Codacons: estendere i blitz anti evasione

Nei primi quattro mesi del 2012 la Guardia di Finanza ha scoperto circa 650 milioni di euro di Iva evasa. Il Codacons plaude all’azione delle forze dell’ordine, ma è evidente che quello che è stato fatto finora non basta se si considera che per la Corte dei Conti sull’Iva vi è una evasione del 36%, di gran lunga la più elevata tra i grandi Paesi europei, con l’eccezione della Spagna.

Se si vuole combattere seriamente l’evasione, il Governo Monti deve cambiare il meccanismo che consente a professionisti ed artigiani disonesti di evadere con la complicità del consumatore, grazie allo sconto sulla prestazione. Innumerevoli le possibili soluzioni, a cominciare da un diverso sistema di detrazioni fiscali.

Il Codacons chiede, inoltre, che i blitz della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle entrate non si limitino agli esercizi pubblici come locali notturni, ristoranti e alberghi, ma si estendano anche ad idraulici, elettricisti, meccanici, gommisti, carrozzieri, architetti, avvocati …. insomma artigiani e professionisti vari. In particolare l’associazione di consumatori ricorda che, avendo il decreto Salva Italia codificato la prassi di eseguire “gli accessi in borghese”, è indispensabile che gli agenti si fingano normali clienti di questi artigiani.

Basterebbe recuperare il 10% dell’evasione sull’Iva per scongiurare l’aumento previsto ad ottobre.

Fonte: agenparl.it

Vedi Napoli e poi evadi

di Davide PASSONI

Ci risiamo. La Guardia di Finanza si è rimessa i costumi di scena ed è tornata sul palcoscenico e sotto i riflettori per un’altra operazione “spettacolare” contro i furbetti dello scontrino. Dopo i blitz dei mesi scorsi nelle località più “in” del Nord, da Cortina a Portofino, e nei locali ed esercizi della Milano da bere, questa volta è toccato al Sud, a Napoli.

Li avevano invocati, il governatore del Veneto Luca Zaia altri esponenti leghisti, controlli spettacolari ed efficaci anche al Sud. Eccone uno di tutto rispetto, per la città interessata e per i risultati sconcertanti ottenuti. Un blitz per scoprire che cosa? L’acqua calda fiscale, ovvero che l’Italia è veramente unita almeno quando si tratta di uccellare il fisco.

I numeri del blitz partenopeo parlano chiaro. I militari hanno effettuato controlli nelle zone dei mercati (Sanità – Pignasecca – Sant’Antonio Abate – Sant’Anna a Capuana) e in quelle a più alta vocazione commerciale (Vomero – Chiaia – via Toledo – corso Umberto I). Su 386 esercizi commerciali controllati, 317 sono risultati irregolari, tanto che l’82% di loro, di fatto non adempiva agli obblighi fiscali previsti dalla vigente normativa. Nel mercato di Sant’Anna a Capuana, con l’arrivo dei finanzieri gli incassi sono nettamente aumentati: su circa 50 ambulanti presenti, 40 di loro erano privi del misuratore fiscale e, all’arrivo dei militari, si è registrata una variazione media degli incassi del 133%, con un picco del 985%.

E vogliamo parlare delle auto? Su 35 veicoli controllati, 8 sono risultati intestati a persone fisiche o imprese con un reddito totalmente non in linea con il valore del veicolo. Basti dire che gli intestatari di una Porsche Carrera e di una Audi A5 non hanno mai presentato la dichiarazione dei redditi.

Occhi puntati anche sulla movida. Nelle ore serali e notturne sono stati eseguiti controlli in 30 esercizi commerciali: su 261 lavoratori intervistati, 34 sono risultati irregolari. Nei confronti di 5 locali sarà avanzata la proposta di sospensione dell’attività per gravi irregolarità in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.

E visto che siamo a Napoli, tolti gli abiti borghesi e rimessa la divisa, alcune pattuglie hanno dato attuazione nel centro della città a una serie di attività per contrastare e prevenire l‘abusivismo commerciale, la contraffazione dei marchi, tutelare la sicurezza prodotti e del made in Italy e combattere la vendita di sigarette di contrabbando.

Insomma, dove vai vai la storia è sempre la stessa. Del resto, quali che siano le ragioni storiche o antropologiche (se ci sono….), un dato resta certo: vista la qualità dei controlli e la natura delle sanzioni, c’è chi si fa due conti e ne deduce che, alla fin fine, perché non provarci? Conviene di più non dichiarare che farsi ammazzare di tasse. Fino a quando la musica cambierà. Speriamo che questo sia solo il preludio di una bella sinfonia “eroica” contro i furbetti dello scontrino.