Rimborso car sharing al dipendente, i chiarimenti delle Entrate

L’Agenzia delle Entrate ha fornito degli importanti chiarimenti in merito ad alcuni aspetti fiscali legati all’utilizzo del car sharing. Nello specifico, l’Agenzia ha chiarito che le somme rimborsate dal datore di lavoro per l’utilizzo del car charing non concorrono alla formazione del reddito del dipendente in trasferta all’interno del Comune nel quale è ubicata la sede di lavoro dell’azienda.

In sostanza, secondo le Entrate il servizio di car sharing non è altro che una variante più evoluta dei classici sistemi di mobilità urbana individuati dall’art. 51 comma 5 del TUIR. Quindi, i rimborsi delle spese sostenute per il suo utilizzo in favore dei dipendenti in trasferta nel territorio comunale, ricadono nell’ambito dell’articolo di cui sopra.

Quindi, perché lo spostamento del dipendente dalla sede di lavoro tramite car sharing possa rientrare nell’ambito del comma 5 articolo 51 del TUIR e il rimborso delle spese per esso sostenute non concorra alla formazione del reddito, la fattura emessa dalla società di car sharing al dipendente deve contenere:

  • il beneficiario della prestazione;
  • il percorso effettuato, con luogo di partenza e luogo di arrivo;
  • la distanza percorsa;
  • la durata del tragitto;
  • l’importo dovuto.

Buoni risultati per il carpooling aziendale

Una delle modalità più utili per fruire della mobilità intelligente è il cosiddetto carpooling aziendale, ossia la condivisione di auto tra dipendenti della stessa azienda nel tragitto casa-lavoro. In Italia non sono tantissime le realtà che si occupano di questo servizio, ma una di queste, Jojob, in occasione della chiusura della Settimana Europea della Mobilità ha diffuso i dati relativi a km condivisi e risparmio di Co2 dalle aziende che hanno aderito al suo carpooling aziendale.

Ebbene, secondo quanto comunica la società, il carpooling aziendale di Jojob avrebbe totalizzato, nell’ultimo trimestre 2015, oltre 150mila chilometri certificati e 4.700 viaggi condivisi, evitando l’immissione in atmosfera di oltre 30 tonnellate di Co2.

Questo carpooling aziendale è stato da oltre 50 aziende che hanno fatto muovere oltre 50mila dipendenti. Tra queste realtà aziendali vi sono molti big come Amazon, Auchan, Findomestic, Heineken Italia, Istituto Italiano di Tecnologia, Unicoop Firenze e YOOX Group.

Tra le aziende aderenti al carpooling aziendale, Jojob segnala i risultati di Findomestic (oltre 1000 dipendenti coinvolti e 361 aderenti), YOOX Group (il 41% dei suoi dipendenti utilizza il servizio), Unicoop Firenze (risparmio di quasi 3 tonnellate di Co2 in 3 mesi), Istituto Italiano di Tecnologia (oltre 32mila km percorsi) e Amazon (oltre 1.400 viaggi completati).

Auto aziendali e imprese italiane

Che rapporto hanno aziende e dipendenti con le auto aziendali e in che direzione va, in Italia, il mondo delle flotte di proprietà? A queste domande ha provato a rispondere LeasePlan attraverso un sondaggio effettuato su aziende italiane con veicoli di proprietà.

L’indagine di LeasePlan sulle auto aziendali è stata erogata a marzo 2015 ad aziende con flotta superiore alle 10 unità. Alla fine hanno aderito 112 società i cui dipendenti hanno risposto in forma anonima alle domande sottoposte.

Il questionario sulle auto aziendali è stato suddiviso da LeasePlan in 8 aree: car sharing, percezione e ruolo della flotta, car policy, modalità di gestione, controllo dei costi, consumi ed emissioni, telematica e infomobilità, sicurezza.

I principali obiettivi che le aziende si attendono dalla loro flotta di auto aziendali, secondo quanto emerso dai risultati del sondaggio, sono la riduzione del costo totale (73,1%), la riduzione del costo di acquisto dei veicoli (61,5%), la sicurezza di chi utilizza le auto aziendali (47,1%), la riduzione di emissioni e consumi (46,2%). Infatti, i risultati del sondaggio hanno messo in luce l’utilizzo in larga parte lavorativo dei veicoli di proprietà (90,5%) rispetto a quello motivazionale per i dipendenti (23,8%).

Entrando nel dettaglio delle aree in cui era suddiviso il sondaggio, quello che ha colpito gli analisti di LeasePlan è stato soprattutto il fatto che, a fronte di tre quarti delle aziende che ritiene utile l’impiego della telematica per il controllo in tempi reale delle auto aziendali, circa la metà dei rispondenti al questionario ha sostenuto di non ritenerla prioritaria per la gestione della propria flotta aziendale.

Siglata intesa tra Fiat-Chrysler e Intesa Sanpaolo

E’ stato firmato un importante accordo tra due colossi che hanno la loro sede in Italia, e precisamente a Torino.

Fiat-Chrysler e Intesa Sanpaolo hanno infatti siglato un’intesa commerciale per offrire ai clienti dell’istituto di credito, ovvero 11,5 milioni, condizioni favorevoli per il noleggio a lungo termine di auto, ma anche per l’acquisto di vetture e veicoli commerciali.

Obiettivo di questa firma è, in primo luogo, quello di agevolare privati e piccoli imprenditori nel settore mobilità, i cui costi pesano sul bilancio di famiglie ed aziende.

Le conseguenze concrete di questa partnership saranno tangibili già da questo mese, quando i clienti delle banche del gruppo cominceranno a noleggiare veicoli a lungo termine approfittando di canoni vantaggiosi, visibili anche online.

L’accordo è stato firmato da Alfredo Altavilla, coo della regione Emea di Fiat-Chrysler, e da Stefano Barrese, responsabile della direzione pianificazione e controllo e della direzione marketing di Intesa Sanpaolo.

Secondo Altavilla, la partnership “mette insieme due realtà particolarmente importanti nell’economia del Paese che fanno sistema e mettono a disposizione di chiunque servizi per migliorare la mobilità di tutti i giorni, come abbiamo già realizzato con il car sharing. Il nostro gruppo produce auto sempre più attente all’ambiente, confortevoli e tecnologicamente avanzate, ma è importante che tutto il mondo che gira intorno all’automotive sia adeguato alle aspettative di ogni automobilista. E l’accordo di oggi va in questa direzione”.

Barrese, inoltre, ha aggiunto che l’accordo “consente di rafforzare l’offerta in un settore che incide particolarmente sui budget delle famiglie e delle piccole e medie imprese. Intesa Sanpaolo ha avviato da tempo un articolato cambiamento con l’obiettivo di essere, per 11,5 milioni di clienti, un punto di riferimento non solamente per le attività bancarie e di investimento, ma anche per bisogni altrettanto importanti, come la tutela assicurativa, gli acquisti, i pagamenti”.

Vera MORETTI

Noleggio flotte aziendali in aumento

Per porre fine alla crisi che sta pesantemente investendo il mercato delle auto, Daniele Capezzone, presidente della commissione Finanze alla Camera, dopo aver ascoltato le associazioni rappresentative della filiera dell’automotive, con il suo Pacchetto auto ha proposto il ritorno della deducibilità a carico delle auto aziendali dal 20 al 40%.

I dati, infatti, parlano chiaro, e vedono il mercato italiano che ha ritrovato ultimamente un po’ di vigore grazie all’apporto delle flotte.
Nel 2013, a questo proposito, su 1 milione 303mila unitá vendute in Italia, il 36,2 per cento ha riguardato il settore delle auto aziendali.

Ma lo scenario evidenziato dal Rapporto Aniasa 2014, l’annuale focus sul settore delle flotte e del noleggio auto, “non presenta segnali incoraggianti neppure per quanto concerne gli acquisti delle società, gli stessi che hanno sorretto il mercato negli ultimi anni“.

A questo proposito, e tornando sulla questione del nodo fiscale, Fabrizio Ruggiero, neo presidente di Aniasa, l’associazione confindustriale alla quale aderiscono le imprese che gestiscono le flotte e quelle del noleggio, ha dichiarato: “Le manovre tributarie dell’ultimo biennio hanno aumentato oltremisura la tassazione sull’auto, deprimendo ulteriormente il mercato e raggiungendo, peraltro, risultati di gettito opposti agli iniziali obiettivi. L’auto aziendale si trova, in Italia, in condizioni di gravi difficoltà strutturali e sottodimensionato a causa di un trattamento fiscale penalizzante rispetto agli altri Paesi dell’Ue, diventato nel 2013 ancora più iniquo“.

Il noleggio ha assicurato, lo scorso anno, entrate fiscali per un ammontare di 2 miliardi di euro.
Il Rapporto Aniasa evidenzia quattro buone ragioni che giustificherebbero una serie di interventi pro settore: l’auto aziendale è uno strumento di mobilità per le aziende; un volano per l’economia; un comprovato promotore di correttezza fiscale; contributo all’ambiente.

Su quest’ultimo punto, il presidente Ruggiero ha sottolineato come “un elevato turn over contribuisce al rinnovo del parco auto, in virtù di una più rapida introduzione sul mercato di veicoli a basso impatto ambientale, in particolare ibridi, bifuel e a metano“.

Emilio Di Camillo, direttore del Centro Studi Subalpino, non ha dubbi: “Uno spiraglio capace di portare a una ripresa più consistente del mercato dell’auto, attraverso interventi sulla deducibilità dei costi aziendali e un’azione sulla leva fiscale, si è aperto all’evento Missione Mobilitá di aprile con l’intervento del presidente della commissione Finanze della Camera, Capezzone“.

Fiducioso sull’anno in corso si dichiara Claudio Manetti, amministratore delegato di Leasys: “Ritengo si possa già affermare che il 2014 sarà per il noleggio a lungo termine una buona annata, in grado di generare una domanda complessiva per 150mila auto. Sicuramente lo sarà per Leasys, che ha cominciato l’anno crescendo del 30% in termini di ordini e raccogliendo i primi frutti degli sforzi organizzativi e degli investimenti tecnologici degli ultimi anni“.

A fare il punto sul noleggio a breve termine è invece Gianluca Testa, ad di Avis Budget Group: “Nonostante il protrarsi nell’ultimo periodo di un certo livello di stagnazione dei mercati, nel primo trimestre del 2014 abbiamo assistito a una leggera crescita per il mercato del noleggio a breve termine, sia in termini di fatturato sia di volumi, tendenza che avvertiamo anche come Avis Budget Group. Il periodo selezionato è comunque da noi considerato di bassa stagione, in quanto per lo più legato alla domanda di servizi di autonoleggio da parte delle aziende, le quali, in un momento di incertezza economica tendono a ridurre gli investimenti per diverse voci di spesa, compresi i viaggi aziendali. Un altro fattore non positivo registrato sia da Aniasa sia da noi, nell’ultimo anno, è il considerevole aumento della criminalità legata ai furti d’auto, che ha danneggiato con una certa incidenza anche la nostra flotta. Comunque, nel breve e medio termine abbiamo delle prospettive più rosee, soprattutto per quanto riguarda la Southern Region in Europa, grazie alla crescita dell’affluenza turistica che caratterizza il nostro mercato in alcuni periodi dell’anno, e che genera un automatico aumento della domanda per il noleggio di veicoli a breve termine, un fattore che finisce per impattare positivamente sul nostro business lungo tutto il corso dell’anno“.

Lo studio di GE Capital sulle flotte aziendali europee ha voluto fare una previsione relativa ai prossimi due anni e pare che il mercato sia destinato a crescere, secondo ben otto gestori su dieci.

La ricerca ha preso in considerazione 72 flotte aziendali di grandi dimensioni in tutta Europa che gestiscono oltre 150mila automezzi e si focalizza sui trend e sulle possibili evoluzioni del mercato nei prossimi 24 mesi.

In cima alle priorità dei fleet manager c’è il miglioramento dei comportamenti dei driver; una seconda priorità, indicata dal 54% delle aziende dotate di una flotta internazionale, concerne l’ottimizzazione dei costi di gestione mediante la sua centralizzazione; un’altra area d’interesse riguarda la gestione del carburante.

Da evidenziare, infine, la crescente attenzione alla gestione delle emissioni: il 61% delle aziende ha stabilito, in proposito, limiti agli scarichi di CO2, mentre nel 2008 questa percentuale era ferma al 38%.

Il noleggio, intanto, si appresta ad allargare il proprio bacino, andando ben oltre il comparto strettamente aziendale, e dunque in direzione dei clienti privati.
Tutto questo grazie a offerte pensate ad hoc che svincolino il cliente dal possesso del veicolo e ne risolvano in modo flessibile ogni tipo di esigenza di mobilità.

Un ulteriore studio, presentato in occasione del Rapporto Aniasa, mette in luce come le armi vincenti dell’offerta di auto condivisa siano soprattutto tre: l’economicità, la flessibilità e accessibilità del servizio.

I valori medi più elevati delle risposte (in una scala di gradimento da 1 a 5) vengono registrati dalle voci “semplicità ed efficienza nella prenotazione” (4,39), “convenienza economica” (4,3) e “possibilità di usufruire di specifiche tariffe convenzionate” (3,92).
Anche quest’anno il Barometro del Corporate Vehicle Observatory di Arval Italia, diretto da Andrea Solari, ha chiesto ai mobility manager delle varie aziende cosa risulta fondamentale per loro nel momento in cui devono scegliere su quale flotta di auto orientarsi.

Le risposte hanno riguardato i seguenti aspetti: sicurezza, telematica e outsourcing. La ricerca ha interessato un campione di 4.560 aziende di varie dimensioni e settori a livello internazionale, 300 delle quali italiane.
Al centro dell’interesse dei fleet e mobility manager intervistati compare, in linea con i dati della ricerca 2013, il tema della sicurezza.

Ma, se solo un anno fa le aziende erano principalmente focalizzate sulle dotazioni di sicurezza a bordo veicolo, ora, come ha dichiarato Solari, “gli aspetti legati all’educazione dei driver hanno conquistato un ruolo di maggior rilievo: circa un terzo degli intervistati nelle aziende di maggior dimensioni si concentra sull’educazione del Driver per prevenire i rischi legati all’incidentalità stradale“.

Sono in crescita le società che ricorrono alla telematica, arrivate a coprire il 33% del totale, contro il 16% rilevato nell’anno precedente sullo stesso segmento.

Ma è soprattutto la motivazione che spinge le aziende ad introdurre tale strumento ad essere differente. “Mentre solo un anno fa il principale vantaggio era inteso come possibilità di geolocalizzare i veicoli, oggi ben il 46% dei mobility manager intervistati dichiara di utilizzare la telematica come strumento per migliorare la sicurezza dei propri driver“.

Per quanto riguarda l’outsourcing, il 59% degli intervistati ha sostenuto di ricorrervi per risparmiare, mentre il 45% afferma di delegare all’esterno le attività e i processi legati alla gestione della mobilità, per poter essere ancor più focalizzato sul proprio core business.

Tra i servizi innovativi di mobilità, riscuote grande interesse l’utilizzo di applicazioni “mobile” a supporto dei driver, un servizio ritenuto strategico dal 42% dei gestori di flotte delle aziende di più grandi dimensioni.

Quasi un terzo degli intervistati (27%) è, inoltre, interessato alla gestione via web delle auto condivise, sottolineando di fatto l’attenzione, via via crescente, rivolta al corporate car sharing.

In materia di veicoli a basso impatto ambientale, cresce l’utilizzo delle alimentazioni alternative, metano e Gpl in particolare, utilizzate rispettivamente nel 27% e 16% delle aziende con oltre 100 dipendenti.

Vera MORETTI

Car sharing nemico dell’industria automobilistica?

L’industria automobilistica deve fare i conti con un fenomeno che, soprattutto nelle grandi città, sta prendendo piede in maniera molto repentina.

Il car sharing, infatti, anche a causa della crisi che ha ridotto le possibilità economiche degli italiani, sta finalmente diventando una piacevole realtà, che permette non solo di dividere le spese, onerose, che una macchina comporta, ma anche di dimezzare la presenza di autovetture nelle strade cittadine e, di conseguenza, diminuire l’emissione di gas tossici e altamente inquinanti.

La città italiana dove questa tendenza è più diffusa e sentita è Milano, con circa 90.000 utenti e 1.500 autovetture.
Guardando i dati su scala europea la capitale dove il fenomeno è più diffuso è Berlino, seguita da Londra e Parigi.
Le peggiori performance sono quelle registrate a Roma e Madrid ma nella capitale italiana è partito il servizio Car2Go, che potrebbe aumentare notevolmente il numero degli utilizzatori.

Proprio il dilagare del car sharing rischia di mettere in crisi, secondo un’indagine condotta da AlixPartners, il mercato automobilistico.
Per questo, occorre che gli addetti ai lavori si decidano a studiare strategie efficaci per la produzione di automobili, che siano in grado di far coesistere l’auto privata e quella condivisa.

Dai dati si evince che nel mondo attualmente un milione di persone circa si sposta utilizzando il car sharing ma, dalle stime effettuate, questo dato potrebbe salire a 12 milioni entro il 2020.
Questo fenomeno causerà una ulteriore riduzione delle vendite nel settore automobilistico, già messo a dura prova dalla crisi economica degli ultimi anni, ma avrà ovvie ricadute positive dal punto di vista dell’impatto ambientale.

Un altro fenomeno che si sta diffondendo soprattutto nei paesi del Nord Europa è quello del car pooling, che consiste nel condividere le spese di viaggio assieme ad altre persone, riducendo il costo del carburante e dei pedaggi autostradali pro-capite, ma anche l’inquinamento ambientale.
I siti migliori offrono la possibilità di selezionare i compagni di viaggio in base alle caratteristiche e danno la possibilità ai viaggiatori di esprimere un giudizio sui propri compagni di viaggio, che possono così costruirsi una reputazione positiva.

Vera MORETTI

Tutti i vantaggi del car sharing

Nonostante, rispetto agli altri Paesi d’Europa, l’Italia sia ancora molto indietro, il car sharing sta finalmente prendendo piede anche qui, con notevoli vantaggi per chi ne usufruisce.
Non si tratta solo di risparmiare sulla flotta aziendale, ma anche di sostenere l’ambiente con una riduzione delle auto in circolazione in città, oltre, ovviamente, ad un beneficio all’immagine dell’azienda che ricorre a questa strategia.

Il car sharing non giova solo alle grandi aziende, ma anche alle piccole e medie imprese, per non parlare di professionisti ed agenti di commercio, i quali possono contenere i costi sugli spostamenti per affari, monitorando al contempo la spesa per le trasferte di lavoro.

Il principio del car sharing è ormai conosciuto: non si acquista la vettura ma si sceglie una forma di noleggio per cui si paga solo il tempo in cui si usa effettivamente.

Generalmente, invece di un contratto, si sottoscrive un abbonamento con tariffe al minuto,ora o giorno comprensive di carburante, senza altre spese.
Una rete capillare di parcheggi permette poi di ritirare l’auto e lasciarla anche in un diverso punto di sosta. Ingresso libero nelle ZTL, anche nell’area C di Milano, la città ad oggi più attiva per quanto riguarda la Mobilità Intelligente.

Guardando all’Europa, tra i Paesi più all’avanguardia spicca la Germania, con quasi 200mila utenti contro i 22.700 in Italia.
Le stime al 2020 vedono 15 milioni di utenti in Europa per un totale di 240mila vetture coinvolte. La speranza è che il moltiplicarsi di servizi dia un’accelerazione anche nel nostro Paese.

L’Italia, come detto, rimane ancora piuttosto indietro, ma il 2014 ha tutte le premesse per essere l’anno della svolta, anche in un Paese tradizionale e restio alle novità come il nostro.

Vera MORETTI

Stop agli eco-incentivi sulle auto aziendali

Il 2014 ha portato con se una cattiva notizia per le imprese.
Dall’1 gennaio, infatti, sono stati sospesi i fondi riferiti ai Contributi BEC, relativi alle agevolazioni sui “veicoli a basse emissioni complessive” e riguardanti principalmente le aziende, ma anche veicoli pubblici, taxi e car sharing.

In realtà, i fondi, elargiti a partire dal marzo 2013, non sono del tutto esauriti. A sospenderli è stata una circolare del Direttore Generale per la politica industriale e la competitività del 30 dicembre 2013, in cui si specificava che il provvedimento necessita una revisione.

Non si sa, per ora, quando gli eco-incentivi verranno riattivati, ma prima dovranno essere rideterminate “le ripartizioni delle risorse di cui al comma 2 dell’articolo 17-undecies, sulla base della dotazione del fondo di cui al comma 1 e del monitoraggio degli incentivi relativo all’anno 2013”.

Ciò che il Ministero dello Sviluppo ha deciso di fare è verificare l’esatto ammontare delle risorse del Fondo non spese per riassegnarle all’annualità 2014. Per conoscere quando potranno essere inoltrate nuove prenotazioni, quindi, sarà necessario attendere l’emanazione di un ulteriore decreto ministeriale.

Le imprese, a questo proposito, auspicano che la revisione preveda qualche modifica sui vincoli per l’accesso agli eco-incentivi, poiché, ad oggi, su 39 milioni di euro stanziati ne sono stati assegnati solo 15,3 milioni. Tra i motivi della difficoltà di accesso all’agevolazione, essere in possesso di un veicolo da rottamare con almeno 10 anni di vita.

Vera MORETTI

L’economia verde passa dalla mobilità

Tre problemi e un’unica soluzione: una mobilità più intelligente – fatta di auto elettriche, biocarburanti di nuova generazione, car sharing, urbanistica intelligente, incentivi per l’uso della bicicletta e telelavoro – potrebbe infatti significare trasporti più efficienti, meno inquinamento e un rilancio per l’economia.
A proporre questo pacchetto di soluzioni è la prima assemblea degli Stati generali della green economy, la struttura messa in piedi con l’aiuto di 39 categorie produttive dal ministero dell’Ambiente e dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, che ha individuato otto settori strategici per lo sviluppo di un’economia verde, che vanno dal riciclo dei rifiuti all’agricoltura di qualità, dai servizi ambientali allo sviluppo delle fonti rinnovabili.

La prima delle otto assemblee nazionali in programma a Roma tra luglio e settembre riguarda proprio la mobilità sostenibile, un tema da affrontare urgentemente poiché il solo settore dei trasporti è responsabile di un terzo dei consumi energetici e di buona parte degli inquinanti presenti nell’aria. Anche perché l’Italia ha uno degli indici di motorizzazione più alti d’Europa: 36 milioni di auto, il 17% di quelle che circolano in Europa, record che produce una grande congestione nel traffico, soprattutto nelle grandi città. Dal punto di vista del trasporto pubblico, non va molto meglio: le infrastrutture italiane, a confronto di quelle europee, sono decisamente scarse.

Ma ci sono due settori in cui l’Italia può dare un grande contributo: quello dei biocarburanti e quello dei veicoli elettrici.
Il primo costituisce uno dei punti chiave della strategia europea per la riduzione dell’emissione dei gas serra nei trasporti: il nostro Paese ha buone possibilità in questo campo anche sul piano dei brevetti, soprattutto per quelli di seconda generazione, come quelli che estraggono energia dalla lignina riutilizzando gli scarti del ciclo agro industriale.

Francesca SCARABELLI