Mercati esteri sempre più cruciali per il cibo Made in Italy

La Business School del Sole 24 Ore ha organizzato il Master Food&Wine Management, al quale è intervenuto anche Gianpiero Calzolari, presidente del Gruppo Granarolo, il quale, interrogato sulle possibilità dei mercati, pensando soprattutto all’export di cibo italiano, ha senza alcun dubbio posto l’accento sull’importanza dell’internazionalizzazione.

Considerando, in particolar modo, la valenza del Made in Italy nel mondo, visto come simbolo assoluto di qualità ed eccellenza, e tenendo presente le offerte quantomai variegate che l’Italia può offrire, a livello artigianale e tradizionale, rimane di basilare importanza saper vendere il buono che si produce. E non si tratta di qualcosa di così semplice da imparare, perchè spesso ci si scontra con una mentalità che ancora non si è messa al passo con i tempi.

Le parole di Calzolari sono state chiare: tra le competenze che l’Italia deve avere per promuovere al meglio, ad esempio, la sua produzione alimentare, c’è sicuramente la capacità di innovare ma anche la conoscenza delle strategie di Export Management, poichè la scienza della produzione alimentare, se studiata a fondo e messa in atto con le giuste competenze, può contribuire a dar vita a nuovi prodotti.

Questo risulta indispensabile anche considerando all’importanza che si dà al cibo, anche quando riguarda la salute: se il cibo è buono, infatti, diventa fonte di benessere e in grado di prevenire alcune malattie. Questa caratteristica è in grado di conquistare anche i mercati più sofisticati, anche se ad oggi le mete e i mercati fortemente in fermento sono quelli di Cina ed Africa.

Vera MORETTI

I souvenir dall’Italia sono enogastronomici

Coldiretti ha realizzato uno studio, La vacanza Made in Italy nel piatto, che conferma come, quando i turisti passano dall’Italia, non riescono a tornare a casa a mani vuote, nemmeno, o forse soprattutto, quando si tratta di cibo.
E, ancora una volta, quello italiano sembra si sia dimostrato imbattibile, sia quando ci si trova sul posto, tanto che un terzo della spesa degli italiani e degli stranieri in vacanza nel Belpaese è destinato a pasti consumati in pizzerie, ristoranti, trattorie o agriturismi, sia quando poi si torna a casa, dove è bello portarsi un ricordo anche gastronomico.

A dimostrazione che il cibo rappresenta un vero motore anche quando ci si trova in ferie, l’alimentare rappresenta la principale voce del budget, anche superiore a quella dell’alloggio e si stima che, tra il consumo di pasti nella ristorazione (14 miliardi) e l’acquisto di prodotti alimentari nei negozi e nei mercati (12 miliardi), i turisti italiani e stranieri spendono per cibo e bevande circa 26 miliardi di euro su un totale di 75 miliardi del fatturato turistico complessivo annuale.

Inoltre, l’offerta enogastronomica è una delle primarie motivazioni di viaggio specialmente in Italia, per uno straniero su quattro (23%), consapevole che l’Italia sia garanzia di buona cucina, seguita a ruota da monumenti e moda, solo al 16%, pittura e scultura al 15%, design al 7% e musica e teatro al 5%.

Il cibo, inoltre, è alla base di uno dei trend del momento, in Italia ma non solo, ovvero quello di fotografare, o fotografarsi, mentre si gustano piatti gourmet, magari presentati con impiattamenti che sembrano opere d’arte.
Il food selfie, infatti, è utilizzato e postato sui social network da più di un italiano su tre (38%). Protagoniste non solo le portate del ristorante, ma anche quelle create nella propria cucina.

Vera MORETTI

Gli italiani tornano ad essere disponibili all’acquisto, soprattutto per il cibo

Gli italiani sono usciti un po’ malconci dalla crisi economica, e forse in alcuni casi ancora non hanno visto la luce in fondo al tunnel, perciò, la prudenza ancora prevale quando si devono fare acquisti.
Forse, però, un’inversione di tendenza si sta verificando, in particolare nel settore alimentare, dove, invece, la disponibilità agli acquisti sembra aver ripreso vita.

Ricordiamo che, negli anni della crisi più nera, anche la spesa alimentare era stata particolarmente colpita, ma ora ha ripreso a crescere, per un totale del 14,3% in più sul totale dei consumi delle famiglie, quota decisamente superiore rispetto alla media dei principali Paesi europei, attestatisi all’11,4%.

Tutto ciò è stato testimoniato da una ricerca del Censis presentata a Milano da Massimiliano Valerii, direttore generale dell’Istituto e intitolata “Il futuro dell’alimentazione: tra stili di vita contemporanei e nuovi modelli di fruizione”.
Il cibo torna ad essere il principale interesse degli italiani, per ben il 91%, e, quando si tratta di fare una scelta, non si pensa in primo luogo al prezzo, come accade nel resto del mondo, ma a fattori qualitativi come trasparenza delle informazioni (94,4%), funzionalità (88,4%), salute (84,6%), eticità (83,5%).
A questi si aggiunge l’italianità, valore per il quale è disposto a pagare qualcosa in più (85,5%), in linea con un fenomeno globale di domanda di italian food che dal 2010 al 2015 è cresciuto nel mondo del 36,5%.

Si tratta, comunque, di fattori molto soggettivi, perciò, quando gli italiani decidono cosa portare sulle loro tavole, le soluzioni sono davvero molteplici: cibo pronto e semipronto (utilizzato da oltre 31 milioni di italiani), cibi salutisti (26 milioni), take-away acquistato on line (19,4 milioni), alimenti e bibite nei distributori automatici (25,3 milioni).
Ma, qualunque sia la scelta, gli italiani si informano prima in rete (57%, percentuale che sale al 74,2% nel caso dei mllennial, anche se, al momento dell’acquisto, sono ancora pochi coloro che lo fanno online. Per il cibo, si preferisce “toccare con mano”.

Un fattore dal quale non si può prescindere è la marca: il 67,3% è disposto a pagare di più per i prodotti della marca di fiducia.

Così ha commentato questi risultati Massimiliano Valerii: “E’ interessante notare come, più si ampliano offerta e canali, e più la marca assuma un ruolo di guida e di garanzia: gli italiani, compresi i millennial, sono disposti a pagare di più per il prodotto di marca, soprattutto quando comprano alimenti salutistici (71,1%), cibi pronti o semipronti (69,6%), prodotti nei distributori automatici (71,3%). E anche quando ordinano cibo cucinato a domicilio, dove quindi la ‘marca’ è il ristorante o la piattaforma di acquisto”.

Vera MORETTI

Il mondo cibo ha un nuovo guru: lo sherpa

Quando il lavoro scarseggia e la crisi dilaga, per fortuna, oltre alla disperazione, c’è chi ha ancora la forza di reinventarsi e di “costruirsi da sè” un lavoro. Nel vasto universo del  food and beverage sorge una nuova figura professionale: lo sherpa del cibo.

La fonte di ispirazione per questo nuovo profilo pare abbia, a detta del New York Times,  origini antiche e orientali; lo “sherpa” infatti è una guida asiatica delle montagne, che accompagna turisti e curiosi nella scoperta delle bellezze naturali, mettendo a loro disposizione tutte le proprie conoscenze ed evitando che i vacanzieri si imbattano in spiacevoli pericoli.

Ora anche l’immenso e affascinante mondo del cibo può contare sulla sua guida, abbandonate l’ormai obsoleta “guida gastronomica”, il turista può lasciarsi tentare e prendere per la gola dallo sherpa, che lo accompagnerà nella scoperta dei sapori e delle specialità locali.

 Meg Zimbeg, è una sherpa americana che vive a Parigi e guida i connazionali lungo le romantiche vie del capoluogo francese. Grazie ai suoi preziosi consigli, i turisti possono godere della splendida vista di Montmartre, assaporando in contemporanea una croccante baguette, con formaggi francesi acquistati in piccoli negozietti, o sedere ai piedi della Tour Eiffel gustando un croissant caldo e fumante, dal profumo inebriante.

Ma è certamente l’Italia la meta più adatta per un viaggio che coniughi perfettamente la buona cucina con l’arte, la storia, il fascino dell’antichità. Ecco perchè Elizabeth Minchilli, che vive e lavora a Roma ormai da più di 25 anni, ha deciso di reinventarsi sherpa. Saranno estasiati i vacanzieri che affondano la forchetta in una amatriciana saporita o in una “cacio e pepe”, mentre ai piedi del Colosseo il sole filtra romantico dalle “finestrelle romane”.  Insomma, aveva certamente ragione Italo Calvino quando sosteneva che se vuoi conoscere appieno un luogo devi assaggiarlo.

Resta da chiederci quanto possa costare un viaggio sotto la saggia guida di uno sherpa. I prezzi vanno dalle 75 alle 100 euro, ma si possono raggiungere i 1000 euro a testa viaggio, tour e cibo compresi. Bon Voyage!

Francesca RIGGIO

Il cibo italiano conquista l’Oriente

I cinesi amano sempre di più gli alimenti italiani. A certificarlo è l’aumento delle esportazioni del nostro enogastronomici verso Shangai, passato nel 2011 a 276 milioni di dollari, pari a +48% sull’anno precedente. Solo la Francia supera l’Italia nelle forniture. Il trend è confermato anche dai dati Eurostat, relativi ai primi 11 mesi del 2011, che vedono Pechino al 18esimo posto tra i clienti dell’Italia nel comparto agroalimentare, con una quota dell’1,1% e un valore di 211 milioni di dollari. Fra i prodotti più amati, cioccolato, pasta, olio, vino e caffè.

Fonte: fipe.it

Spesa di Pasqua: in calo del 30%

Calano del 10% gli ordini dei pacchi regalo, di uova, di colombe e degli altri prodotti tradizioni per la Pasqua nei piccoli negozi, mentre l’agnello segna addirittura -30% a vantaggio di carni più economiche. E’ quanto emerge dalle rilevazioni di Fiesa Confesercenti. “Le previsioni di consumo nel commercio alimentare al dettaglio sono pessimistiche”, afferma l’associazione in una nota.

Parte della responsabilità sarebbe della “banalizzazione di alcuni prodotti venduti sottocosto dalla grande distribuzione organizzata che così ne ha ridotto valore simbolico e prestigio”, secondo Fiesa. La crisi e il carocarburanti fanno il resto: “le prime anticipazioni sui dati inflattivi di marzo indicano l’inflazione al 3,3%, rispetto a marzo 2011, mentre l’indice per gli alimentari evidenzia un aumento dei prezzi di 2,5%”, continua Fiesa. “In un quadro di forte inasprimento fiscale che colpirà le famiglie e di aumenti trainati dai carburanti i consumatori sono sempre più oculati negli acquisti delle specialità alimentari anche in occasione di ricorrenze molto sentite”, conclude l’associazione.

Per la Confederazione italiana agricoltori (Cia), gli italiani spenderanno complessivamente circa 3,5 miliardi di euro, cifra analoga allo scorso anno, ma con un calo delle quantità acquistate stimato tra il 5 e il 7%. Anche per la Cia, i rincari dei carburanti, uniti agli aumenti dei prezzi di molte produzioni tipiche del periodo, hanno svuotato il già magro carrello alimentare delle famiglie. A incidere maggiormente sulla spesa saranno proprio i prodotti classici della Pasqua, come le uova di cioccolata (+5-8%), le colombe (+3%), l’agnello (+6 %), il salame corallina (+10%), le uova di gallina (+2%) e la pizza al formaggio (+4%). Nel dettaglio, l’associazione agricola ha calcolato voce per voce le spese: 800 milioni di euro per salumi, insaccati e soprattutto carne di agnello; 650 milioni per i formaggi; 610 per vini e spumanti; quasi 500 per le uova di cioccolata e le colombe pasquali; 290 per frutta, verdura (in particolare carciofi, asparagi e radicchio) e legumi; 280 per pane e pasta; 200 solo per l’olio d’oliva. Da non dimenticare, infine, le uova vere e proprie: durante tutta la settimana santa se ne consumeranno quasi 500 milioni, più di otto a testa, per una spesa complessiva prevista intorno ai 135 milioni di euro.

“La Pasqua 2012 conferma quanto avvenuto a Natale, con un calo del 2% nell’acquisto di prodotti per la tavola, a valori costanti” afferma Federalimentare che prevede “un 2012 difficile, con una tavola sempre più povera a causa della contrazione del potere d’acquisto dovuta da un lato al perdurare della crisi e dall’altro al costante incremento della pressione fiscale”. Il Centro Studi Federalimentare stima che per la Pasqua gli italiani spenderanno circa 3 miliardi di euro per imbandire la tavola. Una cifra che, depurata dall’inflazione, corrisponde a un calo reale di oltre due punti percentuale in quantità. “Nemmeno la Pasqua ci porta buone sorprese confermando le nostre preoccupazioni per il futuro. Lo scorso fine settimana, l’ultimo prima delle festività e immediatamente a ridosso del pagamento degli stipendi mensili, ha lasciato deluse molte attese, anche a causa di una busta paga alleggerita dall’aumento delle addizionali regionali” commenta il presidente di Federalimentare Filippo Ferrua secondo il quale “per i prossimi mesi si continua a non intravedere alcun segno di ripresa”.

Fonte: repubblica.it

A Parma, il cibo incontra il business

di Vera MORETTI

Il cibo incontra il mondo del business nella nuova edizione di Cibus, che si svolgerà a Parma dal 7 al 10 maggio.

La manifestazione fieristica si rivolge a tutte le aziende alimentari italiane che desiderano aprirsi al mercato internazionale, in un contatto diretto tra buyer e produttori. Inoltre, per i partecipanti stranieri, il Salone Internazionale dell’Alimentazione, giunto alla sua 16ma edizione, rappresenta l’occasione per scoprire gusti e tendenze del Made in Italy e dei prodotti di eccellenza che hanno fatto il giro del mondo.

Per far respirare questa atmosfera particolare e innovativa, Cibus ha rinnovato il suo sito. Chi lo visita, infatti, è accolto da una homepage elegante ma anche funzionale, che fa da vera e propria guida ai visitatori che si apprestano a partecipare all’evento.

La più grande novità, però, è che si può trovare Cibus su Twitter , Facebook e, per la prima volta nel panorama fieristico, LinkedIn , sulla cui piattaforma è stato un gruppo, chiamato “inCibus” che utilizzerà la tecnica del passaparola virale per creare una community di utenti fidelizzati al fine di snodare dibattiti, discussioni e interazione intorno ai temi inerenti l’agroalimentare.

Questa strategia di marketing, ideata dall’agenzia di comunicazione JacLeRoi, si pone come obiettivo principale quello di creare contatti con nuovi clienti e avviare nuove opportunità di business, oltre, ovviamente, alla possibilità di generare discussioni su tematiche relative al settore food.

Sarà, quindi, una vera e propria business community online, che genera e promuove relazioni, contenuti e conoscenze incentrate sul food Made in Italy, utile soprattutto ai visitatori professionali internazionali, che potranno conoscere a fondo i prodotti alimentari italiani, suddivisi per regione e tradizioni territoriali.