Gestione Separata Inps: le aliquote contributive aggiornate

Con la Circolare 12 del primo febbraio 2023 l’Inps ha provveduto a rendere note le aliquote contributive previste per gli iscritti alla Gestione Separata Inps. Ecco quanto dovranno pagare di contributi gli iscritti alla cassa previdenziale.

Cos’è la Gestione Separata Inps e chi deve iscriversi

La Gestione Separata Inps è la cassa previdenziale rivolta ai liberi professionisti non ricadenti in altre casse previdenziali, o meglio, non tenuti ad iscriversi ad altre casse previdenziali, ad esempio gli avvocati devono iscriversi alla cassa forense. Solo a fini esemplificativi, ricordiamo che devono iscriversi alla Gestione Separata Inps i venditori a domicilio, gli amministratori locali, i beneficiari di assegni di ricerca, dottorati di ricerca, borse di studio, spedizionieri doganali senza cassa, liberi professionisti senza cassa.

Aliquote Gestione Separata Inps 2023

Le aliquote contributive previste dalla circolare 12 del 2023 per gli iscritti alla Gestione Separata Inps sono:

  • 26,23% per i professionisti non iscritti ad altre forme previdenziali, in questo caso l’aliquota è formata dal 25% a cui si aggiunge lo 0,72% per maternità, assegni nucleo familiare, malattia, degenza ospedaliere e si aggiunge lo 0,51% come contributo Iscro.
  • Aliquota del 24% per professionisti e collaboratori titolari di pensione o provvisti di altra tutela pensionistica;
  • 33,72% per collaboratori e altre figure professionali assimilate per i quali non è prevista la contribuzione Dis-Coll;
  • 35,03% per collaboratori e altre figure professionali per le quali è prevista la contribuzione aggiuntiva Dis-Coll.

Potrebbe interessarti la lettura dell’articolo: Indennità Iscro 2023: chi potrà fruirne e quali termini rispettare?

Minimali e massimali per iscritti alla Gestione Separata Inps

L’iscrizione alla Gestione Separata Inps resta obbligatoria per coloro che dalla attività generano un reddito imponibile superiore a 5.000 euro.

Ricordiamo che per avere il riconoscimento di un’annualità piena di contributi è necessario avere un minimale di reddito per il 2023 di 17.504,00 euro.

I contributi minimi da versare di conseguenza saranno:

  • 4.200,96 euro per chi applica l’aliquota al 24%;
  • 4.591,30 euro per chi applica l’aliquota del 26,23%;
  • 5.902,35 euro per chi sconta l’aliquota del 33,72%;
  • 6.131,65 euro per chi sconta l’aliquota del 35,03%.

Ricordiamo che chi versa meno perché di fatto ha un reddito inferiore, vedrà riconosciuti in proporzione i contributi a fini previdenziali. Infine, il massimale di reddito oltre il quale non aumentano i contributi da versare è di 113.520,00 euro.

 

Pensioni, come uscire prima con cumulo e ricongiunzione dei contributi?

Come si può andare in pensione prima procedendo con il cumulo o la ricongiunzione dei contributi? Alcuni casi aiutano a valutare i due istituti previdenziali per arrivare alla scelta migliore. Ad esempio, un lavoratore che abbia superato di qualche anno i 60 anni e che abbia maturato contributi presso più gestioni (25 anni da lavoratore dipendente, contributi presso la gestione ex Enpals e anche qualche mese alla Gestione separata dell’Inps), può valutare di unire i versamenti per arrivare prima alla pensione.

Ricongiunzione dei contributi ai fini della pensione, di cosa si tratta?

Ai fini della pensione, con la ricongiunzione dei contributi versati presso differenti gestioni previdenziali si permette di:

  • accentrare i versamenti tutti in una delle gestioni presso la quale siano stati versati contributi;
  • ottenere la pensione dalla gestione previdenziale prescelta;
  • rateizzare e dedurre fiscalmente il costo dell’operazione che ammonta al 50% della differenza tra l’onere teorico di ricongiunzione e il totale dei contributi e degli interessi.

Pensioni anticipate, come procedere con il cumulo gratuito dei contributi?

Con il cumulo dei contributi versati, disciplinato dalla legge di Bilancio 2017, il lavoratore può unire i versamenti effettuati nella vita lavorativa presso più gestioni previdenziali, sia private che pubbliche. Il cumulo dei contributi si può richiedere per ottenere i seguenti trattamenti previdenziali:

  • la pensione anticipata con i requisiti della riforma Fornero;
  • le pensioni di vecchiaia;
  • l’inabilità;
  • le pensione dei superstiti.

Pensioni, quale è più conveniente tra cumulo dei contributi e ricongiunzione?

Quale scelta è più conveniente per i lavoratori prossimi alla pensione, il cumulo dei contributi o la ricongiunzione? In entrambi i casi, l’assegno delle pensioni saranno determinate dall’unione di almeno due gestioni previdenziali. In linea di massima, si può affermare che, pur non comportando degli oneri, il cumulo pensionistico produce minori vantaggi in termini di pensione rispetto alla ricongiunzione.

Come andare in pensione anticipata contributiva a 64 anni unendo i contributi?

Nel caso del lavoratore sopra descritto, se il contribuente proviene dal sistema previdenziale misto (quindi con una parte dei contributi versati entro il 31 dicembre 1995) si può pensare di andare in pensione anticipata a 64 anni di età. Tale possibilità vige nel caso in cui il lavoratore abbia almeno un contributo versato entro il 1996. Facendo il computo nella gestione separata e riunendo le varie gestioni previdenziali, il lavoratore può andare in pensione a 64 anni:

  • se accetta il ricalcolo della pensione con il solo meccanismo previdenziale misto;
  • rispettando uno dei requisiti legati all’assegno di pensione. Ovvero, l’importo del futuro trattamento previdenziale deve essere pari ad almeno 2,8 volte quello della pensione sociale. Per il 2022, dunque, tale importo è fissato in 1.310,68 euro.

Pensione anticipata contributiva, chi può andare uscire prima?

In ogni modo, se il lavoratore ha iniziato a versare i contributi in data successiva al 31 dicembre 1995, la possibilità di andare in pensione anticipata contributiva a 64 anni è sempre riconosciuta. Tuttavia, i contributi versati alla Gestione separata dell’Inps daranno diritto a una parte della pensione a decorrere dalla vecchiaia. Dunque, a decorrere dai 67 anni di età. Procedendo, invece, con il cumulo di tutte e tre le gestioni previdenziali presso le quali il lavoratore abbia versato i contributi, il richiedente potrebbe godere contemporaneamente di tutte e tre le quote di pensione.

Lavoratore con contributi in due gestioni previdenziali differenti: la possibilità di procedere con il cumulo o la ricongiunzione

Nel caso in cui un lavoratore, appartenente al sistema previdenziale misto, abbia contributi versati in due gestioni, si può pensare a quale convenga di più tra ricongiunzione e cumulo. Ad esempio, se un lavoratore ha iniziato a contribuire dal 1990 e per 20 anni ha versato contributi al fondo telefonici e successivamente come dipendente di un’impresa privata, le alternative sono due. La prima consisterebbe nel  trasferire i contributi presso una sola delle due gestioni (ricongiunzione). Con tale istituto, la scelta del lavoratore non andrebbe a incidere con l’uscita anticipata, ma direttamente sull’assegno di pensione. La scelta sarebbe valida anche per accedere a specifiche formule di pensione che non sono consentite con il cumulo dei contributi.

Pensioni anticipate con il cumulo gratuito dei contributi: possibilità anche per i liberi professionisti

Con il cumulo dei contributi, invece, il lavoratore può ricongiungere gratuitamente i versamenti effettuati presso più gestioni. Il contribuente raggiungerebbe la pensione sulla base delle quote di assegno spettanti da ciascuna delle gestioni previdenziali. Peraltro il cumulo gratuito dei contributi è previsto anche per i liberi professionisti iscritti alle Casse previdenziali. Nel caso in cui il professionista abbia contributi versati anche da lavoratore dipendente, si possono unire i periodi di lavoro e di versamenti non coincidenti per arrivare prima:

  • alla pensione di vecchiaia;
  • a quella anticipata ordinaria con 42 anni e 10 mesi di contributi (per le donne 41 anni e 10 mesi).

Uscita da lavoro per i liberi professionisti con il cumulo dei contributi

Peraltro, per i contributi versati alla Cassa previdenziale è necessario che il libero professionista presti attenzione ai requisiti richiesti dalla gestione previdenziale stessa. Ad esempio, per la pensione di vecchiaia degli ingegneri iscritti a Inarcassa, il requisito da maturare è pari a 34 anni e sei mesi di contributi. Si tratta di un requisito ben più gravoso rispetto a quello previsto dall’Inps che per la pensione di vecchiaia richiede venti anni di contributi versati.

La ricongiunzione può essere richiesta per i lavoratori autonomi iscritti alle Casse previdenziali?

I liberi professionisti iscritti alle Casse previdenziali non possono richiedere la ricongiunzione dei contributi. Pertanto, chi volesse arrivare alla pensione mediante ricongiunzione onerosa dei contributi versati alle Casse previdenziali e alla gestione dell’Inps come lavoratore alle dipendenze, può semplicemente attendere l’età della vecchiaia per ottenere un supplemento di pensione.

Quanti contributi si pagano con una partita Iva?

I titolari di partita Iva sono soggetti al pagamento dei contributi all’Inps o alla Cassa previdenziale di appartenenza. La contribuzione è legata ai soggetti che esercitano un’attività commerciale oppure professionale, in forma autonoma o associata. I contributi previdenziali, per chi vuole aprire una partita Iva o per chi già esercita in proprio, rappresentano una quota consistente delle uscite, pari mediamente a circa un quarto dei redditi annuali.

Contributi previdenziali, pagamento all’Inps o alla Cassa professionale?

Risulta importante chiarire fin dall’inizio che i contributi possono essere pagati all’Inps o alla Cassa previdenziale. Nel primo caso, sono tenuti al pagamento gli artigiani, i commercianti e i professionisti che non hanno una cassa previdenziale. A quest’ultima sono tenuti al pagamento dei contributi i professionisti iscritti a un albo o a un ordine professionale.

Contributi previdenziali: quali differenze in base all’attività che si esercita

I contributi da versare, all’Inps o alla Cassa previdenziale, non sono uguali per tutte le categorie di lavoratori autonomi. L’importo da versare, infatti, dipende da quale attività si svolga e a quale delle grandi categorie si rientri tra:

  • artigiani;
  • commercianti;
  • lavoratori autonomi senza Cassa previdenziale;
  • autonomi con Cassa previdenziale.

Contributi previdenziali di artigiani e commercianti

Rientrano nella categoria degli artigiani i lavoratori in proprio la cui attività è rivolta alla produzione di beni o di servizi. Esempi di artigiani si ritrovano negli idraulici, nei falegnami, negli elettricisti, nei pasticceri e gelatai, nei massaggiatori, nei parrucchieri ed estetisti, nei fotografi. I commercianti, invece, svolgono la propria attività autonoma acquistando e vendendo beni di consumo.

Contributi Inps fissi e a percentuale per gli artigiani e i commercianti

I contributi Inps che pagano gli artigiani e i commercianti partita Iva sono fissi e a percentuale. I contributi fissi sono sempre dovuti, indipendentemente dai compensi percepiti annualmente dalle due categorie. Se un artigiano, nell’anno di riferimento, non percepisce redditi, deve comunque versare all’Inps i contributi. La somma da versare è comunicata, anno per anno, proprio dall’Inps con apposita comunicazione. Per l’anno 2021 gli artigiani devono versare contributi fissi per 3.836 euro, mentre i commercianti 3.850 euro.

Artigiani e commercianti, quando si pagano i contributi fissi e i contributi a percentuale

Artigiani e commercianti pagano l’importo stabilito dall’Inps per i contributi fissi in quattro rate annuali. Il primo pagamento deve avvenire entro il 16 maggio, il secondo entro il 20 agosto, il terzo entro il 16 novembre e l’ultimo entro il 16 febbraio dell’anno successivo. Tuttavia, se il reddito annuale delle due categorie supera i 15.953 euro, si dovranno pagare anche i contributi a percentuale.

Partite Iva, contributi Inps a percentuale: quanto si paga?

Sono due essenzialmente le soglie di reddito per i pagamenti a percentuale di artigiani e commercianti con partita Iva. Tutte le percentuali vanno pagate per la parte di reddito che eccede i 15.953 euro. Le percentuali variabili, dunque, vanno ad aggiungersi ai contributi fissi da pagare all’Inps.  In particolare:

  • per redditi da 15.953 euro fino a 47.379 euro, gli artigiani nel 2021 pagano il 24%, i commercianti il 24,09%;
  • per redditi oltre la soglia dei 47.379 euro gli artigiani pagano il 25% e i commercianti il 25,09%.

Esempi di pagamento di contributi Inps per artigiani e commercianti

Se un contribuente, artigiano o commerciante con partita Iva, ha un reddito annuale di 11.000 euro, dovrà pagare i contributi fissi non superando la soglia minima di 15.953 euro. Il pagamento deve avvenire entro le 4 scadenze fissate annualmente. Se, invece, il reddito è pari a 26.000 euro, oltre ai minimi contributivi stabiliti annualmente, la partita Iva (ad esempio, un artigiano) dovrà pagare il 24% sulla differenza tra 26.000 euro e 15.953 euro (10.047 euro), pari a 2.411 euro.

Partite Iva, totale dei contributi Inps da versare tra fissi e a percentuale

Il totale dei contributi dovuti dall’artigiano sono pari a 3.836 euro di contributi fissi più 2.411 euro di contributi a percentuale, per un complessivo di 6.247 euro. Se il reddito è elevato, i contributi da pagare dall’artigiani possono essere molto più alti. Ad esempio, se il reddito da dichiarare è pari a 60.000 euro, oltre ai contributi fissi di  3.836 euro, l’artigiano dovrà pagare:

  • il 24% sulla differenza tra 47.379 euro e 15.953 euro, pari a 7.452 euro;
  • il 25% sulla differenza tra 60.000 euro e 47.379, pari a 3.155 euro;
  • il totale dei contributi che l’artigiano dovrà versare è pari a 3.836 euro più 7.452 euro più 3.155 euro, ovvero 14.443 euro di contributi previdenziali Inps.

Scadenze del pagamento dei contributi Inps a percentuale

I contributi a percentuale, a differenza di quelli fissi, hanno due scadenze: la prima al 30 giugno, la seconda al 30 novembre. Inoltre, artigiani e commercianti hanno massimali contributivi, oltre i quali non si pagano contributi. Per il 2021 il massimale fissato dall’Inps è pari a 103.055 euro. Eventuali redditi eccedenti questo massimale non sono soggetti ad alcun contributo previdenziale.

Contributi Inps dei lavoratori con partita Iva e senza Cassa previdenziale

I lavoratori autonomi con partita Iva e senza l’iscrizione a una Cassa previdenziale di appartenenza, hanno l’obbligo dell’iscrizione alla Gestione separata Inps. Dall’iscrizione ne deriva l’obbligo del pagamento dei contributi previdenziali che per il 2021 sono pari al 25,98% dei redditi dell’anno di riferimento. Rispetto agli artigiani e ai commercianti, i lavoratori autonomi come freelance e liberi professionisti senza albo a titolo di esempio, non pagano i contributi Inps fissi. L’importo da pagare, dunque, è in proporzione a quanto si guadagna. Tuttavia, è importante raggiungere il tetto minimo dei 15.953 euro fissati dall’Inps. Infatti, al di sotto di questa somma, l’Inps non accredita l’anno di contributi utile ai fini della pensione. Il massimale è fissato, invece, a 103.055 euro per il 2021.

Partite Iva con Cassa previdenziale autonoma: quali contributi?

I calcoli e i contributi fatti per artigiani, commercianti e autonomi con partita Iva ma senza albo o ordine professionale, non valgono per i professionisti appartenenti a una Cassa previdenziale. Ad esempio, gli avvocati hanno la propria Cassa previdenziale, come anche gli ingegneri, i giornalisti e gli architetti. Per il calcolo dei contributi da versare è necessario, pertanto, far riferimento alle regole e ai calcoli della propria Cassa previdenziale di appartenenza. Solo in mancanza di una Cassa previdenziale, come ad esempio avviene per i consulenti aziendali, sono da applicare le regole dei lavoratori autonomi con partita Iva ma senza Cassa.

 

Gestione Separata INPS: chi deve iscriversi?

Il mondo del lavoro nel tempo è stato profondamente modificato e sono emerse forme contrattuali che possono essere definite atipiche, per tutte costoro c’è comunque l’esigenza di avere una previdenza sociale. Sopperisce a tale necessità la Riforma Dini del 1995  che istituisce la Gestione Separata INPS, ma di cosa si tratta e chi deve iscriversi?

Cos’è la gestione Separata INPS?

La Gestione Separata INPS è un fondo previdenziale istituito con la Legge 335 del 1995, “Riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare“, anche conosciuta come Riforma Dini. Il fondo è alimentato con i contributi versati dai lavoratori assicurati. L’obiettivo è far in modo che lavoratori non iscritti in altre casse possano comunque avere delle tutele per la vecchiaia, pensione, in caso di malattia o in maternità.

Chi deve iscriversi alla Gestione Separata INPS?

I lavoratori che hanno l’obbligo di iscriversi alla Gestione Separata INPS sono una categoria piuttosto eterogenea e le norme applicate sono diverse. Fin da ora è bene sottolineare che in alcuni casi il versamento dei contributi ricade completamente sul lavoratore, del tutto assimilato quindi a un professionista, mentre in altri casi ricade sul datore di lavoro in quanto il rapporto può essere iscritto comunque nella categoria del lavoro dipendente. Deve anche essere detto che i contributi raccolti in questo fondo sono solitamente di piccola entità, proprio per questo vi è una certa difficoltà da parte del fondo stesso ad erogare delle prestazioni sociali che possano assicurare una buona qualità della vita.

In linea generale devono iscriversi alla Gestione Separata INPS coloro che non sono iscritti in altre casse previdenziali, si tratta quindi di lavoratori autonomi, persone con contratto di collaborazione o lavoro autonomo occasionale. Possono essere tenuti all’iscrizione a tale cassa previdenziale anche i pensionati e coloro che esercitano abitualmente altre attività e occasionalmente svolgono lavoro autonomo.

Collaborazione continuata e continuativa (co.co.co)

Si è anticipato che non tutti coloro che si iscrivono alla Gestione Separata INPS sono sottoposti allo stesso trattamento, un caso particolare è quello dei co.co.co.. Le collaborazioni coordinate e continuative sono infatti assimilate a lavoro dipendente, affinché si configuri questo tipo di trattato devono però verificarsi determinate condizioni:

  •  il lavoratore decide autonomamente orari e tempi di lavoro;
  •  il committente esercita un potere di coordinamento che rappresenta comunque un limite all’autonomia del lavoratore;
  •  continuità nelle prestazioni tale da far nascere un vincolo continuativo tra le parti;
  •  retribuzione in forma periodica  prestabilita.

Come detto, la collaborazione coordinata e continuativa viene assimilata a lavoro dipendente, proprio per tale motivo gli oneri contributivi per il fondo Gestione Separata INPS devono essere versati da entrambe le parti. Le quote sono così stabilite: 2/3 a carico del committente e 1/3 a carico del lavoratore, ma sotto forma di ritenuta dal compenso, proprio per questo motivo il versamento è tutto a carico del committente in qualità di sostituto d’imposta.

Lavoratore con contratti di prestazioni occasionali e Gestione Separata INPS

Nelle collaborazioni meramente occasionali manca la coordinazione del lavoro da parte del committente. Il lavoratore che ha contratti di prestazioni occasionali nella maggior parte dei casi lavora in favore di più soggetti, in tal caso, nel momento in cui supera la soglia dei 5.000 euro annui è tenuto a comunicare a tutti i committenti il superamento della soglia. Costoro devono provvedere alla iscrizione del lavoratore alla Gestione Separata INPS e di conseguenza a versare gli importi dovuti tenendo in considerazione le aliquote stabilite con circolare INPS per l’anno in corso. Anche in questo caso la misura da applicare è di 2/3 a carico del committente, 1/3 a carico del lavoratore, ma trattenuto dal compenso.

Lavoratori autonomi

I lavoratori autonomi non iscritti ad alcuna cassa previdenziale e non ascrivibili nel campo del collaboratori coordinati e continuativi e nei contratti di prestazione occasionale devono iscriversi autonomamente alla Gestione Separata INPS. La procedura si svolge attraverso il sito dell’INPS, nella sezione “servizi per il cittadino” a cui si accede con il PIN o con lo SPID. Una volta iscritti si possono versare gli importi in relazione ai redditi da lavoro autonomo. La normativa prevede il versamento con le stesse scadenze previste per le imposte sul reddito, quindi entro il 30 giugno si versa il saldo per l’anno precedente e contestualmente si versa l’acconto per l’anno in corso, entro il 30 novembre viene invece versato il secondo acconto per l’anno in corso.

Riepilogo: chi deve iscriversi alla gestione Separata INPS?

Tra i lavoratori che devono iscriversi alla Gestione Separata, in base alle indicazioni fornite dall’INPS, ci sono :

  • gli spedizionieri doganali non dipendenti;
  • coloro che usufruiscono di borse di studio per la frequenza di dottorati di ricerca, attività di tutorato, didattiche e di recupero;
  • i medici con contratti di formazione specialistica;
  • gli amministratori locali;
  • gli associati in partecipazione;
  • i volontari del Servizio Civile Nazionale, iscrizione e contributi devono essere versati dall’ente che usufruisce del servizio;
  • collaboratori occasionali;
  • titolari di contratti di collaborazione coordinata e continuativa ( a questi sono assimilati i venditori porta a porta).

 

Approvata dal Ministero del Lavoro la riforma di Inarcassa

E’ ormai definitiva la riforma di Inarcassa, poiché è stata approvata, dopo un periodo di “prova”, ovvero lo stress test voluto da Elsa Fornero, dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.

Paola Muratorio, la presidentessa di Inarcassa, la cassa previdenziale di ingegneri ed architetti iscritti all’albo, ha commentato questa svolta con entusiasmo: “Il nostro contributivo è una rivoluzione che ci pone all’avanguardia di molti paesi europei. Grazie a un sistema innovativo raggiungiamo una sostenibilità strutturale, ossia un equilibrio permanente dei conti, tra entrate e uscite previdenziali a garanzia di tutti gli iscritti, giovani e anziani“.

La riforma, infatti, segna il passaggio al metodo contributivo e la sostenibilità a 50 anni e riconosce previdenza ed assistenza, coniugandola con l’equilibrio economico e finanziario della Cassa.

Tutte le aspettative presenti nel sistema previdenziale attuale sono state salvaguardate, a partire dal mantenimento della pensione minima sia per gli iscritti meno abbienti che per le situazioni meritorie, fino al riconoscimento di un accredito figurativo relativo alle contribuzioni ridotte degli iscritti giovani. Presenti anche la flessibilità di uscita pensionistica e la pensione volontaria aggiuntiva per chi intende migliorare il proprio profilo previdenziale.

Si tratta, in definitiva, di misure in grado di proteggere gli iscritti più anziani ma al contempo di migliorare il profilo previdenziale ai più giovani.
La flessibilità riguarda anche la pensione: è possibile ritirarsi dalla professione a 63 anni, se è stata maturata un’anzianità contributiva di 35 anni, ma è anche concesso di lavorare fino a 70 e ricevere, in questo caso, un trattamento migliore.

Paola Muratorio ha commentato: “La nostra riforma chiama gli iscritti a un ruolo più attivo e consapevole rispetto alle leve da utilizzare per la costruzione della propria pensione, valorizzando la specificità di ingegneri e architetti liberi professionisti e le caratteristiche del sistema di riferimento delle Casse“.

Vera MORETTI

Risultati positivi per la cassa assistenziale dei Geometri

E’ stato approvato dal comitato dei delegati della Cassa italiana previdenza e assistenza geometri (Cipag) il bilancio consuntivo di esercizio 2010, con un risultato economico positivo di 68,7 milioni di euro. La Cipag ha realizzato una crescita del 69% degli avanzi di gestione degli impieghi patrimoniali con un incremento di 22,9 milioni di euro rispetto ai 32,9 milioni di euro del 2009. Il presidente della Cipag, Fausto Amadasi ha affermato che “I conti della Cipag sono in ordine e garantiscono l’equilibrio della gestione previdenziale. Anche se il nostro settore produttivo, quello dell’edilizia, non è ancora completamente uscito dalla crisi“.

Il bilancio approvato indica un avanzo della gestione patrimoniale di 55,8 milioni di euro ed un saldo positivo di 41,2 milioni di euro della gestione previdenziale. E’ di 7,7 milioni di euro il risultato di gestione degli impieghi immobiliari entre quelli mobiliari e finanziari hanno registrato un margine utile di 48,1 milioni di euro.

Amadasi ha proseguito: “Siamo riusciti a raggiungere i nostri obiettivi mantenendo elevato il livello delle prestazioni ed aumentando la redditività delle gestioni. Abbiamo risposto agli attacchi rivolti al mondo delle professioni da parte degli altri settori produttivi aggiornandoci costantemente e predisponendo innovazioni tecnologiche in grado di renderci ancora più competitivi sul mercato“.

Per i risultati futuri Amadasi sostiene: “Siamo pronti per il 2012 ad affiancare un nostro fondo di previdenza integrativo alla contribuzione obbligatoria in modo da offrire maggiore consistenza alla posizione pensionistica dei nostri iscritti. La solidità delle gestioni sarà garantita dalla crescita del patrimonio netto della Cipag che ammonta a 1.856 milioni di euro e presenta un incremento del 3,8% rispetto al 2009“.