Quali sono i requisiti affinché un’idea venga brevettata

Le idee spesso sono vincenti, ed in certi casi sono pure rivoluzionarie. E quando le idee sono rivoluzionarie allora è alto il rischio che queste vengano imitate e quindi copiate. Chi inventa qualcosa, infatti, in genere ha un vantaggio competitivo che, pur tuttavia, nel tempo può essere perso.

E questo avviene in genere quando a far leva sulla stessa idea è, per esempio, una società che ha ingenti mezzi e risorse finanziarie per investire e per sfruttare proprio quell’idea per assumere una posizione dominante nel mercato di riferimento.

Pur tuttavia, quando l’idea è davvero vincente e rivoluzionaria, questa si può in ogni caso proteggere  e tutelare proprio da chi vuole provare a copiarla. E questo, nella fattispecie, grazie alla brevettazione. Ed allora, vediamo nel dettaglio quali sono i requisiti affinché un’idea venga brevettata.

Quali sono i requisiti per trasformare un’idea in un brevetto

Al fine di poter trasformare un’idea in un brevetto, l’idea stessa deve rispettare dei requisiti che sono molto stringenti. A partire dal fatto che l’idea da un lato deve essere nuova e originale, e quindi non deve essere simile alle altre idee già brevettate, e dall’altro lato deve essere lecita. Ovverosia deve essere un’idea non contraria al buon costume e all’ordine pubblico.

In più, l’idea da brevettare deve essere un’opera dell’ingegno utile, ovverosia tale da poggiare su criteri non solo di utilità, ma anche di realizzabilità. Così come, presentando la domanda di brevettazione per la propria idea/invenzione, questa deve essere descritta e illustrata in maniera chiara e precisa. In quanto la brevettazione o meno dell’idea passa poi sempre attraverso la valutazione che sarà fornita da tecnici/esaminatori.

A chi rivolgersi in Italia per brevettare un’idea e per accedere agli incentivi ed ai contributi statali

In Italia per brevettare un’idea occorre rivolgersi al MiSE, ovverosia al Ministero dello Sviluppo Economico. Precisamente all’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi – Direzione Generale per la Tutela della Proprietà Industriale. Per incentivare la brevettazione, specie quando le idee sono proposte da micro e piccole imprese, sono inoltre accessibili risorse pubbliche.

Ovverosia bandi per la brevettazione. Per esempio, dal prossimo 27 settembre del 2022, grazie a risorse per complessivi 46 milioni di euro, si apriranno i termini per la presentazione delle domande per l’accesso ai contributi dei bandi Brevetti+, Marchi+ e Disegni+.

Qual è il valore del know-how aziendale e come si tutela

Tutte le imprese per operare e per stare sul mercato fanno leva su informazioni e su processi che non solo sono interni, ma che rendono le imprese stesse uniche. E quindi sono in grado di distinguersi, spesso fortemente, da tutte le altre imprese operanti nello stesso settore economico di riferimento.

Questo insieme di informazioni e di processi, che sono spesso coperti da brevetti, rientra nel cosiddetto know-how aziendale il cui valore, chiaramente, è intangibile. Vediamo allora di approfondire, proprio per il know-how aziendale, tutti quelli che sono gli aspetti chiave. In più, vediamo anche come il know-how aziendale può essere tutelato.

Cos’è il know-how aziendale tra conoscenze, tecniche e segreti industriali

Il know-how aziendale è l’insieme di tutte quelle conoscenze che permettono all’impresa di stare sul mercato, con la vendita di prodotti e/o di servizi, e di potersi distinguere dalle altre anche attraverso dei vantaggi competitivi.

Quindi, nel know-how aziendale rientrano le conoscenze sulle tecniche di produzione e di vendita, ed in generale tutte quelle informazioni che, anche protette da brevetti e proprietà industriale, permettono di creare  valore per tutti gli stakeholder. Per questo, come sopra accennato, il valore del know-how aziendale da un lato è intangibile, ma dall’altro è essenziale per la generazione nel tempo di utili e di ricavi.

Come viene tutelato il know-how aziendale, dall’obbligo di riservatezza ai patti di non concorrenza

Molte di queste conoscenze per l’impresa, al fine di evitare lo spionaggio industriale, devono essere non divulgabili. E per questo l’impresa in genere, anche a livello contrattuale, impone ai dipendenti e soprattutto ai propri manager l’obbligo non solo di massima riservatezza, ma anche l’obbligo di fedeltà. Al riguardo, tra l’altro, spesso le grandi imprese con i manager stipulano pure dei patti di non concorrenza.

Quando e come il know-how aziendale può essere commercializzato

Sebbene si tratti di conoscenze, di informazioni e di tecniche che sono quasi sempre non divulgabili, in realtà il know-how aziendale, pur essendo un valore intangibile, può essere in ogni caso commercializzato. E questo chiaramente, attraverso dei contratti di licenza, avviene sempre su autorizzazione e su via libera da parte dell’impresa. Generalmente i contratti di licenza sull’utilizzo del know-how aziendale, da parte di soggetti terzi, hanno una durata limitata e prevedono pure il riconoscimento di un compenso.

Si fa presto a dire Start Up innovativa, ma cos’è e come funziona?

Tutti abbiamo sentito parlare almeno una volta di Start Up innovativa e di agevolazioni e incentivi per questa tipologia di “impresa”, ma cos’è esattamente una Start Up? Cercheremo di dare una risposta esaustiva a tale quesito.

Cos’è una Start Up innovativa

La prima cosa da dire è che in realtà non esiste una definizione univoca di tale tipologia di società, ecco perché è arduo il compito, il legislatore italiano spesso collega benefici e incentivi a tale tipologia di impresa, ma poi non fornisce una definizione e in molti casi nella disciplina delle agevolazioni indica le caratteristiche che deve avere per poter beneficiare di un determinato aiuto. Sarebbe forse il caso di procedere a una definizione giuridica univoca.

La Start Up è un’organizzazione temporanea che ha come obiettivo creare un business model ripetibile e scalabile, questa la definizione data da Steve Blank e generalmente accolta. Lo startupper invece è un professionista che fonda, o aspira a fondare, un’impresa innovativa volta a una crescita veloce, replicabile, sostenibile e scalabile. Deve essere sottolineato che si ritiene una fase temporanea, questo non vuol dire che l’impresa cessa di esistere dopo breve, ma che essa si trasforma un qualcosa di stabile e che ha caratteristiche ordinarie.

Caratteristiche di una Start Up

Una Start Up deve essere scalabile, replicabile, temporanea, innovativa.

Per scalabilità di una start up si intende un’impresa che è capace di crescere in breve tempo in modo esponenziale anche basandosi su poche risorse.

Il modello di business adottato deve essere replicabile, quindi deve poter essere riproposto nel tempo in diverse aree geografiche e in diversi archi temporali, quindi un modello validato che può essere utilizzato nuovamente e garantisce con un buon margine di probabilità successo.

L’altra caratteristica è la temporaneità, quindi una crescita veloce, immediata e la trasformazione della stessa in una grande azienda.

Infine c’è l’innovazione, cioè proporre qualcosa che sul mercato non è ancora presente.

Ad esempio Scalapay nasce come una Start Up perché fornisce un servizio innovativo, cioè la possibilità di pagare a rate a interessi zero prodotti disponibili sugli e-commerce e in breve tempo nel settore è diventato un vero guru, ma oggi non può essere considerata più una start up, si può dire che tale fase sia conclusa. Il modello di business creato è stato inoltre replicato da molte altre aziende.

Avviare un’attività simile non è semplice, è necessario in primo luogo avere un’idea innovativa, ma si deve anche essere capaci di pianificare e studiare tutti i dettagli, fare previsioni sul futuro che siano attendibili. La scarsa propensione a curare i vari dettagli porta il 90% delle start up a fallire dopo pochi anni e questo perché non si riesce ad andare oltre la fase iniziale e trasformare il progetto in qualcosa di stabile.

Come ottenere le agevolazioni

Si è detto che in Italia sono disponibili agevolazioni varie per le Start Up innovative, ma affinché ci si possa iscrivere nel registro delle imprese con tale qualità è necessario avere dei requisiti.

  • In primo luogo la domanda per poter accedere alle agevolazioni per start up deve essere presentata entro 60 mesi dalla costituzione dell’impresa stessa;
  • la sede deve trovarsi in Italia oppure in uno degli Stati Membri dell’Unione Europea;
  • dal secondo anno di attività il valore totale della produzione, come approvato nel bilancio, non deve essere superiore a 5 milioni di euro;
  •  non deve distribuire utili o aver distribuito utili;
  • non deve nascere dalla fusione, scissione societaria, vendita di un ramo di azienda o di un’azienda;
  • le spese di ricerca devono essere uguali o superiori al 15% del costo o del valore totale della start up ( quindi vi deve essere una percentuali di costi elevati in ricerca);
  • più dei 2/3 di collaboratori o dipendenti deve essere in possesso di laurea magistrale oppure devono avere per almeno 1/3 la qualifica di dottori di ricerca/ricercatori;
  • titolarità di un brevetto, diritto di licenza o di un programma registrato avente comunque ad oggetto un’invenzione industriale, biotecnologia, semiconduttori, nuove varietà vegetali, elaboratori.

Queste sono le caratteristiche rilevate dai vari bandi, ma ulteriori requisiti possono essere richiesti, così come ad alcuni di essi si può derogare.

In Italia tra i programmi volti ad aiutare le start up c’è Smart & Start per le imprese ad alto valore tecnologico 

Tra gli approfondimenti è possibile trovare: Fondo Nazionale Innovazione per supportare Start Up Innovative  

Cosa sono gli incubatori di Start Up e come funzionano

 

Brevetti+: dal 28 settembre le imprese possono chiedere i finanziamenti

Nuove opportunità per le piccole e medie imprese, PMI, e per le start up, infatti dal 28 settembre è possibile presentare la propria candidatura per accedere ai fondi Brevetti+, si tratta di agevolazioni che permettono di avere dei capitali da investire su nuove idee e nuovi progetti.

Il bando Brevetti+

L’innovazione è linfa vitale per le piccole e medie imprese, queste però possono avere difficoltà a reperire risorse per poter sviluppare i loro progetti, per loro ci sono quindi delle agevolazioni, tra cui i finanziamenti Brevetti+ , si tratta di stanziamenti in conto capitale messi a disposizione dal Ministero per lo Sviluppo Economico e destinati a valorizzare i brevetti concessi o per cui le imprese hanno già presentato la domanda. Il bando Brevetti+  è gestito da Invitalia, le domande per accedere ai fondi possono essere presentate dalle ore 12:00 del 28 settembre 2021, non dimenticare di salvare questa data, infatti le richieste correttamente inoltrate saranno analizzate in ordine cronologico e fino a esaurimento dei fondi, di conseguenza è importante presentare la domanda il prima possibile. Ogni progetto può ottenere un finanziamento fino a 140.000 euro e la somma totale stanziata è di 23 milioni di euro.

Quali progetti possono ottenere i finanziamenti Brevetti+?

Ogni progetto viene valutato sotto diversi aspetti, in primo luogo si verifica il rispetto delle condizioni formali previste per poter accedere ai fondi. In secondo luogo la commissione valuta il merito del progetto stesso. Questo deve essere funzionale, credibile e coerente.

Possono essere finanziati progetti di:

  • ingegnerizzazione e industrializzazione;
  • organizzazione e sviluppo;
  • trasferimento tecnologico.

Chi può presentare la domanda?

Gli aiuti Brevetti+  sono rivolti alle piccole e medie imprese, PMI, e start up che abbiano sede legale e operativa in Italia, può trattarsi anche di imprese di nuova costituzione. Naturalmente devono avere un brevetto da sviluppare, possono accedere:

  • Titolari di un brevetto industriale concesso in Italia dopo il 1 gennaio 2017 oppure di una licenza esclusiva trascritta dall’UIBM (Ufficio Italiano Brevetti e Marchi). Per poter accedere al finanziamento tali brevetti industriali devono essere “mantenuti in vita”, cioè è necessario essere in regola con i pagamenti delle tasse dovute al momento della presentazione della domanda per il deposito del brevetto;
  • aziende che hanno presentato una domanda per il deposito del brevetto industriale dopo il 1 gennaio 2017 con esito “non negativo”, in questo caso il brevetto non è stato concesso, ma comunque  il progetto ha superato il vaglio della commissione;
  • infine, possono accedere al finanziamento anche le imprese che abbiano presentato la domanda per la concessione di un brevetto industriale europeo o internazionale dopo il 1 gennaio 2017 e il rapporto di ricerca ha esito “non negativo” e che abbia priorità rispetto a una domanda precedete per il riconoscimento del brevetto presentata in Italia.

Alla presenza di tali requisiti è necessario che si sommino anche altri requisiti che possono essere definiti “soggettivi”, infatti per poter accedere le aziende:

  • devono essere regolarmente iscritte nel Registro delle Imprese;
  • non devono trovarsi in liquidazione volontaria e non devono essere sottoposte a procedure concorsuali;
  • sono escluse le imprese che hanno procedimenti in corso per la revoca di indebite percezioni di risorse pubbliche;
  • non devono essere state escluse dagli aiuti de minimis (si tratta di piccoli aiuti che possono essere erogati in quanto non violano le norme sulal libera concorrenza).

Come presentare la domanda per ottenere i finanziamenti Brevetti+

Come anticipato, il termine per la presentazione delle domande per il finanziamento Brevetti+ prende il via il 28 settembre 2021 alle ore 12:00 e le domande sono esaminate in ordine cronologico fino a esaurimento dei fondi stanziati. La domanda deve essere presentata telematicamente utilizzando il sito www.invitalia.it . La prima cosa da fare, si può già anticipare questa parte, è registrarsi sul sito.

In seguito all’apertura delle domande sarà possibile compilare i moduli presenti nella sezione del sito dedicata al progetto Brevetti +, occorre avere a portata di mano anche l’indirizzo e-mail PEC del rappresentante legale dell’impresa che vuole accedere al beneficio e una firma digitale. Alla domanda occorre allegare i documenti relativi al brevetto per il cui sviluppo si vuole avere il finanziamento. Al termine della procedura si ottiene un numero di protocollo, lo stesso indica che l’inserimento della domanda è andato a buon fine, inoltre potrà essere utilizzato per identificare la domanda stessa.

Vuoi saperne di più? Ecco la pagina ufficiale  dove è possibile trovare tutte le informazioni sui finanziamenti Brevetti+ https://www.invitalia.it/cosa-facciamo/rafforziamo-le-imprese/brevetti

Usa la pagina anche per restare informato, inoltre nella stessa potrai trovare il fac simile del modulo da compilare, in questo modo puoi iniziare a preparare la documentazione.

Brevetti green: l’Italia è quarta in Europa

L’innovazione italiana è sempre più green, tanto che, in dieci anni, il numero di brevetti Made in Italy è aumentato del 22%, andando così a rappresentare il 10% delle 3.645 domande di brevetto registrate nel 2015.
Si tratta di invenzioni regolarmente registrate che introducono innovazioni a basso impatto ambientale nei processi o nei prodotti realizzati.

I settori in cui sono più diffusi, secondo l’analisi effettuata da Unioncamere-Dintec sulla base dei brevetti pubblicati dall’European Patent Office (EPO), sono il medicale e gli imballaggi, anche se aumentano gli elettrodomestici/casalinghi e arredo, che recuperano ben tre posizioni rispetto al 2006, rubando il podio ai veicoli stradali.
In calo del 60%, invece, i brevetti legati a una parte delle tecnologie che compongono la Digital economy e communication, che passano dal sesto posto occupato nel 2006 al diciottesimo del 2015.

Le KET, Key Enabling Technology, tecnologie abilitanti a più alta intensità di conoscenza associate alla ricerca applicata e allo sviluppo sperimentale, che ovviamente richiedono investimenti elevati e lavori altamente specializzati, si mantengono costanti, sui mille brevetti all’anno.
Riguardano i settori biotech, fotonica, manifattura avanzata, materiali avanzati, nano/micro-elettronica e nanotech, che rappresentano il 29% del totale dei brevetti italiani pubblicati dall’EPO nel 2015.

Grazie a queste performance, l’Italia si posiziona al quarto posto nella graduatoria europea, dopo Germania, Francia e Olanda. Ci seguono Svezia e Spagna, molto vicine.

Leader, dal punto di vista territoriale, rimane per l’Italia il Nord Ovest, con Milano, Torino e Genova in pole position, anche se ultimamente è stato registrato un deciso calo, che però non è stato colmato da nessun’altra area. Alle regioni del Nord Ovest si devono 26.000 brevetti europei registrati nel decennio, contro i 19.000 circa del Nord Est, i 9.000 del Centro e i poco più di 2.000 del Mezzogiorno.

A livello provinciale, confrontando il numero dei brevetti pubblicati nel 2006 con quelli del 2015, in vetta alla classifica delle province più innovative si posiziona Treviso (41 brevetti in più del 2006), seguita da Firenze (+37) e Parma (+30). Sul fronte opposto, a risentire di più della congiuntura negativa del decennio mostrano di esser state Monza Brianza (i cui brevetti pubblicati all’EPO nel 2015 sono stati 53, contro i 247 del 2006), Milano (-126) e Torino (-88).

Vera MORETTI

Un tribunale a tutela dei brevetti

Il Tribunale Unificato dei Brevetti porterà vantaggi per le imprese grazie ai minori costi, l’80% in meno di adesso per difendere la propria innovazione nei confronti di tutti i Paesi europei. Ma anche minori procedure: un solo brevetto unitario (da presentare in inglese, francese o tedesco), rispetto a più marchi da depositare in ogni Paese europeo con la lingua di quel Paese.

È quanto è emerso nei giorni scorsi a Milano quando Mise – Direzione Generale per la lotta alla contraffazione -, Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (UIBM) hanno promosso il punto sul Tribunale Unificato dei Brevetti.

Si va verso la nascita della nuova Corte sovranazionale specializzata nelle cause brevettuali che coinvolgono brevetti europei o unitari. Un brevetto “con effetto unitario” tutelerà verso tutti i Paesi. Il sistema informatico sarà pronto per il 2017, le scelte dei Paesi europei determineranno l’effettivo avvio.

Un avvio che all’inizio sarà graduale. Sarà di sette anni il periodo di applicazione provvisoria, in cui l’impresa potrà richiedere l’opt out dal Tribunale Unificato e scegliere che il proprio Brevetto Europeo rimanga soggetto alla giurisdizione nazionale nei singoli Stati membri Ue, come accade oggi.

Per quanto riguarda i brevetti in Italia, la Lombardia è a regione leader: sono oltre 4 mila le domande di brevetto pubblicate da EPO (European Patent Office) in quattro anni, il 29% del totale nazionale, una media di circa mille brevetti l’anno, uno ogni 10mila abitanti.

Meccanica e trasporti, chimica e ambiente sono i settori in cui la regione brevetta di più e che pesano sul totale italiano rispettivamente il 40% e il 20%. Nel 2014 la sola Milano ha depositato in Europa 365 brevetti, in media uno al giorno.

Brevetti, ecco le regioni più prolifiche

Lo abbiamo scritto anche un po’ di tempo fa: l’inventiva degli italiani non ha limiti e in quanto a brevetti, almeno in Europa, siamo fortissimi. Lo certifica anche un’elaborazione effettuata dalla Camera di commercio di Milano su dati del ministero dello Sviluppo Economico – Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, Osservatorio Unioncamere Brevetti Marchi e Design su dati EPO (European Patent Office).

Secondo quanto emerge dall’analisi, la provincia di Milano con oltre 157mila brevetti è prima a livello nazionale (23,1% del totale) e precede Roma (12,6%), Torino (7,7%) e Bologna (3,9%). A livello lombardo i brevetti di Milano pesano l’82,4% del totale; seguono Brescia (5,3%), Bergamo (3,2%) e Varese (2,7%).

Tra le regioni spiccano la Lombardia, prima in tutti i tipi di brevetti, l’Emilia Romagna per invenzioni (15.417), il Lazio per marchi (80.770) e il Veneto per modelli di utilità e disegni (4.521).

A livello europeo, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte sono le regioni che dal 2003 al 2013 hanno depositato più domande di brevetti. A livello di provincia, Milano da sola ha fatto più depositi dell’intera Emilia Romagna (7.872 contro 6.841). Seguono Torino (7,6% del totale), Bologna (6,2%) e Monza e Brianza 4,3%.

Per ottimizzare questo potenziale di creatività, la Camera di commercio di Milano ha organizzato un ciclo di incontri gratuiti che vogliono essere un primo orientamento di tipo informativo sui temi della proprietà intellettuale, con esperti selezionati dalla Camera di commercio.

Gli incontri sono dedicati a micro e piccole e medie imprese con sede legale iscritta al registro imprese di Milano o sede operativa iscritta al REA della Camera di commercio di Milano, aspiranti imprenditori e persone fisiche residenti nella Città metropolitana di Milano.

Per maggiori informazioni, cliccare qui.

Gli italiani sono i geni dei brevetti

Che l’Italia fosse un Paese di geni, non sempre incompresi, lo sapevamo. Ora ne abbiamo la conferma: nel 2015, da parte del nostro Paese è stato presentato un gran numero di domande di brevetti, 3.979, +9% rispetto al 2014. Si tratta del maggior incremento negli ultimi dieci anni, che consente all’Italia di passare dall’11esima alla decima posizione nella classifica mondiale delle richieste totali di brevetti pervenute. Il tasso medio di crescita degli altri Paesi è stato del 4,8%, la metà circa di quello italiano.

A diffondere questi dati è stato l’Epo, l’Ufficio europeo dei brevetti, che ha rilevato anche come l’Italia sia passata anche dal 19esimo al 18esimo posto al mondo per numero di richieste di brevetti pro capite. Spacchettando i dati a livello territoriale, risulta che la regione italiana con il maggior numero di richieste è la Lombardia, 1295, pari al 33% delle domande, mentre il settore che cresce di più è quello dell’informatica (+76%), seguito dalla comunicazione digitale (+59%), dalla farmaceutica (+54%) e dai sistemi di misurazione (+47%).

Dopo la Lombardia seguono l’Emilia Romagna (15%) e il Veneto (13%), mentre nella classifica per città, Milano è prima con 806 richieste, seconda Torino con 273, terza Roma (226) e quarta Bologna (209).

In Europa si registrano performance positive nella richiesta di brevetti anche per la Spagna (+3,8%), il Belgio (+5,9%), il Regno Unito Gran Bretagna (+5,7%) e l’Olanda (+3,3%). Performance sostanzialmente stabili per Francia (+1.6%), Austria (+1.4%) e Svezia (-0,9%), mentre sono calate le richieste provenienti da Germania (-3,2%), Finlandia (-8,3%) e Danimarca (-2,7%). A livello mondiale, l’Epo ha registrato record di richieste di brevetti provenienti dagli Usa (+16,4%) e dalla Cina (22,2%).

Finanziamenti a fondo perduto per valorizzare i brevetti

Buone notizie per le imprese che hanno il pallino dei brevetti. Il ministero dello Sviluppo Economico – Direzione Generale Lotta alla Contraffazione – UIBM ha infatti emanato un bando, gestito da Invitalia, che ha come obiettivo la valorizzazione dei brevetti più attuali e dei progetti più qualificati, realizzati sia nel privato sia nel pubblico.

Il bando è denominato Brevetti +2 ed è destinato alle imprese di nuova o vecchia costituzione che soddisfino uno almeno uno di questi requisiti:

  • avere sede legale e operativa in Italia;
  • essere titolari o licenziatari di un brevetto rilasciato successivamente al 1° gennaio 2013, o aver depositato una domanda di brevetto successivamente al 1° gennaio 2013;
  • essere spin-off accademici costituiti da meno di 12 mesi e titolari di un brevetto concesso successivamente al 1° gennaio 2012;
  • possedere una opzione d’uso o un accordo preliminare di acquisto o di acquisizione in licenza di un brevetto rilasciato successivamente al 1° gennaio 2013.

L’agevolazione per i brevetti prevede un contributo a fondo perduto fino a un massimo di 140mila euro e fino all’80% dei costi ammissibili. Per gli spin-off accademici titolari di brevetti, l’agevolazione può arrivare anche al 100% dei costi ammissibili.

La presentazione delle domande deve avvenire solo online sull’apposita piattaforma presente sul sito di Invitalia; sulla piattaforma si trovano anche i documenti da compilare e trasmettere via pec a brevettiplus@pec.invitalia.it.

Milano numero uno per brevetti e innovazione

Milano, oltre che capitale della moda, lo è anche dei brevetti e delle imprese innovative.
Su 9mila brevetti registrati, inoltre, quasi 3mila arrivano dalla Lombardia, dove sono presenti 32mila imprese innovative su 146mila presenti su territorio nazionale, pari a 1 impresa su 4.

Dopo Milano e Monza, ci sono Torino, oltre mille brevetti, poi Roma, 728, e Bologna, 724.
E da Milano parte più di un quinto dei brevetti italiani che richiedono la tutela in Europa con circa 800 domande su quasi 4mila pubblicate annualmente.

Ciò fa del capoluogo lombardo la settima città in Europa, come è stato confermato anche da Airi, Associazione italiana per la ricerca industriale, che ha preso in considerazione i dati emersi da un’elaborazione della Camera di Commercio di Milano su dati 2013 e 2012 dell’Ufficio italiano brevetti e marchi, Epo (European Patent Office), e registro delle imprese.

Nel dettaglio, in Lombardia i brevetti per invenzioni sono stati 2.660. Tra questi, a Milano e Monza sono 2.224, a Brescia 188, a Como e Varese circa settanta.
A Milano ci sono oltre 16 mila imprese, seguita dalle province di Brescia, Bergamo e Monza e Brianza, le cui attività occupano una quota corrispondente al 10,4%, all’8,5% e all’8,2% rispettivamente.
Il capoluogo della Lombardia, con l’11% del totale nazionale, è anche capofila dell’imprenditoria innovativa italiana, davanti a Roma (9,8%) e Torino (4,9%).

Milano è anche fra i centri più forti in Europa per innovazione, al settimo posto dopo Monaco, Parigi e altre due aree francesi (Isère e Hauts de Seine), Berlino e l’olandese Brabant.
Nella classifica europea per i brevetti tecnologici – Ict (Information communication technology), hightech, biotecnologici, Milano resta tra le prime, al 12° posto e anche la regione Lombardia si tiene in 17° posizione per gli stessi indicatori.

Renato Ugo, presidente Airi, ha commentato così i risultati: “Valorizziamo il ruolo dello sviluppo tecnologico high-tech per rilanciare la competitività e l’occupazione. A tale scopo si sostengano le imprese che fanno realmente ricerca ed innovazione tecnologica, anche con la defiscalizzazione dei relativi costi. Nel nostro Paese lo stallo che stiamo vivendo dal punto di vista occupazionale e produttivo richiede un piano di sostegno alle aziende che investono concretamente in ricerca e innovazione tecnologica. Si tratta di lanciare un piano che si potrebbe denominare “fiscal technology” che preveda azioni concrete come opportuni sgravi fiscali“.

Vera MORETTI