Superbonus 110%, con le ultime novità Pmi tagliate fuori dal bonus

Con le ultime novità sul superbonus 110%, a essere tagliate fuori dai lavori sono le piccole e medie imprese. La certificazione Soa, obbligatoria per gli interventi a partire dal 1° gennaio 2023, rappresenta un percorso a ostacoli nel quale le imprese più piccole, costituenti il 90% del tessuto operante nel settore edile. Molte delle imprese rischiano, dunque,  l’esclusione dal superbonus 110% e dagli altri interventi dei bonus edilizi se non sono qualificate. Le novità sono contenute nel decreto legge numero 21 del 2022, il cosiddetto decreto “Ucraina bis”. Il provvedimento è stato convertito nella legge numero 51 del 2022 e pubblicato nella Gazzetta ufficiale numero 117 dello scorso 20 maggio.

Superbonus 110% e bonus edilizi: che cos’è la certificazione Soa facoltativa dal 1° luglio 2022?

Le novità più importanti in tema di superbonus 110% del decreto legge riguardano le certificazioni che le imprese operanti nell’edilizia dovranno possedere per portare avanti interventi rientranti nel superbonus 110% o negli altri bonus edilizi. La Soa viene rilasciata da organismi di certificazione che valutano sia i requisiti economici e organizzativi, che quelli tecnici. Attualmente, la certificazione Soa viene richiesta per le opere pubbliche di importo a partire dai 150 mila euro. Nel perimetro del superbonus 110% e degli altri bonus edilizi, il decreto legge prevede la scelta facoltativa della certificazione per le imprese che svolgono i relativi lavori a partire dal 1° luglio prossimo, con obbligo di certificazione a decorrere dal nuovo anno.

Certificazione Soa per i lavori di superbonus 110%: quali sono gli obblighi?

In particolare, dal 1° gennaio 2023 le imprese dovranno dimostrare di avere per lo meno provveduto a presentare domanda. L’istanza si presenta agli enti certificatori della Soa. La qualifica prevede la richiesta tra le 48 categorie presenti, 13 per i lavori generali e 35 per gli interventi specialistici. Tuttavia, dal punto di vista delle qualifiche da ottenere, bisognerà attendere le interpretazioni sui lavori che si possono compiere. Ad esempio, la qualifica generale OG 1, relativa alle opere generali per gli edifici civili e industriali, può bastare oppure nel caso in cui si effettuino lavori di riqualificazione energetica, sono occorrenti anche le qualifiche OG 09 e OG 11, inerenti queste ultime agli impianti per la produzione dell’energia elettrica e per gli impianti tecnologici?

Quali sono le certificazioni Soa che potrebbero essere coinvolte nel superbonus 110% e bonus edilizi?

Ecco dunque che le principali qualifiche Soa che potrebbero essere coinvolte nel superbonus 110% e negli altri bonus edilizi potrebbero essere, per le opere generali:

  • OG1, gli edifici civili e industriali;
  • OG 2, le opere di manutenzione degli immobili tutelati e di restauro;
  • OG9, gli impianti per produrre energia elettrica;
  • OG 11, gli impianti tecnologici.

Per i lavori specialistici, le principali qualifiche Soa sono:

  • OS 3, gli impianti idrici, sanitari, cucine e lavanderie;
  • OS4, gli impianti elettromeccanici trasportatori;
  • OS 18 A, i componenti strutturali in acciaio;
  • OS23, la demolizione delle opere;
  • OS 27, gli impianti per la trazione elettrica;
  • OS28, gli impianti termici e di condizionamento;
  • OS 32, le strutture in legno.

Top Employers: in Italia le aziende top sono 90

Dal 2008, quando ha debuttato il programma di certificazione Top Employers in Italia, ad oggi, le aziende meritevoli sono quasi triplicate, passando da 28 nella primavera del 2009 a 90 del 2018.

Considerando che ad oggi l’ente è presente in 113 Paesi e 5 Continenti, Top Employers è davvero un osservatorio speciale, in grado di analizzare, valutare e certificare le eccellenze delle condizioni di lavoro nelle aziende. Generalmente si focalizza su imprese multinazionali o comunque medio grandi.

Tra quelle certificate in Italia, ben sei aziende ottengono la certificazione da 10 anni, e sono Abbott e Chiesi Farmaceutici (farmaceutica); Cariparma, oggi Crédit Agricole Cariparma, e UniCredit (banca), Elica (produzione), PepsiCo (alimentare).
Si tratta dunque di imprese che hanno saputo, anno dopo anno, confermare le loro eccellenze in ambito HR. Ciò significa che sono in grado di offrire condizioni di lavoro e ambiente lavorativo ottimali, capaci di reggere il confronto a livello mondiale.

Negli anni, però, sono cambiati i criteri di giudizio, o meglio, aumentati.
Nel 2008, infatti, i primi tre valori erano recruiting, sviluppo della leadership e cambiamento culturale, mentre nel 2018 sono strategia dei talenti, sviluppo della leadership e cambio organizzativo.

I campi di analisi e valutazione della certificazione Top Employers nel 2008 erano 5: condizioni di lavoro, cultura aziendale, sviluppo del talento e impegno sociale. Nel corso degli anni successivi si sono ampliati e modificati, alcune voci sono state eliminate mentre altre sono state inserite. Ad oggi sono diventate 9: talent strategy, workforce planning, on-boarding, learning & development, performance management, leadership development, career&succession management, compensation&benefits e culture.

Massimo Begelle, deputy country manager Italia di Top Employers Institute, ha commentato così i cambiamenti e i risultati ottenuti: “Le modifiche più evidenti certificate in ambito lavorativo riguardano soprattutto la strategia dei talenti, evidenziata come prima priorità nel 2018 e praticamente sconosciuta dieci anni fa, quando ci si limitava a parlare di sviluppo del talento”.

A proposito di talenti, un termine nuovo è proprio talent acquisition, che prevede un processo di selezione, attraverso l’ingresso in azienda e lo sviluppo del talento: “Uno specchio dei tempi, dove la ricerca dei talenti è diventata un punto fondamentale delle strategie aziendali e gli sforzi delle aziende sono mirati non solo ad acquisirli, ma anche a farli restare”.

Per questo motivo, è diventato di vitale importanza l’HR director: “Da ruolo importante, strettamente operativo e legato all’ambito amministrativo, HR director è oggi una figura “chiave”.Sta diventando un vero “business partner” perché deve raggiungere gli obiettivi dell’azienda e nello stesso tempo seguire lo sviluppo delle persone, mettendo in atto le politiche più adatte per farle crescere”.

Anche la digitalizzazione sta diventando sempre più importante, tanto che, se dieci anni fa era impensabile che un dipendente non lavorasse tra le mura dell’azienda, ora non è così basilare. Lo smart working, anzi, sta dimostrando ampiamente che importante è l’obiettivo, e non dove lo si raggiunge.

Vera MORETTI