stato, iniettando denaro negli istituti di credito, nella speranza di riuscire a chiudere la falla. Ecco, Basilea 3 vuole essere un tentativo di evitare simili situazioni pericolose.

In realtà, esiste già l’obbligo per le banche di mantenere una quota di capitale come riserva. Evidentemente però questa riserva è risultata essere tesoretto troppo esiguo, visto che alla prova dell’ultima crisi, per più di un istituto si è rivelato insufficiente. Da qui l’esigenza dell’accordo, voluto dalle banche centrali, che imponga requisiti patrimoniali più severi per le banche, a cominciare da un rafforzamento della quota di capitale usata come riserva.

Il pacchetto dei nuovi provvedimenti approvati con l’accordo Basilea 3 fissa diverse regole che gli istituti bancari dovranno rispettare. la regola più importante è certamente quella del 7%. Vale a dire la nuova soglia sotto la quale è vietato andare. Le banche il cui capitale dovesse scendere nella zona cosiddetta di sicurezza andrebbero infatti incontro a restrizioni sui pagamenti dei dividendi e dei bonus discrezionali.

Tutto quanto Basilea 3 sarà in grado di fare per l’integrità delle banche, è certamente cosa buona e giusta. Ma quale potrebbe essere il pericolo nascosto dietro questo accordo? il rischio potrebbe essere che una tale rigidità del sistema bancario vada a limitare i flussi creditizi destinati all’economia reale, ostacolando quindi flussi di finanziamento dal sistema bancario a famiglie ma soprattutto alle imprese (specialmente le piccole).

Per scongiurare ciò, Rete Impresa Italia, auspica che banche, associazioni di impresa e consorzi fidi costruiscano un più stretto rapporto di collaborazione che consenta ai piccoli imprenditori di trovare in banca gli stessi criteri, semplici e rigorosi, applicati dai consorzi fidi che, grazie all’approfondita conoscenza della realtà produttiva, valutano la reale affidabilità degli imprenditori. Cosa che ha consentito loro di ottenere ottimi risultati sul piano della solvibilità delle imprese. Soprattutto adesso che serve sostenere la ripresa e gli imprenditori chiedono finanziamenti per investire e produrre, le imprese dovrebbero ritrovare negli istituti di credito la necessaria fiducia e non degli ostacoli per l’accesso al credito.

Allora, aspettando l’attuazione dei nuovi provvedimenti derivanti da Basilea 3 che verranno gradualmente introdotti dal 2013, speriamo che la crisi economica venga superata quanto prima, che le banche tornino ad essere solide, e speriamo che vi sia una reale collaborazione tra gli attori del credito al fine di favorire la liquidità necessaria alle imprese. Specialmente le piccole, il vero cuore produttivo del Paese.