Casa green e con giardino, ecco cosa vogliono gli italiani

Quale tipologia di casa cercano gli italiani? Sebbene i tassi di interesse sono in aumento, gli italiani ancora cercano casa, ma sono cambiate le priorità. A dare indicazioni sono i dati Nomisma, che ogni anno conduce un’indagine volta a scoprire quali sono le caratteristiche delle abitazioni cercate dagli italiani. Ecco i risultati.

Priorità: acquistare una casa green

La prima notizia che appare in evidenza è che gli italiani vogliono acquistare una casa green. Non sono ben consapevoli di quali siano le classi energetiche, ma prestano attenzione agli infissi, all’isolamento termico, all’efficienza degli impianti. Più che da una coscienza green sono guidati dall’esigenza di risparmiare, viste le impennate dei prezzi energetici dell’anno scorso, inoltre sono guidati anche dall’esigenza di avere un immobile da non ristrutturare a breve per adeguarlo alla direttiva case green. Questa esigenza è connessa con quella al quito posto della classifica: acquistare un’abitazione nuova o recentemente ristrutturata.

Un’altra esigenza avvertita è quella di avere i doppi servizi, per una famiglia è facile capire perché vi sia questa esigenza. Al terzo posto delle priorità vi è il giardino a uso esclusivo. Questa esigenza è nata soprattutto nel periodo di emergenza Covid quando si è capito quanto fosse importante avere degli spazi esterni per evitare di impazzire in appartamento. Al 9° posto della classifica c’è invece l’esigenza avvertita dall’11% degli intervistati di avere un ampio balcone, si tratta di un’alternativa rispetto al giardino ad uso esclusivo. Deve però essere sottolineato che rispetto al 2022 l’esigenza di avere un giardino è stata indicata come meno prioritaria, perde infatti 6 punti percentuali.

Collegamenti e servizi

Gli italiani al quarto posto mettono l’esigenza di avere ambienti luminosi, mentre al sesto la fruibilità di servizi di trasporto pubblico. Segue la vicinanza a scuole, ospedali e altri servizi pubblici.

Al decimo posto c’è la ricerca di una casa antisismica, segue la presenza di collegamento internet con fibra, in questo caso molto probabilmente oltre a tenere in considerazione il tempo libero, si tiene in conto anche la possibilità di lavorare in smart working senza problemi di connessione.

Dal sondaggio emerge ache che gli italiani vogliono acquistare casa per viverci, solo il 4,9% degli intervistati dichiara di voler acquistare casa come forma di investimento per avere una rendita, un dato molto basso rispetto al passato.

Non meraviglia infine che calano le compravendite di immobili rispetto al passato, i tassi di interesse in salita purtroppo bloccano il settore.

Polizze assicurative casa, alcune sono obbligatorie e altre no

Polizze assicurative casa, quali sono quelle obbligatorie e quali no, e cosa fare per una scelta consapevole per assicurare la propria casa senza svenarsi oltre a pagare il mutuo.

Polizze assicurative casa, gli obblighi della sottoscrizione

Quando si compra casa a volte non si hanno a disposizione tutti i soldi richiesti per l’acquisto. Altre volte no, e così si deve ricorrere a fare un mutuo presso un istituto di credito. Dopo aver presentato tutti i documenti richiesti e la banca ha deliberato il mutuo, spesso occorre sottoscrivere delle polizze assicurative. Queste possono essere sia sull’immobile che a garanzia della vita di colui che accedere al mutuo. E fanno variare anche i costi legati al mutuo che incrementano, circa dal 2% al 10% dell’importo erogato.

Tuttavia il costo viene anche spalmato lungo la durata del mutuo. Le assicurazioni mutuo sono polizze che intervengono in casi di eventuali imprevisti. Infatti la compagnia si impegna a pagare il prestito stipulato per l’acquisto di un immobile. Quindi l’assicurazione tutela sia l’ente erogante del prestito, sia il soggetto mutuatario nella restituzione dell’ammontare finanziato.

Polizze assicurative casa, quali sono quelle obbligatorie?

Le polizze assicurative casa quindi sono molto importanti o no? La risposta è che non esiste nessun obbligo alla sottoscrizione da parte della banca. Tuttavia l’argomento è tornato alla ribalta grazie alle ultime novità introdotte dalla Legge 4 agosto 2017 (Ddl Concorrenza). Rispondiamo così ad un quesito che spesso i debitori si chiedono.

La Signora A. ha trovato l’immobile ideale per se e la sua famiglia. Ma avendo un prezzo più alto della sua somma a disposizione, ha dovuto chiedere un mutuo. Dopo aver avuto la delibera, con relativa anche approvazione in fase di perizia,  la banca gli ha proposto la sottoscrizione di alcune polizze assicurative. Polizze che tutte sommate hanno un costo davvero elevato, pertanto si chiede se la sottoscrizione è obbligatoria. 

Beh la prima risposta è che la banca non può costringere la sottoscrizione della sua polizza a tutti i costi. Anzi la legislazione in materia chiarisce che nessun istituto di credito può vincolare l’erogazione del mutuo alla sottoscrizione di un’assicurazione. Inoltre nel caso in cui l’istituto bancario volesse proporre la propria copertura assicurativa, deve obbligatoriamente fornire alcune informazioni tra le cui le eventuali provvigioni percepite.

L’assicurazione scoppio ed incendio

L’assicurazione scoppio ed incendio è l’unica obbligatoria da sottoscrivere. Questa polizza ha il fine di proteggere l’immobile posto a garanzia del mutuo contro numerosi eventi, quali l’incendio, lo scoppio, i fulmini e le esplosioni provocate dalla fuoriuscita di gas. In caso di sinistro, la polizza prevede un rimborso del valore pari al costo di ricostruzione dell’immobile su cui si paga il mutuo, in modo tale da poter estinguere il debito con la banca.

Tuttavia oltre a quella obbligatoria ne esistono altre, che sono quindi facoltative. Ad esempio, le assicurazione sulla donazione, se l’immobile arriva da una donazione, per lo spargimento di acque, per perdita da lavoro, per la protezione da calamità naturali. In ogni caso per una scelta consapevole si ricorda che l’Istituto di credito deve informare il proprio cliente sulle coperture che sta per sottoscrivere in modo chiaro e preciso.

 

Quanto costa una casa al metro quadro? Ecco come ottenere una quotazione gratuita online in pochi click

Qual è il valore e quanto costa una casa al metro quadro? Un indicatore fondamentale è quello offerto dall’Agenzia delle entrate che, all’interno del proprio portale, pubblica i valori dell’Osservatorio del mercato immobiliare (Omi). Ma la quotazione si fa capillare con lo strumento messo a disposizione proprio dall’Agenzia delle entrate per avere una stima del costo al metro quadro in una città, in una zona e in una via che sia di interesse.

Quotazioni immobili al metro quadrato: che cos’è l’Osservatorio del mercato immobiliare (Omi)

Le quotazioni immobiliari dell’Osservatorio del mercato immobiliare offrono stime sempre aggiornate. Infatti, la rilevazione viene effettuata ogni semestre. La zona di quotazione (zona Omi) è relativa a ciascun comune italiano e offre una valutazione minima e massima per unità di superficie in euro al metro quadro. Dall’intervallo sono esclusi gli immobili di particolare pregio o, al contrario, quelli di degrado. Sono esclusi anche gli immobili che per caratteristiche non rientrano nell’ordinarietà della tipologia edilizia della zona di ricerca.

Quotazioni a metro quadro: per quali tipi di immobili si può fare una simulazione web sul sito Agenzia delle entrate?

Sono presi a riferimento i valori di mercato e della locazione, per tipologie immobiliari e per stato di conservazione.  Le quotazioni restituiscono valori sia per le abitazioni che per i box, i negozi, gli uffici e i capannoni. Attualmente sono disponibili le quotazioni aggiornate al primo semestre del 2021.

Come utilizzare lo strumento dell’Agenzia delle entrate per la quotazione a metro quadro degli immobili?

Lo strumento messo a disposizione dall’Agenzia delle entrate per conoscere il valore al metro quadro di un immobile è consultabile all’interno del sito istituzionale. Entrando sul sito dell’Agenzia è necessario andare nella sezione dedicata all’Osservatorio del mercato immobiliare. Alla sezione si accede dalla schermata “Home”, poi “Aree tematiche”, “Osservatorio del mercato immobiliare”. Successivamente è necessario entrare nella sezione “Banche dati” e, infine, in “Quotazioni immobiliari.

Come sapere il costo al metro quadro di un immobile di interesse?

All’interno della sezione delle quotazioni immobiliari dell’Agenzia delle entrate, la consultazione delle quotazioni può avvenire in due modi. Ovvero si può fare una ricerca puntuale della zona di interesse interrogando il sistema in due diversi modi. Il primo consiste nella consultazione classica delle quotazioni per semestre, oppure per provincia, per comune, per zona Omi o per destinazione. Il secondo metodo consiste nell’individuare la zona di interesse attraverso la cartografia. Si tratta di un sistema cartografico denominato “Geopoi – Geocoding points of interest” che è stato realizzato dalla Sogei e che permette di consultare le quotazioni individuando sulla mappa geografica la zona Omi che interessa.

Conoscere la quotazione al metro quadro di un immobile: la ricerca nella banca dati

In merito alla prima modalità di ricerca della quotazione al metro quadro, è necessario accedere dal sito dell’Agenzia delle entrate alla sezione delle “Quotazioni immobiliari”, come spiegato in precedenza. La ricerca “classica” si attiva cliccando su “Ricerca testuale”. Nella pagina che si apre, è necessario selezionare la provincia per cercare i comuni che ne fanno parti. Insieme al comune è necessario selezionare il semestre di riferimento (delle quotazioni). In successione si seleziona la fascia o la zona all’interno del comune (o zona Omi) e, infine, il tipo di destinazione di interesse (ad esempio, “Residenziale”).

Quotazione al metro quadro di una zona di interesse: come ottenerla?

Con i valori immessi, il sistema dell’Agenzia delle entrate restituisce come risultato:

  • il tipo di immobile;
  • lo stato di conservazione (ottimo, normale o scadente);
  • il valore di mercato con una quotazione minima e una massima espressa in euro al metro quadro;
  • il valore di locazione espresso in euro al metro quadro riferito alla superficie netta (N) o lorda (L);
  • i valori di locazione minimi e massimi di euro al metro quadro per mese.

Come utilizzare la mappa dell’Agenzia delle entrate per sapere il costo al metro quadro di un immobile?

Il secondo metodo disponibile sul sito dell’Agenzia delle entrate per ottenere le quotazioni al metro quadro di una zona Omi avviene utilizzando il sistema cartografico “Geopoi”. Per accedere alle mappe dalla sezione “Quotazioni immobiliari” vista in precedenza è necessario selezionare il link “Ricerca su mappa”. Sulla mappa si può individuare la zona Omi di proprio interesse utilizzando l’oggetto “Pan” che contiene le frecce per muoversi sulla mappa. Per ingrandire o diminuire la scala della mappa si possono utilizzare i segni “+” e “-” dello zoom.

Ricerca per mappe della quotazione delle case di proprio interesse

Ulteriori strumenti a disposizione degli interessati sulle mappe Geopoi sono la “Ricerca per toponimo” e la “Ricerca Zone Omi”. Si trovano in alto a destra dello schermo e permettono di visualizzare una porzione del territorio su richiesta dell’interessato. La ricerca per toponimo si attiva digitando nello spazio corrispondente l’indirizzo di interesse. La ricerca è più precisa indicando nell’ordine: provincia, città, toponimo e numero civico.

I risultati della ricerca sulle mappe del costo al metro quadro di acquisto e vendita o di locazione

Anche con la ricerca tramite mappe, il sistema dell’Agenzia delle entrate restituisce i risultati corrispondenti:

  • la tipologia di immobile;
  • lo stato di conservazione;
  • il valore di mercato minimo e massimo espresso in euro per metro quadrato;
  • il valore di locazione, espresso in euro per metro quadrato al mese.

Auto aziendale: il tragitto casa lavoro quando è ammesso e quando no

Tra i mezzi di trasporto, che possono rientrare nella categoria dei beni strumentali, spicca l’auto aziendale per la quale, tra l’altro, c’è la possibilità di accedere a benefici di natura fiscale. Nel dettaglio, e per definizione, l’auto aziendale è un mezzo di trasporto che è concesso al dipendente, e per il quale è l’impresa ad accollarsi i relativi costi.

Ma detto questo, quando e come il lavoratore può utilizzare l’auto aziendale? Per esempio, è possibile utilizzare il mezzo aziendale per coprire giornalmente il tragitto dalla casa al posto di lavoro e ritorno?

Auto aziendale: il tragitto casa lavoro quando è possibile e quando no

L’uso corretto dell’auto aziendale dipende proprio e strettamente dalla finalità d’uso. In quanto, anche ai fini di un corretto inquadramento ai fini fiscali, l’auto aziendale può essere classificata come mezzo di trasporto strumentale. In tal caso, l’utilizzo dell’auto deve essere sempre correlato all’attività d’impresa, e quindi non finalizzato a soddisfare le esigenze personali del dipendente.

Il discorso cambia, invece, quando l’auto aziendale risulta essere inquadrata come bene ad uso promiscuo. In tal caso, infatti, il lavoratore ai sensi di legge avrà la possibilità di utilizzare l’auto aziendale sia per l’attività d’impresa, sia per uso personale. Potendo così utilizzarla tanto per coprire il tragitto casa-lavoro e ritorno, quanto per altre finalità che possono essere legate anche al tempo libero. Quindi, pure al di fuori dell’orario di lavoro.

Ai sensi di legge, infatti, l’auto aziendale come bene strumentale non può essere utilizzata per coprire il tragitto casa-lavoro. In quanto questo rientra nella sfera personale e privata del dipendente. Anche per questo, per le auto aziendali in Italia, è molto diffuso l’inquadramento come mezzo di trasporto ad uso promiscuo.

Auto aziendale come bene strumentale e ad uso promiscuo, ecco le differenze

L’auto aziendale, come bene ad uso promiscuo, è decisamente più vantaggiosa per il lavoratore, a livello economico, rispetto al possesso di un mezzo di trasporto che è, invece, ad uso esclusivamente personale. Pur tuttavia, come sopra accennato, tra l’auto aziendale come bene strumentale e l’auto aziendale ad uso promiscuo ci sono delle differenze sostanziali a livello fiscale. In quanto per l’auto aziendale ad uso promiscuo non è possibile portare in deduzione i costi al 100%, e lo stesso dicasi per la detrazione dell’IVA. Inoltre, l’auto ad uso promiscuo rientra tra i fringe benefit.

Il tragitto casa lavoro quando l’auto aziendale è ad uso personale

Oltre all’auto come bene strumentale, e come mezzo di trasporto ad uso promiscuo, c’è pure una terza possibilità per il mezzo aziendale concesso al dipendente. Ovverosia, quando l’impresa concede al lavoratore l’auto aziendale come mezzo di trasporto che è totalmente ad uso personale.

Anche in questo caso l’inquadramento a livello fiscale cambia radicalmente. E si rientra, come per l’uso promiscuo, nella casistica del fringe benefit. Ma al pari dell’uso promiscuo, anche in questo caso il tragitto casa lavoro, a maggior ragione, è ammesso. Con l’auto concessa dall’azienda che, inoltre, sarà in tutto e per tutto una voce addizionale sulla retribuzione del dipendente. E questo perché a livello fiscale l’impresa concede al dipendente l’uso del bene.

Le tutele per chi compra casa su carta

Si sa che comprare casa quando non è ancora stata costruita ma ancora in fase di progettazione comporta una serie di vantaggi, a cominciare dalla possibilità di avere una abitazione ad alta prestazione energetica, poiché le nuove norme impongono elevati standard di efficienza.
Ma c’è anche un secondo vantaggio, che permette a chi acquista di modificare la planimetria a seconda delle proprie esigenze personali.

Ovviamente, occorre anche tutelarsi da eventuali problemi legate alle imprese di costruzione, che potrebbero portare non solo a ritardi di consegna, ma anche a situazioni spiacevoli che rischierebbero addirittura di compromettere l’avanzamento dei lavori..

A questo proposito, esistono tre modalità che difendono i diritti del compratore, due delle quali sono già molto note agli addetti ai lavori e a chi si appresta a comprare casa: si tratta della fideiussione e della polizza assicurativa che le imprese sono tenute a fornire.

Il costruttore deve procurare e consegnare all’acquirente una fideiussione bancaria pari alle somme che ha già riscosso e riscuoterà prima della compravendita effettiva. In questo modo, qualora durante i lavori l’impresa dovesse entrare in una situazione di crisi, l’acquirente riceverà indietro quanto versato. Ciò accadrebbe, ad esempio, in caso di pignoramento dell’immobile, per un eventuale stato di insolvenza o fallimento.

Per quanto riguarda la polizza assicurativa decennale, il costruttore deve fornirla all’acquirente con decorrenza alla data della fine dei lavori, in modo da poter coprire eventuali danni all’immobile e difetti di costruzione, verificati anche in tempi successivi all’atto di compravendita.

Ma ora la nuova legge prevede anche una terza importante garanzia: per agevolare i notai nel controllo degli adempimenti delle imprese costruttrici, ogni contratto andrà stipulato sotto forma di un atto pubblico o scrittura privata autenticata. Nel caso in cui non venisse fornita la polizza, l’accordo sarà annullato.

Vera MORETTI

Assicurazioni sulla casa in aumento

Sono sempre di più gli italiani che decidono di tutelare i propri beni e che, per questo motivo, li assicurano, a cominciare dalla casa, sicuramente il bene più prezioso.
Facile.it ha, infatti, condotto un’indagine su oltre 85.000 utenti unici, arrivando al risultato che la ricerca di assicurazioni a tutela degli immobili è aumentata, in un solo anno, del 18%.

Un exploit è stato registrato ad agosto, con un’impennata del 52%, probabilmente in conseguenza a quanto successo ad Amatrice il 24/8, con quel sisma che ha spazzato via interi paesi.

Giordano Gala, Responsabile BU assicurazioni casa di Facile.it , ha dichiarato: “Quando si decide di sottoscrivere una polizza che tuteli la nostra abitazione bisogna fare molta attenzione. Le polizze sono di due tipi: uno è relativo ai beni contenuti nella casa, l’altro ai danni alla struttura. Il secondo è quello che contempla anche i problemi causati dagli eventi naturali, ma non tutti i contratti includono i danni da alluvione o terremoto e, anche se lo fanno, hanno sotto clausole specifiche – come quella che esclude dalla copertura gli edifici costruiti entro i 25 metri dai campanili delle chiese o quella che tutela lo stabile precedentemente danneggiato da un sisma solo e soltanto se è stato completamente ristrutturato”.

Coloro che sono maggiormente interessati ad avere una copertura assicurativa per la propria casa sono coloro che hanno età compresa tra i 35 e i 44 anni, il 39% del totale, e, dal punto di vista territoriale, i residenti in Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Lazio ed Emilia Romagna.

Ma quanto costa assicurare la propria casa? Simulando di dover assicurare un appartamento di circa 100 mq, i prezzi variano da 240 a 320 euro, a seconda anche della tipologia (appartamento, villetta singola, villetta a schiera), ma il requisito fondamentale per beneficiare di queste tariffe è che si tratti dell’abitazione principale. Se, al contrario, si tratta di una seconda casa, o di un immobile ad uso saltuario, il costo aumenta anche del 25%.

Gala ha voluto anche aggiungere: “Un altro aspetto da considerare attentamente è legato al valore reale degli oggetti custoditi nella casa e che copriamo con l’assicurazione. Tanto il massimale quanto il premio che paghiamo alla compagnia è legato proprio a questo valore ed è bene sia corretto: sopravvalutare un oggetto per questioni affettive potrebbe trasformarsi in un danno economico, così come il sottovalutarne alcuni per pagare un premio inferiore. Consideriamo quindi i valori reali e, ove possibile, manteniamo anche i documenti di spesa in un luogo che non sia la casa: in caso di danno sarebbe molto difficile recuperare quei fogli così importanti ai fini del risarcimento”.

Una curiosità che forse non tutti sanno è che può assicurare la casa in cui vive anche colui che non è proprietario ma la occupa a uso locativo. In questo caso, saranno assicurati i beni contenuti all’interno.

Vera MORETTI

Casa, il franchising della casa

Un franchising che si occupa di una delle cose che gli italiani amano di più, ovvero la casa.
Il suo nome è esplicito e semplice, ed arriva dal Belgio, anche se italiano.
Si chiama Casa ed è alla ricerca di nuovi affiliati in Italia.

I franchisee ricevono supporto per quanto riguarda l’allestimento del negozio, l’acquisto della merce e l’esposizione di essa, senza contare l‘aiuto nell‘avvio del nuovo punto vendita e le consegne, che arrivano direttamente dalla centrale, che si trova ancora in Belgio.

La centrale Casa appoggia i negozi internazionali svolgendo i seguenti compiti:

  • l’acquisto della merce tenendo conto delle tendenze di mercato;
  • l’elaborazione di nuove linee di prodotti;
  • la gestione logistica e la distribuzione settimanale degli ordini;
  • la sorveglianza di documenti uniformi per il computer e per la cassa;
  • l’elaborazione e distribuzione a domicilio dei volantini;
  • la realizzazione e la fornitura di cartelloni, cartellini prezzo e decorazione;
  • l’elaborazione di prototipi per l’allestimento delle vetrine;
  • la consulenza e l’assistenza con la disposizione del display e l’allestimento del negozio;
  • il supporto ai nuovi negozi in occasione del loro primo ordine;
  • la direzione e l’assistenza tramite i field manager;
  • la determinazione dei prezzi di vendita consigliati tenendo conto della concorrenza.

Le richieste del brand:

  • Superficie media del p.v.: tra i 400 e 600 mq
  • Bacino d’utenza: 65.000
  • Ubicazione ottimale: una posizione commerciale in un retail park, centro commerciale o nel centro della città
  • Esperienza nel settore: raccomandata
  • Personale richiesto: in base al fatturato
  • Investimento iniziale: in base alla superficie del punto di vendita

Per ricevere ulteriori informazioni, è possibile collegarsi al sito Casa.

Detrazioni e incentivi 55%: Luca Dal Fabbro commenta


In questi giorni sono stati diffusi i da parte dell’ENEA, le informazioni relative agli incentivi del 55% a favore della riqualificazione degli immobili. A questo proposito Luca Dal Fabbro, Presidente di Domotecnica, prima e unica rete nazionale indipendente del franchising per le aziende ha commentato i dati.
Secondo il Presidente, le informazioni aggiornate dimostrano che gli incentivi relativi all’efficienza energetica, sono la via giusta per riuscire a dare un impulso migliore al comparto e per migliorare le prestazioni energetiche degli immobili.
In questo modo le famiglie italiane avranno la possibilità di ridurre i propri consumi e tagliare i costi in bolletta. Secondo Luca Dal Fabbro gli incentivi, per essere considerati sempre efficaci, devono essere integrati all’interno di un quadro normativo stabile e associati a un piano d’informazione rivolto agli utenti finali.
Secondo l’Osservatorio sull’Efficienza Energetica, appare che il 13% degli intervistati è propenso a fare, nei prossimi anni, almeno un intervento di efficientemente se proiettato all’universo delle famiglie italiane. Solitamente un intervento di questo genere ha un costo di 10 mila euro.
In futuro effettuare lavori sulla propria casa, significherà attivare un significativo risparmio sulle bollette, visto che una casa efficiente consuma meno e taglia i costi eccessivi.

Rischio di declino per le imprese

E’ un dato di fatto, meno del 10 per cento delle aziende italiane riesce a superare la seconda generazione. Il tessuto imprenditoriale del nostro Paese è composto, soprattutto, da imprese familiari, dove il capo famiglia è anche a capo dell’impresa. Per ragioni anagrafiche, ad un certo punto il capo dell’impresa dovrà cedere la propria impresa o a terze persone o a qualche membro della sua famiglia. Se la cede a terzi, incassa il valore stabilito e la storia finisce lì, se la cede a un familiare… la storia spesso finisce lo stesso. Nel senso che, spesso, i familiari dell’imprenditore non sono capaci di dare continuità a quanto costruito dal fondatore dell’impresa e l’azienda chiude. Perché? Il fondatore non riesce a trasferire le sue capacità.

Come si fa? Prima di tutto, bisognerebbe capire se i suoi eredi le hanno, queste capacità. O se sono più portati per altre attività. È inutile e dannoso portare a tutti i costi in azienda una persona che invece vuole insegnare a scuola (ad esempio).

Poi sarebbe utile capire come trasferire al meglio queste capacità, possibilmente potenziandole. E nello stesso tempo come non far sentire del tutto inutile il “vecchio” fondatore.

È un’attività di coaching, se vogliamo usare un termine anglosassone di moda. In un momento così difficile per l’economia, non possiamo permetterci di perdere anche le aziende che funzionano, di perdere posti di lavoro.

Poi bisogna curare anche gli aspetti successori dal punto di vista legale e finanziario, in modo che nessun erede sia trascurato o che siano lesi i suoi diritti. Per fare tutto ciò, è necessario che un professionista abbia il quadro complessivo della situazione sotto controllo. Un notaio? No, perché si occupa di formalizzare gli aspetti legali di una successione, ma è il cliente a dovergli dire come vuol redigere un testamento, ad esempio, e di sicuro il notaio non si occupa del futuro dell’azienda.

Un avvocato si occupa della questione legale, ma non di quella aziendale. Il commercialista si occupa di aspetti fiscali e tributari dell’azienda, non certo di passaggi generazionali e successioni. Tra tutte le figure, il commercialista è colui che conosce meglio l’azienda e ha una grande responsabilità nel fornire risposte adeguate quando l’imprenditore deve mollare il timone a qualcun’altro.

Ma se il commercialista non è il professionista più adatto, sarebbe bene che indirizzasse il proprio cliente verso chi può effettivamente dare un aiuto. E’ ora insomma che i commercialisti utilizzino i consulenti patrimoniali per fornire quei servizi che loro non possono dare, nell’interesse esclusivo del cliente. E che la smettano di dire al cliente “non si può fare”, solo perché loro non sono in grado di farlo. Bisogna che ogni professionista abbia il coraggio di ammettere i propri limiti e utilizzi degli specialisti quando è il caso. Auspico un futuro di collaborazioni proficue.

dott. Marco Degiorgis – Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis

L’Ue di Draghi: come difendere i capitali privati

Nonostante la Bce non possa finanziare gli stati membri dell’Eurozona, pare che Draghi intenda stampare nuova moneta per salvare l’insalvabile, per andare incontro alle banche spagnole e forse anche italiane. Sostiene che è suo compito far funzionare la politica monetaria, anche in questo modo. In pratica, però, si creerebbe ricchezza dal nulla, semplicemente stampando carta/denaro.

Il sistema bancario compra quindi titoli di Stato, che, per ricapitalizzarsi, rivende alla Bce in cambio di denaro fresco; la Bce così si troverebbe in portafoglio titoli di Stato a rischio default, fallimento che a quel punto sarebbe a carico dei contribuenti dell’intera Unione Europea e non più dei singoli Paesi che hanno generato il debito. Chi ha più crediti, ha più da perderci, chi ha debiti ha solo da guadagnarci. Tra noi, gli spagnoli e i tedeschi, questi ultimi sono certamente i maggiori creditori.

E’ una strategia semplicistica, ma contorta: pare, però, sia questa la strada indicata da Draghi.

La Bundesbank è ovviamente contraria a questa politica, ritenendola non coerente con le prerogative della Banca centrale europea, mentre la Merkel è incredibilmente d’accordo sia con Draghi  sia con la Bundesbank!

Sarà il preludio degli Stati Uniti d’Europa, a cui Angela si sta candidando alla Presidenza? Quanti e quali Stati accetteranno di rinunciare alla loro sovranità fiscale in favore di quella europea? Quali Paesi vorranno vedersi sottratte le decisioni di spesa del gettito fiscale? Ci immaginiamo un’Italia così? Forse sarebbe auspicabile per risanare una volta tanto la situazione, ma dubito che i nostri politici rinunceranno al loro strapotere.

Sarà più probabile che si abbandoni l’Europa, reclamando a gran voce il diritto di spendere (o sprecare) come si ritiene più opportuno le entrate fiscali.

Ecco quindi sorgere un nuovo motivo di frattura nella Ue. Il problema è che chi ha debiti probabilmente non avrà molta voglia di accettare la severità dei provvedimenti Merkel, chi ha crediti invece è molto bendisposto verso questa rigidità.

Tutto ciò ha ovviamente ha a che fare con le decisioni di investimento dei risparmi e del capitale familiare, poiché un’uscita dall’Area Euro potrebbe causare riduzioni del potere di acquisto della nostra nuova moneta (un ritorno alla lira?) e dei beni reali connessi (in primis gli immobili). Se gli italiani, poco avvezzi ad un approccio comportamentale alla gestione del denaro, vorranno almeno mantenere intatto il valore del proprio patrimonio, sarà sempre più necessario il supporto di un financial planner indipendente.

dott. Marco Degiorgis – Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis