Hybrid working o lavoro ibrido, il nuovo modo di lavorare

Durante la pandemia le aziende hanno scoperto lo smart working con tutte le sue qualità positive, soprattutto risparmio economico e con i difetti, cioè il distacco del dipendente dall’azienda e il venir meno di un aspetto rilevante, la socialità. L’hybrid working è una formula ibrida che permette di superare questi ostacoli. Vediamo ora di cosa si tratta.

Cos’è il lavoro ibrido o hybrid working

Il lavoro ibrido nasce dalla commistione tra lavoro tradizionale in azienda e il lavoro in smart working, quindi da remoto. In Italia è già realtà in molte aziende ed è un modello che si sta diffondendo in modo veloce. Non si esplica in una sola formula ma in diverse tipologie che possono essere scelte dalle aziende tenendo in considerazione le loro esigenze e le loro peculiarità. Nella maggior parte dei casi i lavoratori hanno a disposizione comunque un ufficio virtuale in cloud quindi è come se si trovassero nello stesso luogo contemporaneamente e possono “socializzare” o comunque scambiarsi opinioni, collaborare, supportarsi.

Le aziende che sono interessate all’hybrid working possono già trovare in rete aziende disponibili a fornire piattaforme per il lavoro in cloud personalizzate sulle esigenze delle committenti.

I modelli di hybrid working

Nel modello base il lavoratore e l’azienda stabiliscono in quali giorni e orari il dipendente deve essere in azienda e in quali può lavorare da casa o comunque da remoto. Il vantaggio è il risparmio economico legato al fattore energetico anche perché la stessa postazione può essere usata a turno da vari dipendenti, inoltre l’azienda ha comunque in sede dei dipendenti per le esigenze che è necessario gestire sul luogo.

La seconda formula è particolarmente interessante, si tratta infatti del modello denominato Club House, questo prevede che l’azienda permetta al lavoratore di operare da remoto, ma, allo stesso tempo, per mantenere la socialità e per costruire il fattore identitario tra aziende e dipendente prevede l’uso di spazi comuni come sale meeting e sale convegni dove si possono svolgere diverse attività, ad esempio brainstorming, oppure elaborazione di progetti, discussione dei risultati aziendali o altre attività che mirano a rafforzare l’azienda stessa. Solo in tale contesto di riunione è necessaria la presenza in sede.

Infine il terzo modello di hybrid working viene denominato Hub & Spoke dove il termine hub rappresenta l’azienda mentre gli uffici spoke rappresentano delle postazioni di co-working, oppure degli uffici satellite. Questo modello è utilizzato soprattutto per le aziende che hanno una sede centrale e lavoratori dislocati in zone diverse. Con questa soluzioni si possono avere i migliori professionisti sul mercato, sebbene siano collocati in luoghi magari molto distanti. Le attività in azienda sono sporadiche ed essenziali mentre la maggior parte del lavoro è in remoto.

 

Come funziona la fatturazione elettronica in cloud

Per dire addio alla fatturazione cartacea, specie se c’è l’obbligo di fatturazione elettronica, ci sono le cosiddette soluzioni in cloud. Ovverosia, il titolare di partita IVA per la gestione completa del flusso di fatturazione, includendo pure l’obbligo di invio del documento elettronico al Sistema di Interscambio (SdI) dell’Agenzia delle Entrate, può dire addio alle scartoffie.

In quanto tutte le fatture sono conservate, in tutta sicurezza, su un server. Vediamo allora, nel dettaglio, come funziona la fatturazione elettronica in cloud, e chiaramente anche quali sono tutti i relativi vantaggi.

Quali sono tutti i vantaggi della gestione della fatturazione elettronica in cloud

Nel dettaglio, su quali sono i vantaggi della gestione della fatturazione elettronica in cloud, prima di tutto c’è da dire che in commercio ci sono proprio dei servizi per fatturare senza alcun bisogno di software da scaricare e da installare sul PC o sullo smartphone.

Con la fatturazione elettronica in cloud, infatti, tutto avviene online con accesso tramite le credenziali. Con i migliori applicativi che, inoltre, sono collegati e sono interfacciati con il Sistema di Interscambio dell’Agenzia delle Entrate. Il che significa che per la gestione dell’obbligo della fatturazione elettronica, da parte dei soggetti passivi IVA, tutto è davvero molto semplice.

Con la fatturazione elettronica in cloud, inoltre, basta disporre delle proprie credenziali per accedere alle fatture da qualsiasi dispositivo. Dallo smartphone al PC, passando per il tablet. In quanto sul cloud qualsiasi tipo di documento è reperibile ed è consultabile in qualsiasi momento, 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Cosa fanno i migliori software di fatturazione elettronica in cloud

I migliori applicativi online per la gestione della fatturazione elettronica in cloud, inoltre, non offrono solo la possibilità di gestire, attraverso il Sistema di Interscambio (SdI) dell’Agenzia delle Entrate, il ciclo completo della e-fatturazione obbligatoria, ma permettono pure di accedere a tanti tool ed a tanti servizi evoluti per la gestione della propria contabilità.

Che si tratti di un libero professionista, di un piccolo imprenditore o di un lavoratore autonomo. Inoltre, con questi applicativi il titolare di partita IVA non ha mai bisogno di recarsi presso lo studio del proprio commercialista di fiducia. In quanto quest’ultimo può accedere online allo stesso modo, attivando i relativi permessi, alle fatture ed ai dati chiave dell’attività economica del proprio assistito.

Il cloud nelle Pmi. Eppur si muove…

di Davide PASSONI

A un anno dal nostro incontro con Aruba a Smau 2012, siamo tornati a fare quattro chiacchiere con Stefano Sordi, direttore marketing del gruppo ICT italiano, per fare il punto sullo stato dell’arte nel rapporto tra cloud e Pmi.

È cambiata in questo anno la strategia di Aruba sul cloud?
La strategia non è cambiata, si è evoluta in continuità con quanto fatto un anno fa. Abbiamo ottenuto risultati positivi, per cui vale la pena proseguire sul sentiero tracciato; ossia continuare a sviluppare il prodotto, allargare il network del data center e spiegare agli utilizzatori della tecnologia cloud quali sono i suoi reali benefici.

In che modo?
Diffondendo il know how. Avevamo cominciato andando in tv a dire che il cloud è conveniente, flessibile, potente, mentre ora siamo saliti a un livello di dettaglio superiore spiegandone i benefici.

La cultura del cloud si sta sviluppando in Italia?
Siamo ancora in un mercato in via di sviluppo, che però cresce molto, bene e con trend di vario tipo ma tutti molto veloci. Crescono acquisizioni, utenti, quantità di traffico e, soprattutto, perimetro degli utenti interessati.

Parliamo di Pmi?
Se un anno fa dicevamo che le Pmi arrancavano nel mondo del cloud mentre la grande impresa era avanti, in questo anno sono successe due cose: primo, il numero di Pmi che si sono avvicinate al cloud è aumentato in modo sostanziale; secondo, la tipologia di imprese che si rivolgono a noi si è allargata. Non ci sono solo operatori Ict, che hanno un core business informatico, ma aziende con altri core business, con al loro interno un dipartimento IT che inizia a usare il cloud.

Che cosa significa questo?
Significa che il cloud non è solo per addetti ai lavori ma sta diventando una tecnologia fruibile per gli altri settori merceologici. Significa che abbiamo fatto una buona comunicazione e che abbiamo un prodotto di facile utilizzo.

Stefano Sordi, direttore marketing di Aruba

Si sceglie cloud anche per spendere meno, in un periodo di crisi?
In un momento particolare come questo, il cloud non permette di spendere meno ma di spendere meglio, pagando solo l’effettivo uso del servizio. Se una Pmi oggi compra un server dedicato perché ha un obiettivo di utilizzo e questo viene poi disatteso, l’impresa si trova ad aver pagato tutti i costi avendo in casa una macchina che pian piano diventerà sempre più vecchia e dovrà essere aggiornata. Comprare il cloud risponde sempre alla stessa esigenza, ma aiuta anche sull’aspetto economico.

Dove vuole arrivare Aruba?
Abbiamo ambizioni grandi, siamo leader di settore nell’hosting, nel mondo dei domini e in quello della Pec serviamo oltre il 50% del mercato. Sono risultati importanti, che fanno di Aruba una società molto ambiziosa. Sul cloud abbiamo investito tantissimo in innovazione e tecnologia e continuiamo a farlo senza retropensieri perché crediamo fortemente in questo prodotto, così come non crediamo che soppianterà i servizi tradizionali come le architetture fisiche o l’hosting, ma completerà il mondo dell’IT.

Estero?
Sì, tanto che lavoriamo molto sulla Francia da ormai un anno circa.

Siete una bella realtà italiana che funziona. Quindi è possibile fare impresa in Italia?
Io direi di sì. Ci sono difficoltà che ben conosciamo, ma nell’ambito dell’ICT e delle nuove tecnologie c’è molto spazio per innovare e svilupparsi. Alla fin fine, i nostri prodotti e servizi sono il volano della crescita per le Pmi italiane, lo spazio ideale su cui costruire un modello di business, un’idea, un prodotto che fanno sì che, come Aruba, crediamo molto in questa tecnologia.

Pmi italiane poco attente alla “nuvola”

di Davide PASSONI

Con la crisi che stiamo attraversando, le piccole imprese sono sempre più attente ai costi, specialmente per quello che riguarda la loro struttura IT. Una soluzione che unisce flessibilità, scalabilità e costi di gestione contenuti è il cloud computing, purtroppo, però, ancora poco conosciuto in Italia tra le Pmi. Al recente Smau ne abbiamo parlato Stefano Sordi, direttore marketing di Aruba, uno dei maggiori player italiani nel campo del cloud.

Il cloud computing e le Pmi: un matrimonio che “s’ha da fare”…
Aruba sta concentrando tutti i propri sforzi nel supportare la crescita di uno dei prodotti in cui crede di più, appunto il cloud computing. Attualmente questo prodotto viene fruito dagli utenti tramite cloud.it e riteniamo che sia particolarmente vantaggioso e adatto a realtà di piccole dimensioni o che stanno per iniziare la loro avventura d’impresa.

Perché?
Perché il cloud computing è flessibile e scalabile e, se ben realizzato, è per le Pmi e le start up la porta di accesso a una serie di servizi che fino a poco tempo fa erano appannaggio esclusivo di grandi imprese o della Pubblica Amministrazione; realtà che hanno budget e competenze enormi, che consentono loro di creare soluzioni e architetture praticamente infinite per supportare il business.

Il contrario di una piccola impresa…
Il cloud computing dà la possibilità di pagare solo ciò che si usa per il tempo in cui lo si usa e permette alle piccole imprese di implementare soluzioni e di non pagarle fino a quando non vengono utilizzate. Tutta la complessità che sta dietro alla implementazione di un’architettura tecnologica IT “classica” col cloud è superata, perché l’apparato è gestito interamente da chi eroga il servizio; l’impresa, con pochi soldi – nell’ordine di un migliaio di euro – può creare una infrastruttura IT piccola, flessibile, lasciando la gestione della sua complessità al gestore e concentrandosi solo sul proprio business.

E se il business cala?
Se dovessero cambiare gli scenari di mercato e l’impresa fosse costretta a ridurre gli investimenti, col cloud computing lo potrebbe fare facilmente; in un periodo di contrazione dell’economia, un’impresa che volesse fare dei downgrade alla propria infrastruttura IT classica sarebbe in forte difficoltà, col cloud computing si limiterà a ridurre il carico di utilizzo fino al livello necessario, persino, se serve, lasciando la struttura quiescente fino a che non la vorrà riattivare. Penso sia importante far capire all’impresa che il cloud può consentire al business di crescere anche rapidamente e in maniera esponenziale.

C’è in Italia una cultura del cloud?
In termini di impresa, quelle grandi sono più pronte e hanno già iniziato a investire in queste risorse perché le infrastrutture che possiedono, in generale, sono piuttosto rigide per seguire le trasformazioni dei mercati come sono fatti oggi. Hanno capito che serve maggiore flessibilità e buona parte di loro ha implementato soluzioni cloud.

Le Pmi? Faticano?
Le Pmi sono rimaste un poco indietro, come è lecito aspettarsi. Siamo intorno a un 20% che utilizza soluzioni cloud. Tuttavia, nonostante il ritardo, noi di Aruba stiamo registrando da giugno un incremento di utilizzo del cloud da parte delle Pmi, non solo in termini di attivazioni nette ma anche e soprattutto da parte di  piccole imprese che cominciano a usarlo costantemente dopo aver “rodato” l’infrastruttura per qualche settimana o mese. Questo ci risulta perché il numero medio delle macchine virtuali attivate in questi mesi è cresciuto da 1 a oltre 2: vuol dire che le imprese cominciano a creare piccole infrastrutture aziendali.

Chi dovrebbe diffondere la cultura del cloud in Italia? Chi se ne occupa, i ministeri… chi?
Un insieme di queste figure: operatori, servizi pubblici, imprese che siano più portate a osare nell’ambito tecnologico. Credo comunque che l’onere maggiore sia in capo agli operatori, non tanto in termini di comunicazione ma di crescita e sviluppo dell’offerta

Ossia?
Se un operatore, oggi, si limita a produrre servizi, applicazioni e pensa di avere fatto tutto il necessario per diffondere la cultura del cloud, ha fatto un buco nell’acqua perché ha fornito solo una piattaforma invece che costruire una “città”. Un operatore di primo livello deve spiegare come si utilizza la tecnologia, lavorare come opinion leader e inventare soluzioni con i propri partner per arrivare a fornire non solo spazio disco ma servizi a 360 gradi.

L’Ict italiano frena ma, tutto sommato, meno di altri settori dell’economia. Per chi lavora nella new economy, quanto conta, in termini di investimenti e di prospettive, stare in un settore che pare anticiclico?
Come Aruba stiamo dando una risposta pragmatica alla situazione di mercato: c’è contrazione e noi investiamo, non tanto perché vediamo un’opportunità fine a se stessa, ma perché pensiamo che in un momento di crisi le aziende sentano di più l’esigenza di usare tecnologie che consentano loro di “scalare” verso il basso, nell’attesa della ripresa. Un’esigenza soddisfatta dal cloud.

Anche questo è diffondere cultura d’impresa…
Noi ora investiamo per dimostrare che è adesso il momento di scegliere, di sviluppare. Tutte le grandi aziende viaggiano col freno a mano tirato, aspettando di capire come andrà domani; noi non siamo miopi e, visto che la nostra azienda è solida, pensiamo sia strategicamente sbagliato non investire ora, perché investendo ci garantiamo un vantaggio competitivo alla ripartenza dell’economia. Investendo, oltretutto, in una tecnologia che è vista come la soluzione a tanti problemi che la crisi porta con sé.

Ego!Smartmouse, il mouse intelligente

La tecnologia è per definizione il mondo dell’effimero: la corsa all’innovazione è talmente rapida, soprattutto oggigiorno, che paradossalmente nulla è mai davvero nuovo e anche il prodotto più all’avanguardia è destinato ad essere ben presto rimpiazzato dalla prossima, rivoluzionaria next big thing.

C’è però una particolare periferica che da decenni ormai resiste stoicamente ai vertiginosi ritmi di cambiamento del mercato hi-tech, conservando intatta tutta la sua insostituibile utilità: il mouse, uno strumento di lavoro ancora oggi presente in qualsiasi ufficio, su qualsiasi scrivania, ovunque ci sia un PC.

Ma il segreto del successo, come si suol dire, sta nella capacità di rinnovarsi. Ed ecco che nell’epoca del touchscreen e degli ultrabook, anche il buon vecchio mouse cambia pelle, abbraccia il cloud e si evolve in un dispositivo più completo, potente e versatile, con una gamma di funzionalità ben più ampia rispetto al passato.

Il risultato di questa evoluzione si chiama Ego!Smartmouse, innovativo device creato dall’italianissima start-up Laura Sapiens, in grado di fungere allo stesso tempo da puntatore ottico wireless, periferica di archiviazione e server virtuale.

La connessione con il PC avviene via bluetooth sfruttando la microcamera frontale di EgoSmartmouse: è sufficiente inquadrare il QR code che appare sullo schermo con il quale si vuole interagire e premere il pulsante centrale per essere subito operativi.

Una volta effettuato il collegamento, il mouse può essere utilizzato in modo classico su un qualsiasi piano d’appoggio, oppure impugnato come un telecomando grazie all’ampio set di sensori integrati (accelerometro, giroscopio e magnetometro). Il passaggio tra le due modalità avviene in modo fluido e automatico, senza bisogno di modificare manualmente le impostazioni.

Ma, come già anticipato, Ego!Smartmouse è molto più di una semplice periferica di input. Al suo interno troviamo infatti una scheda di memoria da 2 o 4 GB a seconda del modello, per portare sempre con sé documenti, presentazioni e altri file di lavoro. E in caso di smarrimento il device può essere bloccato da remoto in pochi e semplici passi, impedendo l’accesso ad eventuali estranei.

Se il PC sul quale si sta lavorando è connesso ad Internet, inoltre, Ego!Smartmouse consente di accedere ad un’altra area di storage personale collocata su cloud, protetta da password e username e visualizzata come una normale cartella del computer. Quando il puntatore viene sconnesso la sezione virtuale scompare, a garanzia della totale sicurezza dei dati.

Disponibile in due eleganti colorazioni bianco o nero, Ego!Smartmouse potrà essere preordinato a partire da settembre 2012 sull’e-store di Laura Sapiens. Il prezzo varia da 149 a 199 euro in base alla capacità della memoria interna.

Manuele MORO

Con “Prospettiva Impresa” Microsoft e Telecom portano il cloud in azienda

di Mirko ZAGO

Si chiama Prospettiva Impresa, la nuova offerta commerciale sviluppata da Microsoft in collaborazione con Telecom Italia. La partnership, stipulata nei primi giorni del mese, mira ad offrire supporto e strumentazione adatta alle piccole e medie imprese italiane per vincere la sfida digitale e potenziare le opportunità di business. Le soluzioni offerte dall’aziende di Redmond si incentrano sul cloud computing e in particolare sugli strumenti dedicati alle aziende contenuti in Office 365, la versione “sulla nuvola” dei tradizionali applicativi di casa Microsoft.

Prospettiva Impresa usufruirà di un canale commerciale curato dal’ex monopolista, dedicato alla vendita dell’intero portafoglio di prodotti e soluzioni tecnologiche pensati per le aziende. I tecnici Microsoft si occuperanno di fornire una piattaforma avanzata adatta ai sistemi operativi adottati dai clienti e aiuteranno le imprese a superare qualsiasi difficoltà nel processo di digitalizzazione. Spetterà a Telecom invece occuparsi di garantire un accesso alla rete rapido e sicuro, forte della sua infrastruttura costituita da 7 data center distribuiti in tutta Italia.

Marco Patuano, ad di Telecom, durante la conferenza stampa di presentazione ha affermato: “Queste soluzioni sono progettate in modo da riservare un ruolo determinante ai partner del canale commerciale, consentendo loro la gestione delle risorse informatiche, il supporto alle imprese nell’utilizzo dell’IT e anche la personalizzazione delle soluzioni in base alle esigenze del cliente, secondo standard un tempo accessibili solo alle grandi aziende e con il vantaggio di poter offrire un servizio end-to-end“.

I vantaggi concreti offerti alle imprese che aderiranno alla proposta puntano alla competitività, ad un risparmio dei costi e la possibilità di usufruire di servizi su misura, adattati alle specifiche esigenze. Telecom è già presente sul mondo dell’It per il business con Impresa Semplice, canale specializzato nell’offerta di prodotti orientati all’Information Technology avanzato. Ora anche Microsoft ha captato l’importanza di scendere in campo su un comparto che vale secondo le stime 2,2 miliardi di euro. Oltre il 70% degli sviluppatori stanno lavorando su progetti “cloud”, la “grande M” non può permettersi di non aggredire un mercato così appetibile.

Presenza di una rete qualificata di professionisti IT diffusi sul territorio e al servizio delle PMI, sostegno alla competizione grazie alle applicazioni di Microsoft e al Cloud Computing di Impresa Semplice, risposte concrete alle esigenze di business degli imprenditori, opportunità irrinunciabili per il rinascimento del più importante settore produttivo italiano” – sono questi i vantaggi dichiarati sul sito dell’offerta. Per aderire e aver maggiori informazioni è possibile visitare www.impresasemplice.it/prospettivaimpresa

Cloud computing e PMI: pro e contro

In questa sede abbiamo già avuto modo di parlare del Cloud computing, da molti considerato come la principale via di “distribuzione” del software nel prossimo futuro. Secondo recenti stime già dal 2012 il Cloud computing rappresenterà il 25% di tutta la spesa del reparto IT aziendali; un dato questo che deve far riflettere sulle potenzialità del Cloud.

Partendo da queste stime cerchiamo però di conoscere in maniera più pratica questo Cloud computing, soprattutto dal punto di vista delle PMI.

Abbiamo visto che questa tecnologia permette di accedere ai servizi a pagamento appoggiandosi a infrastrutture localizzate esternamente all’azienda e gestite direttamente dal fornitore. Questo consente l’erogazione in modo perpetuo dei servizi che rimangono nella nuvola, e quindi sempre disponibili perché distribuiti attraverso la rete. Questo tipo di Cloud prende il nome di Cloud pubblica.

Oltre a questa forma di condivisione può considerarsi vantaggiosa l’implementazione di una Cloud privata, mediante l’installazione su server interni all’azienda. Per la Cloud privata l’azienda deve essere in possesso soltanto di un collegamento a internet veloce ed affidabile. Dotarsi di questo tipo di tecnologia reca sicuramente dei benefici in termini di flessibilità, come ad esempio l’accesso ad email, documenti, contatti, ed una gestione più diretta dei clienti, grazie all’accesso alle informazioni da tutte le postazioni di lavoro.

Da un punto di vista pratico non cambia nulla, nel senso che non cambia minimamente il modo di lavorare o di accedere al software, ma dal punto di vista economico l’azienda risparmia molto sui costi per la formazione specifica, in quanto utilizza sempre i medesimi strumenti.

L’attuale sofferenza delle PMI è sotto gli occhi di tutti: contrazione economica, banche restie a fornire credito se non a fronte di garanzie concrete, tutto questo si acutizza ancor di più se si pensa a chi deve avviare l’attività da zero.

Il Cloud computing permette alle PMI un notevole risparmio sui costi delle infrastrutture informatiche e sulla loro manutenzione. Oltre a questo, con una Cloud di tipo pubblico è possibile fruire immediatamente dei servizi software desiderati; basterà semplicemente iscriversi. L’azienda può così concentrarsi esclusivamente sul proprio core business, senza disperdere inutilmente tempo e risorse. Inoltre, non si deve nemmeno più preoccupare degli aggiornamenti che sono interamente a carico del fornitore del servizio.

Uno dei problemi alla base del Cloud computing è quello della scalabilità del software, problema che è stato risolto in modo semplice tramite il pagamento periodico dei soli servizi realmente utilizzati dall’azienda.

Da questo si evince che la Cloud è un tipo di tecnologia perfettamente scalabile e flessibile, adattabile a tutte le esigenze delle PMI.

Analizzando il Cloud computing da un punto di vista critico potrebbero sorgere dei dubbi riguardo alla riservatezza dei dati e sul tipo di legame con il fornitore del servizio, specie in caso di guasti e/o disservizi. Tutto questo dovrebbe tuttavia essere disciplinato dal contratto che lega l’azienda al fornitore del servizio. Nel contratto devono essere scritti chiaramente i tempi di ripristino in caso di guasto e il livello di protezione e sicurezza degli apparati, in modo tale che l’accesso sia consentito soltanto alle persone autorizzate.

Il futuro è sicuramente tutto nelle mani del Cloud, tanto che diverse grandi aziende IT hanno già una specifica linea di business dedicata alla Cloud strategy. Gli esperti prevedono che entro il 2020 la diffusione del Cloud, che permette di accedere agli applicativi via Web da qualsiasi luogo (anche via smartphone) e in qualsiasi momento, porti alla continua e progressiva eliminazione degli applicativi sui PC generici.

Emiliano Ragoni

Cloud: la condivisione traina il futuro

Cloud e condivisione saranno sicuramente i protagonisti del futuro, soprattutto per aziende e professionisti. La parola condivisione infatti è sempre più utilizzata, tanto da essere diventata più di una mera ipotesi di sviluppo. L’Osservatorio Internet 2011 di Microsoft Windows Live parla chiaro in tal proposito, con un’indagine condotta da Nextplora su un campione di 1.000 individui. Cosa ci attenderà quindi nel prossimo futuro?

Il popolo di internet prevede che il futuro online sarà dominato principalmente da due fenomeni; uno di tipo tecnologico, ed un altro di tipo sociologico. Il fenomeno tecnologico vedrà sempre più la diffusione dei servizi di Clouding computing. Quello sociologico è invece la possibilità di condividere interamente (o quasi) la propria vita e partecipare a quella degli altri attraverso internet (non che adesso questo non avvenga..).

Emanuele Colli, Responsabile della Divisione Online di Microsoft Italia, ha dichiarato che la casa di Redmond durante tutti questi anni ha studiato con molta attenzione il cambiamento delle abitudini del popolo di internet e oggi è assolutamente pronta a recepire questi cambiamenti mettendo a disposizione dell’utente un ampio ventaglio di soluzioni cloud e di servizi online accessibili da qualsiasi dispositivo.

Nonostante un futuro da sicuro protagonista il Cloud non sembra essere ancora conosciuto; allo stato dei fatti solo il 15% degli intervistati nel corso dell’indagine dichiara di fare uso di servizi in modalità Cloud, mentre il 38% afferma di conoscerne almeno uno. Il dato interessante è comunque quello che l’88% dei rispondenti organizza la propria vita sulla nuvola, salvando online le proprie foto, documenti, musica e passioni.

Altro dato molto interessante riguarda l’utilizzo dei servizi di Storage Online; il 76% degli intervistati è favorevole ad archiviare i propri documenti di lavoro sulla nuvola. Anche i servizi di Office Online trovano tra gli intervistati una preferenza prevalentemente lavorativa. Dall’indagine di Microsoft emerge inoltre che il concetto di Sharing è molto più vicino all’universo femminile, che ne individua il significato con fare qualcosa insieme a qualcuno. Gli uomini invece vedono lo sharing come la possibilità di scambiare le opinioni e confrontarsi. Le modalità di conservazione appaiono segmentate a seconda dell’età degli intervistati; i più giovani amano condividere foto e video, le persone tra 25 e 34 anni notizie sulla propria vita personale, quelli tra 45 e 54 recensioni sui prodotti acquistati, gli over 55 articoli di giornali e news.

Lo strumento elettronico più utilizzato per tutti i servizi di condivisione risulta sempre essere il computer, al secondo posto si collocano i moderni smartphone (iCloud docet). Alessandra Costa, Direttore Ricerche e Partner di Nextplora, ha commentato che si sta sempre più andando verso una “Società della condivisione”, condivisione che riguarda soprattutto la rete di conoscenze, di contatti, di amicizie, più in generale di vita; elementi che di fatto contribuiscono a definire la propria identità nella rete.

Non si deve essere degli acuti analisti di mercato per affermare che la Cloud rappresenterà il futuro online, semplicemente per il fatto di mettere a disposizione spazio illimitato e consentire di accedere a dati e informazioni da diversi luoghi e da diversi dispositivi elettronici.

Emiliano Ragoni

Information Technology in Italia: crescita del 2,2%

L’Information Technology stenta a decollare in Italia. E’ quanto emerge dalla ricerca annuale “Assintel Report”, condotta da Nextvalue per conto di Assintel, l’associazione nazionale delle imprese ICT di Confcommercio-Imprese per l’Italia.
La ricerca ha evidenziato come l’Italia si collochi agli ultimi posti nella media europea di crescita del mercato dei Software e dei servizi IT: un misero +2,2% per il 2011, soprattutto grazie alla spinta del 2010, rispetto ad una media europea di +2,9%.

Ma quali sono i settori in calo e quelli in crescita secondo il rapporto Assintel? Cresce il mercato dei Cloud Computing e dei Tablet, con un + 141%, mentre è in caduta libera il settore dei server di fascia bassa, notebook e netbook, con un -48%. Segnali positivi arrivano dal mercato del Software passando dal +2,7% del 2010 all’attuale +3,6% , con un volume di 4.273 milioni di euro, come pure i Servizi IT, con un +2,4%, per un valore di 9.238 milioni di euro.
Il fenomeno emergente del Cloud continua la sua corsa con ritmi accelerati (+40,4%), andando ad impattare sia come servizio IT, sia come vero e proprio sostituto di hardware, in special modo server.

Siamo alla resa dei conti rispetto ad un sistema che ormai da anni non è capace di implementare politiche che sostengano la crescita e l’Innovazione” ha commentato Giorgio Rapari, Presidente di Assintel. I segnali della crescita non si vedono, nonostante le fiduciose aspettative che dominavano il clima del primo semestre del 2011, e la causa è imputabile, secondo Rapari alla politica “che non fa nulla di strategico per l’innovazione”. Quali allora le prospettive per il futuro? “La cosa migliore in questo momento è rimboccarsi le maniche e lavorare – continua Rapari – Abbiamo le capacità necessarie per elaborare un’Agenda Digitale fatta dalle imprese per le imprese, quello che ci occorre è innovare con coraggio al nostro interno ed entrare in un’ottica di rete, di cui l’associazione può essere il catalizzatore“.

Alessia Casiraghi

Il cloud computing fa volare le aziende

Il cloud computing fa bene alle Pmi e le fa volare alto. Questo è quanto emerge dall’indagine “Cloud adoption, benefits and strategy” condotta da IDG per NetApp, secondo la quale sempre più aziende scelgono il cloud computing per aumentare il proprio business.

Il sondaggio ha coinvolto 113 membri del CIO Forum su Linkedin e ha mostrato una forte crescita di interesse per il cloud all’interno di aziende grandi e piccole. I vantaggi che ne derivano sono maggiore flessibilità, riduzione dei costi, rapido provisioning di nuovi servizi e applicazioni.

L’86% degli intervistati ha sostenuto di essere in fase di implementazione o sviluppo di progetti di cloud computing e il 37% del campione ha dichiarato di aver dato molta importanza alle strategie cloud a livello aziendale, anziché a livello di business unit o dipartimento.

Secondo quanto riporta lo studio, le aziende sarebbero molto interessate a un “approccio concreto e meditato al cloud computing che comprenda modelli di cloud privato e pubblico in base alle necessità delle applicazioni e il supporto di partner competenti. È ormai evidente infatti che un’infrastruttura cloud mal progettata non può avere successo nel lungo termine”. Con il risultato che “una strategia cloud efficace permette di ridurre i costi, migliorare la flessibilità del business e assicurare una veloce risposta alle esigenze del business. Ma per ottenere risultati significativi è essenziale adottare un approccio olistico e globale, in grado di sfruttare al meglio le competenze sia dal lato IT sia dal lato business dell’azienda”.