In arrivo una legge che regola le chiusure dei negozi

E’ stata presentata alla Camera, ed approvata, una proposta di legge che stabilisce che i negozi devono rimanere chiusi per sei giorni festivi all’anno.

Il testo, ora passato al Senato, contiene alcune limitazioni rispetto alla liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali.
In pratica, nel testo è previsto che, tra le dodici festività previste nel nostro calendario, almeno sei debbano essere rispettate.

Rimangono esenti da questa legge i bar e i ristoranti, ma anche rivendite di generi di monopolio, i negozi interni agli alberghi, alle stazioni, ai porti e agli aeroporti, le edicole, gli esercizi specializzati nella vendita di bevande, fiori, piante e articoli da giardinaggio, mobili, libri, dischi, nastri magnetici, musicassette, videocassette, opere d’arte, oggetti d’antiquariato, stampe, cartoline, articoli da ricordo e artigianato locale, ma anche le stazioni di servizio e le sale cinematografiche.

Per i negozi che non rispetteranno i sei giorni festivi all’anno sono previste multe da 2 a 12 mila euro.

I sindaci delle singole città è concessa la facoltà di porre limiti agli orari di apertura notturna dei negozi nei quartieri della movida, attraverso ordinanze con validità di tre mesi che possono essere reiterate.

Inoltre, è prevista la facoltà, ma non l’obbligo, di istituire un osservatorio sugli orari dei negozi, mentre e’ ristretto alle microimprese l’accesso a un fondo ad hoc per sostenere spese di ristrutturazione e ampliamento delle attività, ma anche per quelle bancarie o per il pagamento tramite moneta elettronica.

Vera MORETTI

Chiuso per ferie? No, per crisi

In passato si storceva il naso di fronte alle lamentele dei negozianti: quasi nessuno credeva che la crisi potesse toccarli.
Ma ora le cose sono cambiate e, dati alla mano, la situazione, per il commercio al dettaglio, è diventata davvero pesante.

A parlare sono i 20.000 negozi che mancano all’appello rispetto al 2011.
Così tante sarebbero le saracinesche che, nel 2012, si sono chiuse, o presto lo faranno, per non aprirsi più.

Mariano Bella, direttore dell’Ufficio Studi di Confcommercio di fronte a questa realtà, e considerando i numeri, per nulla confortanti, degli anni passati, ha dichiarato che la crisi sta colpendo in modo più duro di quanto ci si aspettasse.

Il “Rapporto sulle Economie Territoriali e il Terziario di Mercato” presentato dall’Ufficio Studi, rivela che nel 2011 il commercio ha registrato un saldo negativo di 30.039 imprese, sintesi di 71.792 iscrizioni e di 105.831 cancellazioni, un risultato decisamente peggiore di quello registrato nel biennio precedente.

E se le cessazioni sono state elevate in tutti i settori, proprio nel comparto del dettaglio hanno raggiunto i massimi livelli, interessando il 60% delle totale delle cancellazioni del settore.
A fronte di 43.829 imprese iscritte ci sono state 62.477 cessazioni con un saldo negativo di 18.648.

Vera MORETTI