Piccole imprese per la ricostruzione in Libia

 

Un asse per la  ricostruzione post bellica in Libia. A un anno dalla cattura e dalla morte di Gheddafi, nel Paese del Nordafrica è iniziata la fase di ricostruzione: per questo è stato siglato l’atto costitutivo dell’Associazione Progetto Italia Libia (Apil), promossa da El Dawlia, ente fieristico tra i principali player in Libia nell’organizzazione di fiere, conferenze ed eventi internazionali.

Si tratta di un organismo che vedrà coinvolti sia soggetti libici che le piccole medie imprese italiane che vorranno partecipare alla ricostruzione di infrastrutture ed edifici del Paese all’indomani degli stravolgimenti della Primavera Araba. 

Ad affiancare El Dawlia, con il patrocino della Camera di Commercio Italo Libica, sarà l’associazione Sme Task Force Nord Est per la ricostruzione in Libia. Si tratta di un raggruppamento di oltre 100 soggetti d’impresa italiani, in grado di coagulare aziende per un fatturato complessivo di 4 miliardi di euro e oltre 2500 addetti.

Il primo passo in questa direzione è rappresentato dall’accordo siglato i due enti, El Dawlia e Sme Task Force Nord Est, per l’apertura in Libia di alcune sedi operative nelle città di Tripoli, Bengasi e Misurata. Le sedi avranno il compito di offrire supporto alle attività promozionali, imprenditoriali e professionali degli aderenti all’associazione nel territorio libico.

Alessia CASIRAGHI

L’allarme Libia colpisce anche le Pmi italiane

La difficoltosa situazione libica non sta colpendo solo le grandi aziende italiane e internazionali che operano nel territorio nord africano ma anche una decina di piccole e medie imprese nazionali. Paolo Romani, ministro per lo Sviluppo ha affermato che il governo sta valutando di elaborare un emendamento a favore delle imprese che hanno subito danni.

Secondo la Camera di commercio italo-libica le aziende italiane che hanno regolari rapporti con Tripoli sarebbero circa 600, ma di queste risulta a Reuters che solo una cinquantina ha recentemente lamentato alle autorità competenti rischi o problemi.

In testa alla lista ci sono: Architects, Bio Agri Trade, Brunengo, Edilbono, Gem Elettronica, Gemmo, Luilor, Metalprint, Nico, Tai Milano, Technarredi, Sicon Oil & Gas, Sarplast, Siad. Tra i problemi più lamentati ci sono la mancata riscossione di crediti ma non solo. Vi sono anche problemi bancari (diversità di comportamento da parte di istituti italiani sull’accettazione di pagamenti da parte libica; oppure la richiesta da parte delle banche di restituzione di prestiti erogati per investimenti in Libia) e problemi previdenziali (l’impossibilità di accedere alla cassa integrazione per i lavoratori rientrati dalla Libia in questi mesi di guerra).