Sostituzione climatizzatore, quale bonus posso sfruttare?

In Italia c’è una giungla di bonus e spesso i contribuenti fanno fatica a capire quali agevolazioni fiscali possono sfruttare e se vi è la possibilità di ottenerne. Questo è ciò che è capitato a un contribuente che ha chiesto delucidazioni all’Agenzia delle Entrate in merito ai bonus da sfruttare per la sostituzione del climatizzatore.

Quali bonus/agevolazioni fiscali sfruttare per la sostituzione del climatizzatore?

Un contribuente ha chiesto all’Agenzia delle Entrate “Devo sostituire il climatizzatore nella mia abitazione con un impianto dotato di pompa di calore. Vorrei capire se posso richiedere la detrazione per manutenzione straordinaria del 50% o quella per la riqualificazione energetica del 65%.

Il dubbio nasce dal fatto che la normativa italiana attualmente in vigore per il settore “casa” prevede la possibilità di sfruttare diversi bonus che permettono di ottenere detrazioni fiscali con percentuali diverse. Ad esempio chi esegue ristrutturazioni che consentono di recuperare almeno due classi energetiche può ottenere il Superbonus con percentuale di detrazioe al 90% nel 2023.

In alternativa è possibile ottenere il bonus ristrutturazione con percentuale di agevolazione fiscale al 50%, oppure il bonus per la riqualificazione energetica che consente di ottenere fino al 65% di detrazione. Dal punto di vista pratico cambia quanto si può realmente ottenere come risparmio di imposta, naturalmente se non vi è capienza fiscale, tutto è inutile.

Nel caso in questione a fornire chiarimenti in merito è l’Agenzia delle Entrate che ha fornito risposta al quesito tramite la rubrica sul sito FiscoOggi.

Detrazione al 65% in casi particolari per la sostituzione del climatizzatore

L’Agenzia sottolinea che “La sostituzione, integrale o parziale, del vecchio impianto di climatizzazione con un climatizzatore a pompa di calore rientra, in generale, tra gli interventi finalizzati al conseguimento di risparmio energetico” di conseguenza si può ottenere la detrazione prevista dall’articolo 16-bis, lettera h) del Tuir che consente di ottenere il 50% della spesa sostenuta per una spesa massima di 96.000 euro.

Specifica, inoltre, che nel caso in cui il nuovo impianto di climatizzazione presenti determinate caratteristiche tecniche l’intervento di sostituzione può rientrare tra quelli per i quali è prevista la detrazione del 65% delle spese sostenute, nel limite massimo di 30.000 euro.

Per rientrare in questa categoria l’impianto deve rispettate le condizioni tecniche previste nella tabella 1 dell’allegato F al decreto interministeriale del 6 agosto 2020. Risulta inoltre utile consultare la guida dell’Enea “Pompe di calore ad alta efficienza, sistemi geotermici a bassa entalpia o scaldacqua a pompa di calore”.

Specifica infine l’Agenzia che naturalmente non è possibile avvalersi di entrambe le agevolazioni per lo stesso lavoro.

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Quando è inefficace la cessione del credito da bonus fiscali?

La cessione del credito da bonus fiscali rappresenta una scelta che molti cittadini in Italia fanno al fine di beneficiare delle agevolazioni che sono previste per i lavori edilizi e non solo. Per esempio, attualmente ci sono i bonus fiscali per i lavori di recupero del patrimonio edilizio e per gli interventi che sono finalizzati all’incremento dell’efficienza energetica con l’ecobonus e con il più recente superbonus 110%.

Così come c’è pure il cosiddetto sismabonus, il bonus facciate e gli sconti di imposta che sono previsti pure per l’installazione di infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici e per l’installazione di impianti solari fotovoltaici. Per questi bonus fiscali il contribuente può optare per la detrazione in sede di dichiarazione dei redditi, oppure cedere il credito e, almeno sulla carta, sfruttare il bonus subito senza attendere cinque anni così come è previsto, per esempio, per il superbonus 110%. Pur tuttavia, quando è inefficace la cessione del credito? O quando comunque a conti fatti non conviene?

Cessione del credito da bonus fiscali, ecco gli aspetti da valutare con attenzione

La domanda è d’obbligo in quanto sulla cessione del credito bisogna fare attenzione a tutti i costi ed alle spese che sono connesse all’operazione. Per il credito fiscale legato ai bonus di Stato, infatti, si parla di cessione del credito al miglior offerente, ovverosia alla banca che offra per la cessione un credito reale quanto più possibile vicino a quello nominale. Sul credito che si vuole cedere, infatti, l’istituto di credito applicherà sempre una percentuale di sconto, e nella maggioranza dei casi applicherà pure delle spese sia per l’istruttoria, sia per la gestione della pratica.

Di conseguenza, prima di valutare la cessione del credito è bene farsi quattro conti andando peraltro a valutare ed a stimare la capienza fiscale che è attesa per i prossimi anni. E questo perché, avendo capienza fiscale, il credito fiscale spalmato su più anni si recupera tutto pagando meno tasse, mentre con la cessione a terzi, ovverosia ad una banca, l’istituto di credito potrebbe anche consigliare, se non imporre, pure l’apertura di un conto corrente connesso e dedicato all’operazione.

Come evitare che la cessione del credito fiscale sia poco vantaggiosa

Per evitare che la cessione del credito fiscale sia inefficace, o che comunque sia a conti fatti poco vantaggiosa, si può optare per la cessione parziale. In questo modo una quota del bonus fiscale si incasserà subito, e la rimanenza si potrà andare anno dopo anno a scalare dalle tasse da pagare in sede di presentazione della dichiarazione dei redditi.

Se tra lo sconto applicato dalla banca, ed i costi di istruttoria e di gestione della pratica, la cessione del credito è davvero poco vantaggiosa, allora in alternativa si potrebbe optare per l’accesso ad un finanziamento che, considerando che attualmente i tassi di interesse sono bassi, potrebbe paradossalmente rivelarsi più vantaggioso. In questo modo, ripartito in 5 anni a patto di avere capienza fiscale, il credito di imposta anziché cederlo potrà essere pienamente scontato in dichiarazione dei redditi. E nel frattempo, grazie al finanziamento, il contribuente avrà la liquidità necessaria per coprire il costo dei lavori.

Bonus fiscali casa: quali rimangono, quali spariscono

I bonus fiscali che riguardano la casa disposti dal Governo sono molti, ma alcuni sono destinati a scadere a fine 2017.

Ad esempio, dall’1 gennaio 2018, non ci saranno più sconti per chi acquista e poi affitta immobili a canone concordato. Ora la deduzione prevista è del 20%, in caso di acquisto, costruzione o ristrutturazione di unità immobiliari da destinare alla locazione. Possono essere portati in deduzione, sempre al 20%, anche gli interessi passivi sui mutui stipulati per l’acquisto delle stesse unità immobiliari.
A questo proposito, l’aliquota agevolata della cedolare secca in caso di contratti a canone concordato passerà con il nuovo anno dal 10% al 15%.

Con la fine dell’anno, inoltre, dovrebbe sparire la possibilità di detrarre in dieci anni dall’IRPEF il 50% dell’IVA pagata per acquisti di case dal costruttore. Qui è prevedibile una proroga della misura, vista la sua importanza nel dare una spinta al mercato immobiliare e ad aiutare le imprese costruttrici a smaltire l’invenduto.

Il 31 dicembre 2017 il bonus ristrutturazioni, a meno di nuove proroghe, smetterà di essere al 50% e la detrazione fiscale scenderà al 36% su una spesa massima di 48mila euro (invece di 96.000).
Stessa sorte per l’Ecobonus: per gli interventi di riqualificazione energetica la detrazione al 65% non sarà più applicabile e ai lavori finalizzati all’efficienza energetica verrà applicata una nuova agevolazione con uno sconto fiscale al 36%.

Vera MORETTI