Datemi una piastrella e vi solleverò l’economia

di Davide PASSONI

Nella settima appena trascorsa vi abbiamo accompagnato passo passo nel mondo di una delle filiere più tipiche della nostra impresa, quella della ceramica. Una realtà diffusa, in Italia, da Nord a Sud, ma che trova in alcune zone dei veri bacini di eccellenza.

La “ceramica Valley” per eccellenza è quella che si trova nella bassa Modenese, intorno ai comuni di Formigine, Maranello, Sassuolo e limitrofi. Una zona ad alta vocazione manifatturiera, che esporta qualità ed eccellenza in tutto il mondo e che, ironia della sorte, è stato tra i più colpiti dal terremoto del maggio scorso. Una spallata che ha messo a dura prova l’intero settore e una parte consistente dell’economia nazionale ma che, di fronte alla tenacia degli imprenditori del comparto, è stata subito messa da parte per ricominciare a produrre, almeno fin dove si riesce.

Ma la ceramica italiana è fatta anche dalle tante botteghe artigiane della Sicilia, di Caltagirone, così come di altri distretti di maioliche artistiche sparsi sul territorio. E se, a detta del presidente di Confindustria Ceramica Franco Manfredini, il settore sta reagendo alla crisi con gli strumenti che ha (buoni), è innegabile che senza l’eccellenza dei grandi marchi anche per la ceramica sarebbero dolori.

Leggi l’intervista a Franco Manfredini, presidente di Confindustria Ceramica

Leggi l’intervista a Filippo Manuzzi, brand manager di Ceramica Sant’Agostino

Leggi l’intervista Luca Caselli, Sindaco del Comune di Sassuolo e Primo Presidente dell’Unione dei Comuni del Distretto ceramico

Leggi l’intervista a Marcello Romano, Presidente dell’Associazione Ceramisti Calatini

Leggii i dati sull’export ceramico italiano

Ceramica italiana, il pavimento che sorregge il nostro Paese

Non bastassero le tasse e la crisi internazionale, le eccellenze della produzione manifatturiera italiana devono anche fare i conti con le calamità naturali. Ci riferiamo al terremoto dello scorso maggio in Emilia Romagna che ha messo in ginocchio diversi settori produttivi, tra i quali quello della ceramica.

Proprio su questa filiera, prendendo spunto da quanto abbiamo potuto osservare e ascoltare al recente Cersaie di Bologna, vogliamo puntare la nostra attenzione questa settimana. Perché, se è vero che la ceramica italiana non è solo quella del Modenese, è pur innegabile che il sisma, colpendo l’area a maggior vocazione ceramica del Paese, ha dato una spallata all’intero settore. Eppure… Eppure, nonostante notizie allarmanti, resoconti poco confortanti che arrivano da quelle zone, la realtà sembra essere diversa; è la realtà di un settore che, per quanto ha potuto, si è rimesso subito all’opera, consapevole che la volontà d’impresa non può aspettare i tempi dello Stato; la realtà di chi sa di avere sulle proprie spalle la responsabilità di una grossa fetta del Pil nazionale; la realtà di chi mette il lavoro e l’impresa al primo posto.

Proprio qui vogliamo entrare e capire che cosa sta succedendo al settore, partendo da chi è… a capo di tutto.

Leggi l’intervista al presidente di Confindustria Ceramica, Franco Manfredini

Ceramica, investire per crescere

di Davide PASSONI

Se c’è un campo, l’ennesimo, nel quale la nostra piccola e media impresa è leader nel mondo è quello della ceramica. Un po’ in tutta Italia, ma specialmente nel distretto ceramico del Modenese, centinaia di aziende, più o meno strutturate, realizzano uno dei prodotti che ci fa grandi nel mondo in termini di export, qualità e innovazione.

Distretto ceramico del quale, nonostante la sua eccellenza, ci si ricorda solo in occasione di eventi come il devastante terremoto del maggio scorso. Un settore che è stato dipinto come in ginocchio, al pari di altri come l’elettromedicale, ma che invece, pur tra mille difficoltà, si è da subito rimboccato le maniche e ha iniziato a fronteggiare l’emergenza nel migliore dei modi: provando a produrre.

Una vitalità che si è vista a Bologna nell’ultimo Cersaie, il Salone internazionale della ceramica per l’edilizia e l’arredobagno, dove abbiamo incontrato Franco Manfredini, presidente di Confindustria Ceramica.

Presidente, come reagisce il settore della ceramica agli effetti della crisi e del terremoto?
Sta reagendo come può reagire e deve reagire un settore che esporta l’80% della sua produzione, per metà nell’Unione Europea e per metà nel resto del mondo. Il nostro settore tiene in virtù di questa sua vocazione all’export, che fa in modo di compensare le aree di mercato deboli con aree di mercato nelle quali va meglio. Penso che questo sia l’aspetto più positivo del settore ceramico oggi, in Italia, perché ci permette di guardare il futuro e il presente con migliori prospettive.

Una delle frasi più ripetute al recente Cersaie è stata “qualità e innovazione come risposta alla crisi”: è davvero così?
Qualità e innovazione sono nel dna di ogni imprenditore, specialmente se opera nelle nostre condizioni di mercato. La crisi è una malattia curabile, bisogna che l’ammalato si curi da solo ma serve anche il contesto della “famiglia”, che aiuta a superare la crisi.

Ovvero?
Parlo del sistema economico italiano. Abbiamo bisogno del supporto del sistema Paese, abbiamo bisogno che non ci penalizzi. Non vogliamo aiuti e sovvenzioni di alcun tipo, chiediamo solo di non essere penalizzati dallo Stato in quanto produttori con una forte vocazione all’export. Ad esempio, quando lo Stato applica oneri fiscali sull’energia che noi usiamo per produrre, questa diventa un aspetto competitivo che ci spinge a essere meno performanti e commette un errore enorme, perché poi questo aggravio si paga due volte: se la fabbrica ha più oneri li deve trasferire sul prezzo finale del prodotto e se questo trasferimento significa meno competitività sul mercato, vuol dire che l’azienda a non cresce, non crea occupazione e non aumenta i salari di chi ci lavora.

C’è ottimismo tra i vostri associati?
L’ottimismo è quello che si è respirato al recente Cersaie: nei padiglioni si sono viste l’effervescenza del settore e le sue novità. L’ottimismo ce l’hanno i nostri imprenditori, l’ottimismo della volontà non manca. Si vedono gli investimenti, le innovazioni, i prodotti che ogni azienda continua a proporre per affrontare un mercato nel quale siamo l’eccellenza. Di fronte a tutto questo non posso che vedere positivo.

Uomo cade e si rompe un braccio

Incidente a Bologna, nella zona Fiera dove si sta allestendo il Cersaie, accaduto ad un uomo di 67 anni caduto dalla scala mentre stava lavorando.

Dopo lo spavento iniziale e l’arrivo dell’ambulanza, l’operaio è stato trasportato in ospedale dove è stato medicato. Le sue condizioni, comunque, sono state considerate di media gravità, poiché, dalle prime notizie diffuse, sembra che l’uomo si sia rotto il braccio.
Sul posto è arrivata la polizia e i tecnici della medicina del lavoro dell’Asl.

Nello stesso giorno era stato firmato un protocollo di intesa tra l’Inps Emilia Romagna e la Fiera di Bologna per migliorare i controlli sulle imprese esterne che lavorano all’interno degli spazi fieristici, frequentati ogni anno da circa 10.000 imprese esterne e 40.000 lavoratori.

Vera MORETTI