Birre artigianali, tesoro d’Italia

Nei giorni scorsi ha fatto sensazione il matrimonio miliardario tra i colossi mondiali della birra SabMiller e AB-Inbev, che ha portato alla creazione di un gruppo globale che controllerà un terzo del mercato con 224 etichette. Birre industriali, non birre artigianali.

E proprio tra le birre artigianali si sta registrando, in Italia, un vero boom, che non ha sicuramente i numeri delle grandi multinazionali ma che testimonia un fenomeno sempre più forte nel mondo delle eccellenze agroalimentari made in Italy, grazie anche agli oltre 30 milioni di consumatori presenti nel nostro Paese (29 litri pro capite all’anno).

Secondo i dati di Coldiretti, infatti i microbirrifici italiani che producono birre artigianali sono aumentati del 1900% negli ultimi 10 anni (sono oltre 600 realtà sparse in tutto il Paese) sfornano circa 30 milioni di litri.

Dalla parte delle birre artigianali italiane, a sostenerne la produzione, c’è l’importante coltivazione nazionale di orzo che, sempre secondo Coldiretti, nel 2014 ammontava a circa 860mila tonnellate, frutto dei circa 226mila ettari coltivati. Un aspetto importante e non sempre tenuto in considerazione, ma che dà un importante contributo alla causa delle birre artigianali italiane: non a caso, la filiera cerealicola nazionale e il ministero delle Politiche Agricole stimano un impegno annuo di granella di orzo pari a circa 90mila tonnellate per la produzione italiane di birra

Il valore e la qualità delle birre artigianali italiane sono sempre più riconosciuti anche all’estero. Le esportazioni sono infatti triplicate negli ultimi 10 anni, con un +28% in quantità fatto segnare nel primo semestre 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014.

E il lato buono delle birre artigianali italiane non è solo il fatto di piacere a giovani, ma anche di farli lavorare. Sono principalmente gli under 35 gli imprenditori più attivi nel settore grazie anche, ricorda Coldiretti, a “profonde innovazioni che vanno dalla certificazione dell’origine a km 0 al legame diretto con le aziende agricole, ma anche la produzione di specialità altamente distintive o forme distributive innovative, come i brewpub o i mercati degli agricoltori di Campagna Amica”.

La birra italiana piace sempre più all’estero

L’Italia non è solo la patria del vino, ma anche della birra. La birra italiana piace sempre di più all’estero e volano le esportazioni, con una crescita del 27% in quantità nel 2015 rispetto al 2014 e quasi la metà della spedizioni dirette nel Regno Unito, dove nei pub è sempre più diffusa la presenza delle produzioni artigianali tricolori.

Questi dati in un certo senso strepitosi emergono da un’analisi della Coldiretti, elaborata sui dati Istat relativi ai primi cinque mesi del 2015. Coldiretti sottolinea come a questo boom della birra italiana abbia contribuito in maniera determinante Expo 2015.

Il mercato inglese è sicuramente importante, ma non l’unico per la birra italiana. L’offerta dei nostri birrifici soddisfa infatti le esigenze di consumatori in Paesi che, rispetto al nostro, hanno una tradizione birraria molto forte e consumi pro capite annuali importanti, come la Repubblica Ceca con 144 litri a testa, l’Austria (107,8), la Germania (105), l’Irlanda (85,6), il Lussemburgo (85) o la Spagna (82). L’Italia si ferma a 29 litri.

Secondo Coldiretti, “si tratta di un risultato che si è progressivamente consolidato con le esportazioni di birra italiana nel mondo che sono triplicate negli ultimi dieci anni, in netta controtendenza rispetto alla crisi. A sostenere le esportazioni è infatti anche il boom nella produzione artigianale di birra made in Italy e nell’evoluzione di aziende agricole che rappresentano l’autentica espressione del Made in Italy”.

Oltre a contribuire all’economia – prosegue Coldiretti -, la birra italiana artigianale rappresenta anche una forte spinta all’occupazione, soprattutto tra gli under 35 che sono i più attivi nel settore con profonde innovazioni che vanno dalla certificazione dell’origine a chilometri zero al legame diretto con le aziende agricole, ma anche la produzione di specialità altamente distintive o forme distributive innovative come i brewpub o i mercati degli agricoltori di Campagna Amica”.

Italia a tutta birra artigianale

Che quella della birra artigianale, in Italia, sia passata dall’essere una moda a una vera nicchia economica in crescita, lo dicono i numeri. Nello specifico, quelli emersi a Roma in occasione dell’incontro MicroMaxi, i mille volti della birra, promosso nei giorni scorsi dal Corpo Forestale dello Stato.

Ebbene, i dati della birra artigianale italiana parlano di 30 milioni di litri prodotti nel 2014 e di quasi 600 microbirrifici censiti su tutto il territorio nazionale. Solo 10 anni fa erano circa 30. Un’onda lunga che ha dato lavoro a diverse migliaia di persone, soprattutto giovani sotto i 35 anni, la tipologia più diffusa alla guida dei microbirrifici italiani.

Ma i numeri della birra artigianale italiana sono anche altri. In Italia sono oltre 30 milioni i consumatori di birra, con un consumo pro capite di soli 29 litri, staccatissimi da altre nazioni come Repubblica Ceca (144 litri), Austria (107,8), Germania (105), Irlanda (85,6), Lussemburgo (85) e Spagna (82).

Inoltre, la produzione di birra artigianale italiana spinge anche l’export; nel periodo gennaio-ottobre 2014 le esportazioni di birra artigianale italiana all’estero sono cresciute del 13% in quantità. Il principale mercato è quello del Regno Unito e dei suoi pub, che assorbe quasi la metà delle esportazioni.

Ma quella della birra artigianale è anche una filiera, sostenuta in primo luogo dalle coltivazioni nazionali di orzo; nel 2014 la produzione di questo cereale fondamentale per la realizzazione della birra artigianale è stata di circa 860mila tonnellate, distribuite su una superficie produttiva di circa 226mila ettari.