Acqua Fitness Marima, il franchising dei centri benessere

Un centro benessere particolare, che si basa sui benefici dell’acqua e trattamenti specifici.
Si chiama Acqua Fitness Marima ed è alla ricerca di nuovi franchisee.

A coloro che sono interessati ad investire in un nuovo progetto, il marchio offre:

  • La ricerca di mercato e geomarketing
  • L’assistenza nella ricerca della location (se necessaria)
  • Lo studio del lay-out
  • L’assistenza durante la progettazione e la realizzazione della struttura
  • Il servizio di consulenza per inaugurazione e start up
  • La formazione base del personale per l’attività di Comunicazione, Marketing e Gestione del centro
  • La pianificazione marketing/pubblicità in fase pre-lancio e lancio
  • La pianificazione marketing annuale
  • Il materiale di comunicazione interna al centro
  • La grafica interna ed esterna
  • Il Manuale Tecnico, la Procedure e le Istruzioni Operative per la gestione del centro benessere

Il centro deve avere una superficie compresa tra 70 e 200 mq, e sorgere in un bacino d’utenza di almeno 10.000 abitanti.

L’investimento iniziale parte da 49.000 euro, senza alcun fee d’ingresso per i primi dieci centri che apriranno.

Per ricevere ulteriori informazioni, è possibile collegarsi al sito Acqua Fitness Marima.

NLP, il franchising del benessere biologico

Nonostante la crisi, gli italiani difficilmente rinunciano del tutto a mantenersi in forma e a prendersi cura di sé. Le scelte, però, sono più oculate e le esigenze cambiano, diventando più selettive.

Nel settore benessere, proprio in questo periodo, stanno avendo successo i centri wellness di NPL Ozone Center, che rappresentano una vera novità nel settore e che offrono ai propri clienti prodotti biologici, a base di ozono e di aloe.

Coloro che vogliono far parte di questo gruppo, possono sempre contare su corsi di formazione e sul sostegno di un team qualificato, in grado di andare incontro alle più disparate esigenze.

Le attività che NLP propone sono dirette verso tre diversi obiettivi: On Line, Vendita diretta, e Telemarketing . Questo modus operandi, consente alla struttura di suddividersi ruoli, responsabilità e compiti, creando all’interno della struttura un clima operativo, disteso, e a favore di una clientela sempre al centro dell’attenzione.

Per ricevere ulteriori informazioni, è possibile collegarsi al sito NLP Ozone Center.

Lo sport nazionale? L’evasione fiscale

di Vera MORETTI

Per risanare i conti pubblici la manovra appena varata dal Governo Monti potrebbe essere assai meno pesante se solo ci fosse la possibilità di metter mano ai miliardi di Euro evasi solo nell’ultimo anno.

I dati, sconcertanti ma veri stimati da Istat, parlano di ben 275 miliardi che, tra evasione fiscale e sommerso, potrebbero non solo dare un’ampia boccata d’ossigeno all’economia nostrana, ma anche assicurare un futuro tranquillo a noi e ai nostri discendenti.
Le cifre parlano di 120 miliardi sottratti al Fisco che corrispondono a 2.093 Euro per ciascun contribuente, ovvero il 13,5% del proprio reddito.

Non a caso, dunque, l’Herald Tribune ha affermato che l’evasione è il vero sport nazionale italiano. Altro che calcio, dunque, perché nei sotterfugi siamo dei veri campioni. A “praticare” maggiormente questa attività sono gli uomini, più delle donne, e i giovani, più degli anziani.
Lavoratori autonomi ed imprenditori sono i veri “campioni”, dal momento che dichiarano la metà del proprio reddito, nascondendo così, in media, 15 mila euro a testa.
Ma anche i proprietari di case, negozi ed appartamenti si astengono dal dichiarare le loro entrate, almeno dell’80%, circa 18 mila euro ciascuno.

Ma qualcosa di “marcio” dev’esserci anche per chi è titolare di sale da ballo e discoteche, dal momento che, poverini, con una dichiarazione media inferiore ai 6 mila euro, si trovano sotto la soglia di povertà, costretti alla fame. E sulla stessa china sono centri benessere, con meno di 3.200 euro dichiarati, e impianti sportivi, che non arrivano a 1.300. Se poi, tra questa categoria inseriamo parrucchieri che “arrancano” con 12.500 euro annuali, e i gioiellieri con 16.300, la situazione è lampante, per non dire vergognosa.

Ciò era già emerso in base alle vendite di beni di lusso, acquistati in quantità maggiore rispetto alle possibilità degli acquirenti. I beni maggiormente imputati sono le auto e le barche, e queste ultime in particolar modo mettono in evidenza le discrepanze che anche il Fisco ha accusato. Sono ben 42.000 le persone che, tra i beni in loro possesso, hanno anche yacht superiori a 10 metri, nonostante un reddito di 20 mila Euro all’anno. Insomma, è possibile essere “poveri” ma possedere un suv, un jet o una barca di lusso?

E non si tratta dei soliti “vip” che sistematicamente vengono scovati e poi perdonati con maxi patteggiamenti, perché tra la popolazione dei furbi ci sono tante persone “normali” che non dichiarano neanche un euro, o, se lo fanno, non arrivano neanche alla metà delle loro entrare reali.

E se i provvedimenti sono così “soft”, sono furbi loro o tonti noi?