Fiat a tutta velocità negli USA

 

IERI

Delitto Melania Rea:  sarebbe stato un rapporto sessuale negato il movente alla base del delitto di Melania Rea, uccisa con 35 coltellate in un boschetto a Ripe di Civitella il 18 aprile del 2011. Quello di Salvatore Parolisi sarebbe stato dunque un delitto d’impeto, maturato nell’ambito di un rapporto in cui la donna ricopriva il ruolo di figura dominante, provocando enorme frustrazione nel marito. Sono queste le motivazioni della sentenza con cui il Gup del tribunale di Teramo, Marina Tommolini, ha condannato all’ergastolo il caporalmaggiore Salvatore Parolisi. Ci sarebbe dunque un “ennesima umiliazione” alla base di un delitto efferato: sentendosi rifiutato, Parolisi avrebbe colpita Melania con il coltello a serramanico che aveva in tasca.

Pranzo Renzi-Bersani:  un tête à tête nel privè del ristorante Grano di Roma, in Piazza Rondanini, a metà strada tra Camera e Senato. Pierluigi Bersani e Matteo Renzi si sono concessi un menù a base di carne e vino rosso per discutere del futuro politico del Pd. Gli ex sfidanti alle Primarie del Partito Democratico hanno concordato un patto che vedrà il sindaco di Firenze in prima linea nella campagna elettorale del segretario di partito; e a proposito di liste, Renzi avrà circa una cinquantina di suoi in Parlamento. Ma Matteo non si muoverà da Firenze: “voglio continuare a fare il sindaco” almeno “per i prossimi due mesi”. Fedeltà alla parola data, ribadisce Renzi su Twitter.

Pato parte per il Brasile: la notizia già circolata da tempo ha ricevuto la sua conferma ufficiale ieri sera: Alexandre Pato è stato venduto al Corinthians per 15 milioni di euro. “A.C. Milan comunica di aver ceduto a titolo definitivo Alexandre Pato al Corinthians Sporting Club” fa sapere Milanello nel comunicato stampa. E a proposito del Papero, il Cavaliere aveva commentato “Pato purtroppo ha denunciato la volontà di tornare in Brasile per 1 0 2 anni, promettendo di tornare al Milan”. Il calciatore era stato acquistato dal club rossonero nell’estate del 2007, a soli 17 anni, per 22 milioni di euro.

OGGI

Fiat a tutta velocità negli USA: Fiat-Chrysler ha chiuso il 2012 con un incremento pari al 21% delle vendite salendo a quota 1,65 milioni di veicoli venduti nel mercato statunitense. A dicembre 2012 l’aumento delle vendite si attestavano al 10%, con 152.367 vetture vendute negli Stati Uniti, segnando il miglior risultato dal 2007. La quota di mercato del gruppo negli Usa è salita l’anno scorso all’ 11,2% dal 10,5% del 2011. Ottime anche le performance del Lingotto in terra Carioca: il gruppo torinese ha chiuso il 2012 al primo posto del maggior mercato sudamericano, con circa 838 mila immatricolazioni, facendo crescere la quota di mercato dal 22 al 23,1%.

DOMANI

Saldi al via in tutta Italia: da nord a sud, è febbre da shopping a partire da domani mattina, o almeno si spera. Dopo il debutto anticipato della stagione degli sconti in Sicilia, Campania e Basilicata  adesso tocca alle altre regioni d’Italia, Milano in testa con lo shopping a 5 stelle di Montenapoleone e Via della Spiga, che attirerà nel capoluogo meneghino migliaia di turisti stranieri. I saldi proseguiranno fino al prossimo 19 febbraio, mentre le Associazioni in difesa dei consumatori stilano i decaloghi per non rimanere ‘saldati’.

Serie A in campo: si comincia con Catania Torino – alle 18 allo Stadio Angelo Massimino – e si prosegue con Lazio Cagliari in programma alle 20.45 all’Olimpico. Per la squadra di Petkovic il match appare decisivo, anche se non sarà facile insidiare la Juventus, regina della classifica con 44 punti. Nessun avversario, finora, è sembrato in grado di stroncare la palla veloce dei bianconeri.

Alessia CASIRAGHI

Regista napoletano accoltellato in Brasile

 

Tito Piscitelli era un regista napoletano che 4 anni fa aveva deciso di cambiare vita e partire come volontario per un’organizzazione umanitaria in Brasile. A Salvador de Bahia l’uomo, 42 anni, si occupava della difesa dei diritti dei bambini nelle favelas. Poi una notte, quella del 24 novembre scorso, viene ritrovato esanime in una pozza di sangue in un vicolo stretto di Bahia, nelle sue favelas.

La prima pista che battono gli investigatori è quella della rapina finita male: l’uomo era stato trovato in strada senza più soldi, oggetti e documenti di identità. Qualche giorno fa invece il colpo di scena: a uccidere Tito è stata una mano che lui conosceva, quella di Thiago Sousa Santos, 22 anni, venditore ambulante di Bahia, che ha sferrato il colpo mortale alla gola del volontario in seguito a una lite.

A incastrare Thiago Sousa Santos sono state le telecamere, quelle installate lungo Ladeira dos Aflitos, il vicolo dove si è consumato il delitto e quelle per il videocontrollo montate all’interno dei negozi di elettronica dove il giovane brasiliano era andato a fare acquisti utilizzando la carta di credito del volontario napoletano.

Poco prima infatti che i familiari di Tito Piscitelli bloccassero dall’Italia la sua carta di credito, il brasiliano si era concesso un discreto shopping: televisori, stereo, computer, telefoni cellulari e dvd.

 

L’Italia val bene un tram

 

IERI

Sophia Loren per il Calendario Pirelli: un omaggio a una delle donne icone dell’italianità alla presentazione dell’edizione 2013 del Calendario Pirelli The Cal. A fare da madrina al Pier Maua di Rio de Janeiro è stata infatti Sophia Loren, che ha presentato in anteprima i 34 scatti firmati da Steve McCurry, il fotoreporter famoso in tutto il mondo per aver immortalato a 17 anni di distanza  Sharbat Gula, la giovane donna dagli occhi verdi in un campo profughi in Afghanistan. Il calendario, attraverso i corpi e gli sguardi delle modelle più famose al mondo, la trasformazione sociale ed economica di un Paese, come il Brasile, che si prepara a diventare una fra le potenze economiche mondiali. Tra le modelle ritratte Isabeli Fontana, Adriana Lima con pancione (è incinta del secondo figlio), e ancora l’attrice Sonia Braga e la cantante Marisa Monte. “L’America Latina rappresenta un terzo degli affari di Pirelli con 10.000 persone coinvolte. McCurry è riuscito a prendere l’anima di un Paese che in questi anni ha attraversato grandi cambiamenti” ha commentato Tronchetti nel corso della preentazione del calendario.

Ilva nuovi arresti: dopo gli scioperi di ieri, prosegue la bufera giudiziaria sull’Ilva di Taranto. Indagati nell’inchiesta anche il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano e don Marco Gerardo, segretario particolare dell’ex arcivescovo di Taranto Benigno Papa. Per il sindaco l’ipotesi di reato è omissione in atti d’ufficio, mentre per il sacerdote l’accusa è di false dichiarazioni ai pm. E l’attesa è per domani  “quello di giovedì – ha già fatto sapere Corrado Clini, ministro dell’Ambiente – non sarà un incontro interlocutorio. Contiamo di uscire con un provvedimento, lavoriamo a un decreto per l’applicazione dell’Aia. Stiamo lavorando con Monti e i ministri ad una soluzione per l’applicazione dell’Aia, unica strada per il risanamento”.

Firenze sommersa dall’acqua: nel pomeriggio di ieri un violento temporale ha fatto scattare l’allarme a Firenze. La pioggia di due ore ha fatto cadere sulla città 64 cm di acqua, mentre c’è timore per quanto riguarda il torrente Mugnone. Il sindaco del capoluogo toscano, nonchè candidato alle Primarie del Pd, lancia la sua accusa alla Regione “è evidente che dalla Regione abbiamo avuto un’allerta sbagliata, perchè nei comunicati che ci sono arrivati la criticità era definita ordinaria. Ora resta lo stato di allerta ma solo a scopo precauzionale” ha dichiarato Matteo Renzi, chiosando “come si dice a Firenze meglio aver paura che buscarne”.

OGGI

Nomine Rai:  giri di poltrone nelle reti del servizio pubblico. Luigi Gubitosi, direttore generale della Rai, ha comunicato al cda i 4 nomi proposti per le direzioni di reti e tg: Mario Orfeo per il Tg1, Giancarlo Leone per Rai1,  Angelo Teodoli per Rai2 e Andrea Vianello, conduttore di Agorà, per Rai3. Domani si voteranno i successori alle poltrone più ambite della tv italiana, nomine che saranno effettive a partire dal 1 gennaio 2013.

Telecom rinuncia a Sawiris: la più grande azienda di telecomunicazione italiana si prepara a declinare l’offerta di Naguib Sawiris, il magnate egiziano ex proprietario di Wind che qualche settimana fa si era detto interessato a partecipare ad un aumento di capitale. Sawiris era pronto ad investire una cifra tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro, scatenando però le perplessità e malumori dei grandi soci di Telco, la holding che controlla il gruppo col 22,4%.  Sawiris, contrario allo scorporo della rete, si sarebbe già escluso proponendo una ricapitalizzazione a prezzi di mercato, intorno a 0,7 euro. Il magnate egizio non ha parlato di un aumento di capitale riservato che, se fosse realizzato per i 3 miliardi ipotizzati e alle quotazioni di mercato, gli consentirebbe di diventare il nuovo azionista di riferimento con una quota del 25%. Operazione, comunque, del tutto impraticabile, dal momento che Telco ha in carico le azioni a 1,5 euro e non potrebbe far spazio a un nuovo socio sotto quel livello.

Medusa in arrivo: ha il nome della crudele figura mitica greca il nuovo ciclone che si abbatterà a partire dalle prossime ore su Liguria, Piemonte, Veneto, Friuli, Toscana, Lazio e Campania. La Protezione civile ha lanciato l’allerta, dopo la violenta bomba d’acqua che si è abbattuta ieri su Firenze; in Liguria dove, a causa di una frana in una frazione nella zona di Ventimiglia , 100 persone sono rimaste isolate mentre a Genova il sindaco terrà chiuse le scuole a scopo preventivo.

DOMANI

Italia in sciopero: si preannuncia una due giorni di fuoco per i trasporti pubblici in Italia. Confermato lo sciopero previsto per giovedì 29 per autobus, tram e metropolitane, mentre venerdì 30 sarò la volta dei treni e delle linee ferroviarie che si fermeranno per 24 ore. Le agitazione sono indette dal sindacato Cobas-Cub, e riguarderanno con fasce orarie differenti, tutte le città italiane. Non saranno esenti dallo sciopero nemmeno il trasporto aereo, nonché i collegamenti marittimi con le isole minori, che per l’intera giornata di venerdì saranno a rischio.

#Cinema1 Cosimo e Nicole: una storia d’amore nata fra gli scontri e le dure repressioni della polizia durante il G8 di Genova del 2011. Parte da una pagina della cronaca recente (anche se sono trascorsi ormai 10 anni da quell’estate) per raccontare una passione nata per caso, tra un ragazzo italiano che soccorre una giovane manifestante  francese colpita alla testa da un poliziotto. Cosimo e Nicole trovano lavoro a Genova presso il service musicale di Paolo, ma quando un immigrato clandestino, lavorando all’assemblaggio di un palco, rimane vittima di un incidente, i due decideranno di cambiare le loro vite. Presentato all’ultimo Festival Internazionale del Film di Roma, la pellicola pesca a piene mani dalle vicende di cronaca italiane, per sublimare in una relazione a due una storia di carattere sociale.

#Cinema2 Le 5 leggende: non si tratta dell’ennesima veste ironica dei 5 (ormai ex) candidati alle Primarie del Pd, ma dei protagonisti del nuovo film natalizio della DreamWorks. Loro sono Babbo Natale, la Fatina dei denti, il Coniglio di Pasqua e Sandman e il loro compito è di proteggere i bambini di tutto il mondo. Ma l’Uomo Nero (Pitch) cerca di seminare la paura nelle menti dei più piccoli, trasformando i loro sogni d’oro in incubi neri come la pece. Per fermarlo, le 4 leggende dovranno chiedere aiuto al quinto “guardiano”: Jack Frost.

#Cinema3 Itaker – Vietato agli italiani: cast d’eccezione per la pellicola che porta la firma di Toni Trupia. In una gelida Germania industriale degli anni ’60, trovano lavoro molti, “Itakers” tono dispregiativo con cui vengono definiti immigrati italiani e turchi. Michele Placido interpreta il perfido boss locale, mentre Francesco Scianna presta il volto a un padre di famiglia che accoglierà il piccolo Pietro, rimasto orfano a seguito della morte improvvisa della madre, conosciuto nel corso del lungo viaggio verso la terra promessa.

 

Alessia CASIRAGHI

L’Italia si prepara a conquistare il Brasile

Solitamente, il Paese ospitante di un evento sportivo di portata mondiale, come il Campionato del mondo di calcio o le Olimpiadi, investe molte risorse in un vero e proprio restyling, sperando che ciò possa portare benefici anche a lungo termine.

Il Brasile a questo proposito, si appresta a vivere i prossimi anni sotto i riflettori, poiché i prossimi Mondiali del 2014 e le Olimpiadi del 2016 avverranno proprio lì, in terra carioca.
Ma , a quanto pare, gli interventi previsti potrebbero coinvolgere anche l’Italia.

Il Governo brasiliano, infatti, ha deciso d’inserire, in occasione di questi due eventi mondiali, un pacchetto di sviluppo infrastrutturale e sociale dei 26 Stati che compongono la federazione, pari a 60 miliardi di dollari.
E se si considera che, in fatto di infrastrutture, automazione stradale, telematica e modernizzazione degli aeroporti, il Made in Italy ricopre un posto di assoluto primo piano, potrebbero essere molte le imprese italiane a distinguersi.

Anche prima di questi due eventi di portata internazionale il Brasile rappresentava una meta importante per l’esportazione dei prodotti italiani, ma d’ora in poi lo sarà ancora di più: per questo, la CCIB, la Camera di Commercio Italo-brasiliana, invita le Imprese italiane interessate a esportare nelle diverse forme il loro Made in Italy e a porre attenzione a questo scenario.

Le cifre, d’altro canto, sono da capogiro, e da sole fanno capire quanto l’occasione sia ghiotta: sono previsti investimenti complessivi diretti per 35 miliardi e indiretti per 50 miliardi di dollari, creando una crescita del PIL dello 0,4%, con una movimentazione di turisti internazionali stimati in 600.000 e di turisti brasiliani stimati in 3.000.000, con la previsione di 332.000 nuovi posti di lavoro e altri 381.000 posti di lavoro a tempo determinato.

Se poi consideriamo il futuro a medio termine, con le Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016, le opportunità per le Imprese italiane sono molteplici, purché le aziende siano strutturate e adeguatamente supportate e indirizzate.

Per potersi orientare, il primo passo è senz’altro il sito della CCIB, dove già da ora sono evidenziate iniziative e dedicate alcune pagine alle società sportive ove esercitano la loro attività i maggiori players brasiliani, anche con l’obiettivo di contribuire a creare quel clima favorevole e positivo che da sempre rappresenta un evento sportivo.

Vera MORETTI

La filiera fa la forza del Made in Italy

di Alessia CASIRAGHI

Ai nastri partenza della Settimana della Moda milanese, che debutta quest’oggi, Infoiva ha chiesto a Michele Tronconi, Presidente di Sistema Moda Italia quale sia il segreto del successo di un settore, come quello della moda italiana e dell’abbigliamento, apprezzato e invidiato in tutto il mondo. Tante piccole aziende, che se da un lato rappresentano un omaggio alla tradizione e all’artigianalità, dall’altro sono la vera forza intrinseca dei capi che vediamo rinnovarsi di anno in anno sulle passerelle di tutto il mondo.

Oggi debutta la Milano Fashion Week: i capi che vedremo in passerella e che faranno il giro del mondo sono però sola la punta dell’iceberg di un’industria, quella della moda, che in Italia è fatta non solo di grandi maison ma da tantissimi piccoli imprenditori, artigiani e artisti. E’ questo il segreto del suo successo?
Il suo segreto è racchiuso nel fatto di essere ancora una filiera: in Italia sono presenti tutte le componenti che concorrono alla realizzazione di un prodotto finito. Un prodotto che ha elevate componenti simboliche e di gusto, caratterizzato da una continua innovazione, in linea con il cambio delle stagioni, che portano al cambiamento del guardaroba. Ma per arrivare al prodotto finito, celebrato attraverso liturgie particolari come le sfilate, il punto di partenza è sempre la materia prima. Il nostro settore, quello della moda e del tessile, ha vinto sulla saturazione della domanda, che caratterizza tutti i settori economici maturi, grazie all’innovazione di prodotto e grazie alla moda stessa, che è una costruzione sociale che richiede continua propositività e che spinge il consumatore a desiderare il prodotto nuovo, anche se il suo armadio è già pieno. Il nostro è un settore che si è specializzato per rispondere alle esigenze che si susseguono di stagione in stagione: non è un caso che nella filiera del tessile e dell’abbigliamento continuino a esistere piccole imprese specializzate, è da loro che deriva la forza complessiva del settore. Una forza che si basa però allo stesso tempo sulla fragilità di ogni singolo elemento, fragilità che deriva dal fatto di non essere mai importante né per i propri clienti né per i propri fornitori. Esiste un ciclo di vita delle aziende incessante, è l’altra faccia della medaglia, le sfilate sono la punta dell’iceberg di questa fragilità strutturale.

Il bilancio del primo semestre del 2012 parla di un calo generalizzato del settore del tessile in Italia. Quali sono le maggiori difficoltà cui si trovano a far fronte gli imprenditori della moda?
La fragilità odierna non è settoriale ma endemica e dovuta a una crisi di carattere macroeconomico: dalla cattiva finanza americana sui debiti sovrani alla debolezza dell’Euro, una crisi che atterra sull’economica reale, generando crisi di domanda e crisi di consumi. Il calo di fatturati del nostro settore si spiega in un orizzonte più ampio. La domanda interna si è fortemente ridotta, la pressione fiscale si è fatta sentire fin dall’ingresso dell’Euro, ma adesso si avverte in misura maggiore anche in tante imposte indirette: il caso più eclatante è quello della benzina. L’aumento del costo di un bene riduce la possibilità di spesa su altri beni. Il forte calo dei consumi colpisce anche il tessile abbigliamento perchè ha come conseguenza diretta una riduzione e una frammentazione dei volumi produttivi, sia sull’artigianato che sull’industria, con la conseguenza che le imprese non riescono sempre a coprire i costi produttivi. Un altro problema riguarda la contrazione del credito, non solo delle banche, ma anche tra gli imprenditori: il rispetto delle scadenze nei pagamenti fra aziende e fornitori diventa sempre più difficile. Quello che fa un po’ specie è vedere come anche le aziende di grandi dimensioni, che dovrebbero avere le spalle più coperte, non sempre comprendano la necessità e l’importanza di sostenere le realtà più piccole e con esse la filiera stessa, allineando le condizioni di pagamento alle condizioni europee. Da ultimo si aggiunge il problema dell’aumento dei costi di produzione, indotto dalla fiscalità crescente e dall’ incremento del costo dell’energia, che penalizza la filiera italiana e dilata ulteriormente il differenziale negativo dell’industria italiana su i competitor più lontani, come Cina e Turchia, ma anche quelli più vicini come Germania e Francia. Se si produce di meno, viene da sè che si contrae anche la nostra capacità esportativa.

Quali sono attualmente i Paesi dove si esporta maggiormente?
Le nostre esportazioni continua a crescere in Cina, anche se rappresentano ancora una piccola fetta rispetto al valore che importiamo: la Cina è il nostro principale fornitore sia di tessile che di abbigliamento, ed è solo il nostro 12mo cliente, anche se sta salendo in graduatoria con un ritmo molto sostenuto dall’inizio del 2012. In Cina esportiamo più tessile che abbigliamento: il tessile ha registrato quest’anno una crescita del 20-22% rispetto allo stesso periodo del 2011, mentre le importazioni dalla Cina sono diminuite della stessa percentuale nel medesimo periodo. Poi c’è la Russia, seguita da Paesi molti interessanti come il Brasile e l’America Latina stessa, dove però è più facile esportare quando si ha un brand molto noto, meno facile invece quando si tratta di middle brand, perché occorre superare lo scoglio di dazi molto elevati: in Brasile parliamo di una media del 35% per capi di abbigliamento.

I mercati BRIC continuano a rappresentare un’ancora di salvezza per l’export e il fatturato del tessile italiano?
Oltre al già citato Brasile, un mercato molto interessante è quello dell’India, anche se la moda italiana fa ancora fatica a penetrare per una questione prettamente culturale: paradossalmente in India si esporta più facilmente la calzatura italiana che non l’abbigliamento. L’export italiano non guarda soltanto ai Bric ma anche i Next Eleven – Bangladesh, Egitto, Indonesia, Iran, Messico, Nigeria, Pakistan, Filippine, Turchia, Corea del Sud e Vietnam – che stanno crescendo a ritmo sostenuto. Fra i Paesi dell’America Latina, grande attenzione è posta sul Messico, un Paese che nonostante venga spesso ritratto dai media come caratterizzato da un alto taso di criminalità è interessato da un fortissimo sviluppo economico, e ancora il Cile e l’Argentina. Tutti Paesi che crescono ad una velocità raddoppiata rispetto alla vecchia Europa.

I buyers stranieri sono indirizzati per lo più verso produzioni di altissimo livello o ad attirare l’attenzione è anche la produzione di medio livello?
I nostri sono prodotti desiderabili sia per chi ha un alto tenore di vita, quindi rivolti al comparto lusso, sia per la classe media, che in Paesi come quelli prima citati cresce a ritmo sostenuto, e desidera avere un prodotto che evochi il sogno, che sia di buona qualità, continuamente innovato, perché gli aspetti simbolici sono quelli a cui si fa più attenzione nel momento in cui si esce da situazioni di precarietà e povertà.

Come si difende l’industria del tessile made in Italy dalla concorrenza, non solo a livello economico ma anche di filiera produttiva, dei Paesi asiatici?
Occorre cambiare la prospettiva: quando noi 10 anni fa ragionavamo di sostegno della nostra filiera, la questione principale riguardava la protezione della produzione italiana. Oggi le cose sono cambiate, oggi siamo chiamati a sostenere le nostre esportazioni in quei Paesi che 10 anni fa erano i nostri principali acquirenti. La Cina ne è l’esempio più lampante: da Fabbrica del mondo si è trasformata in grande mercato del mondo, e paradossalmente, per sostenere la nostra filiera oggi occorre creare prodotti che siano esportabili e vendibili in quei Paesi. Una cosa è rimasta costante nel tempo: la necessità di strumenti di trasparenza, l’indicazione di origine dei prodotti è importante sempre e ovunque. La Cina compra da noi solo quando il prodotto è autenticamente made in Italy; oggi dobbiamo pretendere che anche gli altri Paesi rispettino la piena reciprocità e trasparenza.

Secondo lei, quali soluzioni alternative potrebbe /dovrebbe adottare il Governo per salvaguardare un settore tradizionale e fondamentale dell’industria italiana, quasi identitario, come quello del tessile?
Per esportare di più occorre risolvere i problemi a casa nostra. All’Italia manca quella capacità a fare squadra, i problemi che stanno venendo a galla sono più grossi, e non riguardano solo il tessile e abbigliamento, ma visto che questo settore rappresenta ancora, per fortuna, un’industria di filiera, una maggior attenzione da parte dei grandi poteri andrebbe prestata. Occorrono interventi che agiscano sul conto economico delle imprese: prima di tutto ridurre il costo dell’energia, che è stratosferico ed è un problema solo italiano. Occorre poi ridurre la fiscalità sulle imprese, primo fra tutti il problema dell’Irap che penalizza tutte quelle aziende che presentano una forte incidenza della manodopera. La principale riforma di cui ha bisogno l’Italia in questo momento è fiscale: nell’attività produttiva a livello industriale non si assiste ad uno spostamento verso il sommerso, ma ad un annullamento dell’attività produttiva. Si tratta però di interventi che riguardano unicamente il Governo, non le parti sociali o gli imprenditori. Quando si ha a che fare con una filiera, come la nostra, composta per lo più da piccole realtà imprenditoriali, non ci si può aspettare che i piccoli risolvano i problemi dei grandi.

Ai BRICST piace la ceramica italiana

In tempi di crisi, rivolgersi ai mercati esteri può essere la giusta soluzione. Non fa eccezione la ceramica italiana, che ha registrato vendite in grande crescita in India e Brasile.

Per monitorare l’andamento di questi due mercati, Confindustria Ceramica ha organizzato un meeting a Sassuolo, avvenuto il 24 luglio, durante il quale sono state presentate due indagini conoscitive e di marketing, commissionate per l’India allo Studio Octagona e per il Brasile allo Studio Roncucci & Partners.

Si tratta di due ricerche finanziate da Cersaie Business, una convenzione stipulata dall’Associazione con la Regione Emilia-Romagna e mirano a valutare nuove possibilità di sbocchi commerciali e modalità operative per le aziende ceramiche su questi importanti mercati in fase di grande sviluppo economico.
Anche se, in realtà, gli osservati speciali sono tutti i paesi BRICST (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica e Turchia), come ha sottolineato Ruben Sacerdoti, Responsabile del Servizio Sportello regionale per l’Internazionalizzazione delle Imprese della Regione Emilia-Romagna, partner dell’iniziativa.

A presentare la ricerca riguardante l’India è stato Enrico Perego di Octagona, il quale ha illustrato la struttura del mercato edilizio indiano, soffermandosi poi sui principali produttori ceramici locali. Altri aspetti esaminati dall’indagine sono stati i principali distributori nell’industria indiana della ceramica, i cluster produttivi, le fasce di prezzo, i principali importatori e fiere di settore.

La seconda parte della ricerca, relativa al Brasile, è stata illustrata da Andrea Ligabue, Consigliere dell’Associazione, il quale ha spiegato come, nel giro di soli sei anni, la produzione brasiliana sia arrivata, partendo da 594 milioni di mq, a ben 844 milioni. Le esportazioni di ceramica italiana erano pari a 1 milione di dollari nel 2006 e sono diventate 4 milioni di dollari nel 2011. La quota degli italiani sull’import totale era dello 0,6% nel 2006 ed è arrivata all’1,7% nel 2011.

Giovanni Roncucci, infine, della Roncucci & Partners ha illustrato le evidenze della ricerca effettuata sul mercato brasiliano, nella quale ampio risalto viene dato al mercato delle piastrelle di ceramica, sia del punto di vista dei consumi che delle strategie di marketing.
Nell’indagine si illustrano le strategie di penetrazione nel mercato brasiliano e la potenziale evoluzione del consumo di ceramica nel paese sudamericano.

Vera MORETTI

Il tessile italiano fa scuola in Brasile

Il design e la moda Made in Italy sono sempre più apprezzati in tutto il mondo, e il Brasile non fa certo eccezione: proprio per questo un gruppo di 21 aziende tessili italiane volerà a San Paolo l’11 e il 12 luglio per partecipare a Premie’re Brasil, la più importante fiera sudamericana del settore. La manifestazione, che si tiene ogni sei mesi, è suddivisa in sei aree tematiche che spaziano dalla moda urbana a lane ai filati, dai materiali per costumi dal bagno fino ad arrivare ad accessori come bottoni e chiusure lampo.

Per la Fiera dedicata alle collezioni autunno-inverno 2013 si attendono circa 120 espositori da tutto il mondo; la presenza delle nostre imprese e’ coordinata dall’Istituto per il commercio estero (Ice), con il sostegno del consolato generale italiano.

Francesca SCARABELLI

Italia-Brasile: le pmi si giocano la partita più importante

 

Santa Caterina pensaci tu.

No, non è un ex voto verso qualche martire italiana, ma uno dei 27 Stati Confederati del Brasile con cui Regione Liguria, Liguria International e il Ministero dello Sviluppo Economico Italiano hanno firmato un importante accordo, un impegno che rappresenta un decisivo passo in avanti per le imprese italiane impegnate nel settore nautico.

“Il settore ha dei dazi doganali molto forti ma anche una grande volontà di collaborazione. Grazie all’intesa a Santa Caterina sarà possibile anche per le piccole e medie imprese italiane accedere ad agevolazioni e partnership con quelle locali, mentre a livello nazionale brasiliano si creeranno dei tavoli di lavoro che dovrebbero sfociare in nuovi accordi futuri” – ha commentato Emanuele Spadaro, export manager di Ucina (la Confindustria del settore) subito dopo la sigla.

L’intesa è stata promossa da Regione Liguria, che guida la delegazione italiana per il settore nautico, e Liguria International: “Tramite la Liguria si promuove tutta la capacità nazionale, attraverso decine di imprese che abbiamo portato qui a caccia di affari e questo tipo di avvenimenti può dare risultati concreti rilevanti” – è stato il parere di Franco Aprile, presidente di Liguria International.

Con questo passo, infatti, Italia e Brasile hanno intrapreso la costituzione di un polo nella regione di Santa Caterina (uno dei 27 stati federati brasiliani collocato nella porzione meridionale del Paese) e di un tavolo di lavoro permanente per lo sviluppo che agevolerà i cantieri e i mercati nautici della Penisola del Belpaese in uno dei mercati emergenti più interessanti del momento.

Vento in poppa!

 

Paola PERFETTI

Contro la crisi…beviamo vino!

di Vera MORETTI

Verona capitale del vino, almeno fino al 28 marzo, quando Vinitaly chiuderà i battenti.
Da domenica scorsa, infatti, è in corso la fiera dedicata al vino, dove, a farla da padrone, sono le bottiglie italiane.

Il bilancio del settore, secondo i dati presentati da Dino Scanavino, vicepresidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori, è del tutto positivo, perché “in una fase in cui la disoccupazione e’ a livelli altissimi nel Paese, proprio il pianeta vino crea posti di lavoro e nuove imprese, soprattutto tra i giovani e le donne, ovvero le categorie da sempre più deboli e svantaggiate“.

I numeri, a questo proposito, parlano chiaro: in Italia ci sono 250mila aziende vitivinicole, per la maggior parte Pmi, che danno lavoro a più di 200mila addetti, 50mila di questi sono giovani. Se si allarga il campo all’indotto, le aziende arrivano ad essere 400mila unità, con, in totale, 1,1 milioni.
Inoltre, tra le donne a capo di imprese agricole, 538mila in totale, il 30% conduce aziende vitivinicole. In questa percentuale, il 70% lavora nelle cantine, l’11% si occupa di ristorazione, un 9% è sommelier e un altro 9% è addetta alla comunicazione.

Il vino, dunque, è diventato protagonista dell’economia italiana, tanto da essere, ormai, una delle voci primarie nel prodotto interno lordo, ancora più del settore automobilistico, che, lo sappiamo, ha pesantemente risentito della crisi e dell’innalzamento dell’Iva.

E il successo di questo settore si vede anche dai numeri di Vinitaly, che vanta il 30% dei visitatori provenienti dall’estero, da ben 110 Paesi, con un forte aumento di interesse da parte del Brasile, che registra +50% in tre edizioni, e della Cina, con un aumento addirittura del 250%.
Grazie a questi exploit sul mercato estero, il prodotto vino ha generato nel 2011 un fatturato diretto di dieci miliardi di euro con un export pari a 4,4 miliardi nel 2011, registrando un 12 per cento in più rispetto all’anno precedente, dei quali 1,3 provenienti dal Veneto.

Sarà per questo che la fiera, già da domenica, ha registrato un record di accessi? O per la partecipazione di personalità di rango, come, quest’anno, Mario Catania, ministro delle politiche agricole, e Luca Zaia, presidente della Regione Veneto?

Il ministro ha anche dichiarato: “Alla fine di un quinquennio oscuro il settore è più forte di prima perché ha saputo trovare la formula giusta per affrontare la situazione e cogliere i frutti di quelli che possono essere considerati gli elementi vincenti della produzione enologica nazionale: una varietà e un’identità territoriale unici al mondo, una presenza in tutti i segmenti di mercato con un ottimo rapporto qualità prezzo e una capacità di esportare diffusa a tutto il sistema, con grandi e piccole aziende capaci di confrontarsi con i competitor internazionali con grandi numeri o nelle nicchie di mercato“.

Primo obiettivo di Vinitaly rimane sempre quello di offrire alle aziende opportunità di crescita in Italia ma anche all’estero, anche se, ogni anno, propone novità importanti. Questa edizione, ad esempio, ha visto il debutto di Vivit, la rassegna dedicata ai vini biologici e biodinamici, e l’anteprima di Opera Wine, realizzata in collaborazione con Wine Spactator.

Anno positivo per automazione e robotica

di Vera MORETTI

Le buone nuove ricevute dal settore dell’industria specializzata nella costruzione di macchine utensili, robot e automazione, che parlavano di un resoconto positivo per il bimestre 2010-2011, potrebbero non essere più tanto brillanti in vista delle previsioni per l’anno prossimo, quanto la crisi dovrebbe farsi sentire.

E’ quanto emerge dai dati elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa di UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, che, dopo aver fatto sapere che, nell’anno in corso, la produzione italiana di settore è cresciuta a 5.019 milioni di euro, segnando un incremento del 19,6% rispetto all’anno precedente, non prevede lo stesso trend positivo anche per il 2012. E questo nonostante l’ottima performance delle esportazioni che, cresciute del 29,3%, hanno raggiunto quota 3.367 milioni di euro.

Ha dato buoni frutti l’export italiano di macchine utensili verso Cina, Germania, Stati Uniti, Brasile, Francia, India, Russia, Turchia, Polonia, Spagna.
Le vendite sono cresciute notevolmente in Germania, con un +62,9% che ha fruttato 228 milioni, ma anche negli Stati Uniti gli affari sono andati bene, con un +99,4 e 170 milioni di euro davvero sorprendenti. Considerando i segnali più che soddisfacenti provenienti anche da paesi come Brasile (+84,1%) a 115 milioni, Francia (+23,2%) a 105 milioni, India (+19,7%), Russia (+15%), Turchia (+85,1%); Polonia (+55,3%), Spagna (+14%), l‘anno si conclude con un bilancio molto positivo, ma, ahimè, non ottimistico rispetto al futuro. E questo non a causa dell‘indice negativo, -0,4%, della Cina, anche perché, benché in controtendenza rispetto ad altri mercati, ha fruttato all‘Italia 240 milioni di euro.

Il mercato interno non può certo vantare le stese cifre, poiché la crescita si è fermata all’11,9% e 2.761 milioni di euro, valore che denota la debolezza della domanda espressa dagli utilizzatori italiani. Il modesto incremento della domanda interna si riflette nella timida ripresa delle consegne dei costruttori sul mercato interno che, cresciute del 3,8%, non sono andate oltre quota 1.652 milioni.

Meglio le importazioni, con un +26,7% dignitoso, ma con un valore assoluto che non va oltre i 1.100 milioni, ma si tratta di dati prevedibili, dal momento che dall’analisi relativa al periodo 2008-2011, emerge che la quota di import su consumo cresce meno di un punto percentuale, passando da 39,9% a 40,2%.
Al contrario, il rapporto export su produzione ha guadagnato dieci punti percentuali, passando dal 57% del 2008 al 67,1% del 2011. Questi dati dimostrano la capacità dei costruttori di mantenere il presidio del mercato interno pur intensificando, in modo deciso, l’attività sull’oltre confine.

Ma veniamo alle previsioni per l’anno prossimo: anche se positiva, la crescita subirà un considerevole rallentamento, in particolar modo la produzione, che si dovrebbe assestare sui 5.190 milioni di euro. L’export crescerà del 4,8%, a 3.530 milioni di euro, mentre il mercato interno frenerà la sua corsa: i consumi saliranno a 2.820 milioni di euro, il 2,1% in più rispetto al 2011. Stazionarie le consegne dei costruttori sul fronte domestico che si fermeranno a 1.660 milioni di euro (+0,5%).

Per affrontare questa situazione, i costruttori stanno già prendendo provvedimenti, intensificando la quota di produzione destinata all’estero, che arriverà a 68%.