Asse Italia-Asia sempre più fitta

Il Belpaese è sempre più vicino ai Paesi Asiatici, e non solo perché ospiterà, ad ottobre, il prossimo vertice Asem.

Si è appena concluso, martedì 10 giugno, il Workshop Eurasia, tenutosi a Roma, che ha rappresentato un palcoscenico molto importante su cui presentare i trend in crescita in Asia, con un occhio di riguardo per Estremo Oriente e Sud Est asiatico.

Le stime infatti parlano di export italiano che potrebbe crescere nel triennio 2014-2017 dell’8,6%.
Nel 2015, inoltre, si consoliderà il graduale processo di integrazione regionale, poiché i paesi Asean diventeranno un mercato unico grazie all’abbattimento delle dogane con oltre 600 milioni di consumatori e un Pil aggregato di oltre 2.300 mld di dollari.

In previsione di questi accadimenti, Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri, ha ricordato che il Workshop è avvenuto alla “vigilia dell’avvio del semestre italiano di presidenza europea” e del “vertice Asem dei capi di Stato e di governo di 52 Paesi dell’Europa e dell’Asia, che si incontreranno il prossimo ottobre a Milano con l’obiettivo di promuovere la crescita e lo sviluppo delle due regioni e di consolidare il dialogo sulla cooperazione politico-economica e gli scambi socio-culturali“.

Ovviamente, di rilevanza sarà anche Expo2015, che rappresenterà una straordinaria opportunità per trattare di temi centrali per lo sviluppo dei Paesi dell’Eurasia e per la crescita dell’interscambio tra le due aree.

Della Vedova ha inoltre voluto sottolineare “l’intenzione di iniettare nuovo dinamismo nell’immagine e nel ruolo italiano in Asia. Europa e Asia devono lavorare insieme per migliorare le possibilità di crescita“, per poter garantire la sicurezza globale ed evitare la nascita di nuovi conflitti.

Sorvegliato speciale è sicuramente il Giappone, presentato da Naoyuki Yoshino, professore di Economia all’Università di Keio e consigliere dello stesso Shinzo Abe, anche se meritevole di attenzione è la Mongolia, in forte espansione, soprattutto grazie alle sue risorse minerarie, come ha sottolineato Irmuun Demberel, della Invest Mongolia Agency.
Spazio anche alla Corea del Sud e ai brillanti risultati conquistati negli ultimi decenni, in particolare nel settore high tech, evidenziati da Han Ki-Won, commissario della Invest Korea, a cui ha fatto eco Ajith N. Cabraal, governatore della Banca Centrale dello Sri Lanka, che nel suo intervento ha messo l’accento sulla forte crescita dell’area, sottolineando la necessità di un flusso continuo di investimenti.

Vera MORETTI

Consolidare il debito pubblico? Caro Della Vedova, pesa bene le tue parole…

di Gianni GAMBAROTTA

Futuro e Libertà, il movimento che fa capo al presidente della Camera, Gianfranco Fini, annovera nelle sue schiere molti esponenti che in queste settimane hanno goduto di grande attenzione mediatica. E non potrebbe essere diversamente, visto che da loro dipende il futuro del governo: è ovvio che giornali e tv seguano con interesse le loro dichiarazioni, le loro prese di posizione. Fra questi esponenti politici ce n’è uno che conta in modo particolare, tanto da essere considerato il braccio destro di Fini, ascoltato dal capo su tutti gli argomenti, in particolare su quelli che hanno attinenza con l’economia.

Si tratta di Benedetto Della Vedova, ex militante del Partito Radicale, politico raffinato ed esperto che, qualche giorno fa, parlando in uno dei tanti talk show televisivi ha affrontato il tema spinoso del debito pubblico, un macigno che grava sull’Italia da anni e finisce persino per condizionarne la sovranità. Della Vedova ha detto, senza scomporsi, che la soluzione è molto semplice: l’Italia dovrebbe fare come ha fatto tempo fa l’Argentina, che ha consolidato il debito. Che significa? Questo: che non lo ha restituito alla scadenze previste, ma lo ha dilazionato. Della Vedova ha detto che questa è una ricetta validissima: per esempio i titoli di Stato in scadenza fra cinque anni, si potrebbero rimborsare fra 50 anni. Così si sposta il problema e, anzi, lo si annulla perché in mezzo secolo l’inflazione si occuperà di azzerare (o quasi) il valore reale di quel debito.

Ora ci si domanda: ma com’è possibile che un leader politico faccia affermazioni di questo genere? Non sa Della Vedova che il Tesoro italiano nel 2011 dovrà collocare sui mercati titoli per 200 miliardi di euro? Stiamo parlando di un quarto di tutto il debito pubblico che sarà emesso in Europa nei prossimi 12 mesi. Per convincere gli investitori a sottoscriverlo, il Tesoro dovrà già pagare interessi più alti rispetto alla Germania e avrà bisogno di trovare sui mercati un clima di fiducia nei confronti dell’Italia. Clima che, come tutti sanno, non c’è. Anzi, c’è diffidenza, timore che la crisi finanziaria, dopo aver colpito Grecia e Irlanda e minacciato seriamente il Portogallo, punti direttamente verso di noi dato il caos politico che regna dalle nostre parti. E a questi mercati, Della Vedova, sostanzialmente dice che il nostro governo, a suo avviso, in futuro non dovrebbe onorare gli impegni.

C’è da sperare che il Financial Times e gli altri media sempre molto critici con l’Italia, ma seguitissimi dalla business community, non si siano accorti delle dichiarazioni di Della Vedova, o che non le abbiano ritenute degne di attenzione. E c’è da augurarsi che il prossimo governo (qualunque sia) sia formato da persone che pesino bene le parole quando toccano argomenti delicati come il debito sovrano.