Caro cenone di Capodanno…

Alla faccia dell’economia che arranca e delle famiglie in difficoltà, il cenone di Capodanno non conosce crisi e in questo 2014 si fa più salato del 3% rispetto al 2013. Questo, almeno, è quanto rileva l’associazione dei consumatori Codici, secondo la quale per gli italiani che rimarranno a casa, il cenone di Capodanno prevede, per una tavolata a base di carne per otto persone, una spesa media di 168 euro. Ancora più su, naturalmente, se si parla di pesce: 270 euro.

Siccome però anche il cenone di Capodanno può essere light, almeno nel prezzo, Codici rileva che la spesa cala fortemente nel caso in cui si faccia provvista al discount: qui lo scontrino per una cena a base di pesce si attesta sui 137 euro. Codici precisa che i prezzi di riferimento per la sua ricerca sul cenone di Capodanno sono stati ricavati dal sito www.tiendeo.it, che raccoglie i costi di vari supermercati italiani.

Radicalmente diverso, invece, è lo scenario se si decide di andare a mangiare al ristorante per il cenone di Capodanno. Il rincaro è più contenuto rispetto al cenone di Capodanno del 2013 (in media dello 0,8%), ma gli scostamenti rispetto allo scorso anno sono rilevanti da città a città. L’osservatorio Codici ha infatti rilevato la media delle offerte in tre città italiane: a Milano è possibile mangiare a 107 euro con punte di 280 nei posti più ricercati. A Napoli il prezzo scende a 94 euro, mentre a Roma la media è intorno ai 194 euro.

E anche se quella di San Silvestro è una notte fatta per festeggiare, da Codici mettono in guardia da furbastri e approfittatori che fanno del cenone di Capodanno l’occasione per spennare i consumatori polli: “Ricordiamo ai consumatori che vogliono trascorrere la sera di Capodanno in uno dei tanti ristoranti che offrono menu e animazione – ha detto Ivano Giacomelli, segretario nazionale Codiciche è possibile intentare un’azione risarcitoria nel caso in cui il cibo e la qualità dell’offerta non corrispondano in maniera palese a quanto promesso dagli organizzatori e di segnalare qualsiasi comportamento scorretto all’Associazione”.

Detto questo… buon cenone di Capodanno a tutti.

I prodotti a marca salvano il carrello di Natale

In un momento nel quale l’economia è quello che è e i portafogli degli italiani anche, il Natale si conferma un’occasione ottima per spendere il giusto cercando la qualità. I prodotti a marca, in questo senso, si confermano una scelta azzeccata e sempre più condivisa, come ha dimostrato ADM, Associazione Distribuzione Moderna.

ADM ha infatti calcolato che riempiendo il “carrello delle feste” con i prodotti a marca, una famiglia può risparmiare 22 euro rispetto alla spesa con prodotti di altri marchi; un risparmio che, in termini percentuali, arriva al 26,12%. Il dettaglio dell’indagine ADM sui prodotti a marca è ben sintetizzato in questa infografica.

Secondo ADM, anche a Natale nel carrello della spesa degli italiani continuano ad aumentare i prodotti a marca del distributore rispetto a quelli degli altri marchi, raggiungendo una quota di mercato del 18%. Merito soprattutto della percezione che il consumatore ha sviluppato dei prodotti a marca del distributore; secondo ADM, nella visione del consumatore i prodotti a marca sono ormai simili a quelli di una vera “marca”, che portano valori propri che affiancano e completano, nel carrello delle famiglie, l’offerta rappresentata dai grandi brand industriali nazionali e internazionali.

Il risultato è anche determinato da un ottimo rapporto qualità/prezzo, che rende i prodotti a marca in grado di soddisfare pienamente i bisogni di una famiglia costretta a prestare sempre più attenzione al proprio potere d’acquisto. Secondo ADM, quindi, i prodotti a marca del distributore sono un’eccellente opportunità di risparmio. E con quello che esce dalle tasche degli italiani a Natale, ogni risparmio è benedetto.

Natale e crisi, che cosa aspettarsi dalle festività?

di Davide PASSONI

E alla fine, anche in questo 2013, è arrivato l’ultimo mese dell’anno. Dicembre è soprattutto sinonimo di Natale e quest’anno, per imprese e famiglie, quelle che si prospettano sono festività piuttosto magre in linea, purtroppo, con quelle dello scorso anno. Al di là delle botte alle tredicesime degli impiegati causate soprattutto dai rincari portati dalla legge di stabilità, quello che preoccupa di più sono le previsioni per i consumi, che si preannunciano in forte contrazione come nel 2012; il tutto in un periodo dell’anno da sempre votato all’acquisto, alla spesa, al “ma sì, tanto è Natale“.

Ma no, tanto c’è la crisi” pare essere invece il refrain che da più parti si sente suonare. E la ripresa la vedono solo i soloni e i politicanti. O meglio, la ripresa c’è ma non in Italia. Persino la Spagna è uscita dalla fase recessiva e ci sta sorpassando. Organizzazioni di categoria, organizzazioni di consumatori, commercianti guardano con preoccupazione al periodo natalizio e al temuto crollo dei consumi. Del resto, il recente dato sul gettito Iva tra gennaio e ottobre parlano chiaro: -3,4 miliardi, segno evidente che il mercato interno ancora soffre. Se si pensa che quasi un italiano su due taglierà le spese per Natale e più di uno su due riciclerà regali, quello che sconcerta di più è il calo della domanda che, secondo alcune stime, potrà toccare anche il 3%. E i tanto attesi saldi, che scatteranno a gennaio rischiano di non essere più, per i commercianti, il salvagente di una stagione.

Ebbene, in questa settimana cerchiamo di fare il punto della situazione ascoltando la voce delle organizzazioni di categoria per capire che aria tira. Per capire, anche, se davvero non possiamo fare altro che rassegnarci al pessimismo o se, nonostante tutto, possiamo provare a pensare un minimo positivo. Del resto, il Natale è anche festa della speranza: proviamo a prendercela in qualche modo, anche se tanti venti sembrano soffiarci ancora contro.

Natale, panettone amaro

di Davide PASSONI

Natale, tempo di regali, ma in questo 2012 è soprattutto tempo per fare due conti. A meno di un mese dalle festività, prevale infatti tra le famiglie la preoccupazione: secondo un’indagine di Confcommercio-Format, per quasi 7 italiani su 10 il Natale risentirà fortemente della crisi. Cresce la quota di chi non farà acquisti per regali (13,7% rispetto all’11,8% del 2011), mentre oltre 8 italiani su 10 (86,3%) continueranno a pensare ai doni per parenti e amici.

Le cifre e le tendenze più significative vengono però dalle associazioni dei consumatori. Secondo l’Adusbef, il 90,7% della tredicesima, pari a 31,3 miliardi, sarà destinato a Imu, tasse, mutui e bolli e meno del 10% finirà in risparmi, regali, viaggi.

Più articolato lo studio di Federconsumatori, che tramite il suo Osservatorio Nazionale ha comparato i prezzi dei prodotti tipici delle festività sia rispetto a un anno fa, sia rispetto al 2001, l’ultimo Natale con la lira nel portafogli. I risultati dello studio sono a dir poco sconfortanti. Rispetto al 2011, infatti, le scadenze dei pagamenti di bollette e tasse influiscono in modo sensibile sugli acquisti natalizi: la tendenza è infatti quella di iniziare a programmare il budget per le spese e per gli eventuali regali da parte delle famiglie solo dopo i diversi pagamenti.

Sul fronte prezzi, l’andamento dei costi relativi a questa festività registra aumenti moderati, tra l’1 e il 2%, con picchi tra gli alimentari (3-4%). In crescita anche gli addobbi natalizi e gli alberi di Natale, quasi fermi i prezzi dei giocattoli, dei viaggi e degli articoli da regalo. La vera discriminante secondo Federconsumatori non è però l’aumento dei prezzi in sé, ma in rapporto alla diminuzione del potere di acquisto delle famiglie (-13,2% dal 2008): alla luce di questo rapporto, la spesa totale famiglie per Natale, secondo Federconsumatori si attesterà a 3,5-3.8 miliardi, con una riduzione rispetto al 2011 di circa l’11-12%.

Il dato è preoccupante, ma quello su cui meditare sono le tabelle di Federconsumatori, che riportiamo qui sotto, specialmente per quello che riguarda l’incremento dei prezzi dei vari generi presi in esame, e specialmente dal 2001 a oggi. La conferma che il passaggio all’euro è stato un affare solo per pochi è più che un’evidenza. Meditate gente, meditate…

Cenone di Capodanno: gli italiani spenderanno meno

A dirlo è un sondaggio della Swg per la Confesercenti: dopo le abbuffate per la Vigilia ed il pranzo di Natale, gli italiani hanno deciso di fare mosina e spendere di meno per il classico Cenone del 31, anche se rimane stabile il consumo di spumanti per il brindisi.

Secondo Confesercenti, infatti, se la spesa media per la cena dell’ultimo dell’anno passa da 117 a 104 euro (-9%), è invece in linea con i dati dell’anno scorso il numero di bottiglie stappate alla mezzanotte.

Pensate, secondo l’Osservatorio economico saranno oltre di 60 milioni i vini effervescenti a cui faremo saltare i tappi; mentre il consumo di spumanti italiani all’estero dovrebbe arrivare a 150 milioni di bottiglie (+10%).

Il risultato? Un risparmio complessivo di 13 euro in meno rispetto all’anno passato. Niente male!