Reddito di cittadinanza e programmi elettorali: cosa cambierà?

Secondo i dati dell’INPS i nuclei familiari che beneficiano del reddito di cittadinanza sono 1.686.416 per un totale di 3.790.744 di persone coinvolte, il provvedimento bandiera del M5S, che ha sicuramente agevolato molte famiglie, potrebbe però subire importanti modifiche a partire dal mese di ottobre 2022 quando il peso delle elezioni del 25 settembre e del nuovo governo si farà sentire. Ecco cosa prevedono le varie coalizioni e i partiti nei loro programmi elettorali.

Reddito di cittadinanza e M5S: deve essere rafforzato anche con monitoraggio antifrode

Il reddito di cittadinanza è stata la misura bandiera del M5S, ha permesso a nuclei familiari senza reddito o con un reddito Isee inferiore a 9.360 euro all’anno di ottenere un’integrazione economica commisurata al reddito percepito. L’erogazione media nazionale è di 553,68 euro, ma ci sono nuclei che percepiscono meno e altri che invece percepiscono nettamente di più. Si tratta di una misura divisiva perché, mentre chi lo percepisce riceve sostegno, gli altri sono titubanti su questa misura ritenendola un costo eccessivo.

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Naturalmente il reddito di cittadinanza, insieme al bonus 110%, continua ad avere il sostegno incondizionato del M5S. Lo stesso ha però dichiarato che deve essere rafforzato, ma soprattutto deve essere migliorato il sistema di monitoraggio antifrode. Il problema c’è ed è evidente.

Programmi elettorali del centro-destra sul reddito di cittadinanza

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che ad oggi dai sondaggi è il partito con maggiori consensi, ritiene che disincentivi la ricerca di un lavoro, fino a definire questa misura come metadone di Stato. Questo nonostante alcune modifiche rispetto all’impostazione iniziale. Attualmente dopo la prima rinuncia a una proposta di lavoro, parte la decurtazione dell’importo percepito e alla seconda proposta invece si perde il beneficio.

Nel centro-destra è più defilata la posizione di Antonio Tajani, Forza Italia, che ha dichiarato l’obiettivo di ridurre il numero di beneficiari del reddito di cittadinanza, riconoscendolo solo a chi realmente si trova in uno stato di bisogno. Da questa riduzione dovrebbe derivare un risparmio di 4 miliardi di euro da destinare all’aumento delle pensioni minime. La Lega invece vorrebbe mantenere la misura sono in favore degli inidonei al lavoro, mentre negli altri casi punta all’abolizione, soprattutto ritiene che i controlli debbano essere delegati agli Enti Locali perché sarebbero maggiormente in grado di scoprire le frodi.

Renzi e Calenda: passo indietro di Matteo Renzi

Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, aveva proposto una raccolta di firme per chiedere un referendum costituzionale per la sua abolizione, ma ha dovuto cedere il passo. Dall’accordo stipulato con Carlo Calenda per le prossime elezioni, il leader di coalizione sarà proprio quest’ultimo, è emerso che si propenderà per una riforma. Insomma Matteo Renzi ha ceduto e come molti altri leader di partito assume una posizione intermedia per non lasciare il malcontento a nessuno. La proposta di Calenda è quella di ridurre a una sola la proposta di lavoro dal cui rifiuto deriva la perdita del beneficio.

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D’altronde Calenda ha dichiarato che molto probabilmente il nuovo governo resterà in carica 3 mesi e dopo si dovrà ritornare a un governo “istituzionale” sulla scia del governo Draghi o che comunque porti avanti la famosa “agenda”. Proprio Draghi  aveva dichiarato che il reddito di cittadinanza deve essere riformulato.

Programmi elettorali del centro sinistra per il reddito di cittadinanza

Il Pd, non intende abolire il reddito di cittadinanza, anche in questo caso si parla di una riformulazione, il cui obiettivo dovrebbe essere non ledere le famiglie numerose.  La coalizione di centro-sinistra pensa di introdurre l’integrazione pubblica alla retribuzione (in-work benefit), si tratterebbe di una misura volta ad agevolare lavoratori e lavoratrici che hanno un reddito eccessivamente basso.

Enrico Letta, leader della coalizione di centro-sinistra che comprende Pd, +Europa, Sinistra Italiana di Fratoianni, Verdi e Di Maio e Tabacci con “ Impegno Civile”.

Il settore luxury sempre in testa all’export Made in Italy

Il report Esportare la dolce vita, realizzato da Confindustria e Prometeia relativo ai prodotti BBF, ovvero Belli e Ben Fatti, quindi appartenenti ad una fascia di Made in Italy medio alta, ha reso noto che le potenzialità di questo settore, in fatto export, potrebbero arrivare, dai 59 miliardi del 2016, a 70 miliardi nel 2022.

Tale risultato si otterrebbe basandosi su tre punti cardine quali patrimonio culturale, paesaggio e vocazione manifatturiera, ma che potrebbe portare a risultati ancora più sorprendenti se venissero replicati, nel periodo 2016-2022, i risultati ottenuti nel periodo precedente del 2011-2015, quando tutti i settori BBF avevano registrato la loro miglior performance.

Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo Economico, presente quando è stato illustrato lo studio, crede in questo ambizioso obiettivo se non verranno sottovalutati il proseguimento del processo di globalizzazione e nel boom dell’Industria 4.0.

A differenza delle passate edizioni, nelle quali a essere analizzate erano le prospettive italiane sui mercati emergenti, quest’anno il rapporto EDV si è concentrato su 31 mercati maturi, attualmente i maggiori importatori di Made in Italy di qualità.

Tra questi, spiccano gli Stati Uniti: al 2022, le proiezioni per le importazioni dall’Italia sono pari a 13 miliardi di euro, con una crescita di 2,8 miliardi (+28%) che ne fa anche il mercato più dinamico. Già oggi, se si guarda al turismo, tra i Paesi di provenienza dei visitatori alto-spendenti, gli Usa generano il più altro valore degli acquisti: 4,3 miliardi nel 2015, con una media di 1.166 euro di spesa pro capite.

Presente al lancio di EDV c’era anche Marco Bizzarri, ceo di Gucci, il quale è estremamente convinto della necessità di digitalizzare anche le imprese appartenenti al settore luxury: “Digital, e-commerce e web sono diventati fondamentali negli ultimi anni, in particolare per comunicare con i Millenials. Una volta nel lusso ci si domandava se essere online fosse meno importante. Oggi non è più una domanda che ci si deve porre. Anche perché se non lo fai tu c’è qualcun altro che se ne appropria”.

Vera MORETTI

Un segno distintivo sui prodotti Made in Italy esportati all’estero

Il 21 marzo è avvenuto un incontro importante tra Carlo Calenda, Ministro per lo Sviluppo economico, e il Sottosegretario Ivan Scalfarotto, con alcuni rappresentanti di Confindustria, il cui tema era quello di dare ai prodotti Made in Italy diretti verso i mercati esteri un segno distintivo, che aiuti non solo a farli riconoscere dai consumatori, ma anche e soprattutto a difenderli dalle contraffazioni.

Ultimamente, infatti, molti dei prodotti che rappresentano l’Italia tanto da diventare delle vere e proprie icone nell’immaginario dei consumatori stranieri, se pensiamo al Parmigiano Reggiano, all’olio d’oliva, ma anche a Grana Padano e prosciutto, sono tutti stati messi a rischio a causa di falsificazioni che discreditano l’originalità e la tradizione del Made in Italy.

Se si pensa alle perdite economiche e di immagine, poter far conto su un distintivo che ne attesti la qualità è sicuramente una giusta soluzione, e un modo di attaccare l’abusivismo.
Tale contrassegno verrebbe applicato sulle esportazioni verso i Paesi extra Ue.

Dalla riunione appena svoltasi, sembrerebbe che i presupposti ci siano tutti per arrivare ad avere questo ambito e prezioso contrassegno. Per questo motivo, nelle prossime settimane il Ministero dello Sviluppo Economico, in accordo con le associazioni del mondo produttivo darà vita a un’attività di verifica approfondita delle condizioni e dei requisiti di fattibilità tecnica per le aziende all’esito della quale il MISE si riserva di avviare operativamente la fase di sperimentazione.

Vera MORETTI

La filiera moda ha la sua testa pensante

Con la prima decade di gennaio, come da tradizione si rimette in modo il grande circo della moda italiana, prima con l’appuntamento fiorentino di Pitti Uomo (12-15 gennaio) e poi con Milano Moda Uomo (15-19 gennaio). Due momenti nei quali la filiera moda italiana mette in mostra tutte le proprie potenzialità e il proprio saper fare.

Fortunatamente, anche a livello governativo si sta cominciando a valorizzare in maniera concreta la filiera moda, soprattutto grazie all’avvio di importanti finanziamenti destinati alle fiere della moda e al varo di un’iniziativa che prova a rimediare a una delle carenze tipiche del fare impresa in Italia: l’incapacità, o la difficoltà, di fare sistema.

Lo scorso 23 dicembre è stato infatti costituito il Comitato della moda e dell’Accessorio italiano, presieduto dal viceministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda. Un’entità che prova a mettere insieme i protagonisti e le eccellenze della filiera moda italiana per cercare di mettere a fattor comune competenze e conoscenze che consentano di posizionare la moda italiana in maniera sempre più efficace sui mercati mondiali.

Il Comitato della Moda e dell’Accessorio italiano definirà le linee guida per lo sviluppo del comparto, concorderà insieme al Governo il sostegno istituzionale necessario a portare avanti le diverse iniziative e garantirà l’implementazione dei progetti chiave, fondamentali per riaffermare la leadership del sistema della moda, attraverso il coordinamento e potenziamento degli eventi, il rafforzamento del sistema fieristico, la formazione, la sostenibilità e il supporto alla crescita dei marchi e delle aziende della filiera moda”. Questo il passaggio chiave del comunicato che lancia il Comitato.

Il primo passo concreto del Comitato è previsto per settembre di quest’anno, quando tutta la filiera moda sarà portata nel polo fieristico di Rho-Pero in un unico appuntamento in contemporanea con la Settimana della Moda di Milano, che riunisca le miriadi di fiere di settore attualmente sparse su tutto l’anno.

Entreranno nel Comitato della Moda e dell’Accessorio italiano le eccellenze della filiera moda, della filiera tessile e dell’accessorio. In rigoroso ordine alfabetico: Altagamma, Altaroma, Camera Nazionale della Moda Italiana, Centro di Firenze per la Moda Italiana, Federazione Italiana Accessorio Moda e Persona, Mido, Mifur, Milano Unica, Mipel, Origin, Pitti, Sistema Moda Italia, TheMicam, Vicenza Oro/Oro Arezzo.

Voucher per l’internazionalizzazione delle pmi

E’ in arrivo un voucher di 10mila euro destinato alle imprese, che possono essere anche cooperative o reti di imprese, che abbiano fatturato almeno 500mila euro in almeno uno degli ultimi tre esercizi.
Il voucher permette a queste pmi di dotarsi di un temporary export manager, ovvero di personale specializzato che possa sostenerle durante i delicati processi di internazionalizzazione.

Il bando export vuole favorire la crescita del Made in Italy ed è previsto dal decreto Sblocca Italia, che fa parte del Piano straordinario per l’internazionalizzazione messo a punto dal viceministro allo Sviluppo, Carlo Calenda, da 260 milioni di euro per il 2015.

Tale bando dovrebbe essere attivato entro giugno, come ha confermato lo stesso Calenda: “A giugno lanceremo il voucher per i temporary export manager che altrimenti conterebbero all’impresa tra i 100.000 ed i 150.000 euro. Le piccole imprese non ce la farebbero a permetterselo. Abbiamo investito 20 milioni di euro su questo“.

Tra gli obiettivi del “Piano straordinario per il rilancio internazionale dell’Italia” ci sono:

  • aumentare la platea delle imprese esportatrici di almeno 20 mila unità nei prossimi 3 anni;
  • aumentare i ricavi oltre confine di almeno 50 miliardi di euro, oggi fermi a quota 389 miliardi;
  • attrarre investimenti esteri in Italia per 20 miliardi l’anno;
    far crescere l’e-commerce.

Vera MORETTI

Il Piano straordinario del governo per il made in Italy

Che il rilancio del made in Italy sia una fissa del premier Renzi e che ne voglia fare uno dei pilastri dell’azione di governo in ambito economico è cosa risaputa. Va in questa direzione anche il recente “Piano straordinario per il Made in Italy” varato dal governo e presentato a Milano dal viceministro per lo Sviluppo Economico, Carlo Calenda, con il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi e il presidente di Aefi (l’Associazione Fiere italiane) Ettore Riello.

Un programma che prende ispirazione dall’imminente Expo2015 di Milano e che prevede, per quest’anno, uno stanziamento di 261 milioni da destinare a 5 principali aree di intervento, tra le quali “il potenziamento dei grandi eventi in Italia“, a beneficio del made in Italy.

Ecco il perché della presenza di Aefi. Forte sarà infatti il supporto alle manifestazioni fieristiche maggiormente cresciute in Italia e all’estero negli ultimi anni, con l’obiettivo di favorire l’internazionalizzazione delle imprese esportatrici di prodotti, eccellenze e know-how made in Italy.

Le fiere interessate dal Piano sono infatti più di oltre 40 e conteranno su finanziamenti totali per 48 milioni di euro purché abbiano “una posizione di leadership nel proprio settore a livello globale”.

Come ha ricordato il viceministro Calenda, “la cifra destinata nel 2015 al made in Italy ammonta a sei volte la media dei precedenti stanziamenti, e dimostra l’impegno del governo a favore dell’export. Il settore delle fiere svolge un ruolo cruciale nella promozione del sistema Paese e dei nostri prodotti, per questo all’interno dei fondi sono stati stanziati ben 48 milioni di euro, per potenziare i grandi eventi fieristici”.

Si respira aria nuova tra gli imprenditori – ha concluso Calenda -, questo può essere un anno straordinario per le esportazioni”.

Fondi per l’export, in arrivo 130 milioni

 

Dopo mesi di preparazione, il piano straordinario per il Made in Italy è pronto ad essere inserito all’interno del Dl Sblocca Italia previsto per fine agosto. Per riallinearsi con Paesi come Spagna, Francia e Germania, il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi e dal viceministro Carlo Calenda hanno optato per una prima tranche minima da 130 milioni per l’internazionalizzazione delle imprese. Obiettivo dichiarato, nel medio e lungo periodo, favorire la nascita di 22mila nuovi esportatori incrementando il giro d’affari dell’export nostrano.

Expo 2015, al netto di polemiche e giochi di palazzo, viene considerato il volano per rafforzare 15 grandi eventi fieristici italiani. Il modello è Pitti e tra le priorità per indirizzare altri 30 milioni ci sono eventi di portata internazionale come Salone Nautico, Emo, Marmomacc, Salone del Mobile, Vinitaly, Tuttofood, Milano Unica, Panoramico/Altagamma.

«Queste risorse sprigionano nuovo entusiasmo e saranno un volano per le Pmi, che andando all’estero faranno da prestigiosa vetrina per l’Italia – ha commentato speranzosa Licia Mattioli, presidente del Comitato di Confindustria per l’internazionalizzazione e l’attrazione di investimenti esteri –. Con il viceministro Calenda si sta facendo un ottimo lavoro, che parte dalle reali esigenze delle aziende e questo ci rassicura su come verranno impiegati questi 130 milioni».

JM

Google e Unioncamere unite per digitalizzare le pmi

Una collaborazione fertile, quella tra Google e Unioncamere, che vede l’impegno, da parte di entrambi, nella digitalizzazione delle aziende anche grazie all’assegnazione di 104 borse di studio a giovani che per 6 mesi avranno l’opportunità di operare all’interno di 52 Camere di Commercio e affiancare le piccole e medie imprese nel loro percorso di digitalizzazione.

Questa importante iniziativa rientra nel progetto di Google e Unioncamere “Made in Italy: Eccellenze in Digitale”, patrocinata dal Ministero dello Sviluppo Economico e che si inserisce all’interno della campagna e-Skills for jobs della Commissione Europea.

Il progetto prevede la formazione di laureandi o neolaureati in grado di favorire la digitalizzazione delle PMI di oltre 50 aree in cui sono stati individuati prodotti di eccellenza del Made in Italy.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha commentato così il progetto: “Dopo l’esperienza pilota realizzata nel 2013, decolla oggi una nuova e più articolata iniziativa che coinvolgerà i territori a maggior presenza di produzioni di punta del nostro made in Italy. Già il progetto Distretti sul web dello scorso anno ci ha rivelato che quando si mette in moto la creatività, la voglia di fare innovazione e la capacità di rimboccarsi le maniche si possono dare risposte concrete sia ai nostri ragazzi, sia alle nostre imprese, tante delle quali hanno una vera e propria ‘sete’ di strumenti che siano in grado di renderle più competitive. E’ tempo di lanciare il cuore oltre la crisi, immaginando – è questo l’obiettivo concreto che ci poniamo – di portare sul web tutte le eccellenze che fanno grande ed unico il made in Italy”.

Ha aggiunto Fabio Vaccarono, country mangino director di Google in Italia: “Siamo convinti che il digitale possa giocare un ruolo fondamentale nella crescita economica del nostro Paese promuovendo, tra le altre cose, le eccellenze dall’artigianato e dall’agroalimentare Made in Italy sui mercati internazionali. Le cento borse di studio annunciate oggi rappresentano un importante tassello di questo progetto che, grazie alle competenze dei giovani digitalizzatori, aiuterà le piccole e medie imprese italiane a essere più competitive cogliendo le opportunità offerte dal web. Il progetto pilota sviluppato lo scorso anno ha dimostrato che le aziende che si aprono al digitale riescono a far cresce il proprio business e a far conoscere l’eccellenza italiana nel mondo. Google è un alleato fondamentale delle imprese del Made in Italy per vincere nell’economia digitale”.

Carlo Calenda, viceministro allo Sviluppo Economico, ha infine dichiarato: “L’iniziativa è eccezionalmente coerente con gli obiettivi che ci siamo dati e gli strumenti che abbiamo messo in campo per aumentare il grado di internazionalizzazione del nostro sistema imprenditoriale. Vogliamo aumentare di oltre 20mila unità il numero delle PMI stabilmente esportatrici e agire su competenze digitali e potenzialità del canale e-commerce: significa aggredire una delle aree in cui le nostre imprese si mostrano in ritardo rispetto ai concorrenti internazionali. Scontiamo un gap dimensionale: aggiornare le conoscenze delle piccole imprese è proprio quello che stiamo facendo con il roadshow promosso dal Ministero (a cui partecipa attivamente lo stesso sistema delle Camere di Commercio), per rendere consapevoli le PMI che i mercati offrono enormi possibilità di crescita e che le aziende possono contare su strumenti di supporto pubblico ai processi di internazionalizzazione”.

Vera MORETTI