L’Italia sorride alle startup

Uno studio condotto da InfoCamere rende noto che in Italia si investe in startup.

I dati raccolti, fino all’11 marzo scorso, testimoniano la nascita di 307 imprese negli ultimi 48 mesi che si sono prefissate come obiettivo “lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico“.

InfoCamere, il braccio tecnologico delle Camere di Commercio, ha deciso di monitorare questa situazione con controlli quindicinali, aggiornati anche online all’indirizzo Startup.registroimprese.it.

Con ben 50 imprese, è il Piemonte la maggior fucina di nuove imprese innovative, seguito da Lombardia (47) e Veneto (39).
Unica regione che, per ora, non ha fatto registrare alcuna iscrizione è il Molise.
Sempre in Piemonte si trova la provincia in testa alla classifica: Torino, infatti, è la più innovativa, con 41 imprese, seguita da Padova (19), Trento (18), Milano (17) e Roma (16).

Per quanto riguarda i settori di maggior interesse, le startup si occupano principalmente di produzione di software e consulenza informatica, dove si contano 80 imprese pari al 26,1% del totale di aziende innovative, subito seguito da quello della Ricerca e sviluppo (69 unità, 22,5%).
In fermento anche il settore dell’industria della manifattura, con 58 aziende, seguito dai settori dell’architettura e dell’ingegneria (23), dei servizi di informazione (15), del commercio (10) e della consulenza aziendale (10).

Per agevolare la crescita e lo sviluppo delle startup, il Decreto Crescita 2.0 ha predisposto una serie di esenzioni per la costituzione e l’iscrizione dell’impresa nel Registro delle Imprese, agevolazioni fiscali e deroghe al diritto societario e una disciplina particolare nei rapporti di lavoro nell’impresa.
Questa nuova normativa vuole incoraggiare la crescita sostenibile e lo sviluppo tecnologico, con un particolare riguardo verso l’occupazione giovanile.

Vera MORETTI

Sportelli per l’internazionalizzazione per far varcare i confini alle pmi

Unioncamere ha stimato in oltre 70mila le imprese italiane pronte a fare il “grande passo” e entrare nei mercati internazionali.
Tuttavia, nonostante i requisiti ci siano tutti, manca ancora la spinta finale per varcare di fatto i confini nazionali.

Per permettere, dunque, alle imprese italiane di diventare concretamente internazionali, sono stati aperti 105 Sportelli per l’internazionalizzazione, presentati, oltre che da Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, anche da Corrado Passera, Ministro dello Sviluppo economico.

Gli sportelli, presenti presso tutte le Camere di Commercio, rappresentano l’intenzione di attuare una strategia comune di tutti i soggetti coinvolti nelle politiche di supporto all’internazionalizzazione delle imprese.
Le Camere di Commercio, in collaborazione con le istituzioni competenti, realizzare il punto di contatto primario sul territorio, mettendo a disposizione servizi per l’insediamento e la crescita delle pmi all’estero, dando vita ad un servizio con caratteristiche omogenee e comuni su tutti i territori.

Gli imprenditori che chiederanno consulenza presso gli Sportelli, troveranno un team di 300 unità di personale e ben 30 esperti che potranno, in tempo reale, rispondere alle domande più comuni.

Coloro che si rivolgeranno agli sportelli potranno ricevere:

  • servizi certificativi per l’estero: informazioni su normative e disposizioni attinenti i documenti necessari per esportare, convenzioni internazionali, certificati, visti e tutti gli atti per l’estero, nonché il rilascio dei certificati/documenti necessari all’impresa;
  • primo orientamento: su Paesi e mercati, settori economici, normative internazionali, analisi sulla propensione all’export, trend di mercato;
  • informazione a assistenza: su formalità per aprire un’impresa di import-export, fasi di un’operazione commerciale internazionale, informazione sui principi di marketing internazionale, analisi sull’esportabilità dei prodotti;
  • assistenza specializzata: su certificazione, procedure doganali, fiscali e assicurative; normative internazionali; diffusione dei programmi e dei calendari; costituzione di società all’estero, contrattualistica internazionale; finanziamenti internazionali e comunitari, informazioni sulle opportunità offerte da Simest e Sace.

Ciò che rende questi sportelli innovativi, rispetto al servizio che le Camere di Commercio facevano già, è il modello di assistenza specializzata, costruita sulle esperienze d’eccellenza, che realizzerà il collegamento tra le imprese che vogliano operare oltre confine e tutte le strutture che si occupano di promozione dell’internazionalizzazione: Regioni, rete diplomatica consolare, Camere di commercio italiane all’estero, Camere miste, uffici dell’Agenzia ICE, sistema associativo.

Ma questo progetto non si ferma qui: il prossimo futuro prevede la costituzione di una piattaforma informatica che permetta agli sportelli di interagire sia tra loro sia con le altre istituzioni centrali e regionali.

Corrado Passera, presentando il progetto, ha dichiarato: “L’export e la proiezione internazionale delle nostre imprese rappresentano un’opportunità fondamentale per la ripresa e la crescita del sistema produttivo italiano. Negli scorsi mesi, abbiamo completamente riformato il sistema di supporto all’internazionalizzazione, avviando la nuova Ice, varando il Piano Nazionale Export, riorganizzando il sistema di attrazione degli investimenti esteri con il Desk Italia e ponendo le basi per la creazione della nuova ExportBanca attraverso l’integrazione di Sace e Simest in Cassa Depositi e Prestiti. Un ruolo essenziale in questa operazione di riforma – resa possibile dal coordinamento effettuato dalla Cabina di Regia per l’internazionalizzazione – è svolto dalle Camere di Commercio, che rappresentano il casello d’entrata dell’autostrada dell’internazionalizzazione per tantissime Pmi. Gli sportelli che avviamo oggi sono proprio un ulteriore e importante passo in avanti per offrire alle nostre imprese un punto di riferimento più efficiente e coordinato per affrontare le sfide dell’export“.

Ferruccio Dardanello ha poi voluto sottolineare: “World Pass sarà la porta d’accesso alle autostrade dell’internazionalizzazione. E lo farà utilizzando una dovizia di strumenti nuovi e messi in comune con l’Agenzia Ice, con la quale già da tempo il sistema camerale collabora promuovendo iniziative congiunte”.

Ha poi concluso Riccardo Monti, presidente dell’Agenzia Ice: “Siamo lieti di aver contribuito a questa iniziativa che consente di rafforzare il presidio sul territorio per le aziende che vogliono internazionalizzarsi e sarà senz’altro di grande utilità per gli operatori potersi avvalere della estesa piattaforma informatica dell’Agenzia ICE“.

Vera MORETTI

Scambio dati, accordo Inail-Unioncamere

Importante convenzione stipulata giovedì 31 gennaio tra Inail (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli infortuni sul Lavoro) e Unioncamere. I principali contenuti dell’accordo consentiranno ai due enti di potenziare le banche dati dell’Inail per rendere più efficace il contrasto all’evasione assicurativa e contributiva a danno dei lavoratori, arricchire le informazioni contenute nel Registro delle imprese delle Camere di commercio, innalzare il livello della collaborazione nello scambio di dati nella Pubblica Amministrazione mettendo a fattore comune le loro best practice e il lor know-how tecnologico..

L’intesa – sottoscritta dai presidenti Massimo De Felice e Ferruccio Dardanello – ruota tecnicamente sullo scambio di dati gestiti dai due enti, necessari per l’espletamento delle rispettive attività istituzionali: per l’Inail, si tratta delle informazioni relative a circa 3 milioni e 500mila aziende assicurate con l’Istituto, a fronte delle quali Unioncamere metterà a disposizione i dati sugli oltre 6 milioni di imprese iscritte alle Camere di commercio.

Le informazioni che saranno fornite da Unioncamere – ha dichiarato Massimo De Feliceconsentiranno all’Istituto di potenziare l’attività di business intelligence volta al contrasto del fenomeno dell’evasione ed elusione contributiva e di ottimizzare l’utilizzazione del personale ispettivo. In generale, ne risulterà arricchito il quadro statistico finalizzato alle verifiche e alla programmazione delle politiche di prevenzione“.

L’integrazione tra le banche dati – gli ha fatto eco Dardanelloè la strada giusta per aumentare l’efficienza della Pubblica Amministrazione e del sistema-Paese nel contrastare i fenomeni di illegalità economica. Fenomeni diffusi che danneggiano i lavoratori e gli imprenditori onesti, e che pesano come un macigno sulla competitività delle nostre imprese. La convenzione che abbiamo stipulato valorizza ulteriormente il ruolo del Registro delle imprese in questa prospettiva, quale riferimento essenziale per la trasparenza del mercato“.

Regioni e Unioncamere uniti per le pmi

Le pmi sono al centro di un’azione di sostegno per quanto riguarda l’internazionalizzazione da parte di Regioni e Camere di Commercio.
E’ quanto ha confermato Gian Mario Spacca, presidente della Regione Marche e coordinatore della Commissione attività produttive e internazionalizzazione della Conferenza delle Regioni.

Obiettivo è quello di valorizzare l’impegno di Regioni e Camere di Commercio nell’affiancare le piccole aziende che intendono cimentarsi con la sfida dell’export. La decisione di focalizzarsi su micro e piccole imprese è semplice: “è questa la dimensione largamente prevalente nella realtà produttiva del nostro Paese. Pensiamo che la crescita debba coinvolgere proprio questo target, che trova nelle istituzioni pubbliche più prossime gli interlocutori privilegiati. E’ una sfida molto importante che punta anche a portare nell’ambito della Cabina di Regia nazionale un contributo del sistema territoriale meno frammentato e più efficace”.

Per questo, è stato da poco presentato, direttamente alla Cabina di regia, un piano di lavoro che vede Regioni e Unioncamere uniti per il sostegno alle politiche di internazionalizzazione delle micro, piccole e medie imprese.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, vede in questa alleanza un’opportunità concreta per aiutare un numero sempre maggiore di imprese, soprattutto di piccole e piccolissime dimensioni, a varcare i confini nazionali: “Oggi sono soltanto 211mila le imprese che fanno affari oltreconfine e di queste poco più di 10mila lo fanno stabilmente. Eppure, secondo i nostri dati, altre 70mila aziende sarebbero pronte ad affrontare la sfida dei mercati stranieri ma ancora non riescono a buttarsi nel mare aperto della competizione globale. Aiutare le prime a consolidare la presenza all’estero e le seconde a oltrepassare i confini nazionali è dunque un imperativo imprescindibile“.

Il Piano Regioni-Unioncamere riguarda diversi ambiti:

  • Assistenza tecnica ed informativa alla micro, piccola e media impresa sul territorio, che prevede l’utilizzo di sportelli informativi, situati presso le Camere di Commercio, ma anche l’attivazione di punti di informazione in collaborazione con l’agenzia ICE su: mercati geografici, settori merceologici, procedure di esportazione, documentazione necessaria, aspetti fiscali, commerciali e legali, programmi di outgoing ed incoming, eventi fieristici, incentivi italiani ed esteri; inoltre le Regioni si impegneranno ad avviare un percorso di razionalizzazione delle attività degli Sportelli regionali per l’internazionalizzazione, ovvero lo SPRINT, e sui mercati esteri;
  • Attività di formazione, con un Piano pluriennale regionale di formazione condiviso e cofinanziato da Regioni e Camere di Commercio con il coinvolgimento dell’Agenzia Ice e del sistema delle Università locali, finalizzato ad ampliare e diffondere la cultura dell’internazionalizzazione;
  • Valorizzazione del territorio per l’attrazione degli investimenti esteri/marketing territoriale, con la costituzione di un tavolo regionale di lavoro comune per la selezione delle opportunità da proporre agli investitori esteri sul territorio;
  • Sviluppo degli strumenti finanziari: Regioni ed Unioncamere si impegnano a selezionare e promuovere gli interventi di accesso al credito ritenuti più efficaci per favorire i processi di internazionalizzazione;
  • Azioni di promo commercializzazione all’estero e in Italia: Regioni e Camere di Commercio individuano annualmente qualificate e selezionate attività di sistema definendo contestualmente aree geografiche prioritarie, settori merceologici coinvolti, e risorse da investire;
  • Focus sul Sud e Fondi strutturali: verifica con le Regioni del Sud, area Obiettivo Convergenza, per realizzare apposite iniziative di sostegno per promuovere attività di internazionalizzazione con una riprogrammazione dell’utilizzo dei cosiddetti fondi strutturali, anche sulla base delle best practice in corso.

Vera MORETTI

Da Unioncamere la proposta di riorganizzare le Camere di Commercio

Durante la 136esima assemblea delle Camere di Commercio, tenutasi lo scorso 29 ottobre a Venezia, è emersa l’esigenza di ridisegnare l’organizzazione territoriale del sistema camerale e di ridefinizione ed accorpamento delle funzioni.

Questa proposta è stata avanzata da Ferruccio Dardanello che, come presidente di Unioncamere, ha guidato l’assemblea e che ha indicato, come uno dei punti cardini del riordino anche il miglior utilizzo delle risorse umane e la rimodulazione dei budget.

A tale proposito, Unioncamere ha come obiettivo quello di definire, insieme al Ministero dello Sviluppo economico, la circoscrizione territoriale di ciascuna Camera di commercio, di riorganizzare la rete camerale prevedendo l’auto-sostentamento di ogni singolo ente, di garantire l’adeguata diffusione territoriale.

Il rinnovamento delle Camere di Commercio permetterebbe di dare loro le giuste proporzioni, tenendo conto, oltre che delle dimensioni territoriali, anche delle esigenze e della tipologia.
Ciò, inoltre, potrebbe portare ad un ottimizzazione dei costi del sistema, con la conseguenza di risorse a disposizione a favore dello sviluppo economico.

A questo proposito, Corrado Passera ha commentato: “Abbiamo vissuto mesi difficili e le Camere di commercio hanno giocato un ruolo importante e non sostituibile. Un percorso su cui si lavorava da tempo nell’ottica di massimizzare i servizi abbattendo la spesa”.
Per questo, la ristrutturazione prevista viene considerata urgente e in grado di rendere le Camere più funzionali.

Vera MORETTI

Concorsi aziendali più semplici

Nasce un nuovo servizio telematico per facilitare la procedura di trasmissione dei documenti da parte delle aziende nel caso di concorsi a premio. Si tratta di Prema on-line, sviluppato del Ministero dello sviluppo Economico in collaborazione con Unioncamere e con le principali camere di Commercio.

Questo sistema si configura come uno sportello virtuale al quale i promotori delle manifestazioni a premio possono accedere per presentare la documentazione prevista dalla normativa vigente evitando il cartaceo.

L’obiettivo è duplice: semplificare i procedimenti amministrativi ed eliminare i documenti, che potranno essere trasmessi per via telematica, riducendo così anche i costi per le imprese e per la Pubblica Amministrazione.

La nuova procedura può già essere utilizzata dalle Camere di Commercio che aderiscono al periodo sperimentale, mentre per le altre si deve attendere l’entrata a regime del nuovo sistema.

Francesca SCARABELLI

Novara: E.V.A.E.T e imprese insieme a Feicon Batimat 2012

L’E.V.A.E.T. ha preso parte, per la prima volta, alla “Feicon Batimat”, la fiera più importante di tutto il Sud America dedicata all’edilizia. La manifestazione, che ha frequenza annuale ed è giunta quest’anno alla 20a edizione, si è svolta dal 27 al 31 marzo 2012 presso il Centro Espositivo Anhembi di San Paolo (Brasile).

All’evento erano presenti sei aziende novaresi – Fiore S.p.a., Nicolazzi S.p.a., Nuova Osmo Soc. Unip., Porta&Bini S.r.l., Rubinetterie Fratelli Frattini S.p.a. e Te-Sa S.r.l. – inserite all’interno della collettiva italiana formata da una trentina di realtà imprenditoriali e coordinata da diverse Camere di Commercio attraverso le proprie Aziende Speciali.

L’area espositiva novarese, pari a 66 metri quadri, è stata molto frequentata; come per le precedenti edizioni, la fiera ha richiamato un numero decisamente elevato di visitatori: nel 2011 la presenza di importatori, distributori, costruttori e architetti ha superato le 125mila unità, un risultato che si intende consolidare promuovendo una più ampia partecipazione di espositori esteri.

“Nonostante la concomitanza con altri eventi di richiamo, l’iniziativa ha avuti esiti favorevoli sia in termini di partecipazione che di gradimento delle imprese – commenta Gianfredo Comazzi, presidente dell’E.V.A.E.T. – offrendo la possibilità di allacciare nuovi contatti e di concretizzare quelli già avviati. Il mercato brasiliano offre grandi opportunità, ma richiede strategie di internazionalizzazione che tengano conto delle sue caratteristiche, a cominciare dai dazi doganali: continueremo quindi a presidiare quest’area attraverso missioni e fiere che agevolino un inserimento fruttuoso per le imprese novaresi”.

Fonte: camcom.gov.it

Fallimento PMI: ecco le nuove modalità

di Vera MORETTI

La legge n.3 del gennaio 2012 dispone nuove procedure per quanto riguarda il fallimento delle PMI, con l’introduzione della possibilità di realizzare un accordo fra debitore e creditore, ma a determinate condizioni.

La nuova norma, dunque, riguarda in particolare tutti quei soggetti che si trovano nelle condizioni di sovraindebitamento, così definite: “una situazione di perdurante squilibrio tra le obbligazioni assunte e il patrimonio prontamente liquidabile per farvi fronte, nonché la definitiva incapacità del debitore di adempiere regolarmente le proprie obbligazioni“.

Ciò è valido purché le imprese non possano in nessun caso accedere al fallimento, al concordato preventivo, agli accordi di ristrutturazione dei debiti o essere sottoposti ad amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi.
Inoltre non devono aver beneficiato della procedura di accordo con i creditori nei tre anni precedenti alla nuova richiesta.

Chiunque avesse tali requisiti, può accedere alla procedura per la composizione delle crisi da sovraindebitamento attraverso una proposta che deve rappresentare “la ristrutturazione dei debiti e la soddisfazione dei crediti attraverso qualsiasi forma“.

Cosa significa questo? Semplicemente che la procedura di ristrutturazione può avvenire con varie modalità, ovvero la cessione dei redditi futuri, l’utilizzo di beni e redditi di terze parti che assumono il ruolo di garante, o l’utilizzo di strumenti di credito al consumo e altri strumenti creditizi e finanziari.
L’autorità giudiziaria avrà il compito di monitorare la procedura passo per passo, verificando il rispetto dei requisiti necessari da parte dell’impresa, valutare i contenuti del piano di ristrutturazione del debito e verificare l’adempimento del piano omologato.

Dal momento in cui l’imprenditore dichiara di voler raggiungere un’intesa, parte una moratoria di 120 giorni durante i quali può condurre le trattative necessarie senza vedere il suo patrimonio minacciato da azioni esecutive.
L’accordo da raggiungere dovrà necessariamente raggiungere l’equivalente del 70% del totale del credito, anche se detenuto da un solo creditore. Tutti gli altri dovranno adeguarsi all’accordo.

Ruolo fondamentale sarà quello degli organismi di composizione, che hanno la funzione di:

  • ricevere i consensi dei creditori rispetto al piano proposto;
  • verificare il raggiungimento del 70% dei crediti;
  • attestare la fattibilità del piano;
  • proporre al giudice la nomina di un liquidatore qualora necessario;
  • in caso di insorgenza di difficoltà durante l’esecuzione del piano, procedere alla risoluzione.

Il costo di funzionamento dei collegi sarà interamente sostenuto dal debitore, secondo parametri che saranno indicati in un successivo decreto del Ministero della Giustizia.

Per quanto riguarda le caratteristiche dei membri del collegio sono state indicate due modalità: una riservata a soggetti privati, l’altra alle Camere di commercio e agli ordini di avvocati, commercialisti e notai, ma in entrambi i casi i componenti dovranno effettuare un’iscrizione in un registro dedicato presso il ministero della Giustizia.

Se l’imprenditoria italiana ha i capelli bianchi

di Alessia CASIRAGHI

Imprenditori italiani sempre più vecchi. Nonostante le recenti manovre del governo a sostegno dell’imprenditoria giovanile e della creazione di nuove start up – anche con 1 euro si può fare impresa -, il tessuto imprenditoriale italiano diventa sempre più vecchio.

Rispetto al 2010, l’incidenza delle imprese giovanili scende dall’11,8% del 2010 all’11,4% del 2011. E’ quanto rivela uno studio condotto dall’Osservatorio di Unioncamere sull’imprenditorialità giovanile, elaborando i dati del Registro delle imprese delle Camere di Commercio.

Per imprese giovanili si intendono le ditte individuali il cui titolare abbia meno di 35 anni, o le società di persone in cui oltre il 50% dei soci abbia meno di 35 anni, o ancora società di capitali in cui la media dell’età dei soci e degli amministratori sia inferiore al limite d’età di 35 anni.

L’indagine ha evidenziato come le attuali 700mila imprese di under 35 hanno registrato un calo del 3,6% rispetto al 2010, contando al netto 26mila unità in meno.

Ma qual è la causa dell’innalzamento d’età dell’imprenditoria made in Italy? La riduzione delle aziende under 35 si spiega sia con il graduale superamento della soglia dei 35 anni da parte di un elevato numero di imprenditori. Dall’altro lato si evidenzia un netto rallentamento delle iscrizioni di imprese giovanili, soprattutto nella seconda metà del 2011.

Lo scorso anno solo 135mila giovani, nonostante uno scenario economico reso difficile dalla crisi e dalla difficoltà di ottenere finanziamenti, hanno deciso di avviare una nuova impresa.

Condominio: ANAMMI e le priorità della riforma

Valorizzare la figura dell’amministratore condominiale identificando una serie di precisi requisiti professionali. E’ questa la priorità indicata dall’ANAMMI, l’Associazione Nazional-europea degli AMMinistratori d’Immobili, sulla riforma del condominio, durante l’audizione di stamani presso la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati.

Il testo di riforma ora in discussione a Montecitorio si limita, infatti, a imporre l’obbligo di iscrizione ad un apposito Registro istituito presso le Camere di Commercio, senza precisare competenze e titoli di idoneità per l’esercizio della professione. “Ciò non è di per sé garanzia di tutela dell’utenza – ha dichiarato Giuseppe Bica, presidente dell’ANAMMI – poiché prescinde dal possesso di qualsiasi requisito di professionalità. Stupisce, inoltre, che in un momento in cui si promuove una generale liberalizzazione delle professioni autonome, con l’amministrazione di immobili si scelga ben altro genere di impostazione”.

L’Associazione ha poi sottolineato come il disegno di legge rappresenti un arretramento rispetto a quanto già avviene in ambito associativo. La stessa A.N.AMM.I richiede agli aspiranti amministratori il possesso di un diploma di scuola superiore, il casellario giudiziale nullo e l’idoneità tecnico-professionale conseguita frequentando con profitto i corsi professionali per amministratori, gestiti dalla stessa ANAMMI. “Se si ritiene davvero indispensabile l’istituzione di un Registro presso la Camera di Commercio – ha osservato il presidente Bica – sarebbe opportuno puntare sugli stessi requisiti da tempo imposti all’interno delle organizzazioni di categoria, e delegare il “nulla osta” per l’iscrizione al Registro della Camera di Commercio alle associazioni più rappresentative a livello nazionale, già accreditate presso il Ministero della Giustizia”.

L’ANAMMI ha inoltre criticato anche la prestazione di idonea garanzia per le responsabilità e gli obblighi derivanti dall’incarico, che il testo di riforma dovrebbe imporre a carico dell’amministratore, su richiesta dei condomini per ogni singolo immobile amministrato. Tale garanzia, afferma il disegno di legge, non deve essere inferiore agli oneri prevedibili della gestione annuale: una somma ragguardevole, se si pensa che il bilancio preventivo di un condominio, in media, si aggira tra i 50mila e gli 80mila euro. “Ciò comporterebbe una garanzia ad hoc per ogni condominio, con un notevole aggravio di costi per l’amministratore – ha spiegato il leader degli amministratori condominiali – che, giocoforza, finirà col ricadere tutto sul condominio. Non è infatti possibile ridistribuire le spese, perché la garanzia riguarderebbe ogni singola struttura condominiale”. Insomma, a potersi permettere questo genere di prestazione saranno in pochi. “Con un mercato ristretto ad un numero esiguo di professionisti – ha aggiunto il numero uno dell’ANAMMI – il compenso dell’amministratore, finora deciso dal libero mercato, schizzerà verso l’alto”.

La categoria, ha concluso il presidente Bica, “non intende sottrarsi alle proprie responsabilità. Semmai, sulla base della nostra esperienza, proponiamo di stabilire l’obbligo della garanzia non più in capo al singolo professionista, ma all’associazione di appartenenza”. L’ANAMMI, infatti, già oggi fornisce gratuitamente ai suoi associati una polizza di responsabilità civile professionale, con l’obiettivo di non lasciare tale garanzia a discrezione del singolo.