Frenano i fallimenti nel 2015

I segnali che arrivano e che parlano di una lenta e progressiva uscita dalla crisi economica sono tanti e uno di essi riguarda le cessazioni di attività e i fallimenti. I dati su questi importanti indicatori economici sono stati diffusi nei giorni scorsi da Cerved, società che valuta la solvibilità e il merito creditizio delle aziende.

Secondo i dati Cerved, negli ultimi 3 mesi del 2015 i fallimenti hanno interessato 15mila imprese, mentre nel terzo trimestre dell’anno i fallimenti hanno interessato altre 15mila aziende.

Quest’ultimo dato sui fallimenti dimostra un calo del 10% rispetto allo stesso periodo del 2014, soprattutto in virtù della flessione delle liquidazioni volontarie, calate dell’11,1%, a 12.200, nel terzo trimestre e del 9,1% dall’inizio dell’anno (41mila unità).

Sul fronte delle procedure fallimentari l’Osservatorio Cerved segnala un -4,5% nei primi nove mesi del 2015 (per un totale di 10.600 procedure) e nel solo terzo trimestre i fallimenti sono cresciuti dello 0,7% a quota 3mila.

Nel terzo trimestre 2015 le procedure non fallimentari aperte sono state 448, contro le 696 dello stesso periodo del 2014: -35%. In tutto, le insolvenze non fallimentari aperte nei primi nove mesi dell’anno in corso sono state 1.823, con un significativo calo del 16,8%. Se dalla frenata dei fallimenti, anche se contenuta, si può guardare con più fiducia al futuro, siamo sulla strada giusta.

Fallimenti in calo. La volta buona?

Un altro segnale per quanti sono certi che il vento, in economia, se proprio non è cambiato ce la sta comunque mettendo tutta per farlo. Questa volta a invertire la tendenza sono i fallimenti che, stando ai dati dell’Osservatorio trimestrale su Fallimenti, Procedure e Chiusure di imprese di Cerved, nei primi tre mesi del 2015 si è registrato il 2,8% in meno di fallimenti rispetto al primo trimestre 2014. È il primo calo dopo 10 trimestri consecutivi di segni più.

Dopo quasi tre anni, i dati relativi alle chiusure sono finalmente positivi – ha commentato l’a.d. di Cerved Gianandrea De Bernardis parlando dei fallimenti -, con un miglioramento diffuso a tutte le procedure che monitoriamo. Chiudono meno imprese e quelle rimaste sul mercato pagano prima i fornitori: con la ripresa già in atto ci aspettiamo nei prossimi mesi un rafforzamento di questo trend positivo“.

Entrando nel dettaglio dei numeri, le imprese che hanno aperto procedure di fallimenti sono state 3.800 e, nello stesso periodo sono anche calate del 3,5% anno su anno (21mila), le imprese che hanno chiuso tra fallimenti, procedure concorsuali non fallimentari e liquidazioni volontarie.

Secondo i dati Cerved sui fallimenti, nel trimestre in esame sono calate anche le procedure concorsuali non fallimentari di circa il 20% rispetto al corrispondente trimestre 2014. Sono state solo 600, un dato influenzato dalla marcata diminuzione dei concordati preventivi (-25,3%) e dal calo dei concordati in bianco: 650 -27% rispetto al 2014 e oltre il 50% in meno rispetto al 2013.

Il dietro front nei fallimenti ha favorito soprattutto il settore dell’industria e delle costruzioni, quest’ultimo massacrato negli anni più bui della crisi.

Una situazione a macchia di leopardo si registra per i fallimenti nelle varie macro aree italiane. Il Nord Ovest (-9%) e il Sud (-4,2%) hanno fatto registrare i cali più importanti sul versante dei fallimenti; lo stesso Sud (-12,2%) e il Centro (-10,1%) hanno visto calare sensibilmente le liquidazioni volontarie; un po’ tutte le regioni hanno fatto registrare forti cali delle procedure concorsuali non fallimentari.

Piccoli negozi in crisi

Se, da un lato, secondo la Camera di commercio di Milano, nell’Italia di oggi esistono alcuni settori d’impresa e lavori manuali che la modernità ha offuscato, ma non cancellato del tutto, sul fronte del commercio continuano le chiusure dei mini-mercati di mobili, arredamento per la casa e abbigliamento, che tra luglio ed agosto hanno visto ridurre le vendite. Emerge da un’analisi di Confcommercio sulla distribuzione del commercio in Italia con le rispettive suddivisioni per dimensioni strutturali e regioni. Secondo l’associazione di categoria, aumentano i negozi di informatica e telecomunicazioni (+2,8%), mentre continua la passione per il comparto mobili, arredamento per la casa e l’abbigliamento.

Nonostante però il piccolo dettaglio rappresenti la componente numericamente più consistente della rete di vendita, subisce le maggiori criticità in quanto risente in misura più significativa della riduzione dei consumi, che blocca o ridimensiona i piani di sviluppo aziendali, con riflessi anche in termini riduzione delle unità locali e della superficie di vendita complessivamente disponibile.

Secondo quanto dichiara in una intervista a Repubblica Renato Borghi, vice presidente delegato di Confcommercio, “la crisi sta facendo una strage di negozi“. Solo relativamente a Milano, Borghi indica che nei soli due mesi di luglio e agosto hanno chiuso circa 110 negozi tra abbigliamento, calzature e mobili. Le cause di questa dinamica pare siano da ritrovare nella riduzione del numero di clienti e nell’aumento degli affitti.

Periodo difficile anche per i Grandi magazzini, in quanto in Italia tale formula non ha trovato grande diffusione e ha registrato periodicamente una revisione della propria identità e della tipologia di offerta, che oggi si caratterizza per un assortimento centrato sull’abbigliamento, gli accessori e i prodotti di bellezza, con estensioni al tessile casa, complementi d’arredo e agli altri articoli per l’abitazione, con un posizionamento medio-alto dal punto di vista della qualità e del prezzo. Comunque, per tale formula è già in atto una fase di rilancio per riprendere spazi di mercato che ipermercati, grandi superfici specializzate, outlet stanno gradualmente acquisendo.

Infine, un ruolo non secondario nel sistema distributivo italiano, viene giocato da altre forme distributive – come il commercio ambulante (mercati quotidiani e periodici, fiere, venditori itineranti), il commercio elettronico e la vendita attraverso i distributori automatici, che negli ultimi anni hanno dimostrato una forte dinamicità.